Gay Reinartz parlerà all’Wildlife Conservation Network Expo a San Francisco, il 3 ottobre 2010.
A differenza di ogni altro grande primate del mondo – i gorilla, gli scimpanzè, e gli orangutan – salvare i bonobo significa focalizzare gli sforzi di salvaguardia su una singola nazione, la Repubblica Democratica del Congo. Se ciò sembrerebbe semplificare il processo di salvaguardia, secondo il direttore dell’Iniziativa per il Bonobo e la Biodiversità congolese (BCBI), Gay Reinartz, in realtà lo complica: trascorsi decenni da una delle guerre civili più brutali al mondo, il Congo rimane una delle nazioni più arretrate del pianeta. Povertà diffusa, violenza, instabilità politica, corruzione e assenza di infrastrutture di base hanno lasciato il popolo congolese in ginocchio.
“Da un punto di osservazione privilegiato ho avuto l’opportunità di studiare una società ridotta, in soldoni, al termine fondamentale di “sopravvivenza”. In Congo, sono stato testimone di estremismi di crudeltà e gentilezza, sfruttamento e generosità, vendetta e perdono”, ha dichiarato Gary Reinartz durante un’intervista a Mongabay.com. Durante lo sviluppo e la gestione del BCBI – un programma creato tramite la Società Zoologica di Milwaukee (ZSM)- la Reinartz ha passato anni a lavorare a stretto contatto con la comunità congolese, con lo scopo di migliorare le loro vite e con la speranza di assicurare la sopravvivenza a lungo termine del bonobo.
![]() Gay Reinartz e Mboyo Bolinga nella foresta pluviale del Congo, la seconda più grande al mondo. Foto di Gay Reinartz. |
Sin dalla prima volta in cui la Reinartz ha conosciuto un branco di bonobo appena arrivati allo zoo di Milwaukee, ne è stata profondamente colpita. “Erano affascinanti” racconta di quell’incontro. I bonobo sono correlati in maniera più stretta con gli scimpanzè, ma sono stati considerati una specie separata fino ai primi anni del 1930. Mentre i bonobi hanno alcune notevoli differenze fisiche con gli scimpanzè, sono le loro differenze comportamentali che hanno realmente colpito il grande pubblico, specialmente la loro reputazione di essere grandi amatori, anziché combattenti.
“I bonobo hanno una natura giocosa, l’idea che i bonobo siano una società pacifica è vera, – ma fino a un certo punto” spiega la Reinartz “questa caratteristica è relativa e deve essere giudicata paragonandola ad altre specie di grandi primati. I media hanno esagerato dipingendo i bonobo come fissati per il pacifismo. Mentre è vero che i bonobo mostrano minor aggressività, che c’è una minor dominazione dei grandi maschi sugli altri, che non si sono viste “guerre”, anche loro combattono. […]. Nondimeno, i bonobo hanno sviluppato modalità per gestire le tensioni sociali e per ridurre l’aggressività o i conflitti -siano queste di interazioni sessuali e sociali -creando intimità e legami per altre ragioni oltre a quelle riproduttive – ed empatia”
Per salvare il grande primate meno conosciuto al mondo, la BCBI ha portato avanti svariate iniziative. L’organizzazione ha implementato training sul campo per i congolesi per sorvegliare il bonobo e altre popolazioni di grandi mammiferi nel Parco Nazionale del Salongo, fornendo dati di studio iniziali prima e dopo che il conflitto scoppiasse nella regione. Le indagini stanno altresì focalizzandosi sulle diverse densità di bonobo in alcuni siti del parco, molto colpiti dalla caccia di frodo.
La BCBI ha anche creato dei programmi per sostenere misure protettive nel parco, inclusa la costituzione di un pattugliamento contro la caccia di frodo, la formazione di guardie forestali e l’approviggionamento di provviste e fondi per le guardie forestali durante le emergenze. Reinartz afferma che la situazione delle guardie forestali è molto difficile, e spesso pericolosa, soprattutto quando devono affrontare i cacciatori di frodo di elefanti.
