Un coccodrillo africano dal muso stretto, preda di cacciatori. Fotografia per gentile concessione di ESI.
A soli quattro anni di vita, la sezione congolese di Endangered Species International svela piani ambiziosi per la protezione dei gorilla di pianura occidentale e il sostegno della popolazione locale nella Repubblica del Congo (Brazzaville). Durante gli ultimi anni l’organizzazione, un ramo di Endangered Species International (ESI), ha esaminato il commercio di carne di animali selvatici a Pointe-Noire, la seconda città per grandezza del Paese, e si è occupata dello sviluppo di piani volti alla trasformazione dei cacciatori locali in conservazionisti.
“Abbiamo condotto più di 140 indagini nei sette maggiori mercati della città di Pointe-Noire, per un totale di circa 1.000 ispezioni su prodotti di carne selvatica. Un terzo delle specie osservate godono della protezione della Repubblica del Congo”, ha confidato a mongabay.com Franck Makoundi, responsabile del progetto lanciato da ESI Congo. Dalle osservazioni sono emersi sette casi di carne di gorilla sul mercato.
Tuttavia, Makoundi afferma che “questi dati non rispecchiano la realtà del commercio illegale, considerata l’esistenza di altri canali di scambio, quali la vendita diretta a ristoratori e singoli acquirenti”.
![]() Cacciatore nella Repubblica del Congo. Fotografia per gentile concessione di ESI. |
La Repubblica del Congo ospita la popolazione più estesa al mondo di gorilla di pianura occidentale (Gorilla gorilla gorilla), classificata come specie ad alto rischio di estinzione nella Lista Rossa dell’Unione Mondiale per la Conservazione della natura (IUCN). La caccia e il virus dell’ebola hanno decimato la specie, con tassi di riduzione che in alcuni gruppi hanno toccato il 90% soltanto negli ultimi 25 anni. Inoltre, alcune popolazioni di gorilla, incluse quelle abitanti regioni remote, hanno risentito della pressione esercitata sui lori habitat forestali dalla costruzione di nuove strade, dalla caccia, dal disboscamento, dalle attività minerarie e dallo sfruttamento di petrolio.
Nel 2007 la Wildlife Conservation Society (WCS) ha risollevato gli animi con la scoperta, nelle regioni remote della parte settentrionale della Repubblica del Congo, di popolazioni di gorilla fino ad allora sconosciute, per un totale di 125.000 esemplari.
L’ESI sta monitorando il commercio di carne di animali selvatici nella parte meridionale del Paese, dove una zampa di gorilla viene venduta ad una cifra inferiore ai 6 dollari. Oltre al monitoraggio della popolazione di gorilla, l’organizzazione si propone di collaborare con le diverse comunità locali per fermare il commercio di carne di gorilla e altre specie protette. Makoundi riconosce nello sviluppo di fonti alternative di guadagno locali una delle soluzioni al bracconaggio.
“Molti cacciatori si dedicano a questo tipo di commercio per sostenere la propria famiglia. Ed è per questo che la creazione di una cooperativa diventa il punto di partenza per sostenere lo sviluppo di attività alternative”.
Ad eccezione del WCS, sono ben poche le grandi organizzazioni conservazioniste attive nella Repubblica del Congo, nonostante nel Paese non manchino vaste distese forestali e la fauna locale sia invidiabile. Oltre ai gorilla di pianura occidentale, la regione ospita scimpanzé, elefanti, leopardi e mandrilli.
Secondo Makoundi il più grande ostacolo ad un piano vincente di conservazione del territorio locale è senza dubbio la scarsità di fondi.
Intervista a Franck Makoundi
I gorilla vengono uccisi per la loro carne e parti del corpo (testa e zampe), vendute come feticci o trofei. Clicca qui per ulteriori fotografie sull’argomento..Fotografia per gentile concessione di ESI.
Mongabay: Da ormai parecchi anni si occupa di monitorare il commercio di carne di animali selvatici a Pointe-Noire. Cosa ha potuto notare?
Franck Makoundi: Dal 2008 ESI Congo ha condotto più di 140 indagini nei sette maggiori mercati della città di Pointe-Noire, per un totale di circa 1.000 ispezioni su prodotti di carne selvatica. Un terzo delle specie osservate godono della protezione della Repubblica del Congo, dato che conferma la necessità di una maggiore collaborazione tra le diverse parti in gioco (governi, ONG, società civile, ecc.) per accrescere la sensibilità sul tema della biodiversità e far rispettare le leggi vigenti sulla protezione delle specie in pericolo.
Mongabay: Quali sono gli animali presenti in maggior misura sul mercato?
Franck Makoundi: I sondaggi rivelano la presenza di oltre 40 specie diverse: antilopi (cefalofi), primati (scimmie e gorilla), rettili (serpenti, coccodrilli, tartarughe d’acqua dolce, lucertole), roditori (porcospini, topi del bambù) e bufali nani.
Le otto specie che costituiscono il 50% degli animali osservati sul mercato nel 2011 sono: il cefalofo azzurro (Cephalophus monticola), il cefalofo dal ventre bianco (Cephalophus leucogaster), il porcospino africano (Athrurus africanus), la testuggine serrata (Kinixys erosa), il pitone di Seba (Python sebae), il coccodrillo africano dal muso stretto (Crocodylus cataphractus), lo iemosco acquatico (Hyemoschus aquaticus) e il mandrillo (Mandrillus sphinx). La metà di queste specie sono protette.
Mongabay: Quanti gorilla avete identificato nei diversi mercati e quale era il loro prezzo di vendita?
