Un gruppo di legislatori brasiliani, conosciuti come “ruralistas”, sono all’opera per cambiare degli aspetti importanti del Codice Forestale di riferimento del 1965. Questo indebolirebbe la tutela dell’Amazzonia e della Mata Blanca (conosciuta anche come Foresta Atlantica) e darebbe inizio ad un nuovo aumento della deforestazione.
I ruralistas, legati ai proprietari terrieri e alle grandi aziende agricole, hanno preso di mira la parte del Codice Forestale che prevede l’obbligo per i proprietari di terreni in Amazzonia di destinare l’80% dei loro possedimenti a riserva, facendo notare che questa legge minaccia lo sviluppo agricolo.
L’assemblea legislativa ha proposto anche dei cambiamenti alla sezione “Aree di tutela permanente” del Codice che identifica le zone di foresta vergine da proteggere, comprese le rive dei fiumi, i pendii e le cime delle colline. I ruralistas vogliono che questa sezione del Codice venga regolata in modo statale anziché federale, dando così la possibilità ai singoli stati di dimezzare queste aree qualora lo ritenessero opportuno. Il WWF Brasile sostiene che se questi cambiamenti dovessero passare, la deforestazione potrebbe raggiungere un livello simile a quello degli anni ’80.
Riserva forestale in Mato Grosso, Brasile. Una conseguenza non voluta del cambiamento del Codice Forestale potrebbe essere quella di istituire degli incentivi finanziari a tutela delle foreste per agricoltori e allevatori. Se, per esempio, ad uno stato si richiede che il 50% delle terre venga tutelato, le terre in eccesso potrebbero qualificarsi per ottenere fondi per ridurre le emissioni di CO2, oltre ai compensi provenienti dal mantenimento delle Aree di Tutela Permanente. Attualmente, gli incentivi destinati al mantenimento di queste aree sono irrisori e il rischio di conseguenze legali è quasi nullo. Di conseguenza, la percentuale dell’80% è quasi completamente ignorata. Foto di Rhett A. Butler. |
“Il dibattito dovrebbe basarsi sulla scienza e non su argomentazioni distorte e poco chiare,” afferma in un articolo Carlos Alberti de Mattos Scaramuzza, Direttore della Sezione Tutela del WWF Brasile articolo. “Invece, nella redazione di questo documento, la comunità scientifica ha avuto un ruolo marginale.”
I ruralistas, dal canto loro, sostengono che le ONG ambientaliste si alleano con i governi stranieri per indebolire l’autorità di quello brasiliano.
“A disagio per le loro meschine ambizioni, le nazioni ricche usano il lungo braccio delle ONG, le quali arrivano in Brasile come portatrici di liete notizie in difesa della natura incapaci però di nascondere la vera causa alla base dei loro sforzi: gli interessi delle nazioni in cui hanno la loro sede e dalle quali ricevono i loro ingenti fondi,” scrive Aldo Rebelo, deputato del partito comunista, in una dichiarazione sulla necessità dei cambiamenti. Questa teoria della cospirazione dei governi stranieri è stata però ampiamente screditata, sia in Brasile che all’estero.
Il Codice Forestale, che non è sicuramente la miglior legge di conservazione forestale al mondo, dovrebbe tutelare più di 100 milioni di ettari. Spesso però viene ignorato e raramente viene fatto rispettare: la deforestazione illegale ha diminuito del 40% la quantità di ettari protetti. Tuttavia, anche se non viene fatto rispettare con sufficiente rigore, il Codice Forestale è ancora considerato uno dei più importanti strumenti che hanno contribuito alla decrescita della deforestazione in Brasile.
Altra proposta dei ruralistas è un condono per chi ha disboscato illegalmente terreni protetti. Secondo il WWF Brasile si tratta di circa 43 milioni di ettari, equivalenti a 14,6 miliardi di tonnellate di gas serra.
Il voto dovrebbe avvenire la settimana prossima: l’approvazione dei cambiamenti metterebbe a repentaglio il raggiungimento, da parte del Brasile, degli obiettivi di riduzione della deforestazione e dei gas serra. Il governo brasiliano infatti, si è ambiziosamente impegnato a ridurre la deforestazione del 70% circa rispetto ai livelli del periodo 1996-2005 e, di conseguenza, le emissioni di gas serra di circa 5 miliardi di tonnellate entro il 2018.
Il WWF Brasile sostiene inoltre che gli agricoltori e gli allevatori brasiliani non hanno bisogno di continuare a disboscare per aumentare la produzione. L’organizzazione infatti fa riferimento ad una relazione dell’Università di San Paolo (USP/ESALQ) nella quale si dimostra come l’influenza delle Aree di Tutela Permanente sulla produzione agricola sia soltanto dell’1 per cento. Le organizzazioni ambientaliste sostengono che agricoltori e allevatori possono far crescere in modo significativo il rendimento cercando di aumentare la produttività anziché disboscare ancora.
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“La legge, se approvata, rappresenterebbe un grave passo indietro nella politica e nella tutela forestale,” ha dichiarato a mongabay.com Sergio Abranches, co-fondatore del sito ambientalista brasiliano O-Eco, “Tutto sommato, è improbabile che venga votata definitivamente entro fine anno. Dopo le elezioni [in ottobre] facilmente ci sarà una discussione più obiettiva e scientifica su come aggiornare il Codice Forestale e su come conciliare la tutela delle foreste e la produzione agricola.”
Un rapporto pubblicato la settimana scorsa dal gruppo americano Avoided Deforestation Partners (ADP) insieme all’Associazione Nazionale Agricoltori ha gettato altra benzina sul dibattito politico. Secondo questa relazione, se la deforestazione rallentasse, o addirittura si fermasse, in paesi come il Brasile, l’aumento dei prezzi della merce porterebbe ad un boom nel reddito degli agricoltori statunitensi (tra 141 e 221 miliardi di dollari tra il 2012 e il 2030). I ruralistas hanno usato questo rapporto per difendere la legge forestale, considerandolo una prova dell’ingerenza straniera. Tuttavia, l’ADP e l’Associazione Nazionale Agricoltori hanno redatto un secondo rapporto secondo il quale anche gli agricoltori brasiliani vedrebbero crescere il proprio reddito grazie all’aumento dei prezzi e ai fondi per ridurre l’impatto del CO2 e per la tutela delle foreste.
Tale rialzo però potrebbe aumentare la povertà e la fame nel mondo. Picchi improvvisi potrebbero causare crisi di cibo come quella del 2006, quando milioni di persone si trovavano in condizioni di estrema fame e povertà. Le Nazioni Unite stimano che, in questo momento, un milione di persone nel mondo non hanno cibo sufficiente quando l’agricoltura mondiale ne sta producendo abbastanza per tutti.
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