![]() Impronta di un Bonobo. Foto di Evelyn Vineberg. |
“Ci sono meno di duecento guardie forestali nel parco, con il compito di sorvegliare l’intera area. Hanno carenze di formazione, pistole, mezzi di trasporto e di comunicazione e equipaggiamento forestale di base. C’è approssimativamente una pistola per quattro uomini. Non sono equipaggiati per affrontare i ben armati cacciatori di frodo di elefanti, che arrivano brandendo gli AK-47.”
La minaccia attuale più grande per i bonobo e per la maggiorparte della fauna selvatica del parco è rappresentata dalla caccia: i grandi primati sono uccisi per essere imbalsamati o cadono vittime di trappole create per altri grandi mammiferi. Data la povertà della regione e i pochi modi per fare soldi, il commercio di questi animali per scopi commerciali è esploso nella Repubblica Democratica del Congo.
“Allora come li convinciamo a non cacciare? Dobbiamo offrire alle comunità incentivi per fare qualcos’altro e cominciare a creare una maggiore consapevolezza. Poi, allo stesso tempo, le guardie forestali devono fare il loro lavoro nell’applicazione della legge. I due approcci devono svolgersi simultaneamente – uno con l’altro” afferma la Reinartz.
Offrire incentivi alle comunità per non cacciare include continuare a lavorare nell’offrire nuove opportunità economiche e d’istruzione, entrambe le quali sono generalmente non esistenti nella regione. La BCBI ha realizzato una cooperativa agricola con una ONG locale, gli abitanti del villaggio che aiutano imparano a coltivare il cibo per loro e, si spera, a creare mercati in cui vendere le rimanenze. L’organizzazione ha anche creato scuole elementari e si occupa altresì della fornitura di materiale e il pagamento degli insegnanti locali, così come di corsi di alfabetizzazione per adulti. In una regione di questo tipo, per far progredire la tutela ambientale, i programmi di protezione devono diventare programmi umanitari, rimpiazzare il ruolo di un governo menomato, un’economia distrutta e una regione ancora sofferente a causa degli attacchi di violenza. Parte della battaglia, afferma la Reinartz, è quella di convincere la gente che ci si può fidare degli ambientalisti, che la BCBI non abbandonerà le comunità se i tempi diverranno nuovamente difficili.
“Molte persone lì, sebbene comprendano e rimpiangano che elefanti, bonobo e altri animali siano spariti dalle foreste della loro comunità, considerano gli sforzi di tutela ambientale un altro modo tramite cui possono essere imbrogliati e trascurati. Cambiare questi comportamenti richiederà molto tempo e coerenza di programmi per superare generazioni di condizionamenti negativi e di disperazione” afferma, aggiungendo che “ciò che mi sorprende è che non siano più cinici di quel che sono”.
Persino a dispetto della guerra e della povertà, la Reinartz è chiaramente sorpresa dalla generosità e dalla forza di molta parte dei congolesi.
In un’intervista svoltasi a settembre 2010 Gay Reinartz ha parlato dell’unicità dei bonobo, della sfida per salvare una specie in uno dei posti più dimenticati al mondo: il Congo e dell’importanza di unire il lavoro di tutela ambientale con i programmi umanitari.
Gay Reinartz sarà presente al prossimo Wildlife Conservation Network Expo a San Francisco il 3 ottobre 2010.
INTERVISTA CON GAY REINARTZ
Mongabay: Qual è la tua formazione?
