Martin Strel nel Rio delle Amazzoni. Foto per gentile concessione di amazonswim.com.
Per centinaia di anni, gli esploratori si sono inoltrati nel fiume più imponente del mondo. Un numero indicibile di uomini non ha completato questo viaggio, annegando nelle sue acque torbide, divorati dagli animali, perdendo l’orientamento, soccombendo alle malattie tropicali, uccisi dai pirati o dall’ostilità degli abitanti locali. Oggigiorno, un viaggio lungo il Rio delle Amazzoni è un po’ meno speciale: infatti, è già stato navigato da qualche anima intrepida. La maggior parte del Rio delle Amazzoni può essere facilmente attraversata con un’imbarcazione commerciale, se avete tempo e molta pazienza.
Poi, nel 2007, uno sloveno ha compiuto un’impresa straordinaria: ha percorso a nuoto l’intera lunghezza del fiume.
Quest’avventura di 66 giorni richiede un importante sforzo fisico e mentale, ma Martin Strel è sopravvissuto per trasmettere al mondo un messaggio semplice ma di grande importanza: facciamo parte dell’ambiente che ci circonda.
Strel è protagonista di un nuovo documentario – Big River Man – che ha vinto il premio per la Miglior Fotografia al Sundance Film Festival del 2009: il film documenta la sua nuotata di 5268 kilometri lungo il Rio delle Amazzoni.
In un’intervista con mongabay.com di Dicembre 2010, Strel ci ha illustrato non solo la sua impresa ma anche la sua preparazione, il suo messaggio, la motivazione e le sfide dovute alla stanchezza, la malattia e il pericolo rappresentato da caimani, piranha, tronchi e forti correnti.
INTERVISTA A MARTIN STREL, MARATONETA DEL NUOTO
mongabay.com: Cosa ti ha spinto ad attraversare a nuoto i più importanti fiumi del mondo?
Martin Strel. Foto per gentile concessione di amazonswim.com. |
Martin Strel: Sin da piccolo, mi è sempre piaciuto stare in acqua: l’acqua è un po’ la mia seconda casa. E sicuramente l’amore per questo fantastico elemento, l’ACQUA, è il motivo per cui oggi sto facendo tutto questo. Negli ultimi tempi della mia carriera da nuotatore maratoneta, ho scoperto quando l’acqua pulita sia importante per la nostra vita ed ho quindi deciso di nuotare, di esprimere i miei sentimenti e soprattutto di lanciare un messaggio sull’acqua e l’ambiente. Oggi, le mie non sono semplici nuotate: durante il loro svolgimento, studio la qualità dell’acqua e faccio dei rilevamenti.
mongabay.com: Non hai mai avuto paura durante la traversata del Rio delle Amazzoni? Ci sono numerose creature, grandi e piccole, che possono fare parecchio male. Che precauzioni avete preso? Non c’è stato alcun momento in cui l’avete scampata bella?
Martin Strel: è vero, il Rio delle Amazzoni non è l’ambiente adatto al nuoto. È pieno di biodiversità ed è nostro compito proteggere questi luoghi. Prima di partire, con il mio team abbiamo studiato il fiume e le aree circostanti per parecchi anni. Io stesso mi ci sono recato per tre volte perché studiare tutto ciò che c’è in acqua, ma anche ciò che c’è attorno e nel cielo sopra al fiume: ci sono così tante varianti al di là del nuoto in sé. Sono stato fortunato perché ho incontrato delle persone fantastiche che mi hanno aiutato a raggiungere il mio scopo. Vorrei ringraziarli ancora per aver lavorato così tanto e per aver creduto in me.
Misure di sicurezza contro I pirati. Foto per gentile concessione di amazonswim.com. |
L’ho scampata bella in un paio di occasioni: qualche morso di piranha sulla schiena, un incontro ravvicinato con un crotalo muto, qualche alligatore e qualche giaguaro, che però non era interessato a me. Sono stati i delfini rosa a salvarmi la vita e a permettermi di terminare il mio viaggio. Mi hanno seguito per tutto il tempo, nuotandomi molto vicino, e sono convinto che fossero là per proteggermi. Sentivo le loro comunicazioni sotto e sopra l’acqua: impressionante.
Tornando ai pericoli e a quello che più mi faceva paura, la maggior parte degli animali e delle creature viventi non mi spaventavano: in qualche modo, ero convinto che sarei divenuto parte dell’ambiente e così è stato. La cosa che più mi spaventava era di annegare in qualche vortice, di farmi male o di ammalarmi a causa di qualche batterio o parassita. Mi sono inventato una tecnica per dimenticare dove mi trovo, così evito di aver troppa paura dei pericoli che mi circondano. In questo modo, sono riuscito a continuare a nuotare in quell’acqua torbida, senza vedere niente e ascoltando tutti i strani suoni della jungla.
mongabay.com: Che ci dici delle sfide fisiche come le rapide nei tratti più alti del fiume e i tronchi galleggianti?
