Torbiere che vengono drenate nel Kalimantan, Borneo Indonesiano. Foto di: Rhett A. Butler.
Tra il 1990 e il 2010, quasi tutte le piantagionidi palma da olio del Kalimantan sono nate alle spese di manto forestale; lo dichiara lo studio più dettagliato fino ad ora condotto sull’industria di olio di palma nello stato indonesiano, pubblicato in Nature: Climate Change. Al momento, le piantagioni di palma da olio ricoprono 31.640 chilometri quadrati del paese, e si sono estese di circa il 300 per cento dal 2000. La perdita di foreste ha portato all’emissione di 0,41 gigatoni di carbonio, cifra che supera le emissioni industriali totali in Indonesia. Inoltre, avvertono gli scienziati, se tutte le aree forestali attualmente in concessione fossero convertite in aree da coltivare entro il 2020, più di un terzo delle foreste in pianura fuori dalle aree protette diventerebbero piantagioni e quasi quadruplicherebbero le emissioni.
“Quindi, le emissioni di carbonio delle industrie di olio di palma da sole potrebbero ridurre le possibilità che l’Indonesia mantenga la promessa di abbassare i livelli di emissioni di gas serra del 26% entro il 2020,” scrivono i ricercatori. Attualmente, più del 75 per cento delle emissioni in Indonesia sono connesse al cambiamento nell’utilizzo del suolo. Per far rallentare le emissioni fuori controllo, l’Indonesia ha introdotto una moratoria sullo sgombro delle foreste con un bilione di dollari provenienti da un finanziamento da parte della Norvegia, tuttavia la moratoria è stata ampiamente criticata per non essere abbastanza forte da rallentare la dilagante deforestazione.
Portando avanti studi nuovi e molto dettagliati, i ricercatori hanno calcolato che il 47 per cento delle piantagioni di palma da olio piantate dal 1990 al 2010 nel Kalimantan fu portato avanti a spese di foreste intatte, il 22 per cento a spese di foreste disboscate o secondarie, e il 21 per cento a spese di agroforeste, un misto di terra coltivabile e foresta. Solo il 10 per cento dell’espansione delle piantagioni è avvenuta in aree non occupate da foreste.
Gli attivisti ambientali hanno usato gli orangotanghi, simili a questi orfani nel Kalimantan, come simbolo chiave per preservare le foreste del Borneo. Tuttavia, le foreste continuano ad essere abbattute. Foto di: Rhett A. Butler. |
“Una svolta essenziale si è verificata quando siamo stati in grado di distinguere non solo i terreni ricoperti da foreste e non, ma anche i mosaici di campi di riso, piantagioni di gomma e di frutta e foreste secondarie usate da piccoli proprietari terrieri come mezzo di sostentamento”, spiega Kimberly Carlson, studentessa di dottorato a Yale e autore principale dello studio. “Con questa informazione, siamo stati in grado di eleborare robusti resoconti di contabilità per quantificare le emissioni di carbonio dalle piantagioni di palma da olio.”
Per far spazio alle piantagioni, tra il 1990 e il 2000 la deforestazione ha avuto come risultato 0,9 gigatoni di emissioni di carbonio, ma l’attuale espansione delle piantagioni ha aumentato la cifra a 0,32 gigatoni nell’ultimo decennio.
Carlson e la sua squadra hanno utilizzato le immagini satellitari e la nuova tecnologia per la classificazione della vegetazione creata da Gregory Asner del Carnegie Institution’s Department of Global Ecology, che è citato come co-autore per stilare una lista di quante foreste sono state abbattute e quanto carbonio emesso.
Dopo aver analizzato i numeri per quanto riguarda gli anni 1990-2010, il gruppo si è poi mosso verso il futuro dell’industria di olio di palma e delle foreste nel Kalimantan.
Raccogliendo informazioni sulle concessioni delle piantagioni di palma da olio, i ricercatori hanno scoperto che solo il 20 per cento di queste concessioni sono state sviluppate. Le piantagioni non ancora create ricoprirebbero 93.844 chilometri quadrati, un’area più grande dell’Ungheria.
“Le concessioni sono assegnate senza valutazioni esterne dell’uso del terreno e carbonio, e non sono disponibili per essere viste dal pubblico,” scrivono gli autori. “I dati sulle quantità di carbonio emesso dalle piantagioni non ancora sorte rimangono quindi nascosti ed esclusi dalle stime nazionali di emissioni.”
Lo sviluppo di tutte queste concessioni nascoste, molte delle quali rimangono sconosciute anche ai locali, potrebbero risultare in 1,52 gigatoni di carbonio rilasciati nell’atmosfera. Inoltre, le piantagioni di palma da olio ricoprirebbero il 34 per cento del terreno al di fuori delle aree protette nel Kalimantan, mentre ora ne ricoprono circa il 10 per cento.
“Queste concessioni di piantagioni sono un ‘esperimento su grande scala’ senza precedenti che sostituisce le foreste con monoculture di palme esotiche,” spiega la co-autrice Lisa M. Curran, docente di antropologia ecologica a Stanford e socio senior del Stanford Woods Institute for the Environment. “Possiamo vedere dei punti critici nella conversione delle foreste dove le funzioni biofisiche fondamentali sono interrotte, lasciando la regione sempre più esposta al rischio di siccità, incendi e alluvioni.“
Lo studio dichiara che proteggere torbiere e foreste potrebbe enormemente ridurre le emissioni stimate. La protezione delle torbiere potrebbe ridurre le emissioni stimate del 37-45 per cento nel prossimo decennio, mentre proteggere le foreste ha fatto sì che le emissioni siano state effettivamente ridotte del 71-111 per cento. Dato che le piantagioni di palma da olio immagazzinano del carbonio invecchiando, un aumento di carbonio è possibile se le foreste naturali vengono protette. Inoltre, lo studio ha scoperto che i programmi REDD+ potrebbero competere economicamente con l’olio di palma.
“Sotto determinate condizioni di mercato e pratiche di amministrazione della terra, le iniziative REDD+, che mirano a mitigare queste emissioni, possono produrre delle entrate per il governo del paese simili alle entrate generate dall’esportazione di olio di palma,” scrivono gli autori.
Il presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono ha recentemente annunciato la sua “visione 7/26”, fissando un obiettivo di crescita economica annuale del 7 per cento, assieme con una riduzione delle emissioni del 26 per cento, secondo un riferimento proiettato al 2020.
Le piantagioni palma da olio non sono solo responsabili per le emissioni di gas serra, ma sono state anche indicate come causa della drammatica riduzione di biodiversità nella regione, dato che molte meno specie prosperano nelle monoculture che nelle foreste naturali. Inoltre, i conflitti locali sono una conseguenza dell’immensa espansione della monocoltura, visto che la popolazione perde l’accesso alle foreste e ad aree rurali.
Piantagioni di palma da olio, concessioni di olio di palma, concessioni per il legname e aree protette nel Kalimantan. Carlson et al. Clicca sopra per ingrandire.
CITATION: Kimberly M. Carlson, Lisa M. Curran, Gregory P. Asner, Alice McDonald Pittman, Simon N. Trigg and J. Marion Adeney. Carbon emissions from forest conversion by Kalimantan oil palm plantations. Nature Climate Change. 2012.