Gay Reinartz: Lavoro da quasi 30 anni, con ruoli diversi, alla salvaguardia dei bonobo. Ho conosciuto i bonobo grazie al mio lavoro alla Società Zoologica di Milwaukee. Nel 1988, ho creato il Piano di Sopravvivenza per la Specie dei Bonobo (SSP, AZA) e l’ho coordinata da allora, e lavoro nella Repubblica Democratica del Congo dal 1997. La mia formazione è inerente la genetica dei popoli e la biologia evolutiva e la mia intera carriera professionale si è concentrata sulla tutela della fauna selvatica. Ho ottenuto il mio dottorato studiando le variazioni genetiche nel bonobo. Ho sviluppato e attualmente dirigo l’Iniziativa per la biodiversità del Bonobo in Congo (BCBI) – un programma di salvaguardia sul campo che aiuta a proteggere i bonobo nel Parco Nazionale Salonga.
BONOBO
Mongabay: Cosa ti ha portato ai bonobo?
![]() Reinartz porta avanti i lavori con le guardie forestali Etate. Etate è la stazione di ricerca con la Società Zoologica di Milwaukee. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Era il mio lavoro, in realtà. Ho aiutato a coordinare l’importazione di 7 bonobo verso lo Zoo della Contea di Milwaukee – il processo per ottenere il permesso è cominciato nel 1985. Quello è stato il momento in cui ho cominciato a fare molte letture sulla storia naturale dei bonobo, e ho cominciato a raccogliere tutta la letteratura su cui ho potuto mettere le mani. Nel 1986, ho sentito di un simposio sugli scimpanzè a Chicago all’Accademia della Scienza di Chicago. Quindi ho approfittato di un passaggio e ho partecipato al simposio intitolato Capire gli Scimpanze, in quel momento ho conosciuto ricercatori sul campo di bonobo e scimpanze. Ho parlato con loro e sono rimasta affascinata dalla storia dei bonobo e i problemi gravissimi che sia i ricercatori che la specie stavano affrontando. Da un punto di vista scientifico, ero interessata al fatto che i bonobo provenissero da una specie piccola e ristretta paragonata a quella di altri primati – chiedendomi se la loro diversità genetica sarebbe stata ereditariamente più bassa di quella della specie più ampia degli scimpanzè. Nel dicembre 1986, i bonobo arrivarono finalmente allo Zoo di Milwaukee dai Paesi Bassi. Quella notte li incontrai, e suppongo che il mio destino fosse scritto. Erano incantevoli.
Mongabay: Quali sono le differenze maggiori tra i bonobo e gli scimpanzè?
Gay Reinartz: Ci sono molte differenze. Dal punto di vista della salvaguardia c’è una grande differenza: i bonobi si trovano solamente nei confini politici della Repubblica Democratica del Congo e il loro futuro dipende da quello che succederà nel paese. Fisicamente, il bonobo è uno scimpanzè più snello, più raffinato e gracile. Hanno la pelle nera, una capigliatura che si divide a metà e si allarga a ventaglio ai lati dalla testa circolare, e grandi basette. Da un punto di vista biologico e comportamentale, gli studi suggeriscono che la società dei bonobo è più matriarcale di quella degli scimpanzè. Le femmine di bonobo tendono ad essere più coese e la loro coesione può essere una forza formidabile nel dettare legge nella vita quotidiana dei bonobo. Tuttavia la società dei bonobo è flessibile e dinamica, i maschi spesso vincono, a seconda delle circostanze. Stiamo ancora imparando queste differenze, e lo studio della popolazione selvatica è estremamente stimolante per entrambe le specie. Sicuramente una caratteristica che hanno in comune è che sono entrambi in via di estinzione e entrambi hanno bisogno della nostra attenzione.
Mongabay: I bonobo sono realmente amanti della pace come suggerisce la loro reputazione?
