“Il Presidente Obama lo ha chiamato ‘il peggior disastro ambientale nella storia degli Stati Uniti.’ Ho quindi pensato che avrei dovuto vederlo e mi sono diretta verso il Golfo”- sono le parole che appaiono nel famoso blog Guilty Planet quando l’autrice, la biologa marina Jennifer Jacquet, è partita per un viaggio di dieci giorni in Louisiana. Come scienziata, la Jacquet era chiaramente interessata all’impatto dei quattro milioni di barili di petrolio riversati nell’ecosistema già piuttosto povero del Golfo. Era però ugualmente interessata a vedere come gli abitanti stessero affrontando il disastro che ha devastato la loro più importante risorsa naturale appena quattro anni dopo l’uragano Katrina.
“Sembra che la gente della Louisiana appartenga ad una specie particolare che potremmo chiamare Homo resilius. Hanno una certa resistenza ai disastri che probabilmente esiste solo in regioni continuamente colpite come, per esempio, Haiti,” ha dichiarato a mongabay.com, aggiungendo che la sua esperienza è stata paradossale.
La dottoressa Jacquet ad una manifestazione del Grassroots Mapping Project presso Bay Baptiste. Foto per gentile concessione di Jennifer Jacquet. |
“Mentre mi trovavo là, ho seriamente pensato che parte della Louisiana fosse l’inferno in terra. Poi, quando me ne sono andata, mi è sembrato che altrove tutto fosse molto noioso. La Louisiana e i suoi abitanti sono veramente speciali.”
La Jacquet afferma che mentre i media si concentrano sulle conseguenze più evidenti della fuoriuscita nel Golfo, come gli uccelli imbrattati di petrolio, “sembra che molti degli effetti siano ben più insidiosi. Gli esperti con cui ho parlato sono in particolar modo preoccupati per le fasi larvali dei pesci e degli invertebrati, che sono ad uno stadio planctonico e quindi incapaci di evitare le chiazze di petrolio come fanno invece i nuotatori attivi.”
Nonostante la vastità del danno, la Jacquet crede che la BP se la caverà facilmente affermando che “l’ecologia del Golfo era già danneggiata” prima della fuoriuscita. La pesca intensiva, l’inquinamento industriale, l’improvviso e ampio affiorare di alghe e lo scarico di fertilizzanti da parte dell’agricoltura che hanno creato ‘zone morte’ hanno per lungo tempo colpito l’ecosistema del Golfo del Messico.
”Ciò che mi preoccupa è che la BP sia in grado di compromettere la possibilità di risarcimenti perché mancano dati di partenza adeguati,” spiega la dott.ssa Jacquet, “e la BP è al corrente di ogni mancanza perché suoi rappresentanti assistono ad ogni singola discussione con la Fish & Wildlife e altre organizzazioni. Credo che l’impegno multilaterale della BP nel processo di recupero finirà con il rovinarlo.”
La biologa marina aggiunge inoltre che agli esperti non verranno date le fonti necessarie per documentare in modo completo l’impatto della fuoriuscita di greggio.
Pur essendo sostenitrice di Obama da lungo tempo, la Jacquet è convinta che “la risposta dell’Amministrazione Obama [al disastro della BP] conferma, nuovamente, che non le persone ma le società di capitali, le corporation, – siano esse banche, compagnie assicurative o petrolifere – controllano la politica di questo paese.”
Cypress forest in the Lacassine National Wildlife Refuge in Louisiana taken just before the oil spill. Photo by: Rhett A. Butler. |
Per quanto riguarda poi la ragione principale che ha causato questo grave incidente, ovvero la dipendenza dai combustibili fossili dell’America, la Jacquet non usa certo mezzi termini.
“La ricerca di petrolio non è necessaria. In realtà, si tratta di un inconveniente enorme. Dobbiamo mettere fine alla nostra dipendenza dal petrolio per ragioni di sicurezza nazionale, cambiamenti climatici globali e altri effetti ecologici. Alla luce di quello che sappiamo, continuare con lo stesso modo di operare non solo è dannoso per l’umanità e per tutta la vita sulla Terra ma è anche vergognosamente inimmaginabile.”
Mongabay.com ha raggiunto Jennifer Jacquet dopo il suo viaggio per parlare delle sue impressioni su un ecosistema devastato dal petrolio e sulle persone che cercano di far fronte al collasso ambientale.
INTERVISTA CON JENNIFER JACQUET
Mongabay: Qual è la sua formazione?
Jennifer Jacquet: Sono una ricercatrice post-dottorale dell’Università della British Columbia. Sto prendendo in esame problemi relativi alla pesca e questioni più ampie collegate alla cooperazione.
Mongabay: Che cosa le ha fatto decidere che dovevi vedere gli impatti del disastro del Golfo con i tuoi occhi?
Jennifer Jacquet: Dopo che il presidente Obama l’ha definito ‘il peggior disastro ambientale che l’America abbia mai affrontato’ ho pensato che dovevo vederlo in prima persona.
