Estrazione del carbone a cielo aperto a Bihar, India. In questo Paese, circa il 40% dell’energia è fornito dal carbone, la fonte combustibile più ricca di carbonio.
Le emissioni di anidride carbonica nel 2011 sono cresciute del 3,2% e hanno raggiunto la cifra record di 31,6 gigatonnellate, destinando così il pianeta a soffrire un pericoloso cambiamento climatico che potrebbe far perdere raccolti, innalzare il livello dei mari, rendere ancora più estreme le condizioni climatiche e provocare estinzioni di massa. Secondo i dati forniti dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), la Cina è il Paese che ha registrato le più alte emissioni di anidride carboniche in Cina nel 2011 (9,3 per cento), mentre quelle europee e negli Stati Uniti sono calate leggermente. Al momento la Cina è il Paese con il maggior livello di emissione di gas serra, mentre gli Stati Uniti sono il Paese che ha emesso di più sempre.
“Quando osservo questi dati vedo che la tendenza è perfettamente in linea con l’aumento delle temperature di 6 gradi Celsius, che avrebbe conseguenze devastanti per il pianeta,” ha dichiarato Fatih Birol, economista alla IEA, a Reuters.
La crescita imponente delle emissioni in Cina nel 2011 è stata collegata a una maggiore richiesta di carbone in questo Paese che sta vivendo una forte crescita economica. Oltre alla Cina, anche l’India ha registrato una crescita simile dell’8,7% delle emissioni di biossido di carbonio, portando il Paese a essere il quarto per emissioni di carbonio dopo la Cina, gli Stati Uniti e l’UE. La Russia è scesa al quinto posto. Le emissioni del Giappone sono cresciute del 2,4% da quando, dopo il disastro nucleare di Fukushima, è cresciuta la dipendenza da combustibili fossili.
Sia le emissioni degli USA che dell’UE sono leggermente calate. Le emissioni di anidride carbonica negli Stati Uniti sono scese del’1,7% grazie a un maggior uso del gas naturale rispetto al carbone, un uso inferiore di petrolio e a un inverno caldo, che ha permesso di ridurre la necessità di riscaldamento. L’UE ha visto diminuire le proprie emissioni dell’1,9% in linea con rallentata una crescita economica e a un inverno mite, come negli Stati Uniti.
La AIE fa notare che, nonostante le emissioni della Cina continuino a crescere, l’intensità di carbonio (le emissioni di carbonio collegate al PIL) di questo Paese è diminuita del 15 per cento dal 2005. Di recente la Cina ha annunciato che nel 2012 i suoi investimenti in energie rinnovabili, conservazione dell’energia e riduzioni delle emissioni ammontavano a 27 miliardi di dollari.
Tuttavia, il resto del mondo non si avvicina a sufficienza al mantenimento della promessa di non far crescere le temperature di 2 gradi Celsius oltre la media del 20° secolo, avverte l’AIE.
“I nuovi dati provano ulteriormente che non si potrà mantenere la tendenza dei 2 gradi Celsius”, ha avvertito Birol in un comunicato stampa.
Circa la metà (45 per cento) delle emissioni riportate dall’AIE erano collegate al carbone, il 35 per cento al petrolio e il 20 per cento al gas naturale.
Quando venivano pubblicati gli ultimi dati dell’AIE era in via di conclusione a Bonn, in Germania, l’ultima sessione di negoziati sul clima internazionale. Tuttavia, sembra che queste trattative siano state le più aspre ma con le discussioni che hanno raggiunto uno stallo a livello di questioni procedurali.
“E’ assurdo vedere che i governi se ne stanno seduti a puntare il dito e litigare come bambini mentre gli scienziati spiegano le terribili conseguenze del cambiamento climatico e che tutti disponiamo della tecnologia necessaria per risolvere il problema mentre creiamo nuovi posti di lavoro verdi,” ha dichiarato Tove Maria Ryding, coordinatore della politica climatica a Greenpeace International.
NASA: Le temperature nel mondo dal 1880 al 2011, in confronto alla media del 20° secolo.