Gay Reinartz: I bonobo hanno una natura allegra. L’idea che i bonobo siano una società amante della pace è vera – ma fino a un certo punto. Questa caratteristica è relativa e deve essere giudicata paragonandola ad altre specie di grandi primati. I media hanno esagerato dipingendo i bonobo come fissati per il pacifismo. Mentre è vero che i bonobo mostrano minor aggressività, che esiste una minor dominazione dei grandi maschi sugli altri, che non si sono viste “guerre”, anche loro combattono. I conflitti e gli attacchi accadono, e questi possono portare a ferite abbastanza serie. La mia immagine del bonobo non è quella di totale passività. I crimini avvengono, e i colpevoli sono severamente puniti! Nondimeno, il bonobo ha evoluto delle modalità per gestire le tensioni sociali e ridurre l’aggressione o il conflitto – legato alle interazioni sessuali – avendo intimità e legami non solo per ragioni legate alla riproduzione – e all’empatia.
Mongabay: Ci racconti del tuo primo incontro con questi primati non in cattività?
![]() Il rifugio di un bonobo su un albero. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Ero con un gruppo di ricercatori del parco e con il nostro primo direttore della BCBI, Inogwabini Bila Isia. Stavamo conducendo un’indagine nel Parco Nazionale Salonga in un posto chiamato Beminyo. Ci siamo imbattuti in un gruppo di 13 bonobo; era primo pomeriggio. Mi ricordo di esser rimasta sbalordita pensando a quanto fossero grandi. Poi frugai nel mio zaino alla ricerca del mio registratore. Mi sono rannicchiata tremante e seguendo Inogwabini alla ricerca di una visuale migliore. All’inizio i bonobo hanno cominciato gridare dalla cima degli alberi, ed erano curiosi – ci guardavano tutti. Pensai persino quanto fosse facile sparare loro, poiché alcuni di loro si esponevano completamente per poterci controllare. Poi c’è stata questa corsa selvaggia quando le femmine sono scese dai tronchi e sono scappate nel sottobosco. Qualche maschio e sub-adulto sono rimasti indietro e saltavano di albero in albero compiendo enormi distanze nella foresta, sia nascondendosi che facendo di nuovo capolino. Poi anche loro sono scomparsi. L’intero episodio si è svolto in tre minuti o meno. Non avevo una macchina fotografica, ma sono riuscita a registrare le loro urla sul registratore. Quando mi capita di risentire quel nastro, sento la mia voce in lacrime, che ringrazia il mio direttore, Inogwabini, per avermi portato in questo posto.
Mongabay: Quali minacce stanno affrontando i bonobo nel Parco Nazionale Salonga?
Gay Reinartz: La più grande minaccia per questi animali nel Salonga è la caccia. In alcuni posti, i bonobo sono inseguiti dai cacciatori con pistole, in altri posti i bonobo soccombono indirettamente in trappole e tagliole.
Mongabay: I bonobo sono ancora minacciati dal commercio dei cuccioli?
Gay Reinartz: Yes. Sì. I bonobo sono cacciati, i cuccioli sono presi vivi. La gente cerca di venderli con la speranza di prendere più soldi di quelli che prenderebbero con la carne affumicata. Continuiamo a sentire o ad imbatterci in bonobo orfani, quasi ogni due anni – soprattutto nelle città più grandi come Mbandaka e Kinshasa. Se è possibile, interveniamo e lavoriamo con le autorità per mandare i bonobo alla riserva di Kinshasa, Lola ya Bononbo.
Mongabay: Nel mondo quanto è minacciata questa specie? Quanti sopravvivono in cattività?
![]() Un bonobo orfano trovato a Mbandaka. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Nella repubblica Democratica del Congo, l’unico paese in cui si può trovare questa specie, i bonobo si aggirano intorno ai 50.000, ma questo numero non è stato ancora confermato. Uno dei compiti più urgenti per noi che ci occupiamo della salvaguardia è quello di fare indagini, di localizzare la popolazione dei bonobo e stimare quanti ne esistano ancora allo stato selvaggio. Le aree in cui si compiono tali indagini sono molto remote, difficili da raggiungere e spesso hanno rischi legati alla sicurezza. Nondimeno, alcuni gruppi di salvaguardia stanno espandendo i loro sforzi di ricerca. Le minacce sulla popolazione rimanente sono rappresentate dalla caccia, dalla silvicoltura, e dall’agricoltura commerciale. Si stima che oltre il 40% della scomparsa dei bonobo sia causata dalle concessioni per la silvicoltura. Un’altra minaccia è la coltivazione commerciale: la Cina cerca dei posti per far crescere il cibo, per poi esportarlo verso la sua popolazione, e c’è un’interesse crescente da parte di molti paesi nella conversione dell’olio di palma in carburante bio-diesel. Questo business toglierà larga parte di terra per gli alberi delle foreste pluviali, che saranno rimpiazzati con palme da olio.
