Leggendo articoli recenti, sia cartacei che online, mi sembra che l’attenzione dei media sia focalizzata sull’analisi dei risarcimenti monetari della BP, all’indomani del danno provocato, quando, ad aprile, a causa dell’esplosione della loro piattaforma petrolifera Deepwater Horizon, sono fuoriusciti approssimativamente 76.934.000 galloni di petrolio nel golfo del Messico.
I media non stanno criticando la società petrolifera per non essere uscita allo scoperto assumendosi piena responsabilità per la sua condotta sconsiderata che ha causato la fuga di petrolio, ma la stanno accusando di non pagare abbastanza denaro per il ripristino ambientale.
I contribuenti sono indignati perché potrebbero essere loro a pagare il conto e vogliono sapere perché dovrebbero essere ritenuti responsabili, visto che il disastro non è avvenuto per colpa loro. Tuttavia, non abbiamo giocato tutti una parte attiva nella costruzione di questa catastrofe?
Ogni anno circa un miliardo di galloni di petrolio fuoriesce nell’oceano. Se si considera che un miliardo di galloni riempirebbe 1660 piscine olimpioniche, ci si dovrebbe chiedere, per chi stanno trivellando?
Il petrolio rappresenta un business, un’operazione artificiale creata dall’uomo; l’estrazione di petrolio è un processo e questo comporta dei rischi. Essendo un business ci si dovrebbe assumere la responsabilità di identificare i possibili rischi e attuare i controlli necessari per ridurre la probabilità di causare danni. Possiamo andare avanti all’infinito a chiedere alla BP quali precauzioni ha o non ha preso per monitorare i rischi delle sue operazioni, ma cosa facciamo noi per assicurarci che questi disastri si fermino? Quali responsabilità dobbiamo assumerci?
Pellicani ricoperti di petrolio catturati a Grand Isle, Louisiana, giovedì 3 giugno 2010, aspettano di essere puliti dal greggio fuoriuscito nel Golfo presso il Fort Jackson Wildlife Care Center , a Buras, Louisiana.Per gentile concessione di International Bird Rescue Research Center. |
Aiutiamo le vittime di terremoti, uragani e tsunami con donazioni a pioggia e altri tipi di assistenza: eventi su cui noi non abbiamo alcun controllo.
Tuttavia stiamo cavillando su chi pagherà per la pulizia di questo. Come individui, aziende, persino come governi, dovremmo tutti assumerci un po’ di responsabilità per aver creato il problema.
Abbiamo tutti la responsabilità di risolvere il danno che abbiamo causato.
L’uomo d’affari svedese Carl-Henric Svanberg in uno dei molti articoli sull’incidente ha dichiarato: “E’ un tragico incidente. Ci sono undici persone che hanno perso la vita”.
Definire l’incidente…
Oltre ai decessi, la fuga di petrolio ha devastato il nostro oceano e interi ecosistemi sono stati danneggiati. Per esempio, il Fratino (snowy plover), una delle specie più a rischio di estinzione della regione, non sta solo morendo per essere entrato in contatto diretto con il petrolio, ma anche per aver mangiato altre specie di piccoli invertebrati, anch’essi contaminati dal petrolio; loro sono stati avvelenati. Ciò sta accadendo a molti altri uccelli, mammiferi e pesci. Anche le rotte migratorie sono state coinvolte, comprendendo anche le aree di nutrimento e nidificazione.
Non possiamo calcolare il numero di decessi di animali selvatici nel Golfo, ma tra le vittime ci sono centinaia di uccelli, centinaia di tartarughe marine (una di queste endemica della zona del Golfo in cui c’è stata la fuoriuscita) e mammiferi. Sebbene la falla della piattaforma sia stata tappata, il petrolio sta ancora filtrando all’esterno, ultimamente verso l’isola di Raccoon, la più grande area di nidificazione di pellicani della Lousiana, con circa 10.000 nidi di uccelli. La probabilità che gli uccelli sopravvivano, a causa dell’ingente quantità di petrolio fuoriuscito, rasenta lo zero, avvertono gli esperti.
Fotogramma in diretta della fuoriuscita di petrolio nel Golfo in cooperazione con BP. Per gentile concessione del governo USA |
C’è anche la paura che il danno sia solo all’inizio – il peggio potrebbe ancora arrivare e non solo per gli animali ma anche per gli esseri umani; se questo fosse omicidio le pagine dei giornali brulicherebbero di articoli e di titoli a riguardo, ma visto che è un ecocidio….
Responsabilità
Trovo difficile credere che questo disastro non fosse prevedibile. Trovo difficile capire perché la portata di questo disastro per l’ambiente non sia stato il nostro primo pensiero e perché ora non è la nostra priorità. Ciò che intendo per “responsabilità” è essere responsabile per le proprie azioni, assumersi le responsabilità se accadono conseguenze negative e imparare dai propri errori.
La BP avrebbe sempre dovuto lavorare nell’eventualità di un possibile scenario negativo, mettendo in atto piani a lungo termine per sanare la situazione se il peggio fosse accaduto. Tuttavia, allo stesso modo, dobbiamo essere consapevoli che la nostra domanda di petrolio porta con sé delle conseguenze: danni, morte e lesioni sono tutte conseguenze inevitabili dell’estrazione in alto mare. Anche senza l’esplosione della Deepwater Horizon – causata da un malfunzionamento strumentale, un errore o qualsiasi sia la vera causa – il processo di estrazione del petrolio uccide intere comunità marine, “l’origine della vita sulla terra”, e parte dell’ecosistema che detiene un ruolo strategico per una vita sostenibile sulla terra nel futuro.
Quindi, cosa posso fare per assumermi la responsabilità?
Puoi donare soldi o provviste o offrire il tuo tempo libero come volontario, ma il più grande miglioramento, in questa situazione, sarà quello di diventare un consumatore responsabile dal punto di vista ambientale. Abbiamo bisogno di accettare quello che si può apprendere da questa situazione, accettare che noi siamo vulnerabili quanto gli animali che sono già morti in questa catastrofe e accettare che siamo responsabili esattamente come la BP, perchè con la nostra domanda fomentiamo la sua necessità di assumersi i rischi. Sì, avrà anche reagito avventatamente, ma noi possiamo scegliere se continuare ciecamente a chiederle di andare avanti, alimentando il suo desiderio di profitto.
L’associazione “Conservation International” dichiara che “ad oggi, nessun singolo governo o organizzazione ha intrapreso un reale approccio globale per la protezione degli oceani da cui tutti dipendiamo”. La vera vittima di questa catastrofe è il nostro oceano, l’entità da cui noi, come molti animali, dipendiamo. Si potrebbe dire che anche gli individui (noi) non hanno fatto un passo avanti per cambiare le cose in meglio. E a chi domanda perché dovremmo farlo la risposta è semplice:
se tutto questo si riducesse all’ingordigia: senza gli oceani, gli esseri umani non esisterebbero.