L’Associazione per la Tutela e la Biologia Tropicale (Association for Tropical Biology and Conservation, ATBC) ha diffuso una risoluzione nella quale si esortano le Nazioni Unite a cambiare la definizione di “foresta”, per evitare che la sua arbitrarietà indebolisca gli sforzi di tutela, salvaguardia della biodiversità, sequestro geologico della CO2 e il nascente REDD (un programma dell’ONU per “Ridurre le Emissioni da Deforestazione e Degrado”).
risoluzione
Considerandola una “grave scappatoia”, l’ATBC raccomanda alle Nazioni Unite di “precisare la definizione di foresta naturale, basandola su biomi (per esempio, “foresta temperata”, “foresta tropicale” e “foresta torbiera”) per riflettere le enormi differenze in termini di CO2 e di biodiversità e per distinguere chiaramente le foreste native da quelle dominate dalla monocoltura e da specie non-native.”
La risoluzione mostra che, se la definizione rimane invariata, le nazioni potranno approfittarne nei programmi REDD richiedendo fondi per piantagioni monocolturali o foreste parzialmente abbattute, ovvero per aree che emettono quantità significative di gas serra a causa della deforestazione e la cui biodiversità è in calo.
L’associazione “raccomanda vivamente a tutte le nazioni, in via di sviluppo o avanzate che siano, di mettere a punto nuove definizioni di foresta per assicurarsi di essere inclusi nelle negoziazioni in atto o future del programma REDD.”
La ATBC, con migliaia di membri in più di 100 nazioni, è la più grande associazione di professionisti che si dedica allo studio e alla tutela delle foreste tropicali.
La ATBC sostiene che questa piantagione di palme da olio in Sumatra, che inizia con piccole piantine, non dovrebbe essere considerata “foresta” poiché si tratta di una monocoltura formata di specie non native. Foto di Rhett A. Butler.
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