A seguito delle elezioni che entreranno nella storia, molte potenze internazionali hanno alleviato o rimosso le sanzioni contro il Myanmar, Stato conosciuto anche come Birmania. Tuttavia, la Environmental Investigation Agency (EIA) avverte che l’eliminazione delle sanzioni pone il Myanmar e il resto del mondo di fronte a una scelta: se continuare a saccheggiare le foreste del Paese per i mercati esteri o se operare una riforma delle leggi forestali su vasta scala.
“Dopo un secolo caratterizzato dalla corruzione e dal dominio militare e dei suoi soci d’affari, la Birmania si ritrova a non avere infrastrutture attraverso le quali verificare la legalità e la sostenibilità dal punto di vista ecologico delle loro esportazioni di legname”, spiega la direttrice della sezione forestale della EIA, Faith Doherty, in un comunicato stampa. “Tuttavia, questo momento storico rappresenta un’opportunità unica di stabilire il ruolo della società civile in Birmania. Essa deve far parte di qualsiasi riforma atta a creare la stessa infrastruttura necessaria per assicurarsi che le inestimabili risorse delle foreste del Paese non siano dilapidate per l’arricchimento di pochi.”
La lavorazione boschiva, spesso illegale, ha già distrutto buona parte delle foreste del Myanmar. Tra il 1990 e il 2005 il Paese ha perso il 18% delle sue foreste a causa della lavorazione boschiva, dell’agricoltura e della raccolta della legna come combustibile, registrando uno dei più alti record mondiali per quanto riguarda la deforestazione. Al momento, meno dell’1% delle foreste del Myanmar si trova sotto una qualche forma di protezione.
I ceppi di legno allo stato grezzo vengono di solito esportati dal Myanmar in Cina. Qui il legno grezzo viene lavorato in prodotti finiti, che vengono venduti a basso prezzo in Europa e negli USA. Secondo un’altra ONG, la Global Witness, fino a metà del legname importato in Cina è illegale.
“La lavorazione boschiva illegale e la conversione distruttiva delle foreste vanno a braccetto con corruzione, crimine e molte altre malattie sociali da cui la popolazione della Birmania è affetta ormai da molto”, afferma Doherty. La lavorazione boschiva ha anche dato luogo a un conflitto tra i gruppi etnici locali e il governo del Myanmar; una questione che, secondo la EIA, potrebbe portare a un’instabilità governativa, in questo momento così cruciale per il Paese.
“In Birmania non esiste alcun tipo di tutela. Le sue foreste sono in crisi, così come le persone che da esse dipendono per il proprio sostentamento”, afferma Doherty. “La Birmania ha bisogno di aiuto, e affrontare il commercio del legname senza riconoscere le complicazioni dal punto di vista governativo da esso poste sarebbe la perdita di una grandissima occasione.”
Secondo le stime della Banca Mondiale, a causa della lavorazione boschiva illegale, ogni due secondi viene persa una porzione di foresta equivalente a un campo da calcio.