Secondo Rainforest Foundation Norway, che ha portato avanti questa campagna, gli attivisti per l’ambiente hanno portato a una riduzione dell’87% nell’uso di olio di palma da parte di otto grandi aziende alimentari in Norvegia.
Lo scorso autunno Rainforest Foundation Norway e Green Living hanno lanciato la campagna sull’olio di palma per sensibilizzare sul nesso fra il consumo di questo olio e la deforestazione nel Sud-est asiatico. Lo scopo era ridurre la domanda di olio di palma nel Paese scandinavo, dove il consumo si aggirava intorno ai 3 kg l’anno, principalmente attraverso i cibi preparati.
La campagna ha chiesto alle aziende alimentari più grandi di rivelare il proprio uso di olio di palma e di confermare se l’olio era certificato dalla Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (RSPO), che propone certificazione ecologica. Dopo il sondaggio i gruppi ambientalisti hanno pubblicato una “guida all’olio di palma”, dove i consumatori potevano consultare il contenuto di tale olio nei prodotti acquistati. Lo sforzo è andato oltre l’etichettatura tradizionale, che consentiva che l’olio di palma venisse elencato genericamente come “olio vegetale” o “grasso vegetale”.
Secondo Rainforest Foundation Norway, la campagna ha avuto un effetto immediato: i produttori alimentari norvegesi hanno iniziato a ridurre, o addirittura a escludere, l’uso di olio di palma. Stabburet, che una volta era fra i maggiori compratori di olio di palma della Norvegia, ha eliminato completamente tale grasso dai propri prodotti, mentre Mills, in cima alle classifiche per quantità acquistate, ne ha ridotto l’uso del 95%. Finora in Norvegia le aziende alimentari hanno ridotto l’acquisto di olio di palma arrivando a 9.571 tonnellate, ovvero l’87% delle 11.052 tonnellate dello scorso anno. Dato che le otto aziende interessate sono responsabili di circa tre quarti dell’uso del totale di olio di palma in Norvegia, si prevede che il consumo di tale grasso scenderà ad appena poco più di 1 kg l’anno.
La campagna si è rivolta solamente alle aziende alimentari, non a catene di fast-food, ristoranti, produttori di cosmetici o di mangimi animali.
Lars Løvold, direttore di Rainforest Foundation Norway, ha riferito che la campagna potrebbe rappresentare un modello per altri paesi.
“Le aziende agroalimentari norvegesi hanno dimostrato che è possibile produrre e vendere cibi che non contengano olio di palma, evitando così di essere complici della distruzione della foresta pluviale – ha affermato Løvold – L’esperienza norvegese dovrebbe ispirare i consumatori di tutto il mondo a richiedere prodotti alimentari che non contribuiscano a distruggere la foresta pluviale”.
L’olio di palma rappresenta l’olio di semi commerciale più produttivo, ma negli ultimi tempi la sua espansione ha preteso un grande tributo da foreste pluviali e torbiere in Indonesia e Malesia, che rappresentano circa il 90% della produzione globale. Gli ecologisti si sono così rivolti ai principali acquirenti di olio di palma, nel tentativo di portare l’industria verso pratiche meno dannose. Come conseguenza l’industria dell’olio di palma, in collaborazione con alcuni gruppi ambientalisti, ha introdotto l’RSPO, che stabilisce criteri sociali e ambientali per la produzione di questo olio. La speranza è che i consumatori siano disposti a pagare un piccolo sovraprezzo per olio di palma con certificazione RSPO. Tuttavia alcuni attivisti hanno criticato l’RSPO perché non è abbastanza forte e sono tuttora impegnati in campagne per controlli maggiori.
L’industria dell’olio da palma afferma che questa coltura offra quantità maggiori di olio per unità di area rispetto ad altri semi, diminuendo così la necessità di eliminare foreste rispetto ad altre colture. Ma questa obiezione non ha fatto breccia tra gli ambientalisti, che hanno puntualizzato che la distruzione della foresta per far posto a piantagioni di palma da olio non è rallentata e si sta ora espandendo in altre parti del mondo, come Africa occidentale, America Centrale e del Sud, Papua Nuova Guinea e il Sud del Pacifico.
La Norvegia è uno dei più grandi sostenitori della conservazione della foresta tropicale. Il Paese si è impegnato per una cifra pari a tre miliardi di corone norvegesi (oltre 400 milioni di euro) l’anno per rallentare la deforestazione, compresa la promessa di quasi 800 milioni di euro per Indonesia e Brasile in cambio di programmi di protezione delle foreste. Tuttavia, il fondo pensioni del Paese continua a investire in aziende collegate alla conversione delle foreste, una vera spina nel fianco per gli attivisti.
Aggiornato in data 26 luglio per comprendere dati più precisi sul consumo di olio di palma in Norvegia.