Ci sono circa 231 bonobo in cattività; questa cifra include approssimativamente 50 che sono tenuti in una riserva della Repubblica Democratica del Congo. Ci sono circa 180 bonobo negli zoo del Nord America e dell’Europa. Ce ne sono 81 negli Stati Uniti e in Messico.
PARCO NAZIONALE SALONGA
Mongabay: Cosa rende il Parco Nazionale Salonga unico al mondo? Quali altre specie in pericolo sono qui presenti?
Gay Reinartz: Salonga è uno dei parchi di foreste tropicali più grandi al Mondo; è esteso 36.000 km2 e copre un’area di superficie più grande di un paese come il Ruanda. Il Salonga è l’unico parco nazionale che ospita i bonobo. Una volta era anche una roccaforte degli elefanti di foresta in via d’estinzione, sebbene la loro popolazione è diminuita drasticamente negli ultimi due decenni. Salonga rappresenta un’ecosistema completo e le acque a monte di alcuni fiumi nutrono milioni di persone. Per questa ragione, a causa del bonobo, e a causa del loro status legale, ritengo che questo sia il sito di salvaguardia più importante per il bonobo. E’ importante anche per gli elefanti di foresta, per almeno sei altre specie di primati, per rari ungulati, come l’antilope dell’Africa Centrale, il bongo, il sitatunga e i piccoli topi cervi d’acqua, e per il pavone del congo, un uccello endemico di questa regione. Salonga è anche l’unico parco nazionale che protegge parte di un’unico tipo di foresta equatoriale – quella della Cuvette Centrale o il bacino centrale del fiume Congo.
![]() Tramonto sul Parco Nazionale Salonga. Foto di Gay Reinartz. |
Salonga è bellissimo. Ci sono magnifici, fiumi di acqua scura serpeggianti che dividono tre linee di corridoi attraverso le foreste tropicali. Fare trekking nel Salonga è come ritornare indietro di milioni di anni in una terra antica e verdeggiante – dove l’immagine della natura è sconfinata e senza un limite di proporzioni. Improvvisamente tutte le cose crescono, muoiono, rinascono. Radici e piante rampicanti, alcune grandi come la gamba di un uomo si attorcigliano intorno al sottobosco della foresta e su fino al tetto. Si vedono boccioli di fiori sui tronchi degli alberi; farfalle che fluttuano attraverso il sottobosco,, rosso scuro, blu e viola; bruchi grandi quanto un dito brillantemente decorati; rane dagli occhi blu; pesci con proboscidi simili ad elefanti; e alberi, alberi e ancora alberi – alcuni così giganteschi che quattro uomini uniti non riescono ad abbracciarli. E’ un posto grande e incontaminato. Con i suoi grandi stagni, molti fiumi, uno spesso sottobosco, è una sfida da attraversare e in cui è facile perdersi.
Mongabay: La costruzione di alloggi ha modificato il Parco Nazionale Salonga? Sono soprattutto locali agricoli o alloggi industriali?
Gay Reinartz: No. La foresta di Salonga è virtualmente intatta, eccetto alcune aree limitate (settore meridionale) dove diversi gruppi vivono nel parco.
Mongabay: Ci sono abbastanza fondi e staff sul campo per proteggere in maniera adeguata la flora e la fauna selvatica, così come l’ecosistema nel Parco Nazionale Salonga dai bracconieri e da altri disturbi causati dagli uomini?