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Martin Strel: Sì, le rapide ci sono ma la cosa più pericolosa sono le correnti sottomarine che si formano quando due fiumi si uniscono e creano dei grandi vortici. In quel momento, sei davvero terrorizzato, perché sei debole e l’acqua ti tira giù e non riesci a prendere aria. In acqua ci sono anche dei tronchi e addirittura intere isole, pezzi di terra e alberi che galleggiano giù per il fiume a causa delle intense piogge. L’acqua è così forte che quando cambia corso si porta via il terreno.
mongabay.com: Ci sono delle parti del fiume meno piacevoli di altre? Hai avuto problemi con l’inquinamento vicino alle città? Che ci dici del delta del fiume e delle sue forti oscillazioni di marea?
Martin Strel: Mmmh, ci sono state parti nelle quali ho avuto moltissima paura. All’inizio, c’era un punto in cui sono morte 170 persone perché la loro barca è stata trascinata sott’acqua. Stavamo dirigendoci verso il punto in cui confluiscono l’Ucayali e il Pachitea. Il Rio delle Amazzoni ha vari nomi e nella parte iniziale si chiama Ucayali. Nella parte più bassa (dopo Santarém) invece ci sono zone piene di pirati e noi eravamo chiaramente una buona preda da attaccare.
le oscillazioni di marea nel delta sono normali e me le aspettavo, perciò eravamo preparati. A volte, per poter proseguire, ho nuotato di notte perché le maree erano più forti in determinati momenti del giorno.
Non abbiamo avuto problemi con l’inquinamento cittadino: semplicemente l’acqua aveva un odore diverso. L’acqua è scura e torbida e non si riesce a vedere niente ma credo che non sia ancora inquinata.
mongabay.com: Quali sono state le maggiori sfide di questa impresa?
Martin Strel. Foto per gentile concessione di amazonswim.com. |
Martin Strel: Innanzi tutto completare il tragitto dall’inizio alla fine. E poi far crescere la consapevolezza dell’importanza della foresta e dell’acqua. Infine, diffondere la mia storia tramite tutti i canali possibili: libri, film, internet, ecc. Credo che la storia abbia avuto un buon successo e che l’obiettivo sia stato raggiunto. È la mia più grande impresa e spero che la gente ne sia ispirata.
mongabay.com: Quando hai terminato la tua impresa eri veramente in pessime condizioni fisiche. Quali sono stati i tuoi maggiori problemi di salute e quanto ti ci è voluto per riprenderti?
Martin Strel: Sì, ero molto debilitato negli ultimi giorni. Oltre ad essere esausto per aver nuotato due mesi, avevo una parassitosi chiamata schistosomiasi e avevo scottature su tutto il viso. Anche a livello mentale ormai ero molto giù, gli ultimi giorni mi stavo praticamente trascinando. Mi ci è voluto molto tempo per riprendermi. Dopo qualche mese ero fisicamente a posto, ma la mia mente non si è ancora ripresa completamente: a volte mi sveglio di notte sopraffatto dai ricordi e dai traumi. Ma il lieto fine mi fa andare avanti e pensare a nuove sfide.
mongabay.com: Qual è stata la risposta della gente alla nuotata amazzonica? Le persone hanno capito il tuo messaggio?
Martin Strel: La risposta è stata fantastica e probabilmente avrà ancora una buona risonanza perché alcune persone non sanno cosa ho fatto. Credo che la gente abbia capito il messaggio. Probabilmente molti ora si sentono ispirati ad iniziare le proprie sfide e a pensare all’ambiente.
mongabay.com: Hai attraversato a nuoto il Danubio, il Mississippi, il Fiume Azzurro e ora il Rio delle Amazzoni. Sembra che il Congo sia troppo pericoloso. Quindi quale sarà il prossimo ora che hai attraversato il fiume più potente? Farai forse una pausa?
Martin Strel: Potete far riferimento a questo link per vedere la mia prossima sfida, il fiume Colorado:
Marathon swimmer Martin Strel to take on the Grand Canyon
mongabay.com: A che preparazione ti sottoponi prima di imbarcarti in una simile avventura? Oltre all’allenamento, come raccogli i fondi per questo tipo di missioni?
Martin Strel: Mi alleno per parecchie ore al giorno; nuoto al mattino e attività all’aperto al pomeriggio: sci di fondo, arrampicate, ginnastica e meditazione. Sono consapevole che senza preparazione fisica e mentale non ci sarebbe alcuna possibilità di successo. Nel tempo è diventato chiaro che la preparazione mentale e la mia lunga esperienza in training mentale sono più importanti della forza fisica. Oltre a ciò, prima di iniziare devo ingrassare come un orso. Ho iniziato a nuotare ad Atalaya (Peru) a 114 chili e alla fine ero 97. Sbracciare nelle acque amazzoniche per dieci ore al giorno e per sessantasei giorni con tutti i pericoli che ti circondano è una cosa alla quale è impossibile essere completamente preparati. Ce l’ho fatta principalmente grazie al controllo mentale. Ecco forse perché la gente mi chiama Uomo-pesce o Pesce umano. Le mie estremità e l’equipaggiamento erano tutto ciò che avevo per andare avanti.
mongabay.com: C’è un messaggio che vorresti lasciare ai lettori di mongabay.com?
Martin Strel: Trovate la giusta motivazione, una sfida da raggiungere e poi andate avanti e seguite i vostri sogni! I miei sono diventati realtà, sono convinto che può essere così anche per i vostri.