Sorgente idrotermale nella Fossa delle Marianne, dove le prime tracce di vita sono state scoperte solo alla fine degli anni Settanta. Ancora oggi molte sorgenti rimangono inesplorate. Foto di NOAA.
Il governo della Papua Nuova Guinea ha concesso una licenza ventennale per attività di estrazione di rame ed oro 2 chilometri sotto la superficie marina, dando così inizio alla prima impresa commerciale di attività minerarie sottomarine al mondo. Ad accapparrarsi la licenza è stata una società canadese, la Nautilus Minerals, alla quale è stato concesso di estrarre minerali dalle sorgenti idrotermali lungo la costa della Nuova Bretagna. Il progetto è vivamente contestato da attivisti, pescatori del posto e ambientalisti.
Secondo le previsioni, il progetto, battezzato “Solwara 1”, dovrebbe assicurare un guadagno tra 1 e 2 miliardi e mezzo di dollari, grazie ai ricchi giacimenti di oro e rame grezzo. La Nautilus Minerals ha promesso che il 70% del personale sarà assunto tra la gente del posto, mentre il governo della Papua Nuova Guinea ha una quota del 30% nel progetto , ed ha promesso di investire 25 milioni di dollari nelle infrastrutture necessarie; coinvolgimento che ha portato ad accuse di conflitto di interessi.
Sul sito ufficiale la Nautilus Minerals si definisce come una società che “segue l’esempio dell’industria di estrazione di gas e petrolio in alto mare (offshore) per utilizzare le abbondanti risorse disponibili”. Secondo loro, l’impronta ecologica di attività minerarie in alto mare è notevolmente inferiore rispetto all’industria mineraria di terra.
Per contro, gruppi ed organizzazioni di attivisti uniti nella “Campagna contro le attività minerarie di alto mare” (Deep Sea Mining Campaign) sostengono che la Nautilus Minerals mette in pericolo gli ecosistemi intorno alle sorgenti idrotemali, sui quali si sa ancora poco, e dove nuove specie vengono scoperte costantemente . La società ha il permesso di scavare un’area pari a 11 ettari, portando all’eventuale distruzione di migliaia di sorgenti, attive o spente. Inoltre, gli attivisti temono che l’inquinamento causato dalle estrazioni potrebbe danneggiare non solo la fauna d’alto mare, ma anche la fauna ittica e gli abitanti del posto.
In una recente conferenza stampa il coordinatore nazione dell’ONG ambientalista Mas Kagin Tapani ha dichiarato che “la gente del posto non ha ancora approvato il progetto. Non possiamo fidarci dei governi o di società come la Nautilus che ci dicono che le attività minerarie di alto mare sono buone ed innocue. Nessuno sa di preciso quale sarà l’effetto delle estrazioni. Ci stanno usando come cavie in un esperimento di attività minerarie d’alto mare”.
L’inizio delle attività potrebbe essere rimandato, poiché al momento la Nautilus Minerals e il governo della Papua Nuova Guinea sono sotto processo per una vertenza commerciale. Finora, alla Nautilus sono stati concessi diritti di esplorazione su un’area oceanica pari a 108,000 chilometri quadrati.