![]() Capo del posto di controllo Etate ICCN, Bokitsi Bunda, mentre tiene le trappole e le frecce che le guardie Etate hanno confiscato durante i pattugliamenti. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Ci sono meno di duecento guardie forestali, responsabili del pattugliamento dell’intera area. Hanno poco di tutto: training, pistole, mezzi di trasporto, comunicazione e equipaggiamento forestale di base. C’è circa una pistola per quattro uomini. Non sono equipaggiati per i bracconieri di elefanti ben armati che arrivano brandendo le AK-47. Inoltre, non ci sono pattuglie sistematiche o mezzi per verificare le pattuglie. Infatti, molte delle stesse guardie cacciano nel parco. I fondi sono solo una parte del problema – si deve essere sul campo per capire i limiti delle pattuglie e per controllarle. Il parco soffre di una mancanza di tutela complessiva e della incapacità di mettere in atto delle politiche a riguardo.
Uno dei nostri programmi del BCBI è quello di formare le guardie all’uso del navigatore, in modo che possano letteralmente trovare la strada intorno alla foresta, lasciare sentieri e cammini per destinazioni certe. Noi forniamo le mappe, la formazione e l’istruzione, l’equipaggiamento e il follow-up. Le guardie usano le mappe e i GPS per pianificare le strade da pattugliare. Quando vanno di pattuglia, segnano il cammino, segnano i posti dove vedono i rifugi dei bonobo e altri segni di fauna selvatica. In seguito, scarichiamo i dati del GPS. Possiamo allora dire dove sono andate realmente le guardie quel giorno, se corrisponde ai loro fogli di documenti con i dati e dove hanno visto specie di animali importanti. Facciamo una mappa dell’intera cosa e poi i guardiani del parco possono dirigere le attività antibracconaggio nei posti più vulnerabili. Senza tale tecnica, le guardie devono rimanere sui sentieri, dirigersi nei posti che conoscono e non ci sono possibilità per loro di localizzare avvistamenti di animali. In questo modo invece, le guardie compiono pattugliamenti regolari e sistematici e noi possiamo verificare i loro itinerari e localizzare i posti dove si riuniscono i bonobo e dove possono esserci attività di bracconaggio.
Mongabay: Quanto è pericoloso essere una guardia nel Parco Nazionale Salonga?
![]() Una scoperta della ZSM (Società Zoologica di Milwaukee) di un elefante di foreste ucciso, con le zanne rimosse, sul fiume Yenge. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Può essere molto pericoloso in alcune aree. Ci sono sezioni di questo parco, zone rosse, in cui solamente le guardie meglio armate e con un training completo possono avventurarsi. Ci sono aree controllate da bracconieri di elefanti – molti appoggiati dai militari. Recentemente, le ecoguardie che noi appoggiamo al Posto di Pattugliamento Etate sono state vittima di un’imboscata da parte dei bracconieri nascosti nel fiume. I bracconieri hanno sparato alle nostre guardie, che si sono velocemente arrese; poi li hanno picchiati e li hanno tolto equipaggiamento e le pistole. Miracolosamente sono stati liberati e sono sopravvissuti; molti non ce la fanno.
COMUNITA’ LOCALI
Mongabay: Sei arrivata a Salonga durante la guerra civile nella Repubblica Democratica del Congo. La vita dei residenti locali è migliorata notevolmente da allora?
Gay Reinartz: No. Queste persone erano svantaggiate molto prima della guerra civile. Questa è un’area dove non esistono strade, in cui il settore agricolo è crollato e virtualmente tutti i commerci tranne la pesca e la caccia sono scomparsi. I villaggi possono avere qualche franco in più che circola tra loro, ma le loro condizioni sono peggiori a causa dei prezzi più alti internazionali. E ancora, devono fronteggiare una povertà inimmaginabile; esistono poche scuole e loro non possono permettersi di pagare le tasse; virtualmente nessun programma di assistenza li raggiunge e non hanno soldi per le medicine; hanno anche poche opportunità economiche o commerciali.