Makoundi al mercato con un cefalofo azzurro. Fotografia per gentile concessione di ESI.
Franck Makoundi: Nel 2011 abbiamo riscontrato la presenza di carne di gorilla sul mercato sette volte. Questo dato non rispecchia la realtà del commercio illegale, considerata l’esistenza di altri canali di scambio, quali la vendita diretta a ristoratori e singoli acquirenti. Inoltre, le nostre indagini intimoriscono i venditori che tendono quindi a nascondere la carne di gorilla. Di norma la carne di gorilla viene venduta affumicata. Un pezzo della grandezza di una mano normalmente costa circa 3.000 FCFA (5.62 dollari) e un sacco di 50 chili viene venduto a circa 35.000 FCFA (65.15 dollari). Spesso, testa e zampe fanno parte di in un commercio parallelo, volto alla vendita di feticci e trofei.
A differenza di specie più comuni, di solito la carne di gorilla viene venduta ai mercanti di Pointe-Noire dopo che il processo di affumicatura è stato portato a termine nei villaggi, procedimento che giustifica il prezzo della carne. Parte della carne viene consumata dal cacciatore e da membri della sua cerchia, incluso chi contribuisce alla sezione e al trasporto dell’animale. Normalmente, le donne non mangiano carne di gorilla.
Mongabay: Adesso che siete in possesso dei dati necessari, quali sono i vostri piani di conservazione?
Franck Makoundi: Stiamo per avviare un progetto in un’area forestale a circa 150 miglia a nord est di Pointe-Noire, un corridoio ecologico che congiunge il parco nazionale Conkouati-Douli e la riserva della biosfera Dimonika. Innanzitutto è necessario affinare la nostra conoscenza riguardo lo status dei grandi mammiferi, soprattutto i gorilla. Questo mese condurremo le prime indagini. Ci proponiamo, inoltre, di sostenere i cacciatori del luogo nella conduzione di tecniche di caccia sostenibili e nello sviluppo di attività economiche alternative. Ci serviremo dei dati raccolti per monitorare i gorilla attualmente presenti sul territorio ed effettuare perlustrazioni.
Mongabay: Come convincerete i cacciatore a risparmiare i gorilla?
Franck Makoundi: Siamo convinti che non sia possibile sostenere la conservazione della biodiversità senza la partecipazione della popolazione locale, cacciatori inclusi, i quali devono essere messi al corrente dei loro diritti e responsabilità e informati riguardo le problematiche legate alla biodiversità. L’aumento della sensibilità collettiva è indispensabile affinché la comunità assuma un ruolo di primo piano nella protezione dell’ambiente e della biodiversità e stabilisca misure protettive che vengano rispettate dall’intera comunità. Tuttavia, bisogna compiere un passo in più, offrendo sostegno alla popolazione affinché l’abbandono delle attività economiche a danno delle specie in pericolo non porti ad una diminuzione delle entrate. Dal momento che la maggior parte dei cacciatori sono coinvolti nel commercio illegale per sfamare le proprie famiglie, la creazione di una cooperativa potrebbe aiutarli nello sviluppo di attività alternative.
Mongabay: Come è strutturata una cooperativa di cacciatori?
Franck Makoundi: La cooperativa di cacciatori si fonda su un principio razionale che vieta la caccia di specie in via di estinzione e protette, come ad esempio i gorilla. La cooperativa determina i confini delle aree di caccia, il calendario di caccia e riconosce quali possano essere le attività economiche alternative da sviluppare. ESI Congo supervisionerà la creazione della cooperativa e ne appoggerà le iniziative. Ai cacciatori spetterà la raccolta di dati di conservazione durante le attività di caccia e la protezione dei gorilla attraverso attività di monitoraggio.
Mongabay: E per quanto riguarda le attività educative?
Franck Makoundi: La sensibilizzazione sulle specie in via di estinzione è un tema delicato, soprattutto nella foresta pluviale del Congo dove sono presenti biodiversità endemiche e rare (la foresta del bacino del fiume Congo è la seconda foresta pluviale in ordine di grandezza dopo l’Amazzonia). La biodiversità è messa in serio pericolo dal disboscamento, dalle attività minerarie e dalla caccia e le nuove generazioni sanno ben poco in materia ambientale. Ed è per questo che in seguito alla creazione di ESI Congo, la nostra squadra ha promosso attività educative nelle scuole di Pointe-Noire per spiegare l’importanza della preservazione della biodiversità e dei grandi primati. Il programma verrà condotto anche nel villaggio di Loaka, dove avvengono le attività di caccia, con l’ausilio mediatico di presentazioni animate, film, giochi e esercitazioni pratiche nella foresta. Abbiamo intenzione di organizzare attività di squadra tra le classi di Loaka e Pointe-Noire per mettere in comunicazione la zona di caccia con quella di consumo.
Mongabay: Come possiamo dare una mano?
Franck Makoundi: Il tema è delicato e di massima urgenza. L’ostacolo maggiore alla conservazione nella repubblica del Congo è la mancanza di fondi. Qualsiasi forma di aiuto è ben accetta! Contattate la nostra squadra per ricevere maggiori informazioni su come darci una mano.
Scimmie uccise per il commercio di carne. Clicca qui per ulteriori fotografie sull’argomento. Fotografia per gentile concessione di ESI.
Pitoni di Seba uccisi per il commercio di carne. Fotografia per gentile concessione di ESI.
Studenti del luogo dopo aver assistito ad una presentazione di ESI sui gorilla. Fotografia per gentile concessione di ESI.
Raccolta di dati sul campo. Fotografia per gentile concessione di ESI.