IL DISASTRO
Mongabay: Come esperta, che dimensioni crede avrà l’impatto della fuoriuscita sull’ecologia e sulla vita marina del Golfo del Messico?
Jennifer Jacquet: Ci sono degli effetti evidenti, come gli uccelli imbrattati di petrolio e le barene contaminate, ma sembra che molti effetti siano più insidiosi. Gli esperti con cui ho parlato sono particolarmente preoccupati per la fase larvale di pesci e invertebrati, che in questo particolare stadio non riescono ad evitare le chiazze di greggio come fanno invece i nuotatori attivi. Gli esperimenti condotti in seguito al disastro della Exxon Valdez mostrano che anche piccole quantità di petrolio possono avere effetti subletali. Fortunatamente per la BP, l’ecologia del Golfo era già devastata.
Mongabay: Pensa che sarà possibile conoscere appieno l’impatto di questo incidente o è semplicemente al di là delle nostre conoscenze tecniche ed ecologiche (per esempio, l’eventualità che raggiunga la profondità del mare)?
Pellicani bruni imbrattati di petrolio a Grand Isle, Louisiana, giovedì 3 giugno 2010. Stanno attendendo di essere ripuliti dal greggio presso The Fort Jackson Wildlife Care Center a Buras, Louisiana. Foto per gentile concessione di International Bird Rescue Research Center. |
Jennifer Jacquet: Non ci verrà mai dato accesso ai dati per conoscere completamente l’impatto. Ripeto: molti degli effetti saranno difficili da quantificare. Dovremmo affidarci molto alle simulazioni in laboratorio.
Mongabay: Qual è la sua più grande preoccupazione per quel che riguarda la vita marina?
Jennifer Jacquet: Immaginare tutti quegli animali che soffrono è difficile da sopportare ma, da un punto di vista scientifico, quello che più mi preoccupa è che la BP sia in grado di compromettere i risarcimenti per la mancanza di dati di partenza adeguati. E la BP è al corrente di ogni mancanza perché suoi rappresentanti assistono ad ogni singola discussione con la Fish & Wildlife e altre organizzazioni. Credo che l’impegno multilaterale della BP nel processo di recupero finirà, tra le altre cose, con il rovinarlo.
Mongabay: Ha visitato un centro di soccorso per uccelli. Com’è stato vedere queste vittime, ormai icona del disastro, dal vivo?
Jennifer Jacquet: Mi ha colpito in quanto si tratta di uno scenario orwelliano. Innanzitutto, il pellicano bruno era stato tolto giusto il novembre scorso dalla lista delle specie a rischio e ora è arrivato il petrolio a colpire gli uccelli, le colonie di corvi e tutto il resto. Per prendere gli uccelli coperti di petrolio, che poi vengono portati al centro, serve una barca piena di biologi con giubbotto di salvataggio; poi, quattro persone, preparate come tecnici veterinari, lavano un uccello alla volta semplicemente con detersivo per i piatti e con una canna ad alta pressione. I pellicani ne escono freschi di bucato perché sono stati rimossi non solo il petrolio della BP, ma anche i loro oli naturali. Mentre recuperano la loro lucentezza, vengono lasciati per una settimana in delle gabbie all’aria aperta e poi, a spese della BP, vengono trasportati in parchi della Georgia o della Florida. Posso solo immaginare quello che i pellicani pensano.
Mongabay: Ha chiesto ad un ufficiale del Servizio della Pesca e della Fauna degli Stati Uniti se gli uccelli stanno ricevendo cure sanitarie migliori rispetto a molti cittadini americani. Qual è la sua opinione personale?
Jennifer Jacquet:In alcuni casi è vero. Ma non credo che sia questo il punto più importante della questione. Tenendo conto di quanto è ricco questo paese, non c’è alcun motivo per cui uomini, uccelli o qualsiasi altro tipo di fauna non possano vivere delle vite relativamente sane. Il problema è che sia le persone che gli animali vengono avvelenati dal sistema industriale che soltanto gli uomini possono cercare di evitare o, ancora meglio, cambiare.
Mongabay: Che cosa succederà agli uccelli migratori di passaggio nella regione?
Jennifer Jacquet: È qualcosa di cui il personale nei centri di salvataggio non vuole parlare perché è semplicemente troppo spaventoso. Non sono abbastanza documentata sull’argomento per avanzare delle ipotesi ma sospetto, come quasi tutti del resto, che la previsione non sia buona. Anche se gli uccelli migratori riescono ad evitare il contatto diretto con il petrolio, che dire del cibo che mangeranno?
LE PERSONE
suo viaggio la dottoressa Jacquet ha fotografato gente del luogo che faceva dichiarazioni sulla fuoriuscita Foto per gentile concessione di Jennifer Jacquet. |
Mongabay: Come stanno affrontando gli abitanti della Louisiana il peggior disastro ambientale d’America visto che si stavano ancora riprendendo da Katrina?