Mongabay: Come fate a dire ad alcune delle persone più povere al mondo e in alcuni casi letteralmente malnutrite che non dovrebbero uccidere i bonobo o altre specie minacciate per mangiarli?
![]() Classe di alfabetizzazione per adulti della BCBI nel villaggio Bofoku Mai. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Innanzitutto, io non dico a nessuno ciò che può o non può fare o ciò che possono o non possono mangiare. La tua è un’ottima domanda poiché, per risponderti, posso sottolineare che è molto importante essere visti come facilitatori, qualcuno che prova a capire loro e le loro condizioni locali. La maggiorparte delle persone sa già che è illegale uccidere i bonobo e gli elefanti – almeno all’interno del parco. La maggiorparte degli abitanti locali con cui entro in contatto non caccia il bonobo in sé, ma le loro trappole uccidono indiscriminatamente e non si fanno sfuggire l’opportunità se ne trovano uno. Inoltre, la caccia nel parco è quasi sempre fatta per fini comemrciali – molta poca carne è consumata localmente dal cacciatore. La testa, la pelle, o la coda di un animale può rimanere, ma il resto viene venduto. Perciò, come li convinciamo a non cacciare? Dobbiamo dare alle comunità incentivi per fare qualcos’altro e iniziare a costruire una consapevolezza maggiore. Allo stesso tempo poi, le guardie forestali devono fare il loro lavoro nell’applicazione della legge. I due approcci devono lavorare entrambi e simultaneamente – uno con l’altro.
Mongabay: Quali progetti l’Iniziativa per la Biodiversità del Bonobo e Congo (BCBI) ha implementato con gli abitanti locali dei villaggi nella regione?
Gay Reinartz: Durante questi ultimi anni abbiamo implementato tre programmi basati sui molti incontri che abbiamo avuto con le comunità locali e i loro capi.
![]() Distribuzione di equipaggiamento per il programma di cooperativa agricola. Foto di Gay Reinartz. |
La BCBI è diventata una cooperativa agricola circa sei anni fa. Decenni prima le persone si dedicavano all’agricoltura nella regione – queste erano quasi sempre fattorie commerciali che impiegavano i lavoratori agricoli e la gente beneficiava dei salari e del surplus. Oggi, la gente manca di competenze, di stock di sementi e di equipaggiamento di base per rendere l’agricoltura un mezzo di sostentamento. La cooperativa BCBI lavora con una ONG locale (CLEXAS) per organizzare inizialmente unità agricole e poi per addestrarli nelle tecniche di piantagione, rotazione dei cereali, produzione di semi, raccolta e immagazzinamento. Inoltre, cerchiamo modi di sviluppare e trasportare i prodotti verso i mercati. Oggi ci sono circa 230 nuclei famigliati che partecipano e per la prima volta hanno ottenuto un surplus di riso, manioca e piselli per la vendita.
Il secondo progetto include la revitalizzazione delle scuole elementari nei villaggi intorno al parco. La maggiorparte dei villaggi intorno non hanno scuole elementari e i bambini devono o vivere nel villaggio o viaggiare per molti km per andare a scuola. Molti abitanti non possono permettersi di pagare le tasse scolastiche che pagano gli stipendi degli insegnanti. Perciò la BCBI lavora con i villaggi per pagare 7 insegnanti di scuola elementari e ogni anno forniamo libri scolastici e materiali.
La terza e più recente iniziativa è l’alfabetizzazione degli adulti. Oltre il 90% degli adulti in quest’area non sa né leggere né scrivere. Incluse le guardie forestali. All’inizio, la BCBI avviò un programma di alfabetizzazione per le guardie, in modo che potessero documentare i pattugliamenti, ma, con nostra sorpresa, la maggiorparte degli studenti erano pescatori che si fermavano dai villaggi locali. Perciò, abbiamo allargato il programma in modo da assumere due insegnanti che si spostano tra i villaggi e offrono classi di alfabetizzazione. Oggi abbiamo oltre 180 studenti, soprattutto donne.
