Un camion trasporta carbone nell’ovest della Cina. Foto di: Rhett A. Butler
Secondo i dati aggiornati di BL Netherlands Environmental Assessment Agency (l’agenzia governativa olandese per l’ambiente) e del Centro comune di ricerca (Joint Research Center – JRC) della Commissione Europea, in Cina l’anno scorso ogni individuo ha emesso in media 7,2 tonnellate di carbonio. Ciò significa che il cittadino cinese medio oggi è molto vicino, in termini di emissioni annuali, alla media europea di 7,5 tonnellate pro-capite. Dopo essersi guadagnata nel 2009 il primo posto nella classifica mondiale dei maggiori emittenti di gas serra – usurpando il primato a lungo detenuto dagli USA – la Cina resta in testa con emissioni che nel 2011 hanno toccato il 9 percento.
Il rapporto, che non tiene conto delle emissioni conseguenti alla deforestazione e all’uso della terra, imputa la crescita delle emissioni in Cina all’incremento nell’uso di carburanti fossili e alla vertiginosa crescita economica. Contemporanemante, in Europa le emissioni continuano a scendere (meno 3 percento l’anno scorso) in parte per effetto della crisi economica ma anche grazie ai programmi governativi di sostituzione dei carburanti fossili con fonti di energia rinnovabili. Le emissioni pro-capite dei cinesi sono comunque ancora molto lontane da quelle degli Stati Uniti, dove ogni cittadino emette in media l’enorme cifra di 17,3 tonnellate annue.
Le nazioni industrializzate, Europa inclusa, portano il peso della responsabilità storica per il cambiamento climatico globale ma, ai nostri giorni, il primato delle colpe si sposta continuamente. Secondo il rapporto citato, mentre in Cina le emissioni sono aumentate del 9 percento l’anno scorso, negli USA sono scese del 2 percento per effetto degli alti prezzi del petrolio, di un’economia debole e di un inverno mite. Né gli Stati Uniti né la Cina hanno adottato politiche decisive per la riduzione delle emissioni nazionali, come la tassa sul carbonio o il “cap-and-trade” (il sistema che fissa un limite massimo alle emissioni concesse e permette un vero e proprio scambio dei diritti di emissione).
A livello globale il rapporto registra un aumento del 3% e il raggiungimento del nuovo record di 34 miliardi di tonnellate. Il consumo di carbone, la fonte di energia a più alto contenuto di carbonio esistente, è aumentato del 4%. Queste cifre stanno spingendo il pianeta verso un innalzamento delle temperature globali che in questo secolo potrebbero superare di gran lunga l’obiettivo di 2 gradi Celsius concordato da tutte le nazioni del mondo.
Tra gli aspetti positivi c’è da registrare l’aumento nell’uso delle fonti rinnovabili (energia idroelettrica esclusa) il cui livello è raddoppiato rispetto al 2005, raggiungendo lo scorso anno il 2,1 percento dell’energia totale prodotta.
I cinque maggiori emittenti di carbonio nel 2011:
1) Cina: 29% delle emissioni globali
2) USA: 16%
3) EU: 11%
4) India: 6%
5) Russia: 5%
6) Giappone: 4%