Jennifer Jacquet: Ho una visione limitata riguardo al problema ma sembra che gli abitanti della Louisiana appartengono ad una specie particolare che potremmo chiamare Homo resilius. Hanno una certa resistenza ai disastri che probabilmente esiste solo in regioni continuamente colpite come, per esempio, Haiti.
Mongabay: Ha partecipato al Worldwide Protest BP Day a New Orleans. Com’è stato?
Jennifer Jacquet: Patetico. C’erano forse 40 persone che protestavano. Credo che ci siano raduni più grandi nel Michigan.
Mongabay: In uno dei suoi blog, ha scritto che la Louisiana è uno “stato rosso” [repubblicano, NdT] con un sacco di “problemi blu” [democratici, NdT]. Può spiegarci meglio questa sua affermazione?
Jennifer Jacquet: Con la fine della segregazione razziale, la Louisiana è passata dall’essere uno stato che regolarmente votava per i Democratici ad uno stato che più spesso elegge Repubblicani, fatta eccezione per i governatori meridionali, che poi sono anche diventati presidenti, come Carter e Clinton. Ognuno può scegliere le ragioni che vuole per questo fenomeno. Al momento c’è un sentimento generale di sfiducia verso il governo e le leggi pur trovandoci in una regione in cui ci sono tremendi uragani e stanno avvenendo cambiamenti che necessitano di assistenza e progetti di costruzione su larga scala e sponsorizzati dal governo. Lo stato ha anche un’industria petrolifera molto attiva che ovviamente necessita di una regolamentazione federale. Nel Golfo ci sono più di 6000 piattaforme di trivellazione, molte delle quali sono in disuso.
Mongabay: La gente a chi sta dando maggiormente la colpa: alla BP per negligenza, al governo per la mancanza di regolamentazioni o a se stessi per l’uso di combustibili fossili?
Jennifer Jacquet: Nella zona del Quartiere Francese, le persone incolpano la BP. Fuori da New Orleans però sono più evasivi, soprattutto perché molti sono coinvolti nell’industria petrolifera. Sarebbe interessante fare un’inchiesta in tutto il Golfo.
Mongabay: Qual è il ricordo che più le rimane impresso di questo viaggio in Louisiana?
Jennifer Jacquet: Probabilmente il paradosso della mia impressione. Mentre mi trovavo là, ho seriamente pensato che parte della Louisiana fosse come l’inferno in terra. Poi, quando me ne sono andata, mi è sembrato che altrove fosse tutto molto noioso. La Louisiana e i suoi abitanti sono veramente speciali. Il posto è letteralmente e figurativamente oscillante. Imprevedibile.
IL RESPONSO, ovvero DOVE SI VA A PARTIRE DA QUI
Mongabay: Dal suo punto di vista sul campo, quanto bene ha agito il governo nella sua reazione al disastro?
Protesta a New Orleans contro la BP. Foto per gentile concessione di Jennifer Jacquet. |
Jennifer Jacquet: Sono una grande fan di Obama e la sua elezione ha rinnovato la mia fiducia nella democrazia. Ma la risposta dell’Amministrazione Obama conferma, nuovamente, che non le persone ma le società di capitali, le corporation, – siano esse banche, compagnie assicurative o petrolifere – controllano la politica di questo paese.
Mongabay: Dopo questo disastro, che cosa pensa riguardo alla sicurezza delle trivellazioni in mare? Dovrebbero essere vietate nell’area del Golfo? O addirittura dappertutto?
Jennifer Jacquet: Voglio parafrasare un commento ricevuto nel mio blog che mi è sembrato al contempo divertente e pragmatico. Dovremmo vietare le trivellazioni di petrolio ovunque tranne che nel Golfo perché 1) chiaramente lì c’è un sacco di petrolio e 2) abbiamo già rovinato quell’area. Inoltre, la Louisiana, che si è già opposta alla moratoria nazionale sulle piattaforme petrolifere marine, non avrebbe alcuna obiezione.
Mongabay: Che cosa risponderebbe all’affermazione che la fuoriuscita è stata causata dagli ambientalisti che hanno fatto pressione contro i pozzi a terra?
Jennifer Jacquet: Oh… Se non per altro, questa è solo un’ulteriore ragione per cui opporsi al petrolio e spostare le risorse a favore della riduzione del suo consumo e verso la ricerca di energie rinnovabili.
Mongabay: Il disastro del Golfo deve essere inteso come ulteriore prova per la necessità di smettere di usare il petrolio o come un deplorevole disastro nella necessaria ricerca di altro petrolio?
Jennifer Jacquet:La ricerca di petrolio non è necessaria. In realtà, si tratta di un inconveniente enorme. Dobbiamo mettere fine alla nostra dipendenza dal petrolio per ragioni di sicurezza nazionale, cambiamenti climatici globali e altri effetti ecologici. Alla luce di quello che sappiamo, continuare con lo stesso modo di operare non solo è dannoso per l’umanità e per tutta la vita sulla Terra ma è anche vergognosamente inimmaginabile.