Mongabay: Perchè è importante migliorare le vite locali quando si prova a salvare le specie in via di estinzione come i bonobo?
![]() Gay Reinartz durante una sessione di addestramento sul campo con il GPS con una guardia forestale Etate. Foto di Gay Reinartz. |
Gay Reinartz: Le guardie forestali (provenienti dalla popolazione locale) e la gente nei dintorni del parco sono quelli che riceveranno più giovamento, se il bonobo vivrà e se il parco sopravviverà. Sono tra le persone più povere del mondo e non accetteranno che le risorse internazionali e nazionali vadano verso iniziative che li escluda da qualsiasi fonte di reddito potenziale. Molta gente, nonostante possa comprendere il motivo e rimpiangere che gli elefanti, i bonobo e altri animali siano scomparsi dalle foreste nei dintorni, considerano i tentativi di salvaguardia semplicemente come un altro modo per essere imbrogliati e non considerati. Ci vorrà parecchio tempo per cambiare questa mentalità e saranno necessari programmi efficaci per superare generazioni di condizionamenti negativi e di perdita di speranza. Ciò che mi sorprende è che non siano più cinici di quel che già sono.
Mongabay: Come ti ha cambiato lavorare con la popolazione del Congo?
Gay Reinartz: Spero di avere sviluppato una comprensione maggiore dell’umanità. ( Non penso di essere mai stata una persona ottimista, ma se lo sono stata, non è così da molto ormai). Da un punto di vista privilegiato, ho avuto l’opportunità di riflettere su una società essenzialmente ridotta al termine più fondamentale e semplice di – sopravvivenza. In Congo, sono stata testimone di estremismi di crudeltà e gentilezza, sfruttamento e generosità, vendetta e perdono. Gli estremi esistono e troppo spesso la violenza stritola il Congo. Tuttavia, credo che nel profondo, ogni persona preferisca la pace. Mi ricordo di una traversata controcorrente in un fiume: stavo molto male per un’intossicazione alimentare e non riuscivo quasi ad uscire da una piroga. Ci siamo dovuti fermare in un piccolo villaggio di pescatori perchè stava piovendo. Quando sono riuscita ad alzarmi in piedi (con un po’ di aiuto), io, una completa estranea e persona bianca, sono entrata barcollando nella prima capanna, ho guardato la donna che stava accovacciata vicino al fuoco e immediatamente sono crollata sul suo unico letto. L’ho guardata per un po’, troppo debole per parlare. Lei ha continuato a cucinare, come se l’intrusione fosse normale. Ho dormito nel suo letto tutta la notte. Lei ha tenuto il fuoco acceso. La mattina, senza dire una parola, si è presentata davanti a me con del te e un uovo – tutto ciò che aveva nella riserva. Questo è il Congo.
Per saperne di più del lavoro della BCBI: Iniziativa per il Bonobo e la Biodiversità Congolese
Indagine allargata sui mammiferi condotta dal team di ricerca della ZSM insieme alle guardie Etate – attraversamento di un abbeveratoio per elefanti. Foto di Gay Reinartz.
Fornitura di libri di scuola elementare, quaderni e penne a sfera da parte della ZSM, per la scuola del villaggio di Tompoco. Foto di Gay Reinartz.
Sito di ricerca Etate della ZSM e posto di controllo ICCN. Foto di Gay Reinartz.
Guardie forestali Etate durante una sessione di training della ZSM. Foto di Gay Reinartz.
Rifornimento di equipaggiamento di pattugliamento da parte della ZSM per le guardie Etate. Foto di Gay Reinartz.
Tracce di strofinamento di un elefante di foresta contro un albero nel settore Etate del Parco Nazionale Salonga. Foto di Gay Reinartz.