Typhoon Bopha as seen by satellite on December 1st. Photo by: NASA MODIS Rapid Response System.
Secondo gli ufficiali filippini, la continua deforestazione illegale e le estrazioni miniere furono probabilmente parte causante dell’alto numero di vittime del tifone di 5a categoria Bosha (Pablo), specialmente nella valle Campostela dove gli ufficiali governativi avevano avvertito le persone di fermare le attività illegali. Fin’ora, 370 persone sono state trovate morte sull’isola di Mindanao e altre 400 sono disperse. Il livello dell’acqua è stato così alto che anche i rifugi d’emergenza sono stati inondati.
“Se abusi della natura, la natura si vendicherà su di noi”, disse Benito Ramos, direttore esecutivo del Consiglio Nazionale del Management e Riduzione dei Rischi nei Disastri (NDRRMC). “Questo è a causa delle decine di anni di deforestazione ed estrazione miniera.
Le nostre foreste sono già compromesse e ci sono tunnel lasciati dai piccolo minatori.”
La deforestazione illegale e le estrazioni miniere hanno spogliato molte colline a Mindanao, la quale è coperta da foreste solo al 10 %. Deforestazione significa improvviso scorrimento libero d’acqua, conducendo a terra catastrofica e slittamenti di terreno che possono sotterrare intere città.
“L’acqua era alta quanto un albero di cocco” disse Joseph Requinto, un agricoltore locale, ai giornalisti associati. “Tutti gli alberi di bamboo, anche quelli grossi, sono stati buttati giù.”
Sfortunatamente questi tragici disastri ambientali stanno diventando un tema ricorrente nelle Filippine, meno di un anno fa il tifone Sendong uccise più di 1200 persone sulla stessa isola. Anche la vasta distruzione provocata dalla tempesta- che ha incluso più di 300.000 persone- è stata attribuita almeno parzialmente alla deforestazione illegale.
La deforestazione fu proibita in tutte le Filippine da febbraio 2011 per evitare disastri come questo, però la deforestazione illegale rimane un problema dilagante.
Un mondo più caldo può significare peggiori tifoni, uragani
“Il cambiamento climatico è un pericolo chiaro e attuale e una faccenda della sicurezza nazionale del nostro paese,” disse Loren Legarda, senatore filippino, l’anno scorso dopo il devastante tifone Sendong.
Gli scienziati continuano a discutere sulle connessioni tra il cambiamento climatico e gli uragani e tifoni (entrambi nomi per cicloni tropicali). Emerge comunque un consenso generale che nonostante il cambiamento climatico può non influire sul numero totale degli uragani, è molto probabile che aumenti il grado d’intensità di quelli molto grandi, come l’uragano Sandy che colpì poco più di un mese fa la costa americana dell’est.
Il cambio climatico intensifica i cicloni tropicali in vari modi: l’innalzamento del livello del mare crea peggiori ondate di tempesta, mentre l’atmosfera più calda attira più acqua dagli oceani, portando a un’incremento delle precipitazioni, peggiorando le possibilità delle inondazioni improvvise come quelle scatenate dal Bosha. In più, le ondate di calore fuori stagione può influire sia sull’estensione della stagione dei cicloni tropicali sia sulla sua estensione geografica: il tifone Bosha ha colpito una regione di Mindano che non era stata mai colpita da cicloni così estremi. Ha anche colpito fuori stagione.
“Non abbiamo mai avuto un tifone come Bosha, che ha seminato distruzione in una parte del paese che non aveva visto una tempesta come questa da mezzo secolo. E tragedie spezza cuore come queste non sono uniche nelle Filippine, perché il mondo intero, soprattutto paesi in via di sviluppo lottando contro la povertà e per raggiungere lo sviluppo sociale e umano, si confronta con queste stesse realtà,” disse oggi Naderev Sano, negoziatore climatico per le Filippine, in un discorso passionale al 18esimo summit UN sul clima a Doha, Qatar, che si sta svolgendo da 2 settimane. Sano indica il disastro come ulteriore argomento per un approccio aggressivo sul cambio climatico all’interno di una conferenza dove gli osservatori dicono che sono stati fatti pochi progressi.
“Faccio un appello al mondo intero,” continuò Sano. “Faccio appello ai leader di tutto il mondo per aprire i nostri occhi alla nuda realtà che abbiamo di fronte. Faccio appello ai ministeri. Lo scopo del nostro lavoro non è riferito a quello che vogliono i nostri leader politici. È riferito a quello che ci chiedono 7 bilioni di persone. Faccio appello a tutti, per favore, basta ritardi, basta scuse. Per favore, facciamo che Doha sia ricordata come il posto dove abbiamo trovato la volontà politica di svoltare le cose.”
Le NGO ambientali e anti-povertà stanno puntando il dito contro i paesi ricchi- soprattutto gli Stati Uniti, il Canada, la Nuova Zelanda- per la mancata promessa sul taglio delle emissioni e per aver fornito poche informazioni sulle cause del cambio climatico. Anche il paese ospite, il Qatar, è stato criticato pesantemente per aver fatto poco, anche se è il maggiore produttore di gas per abitante al mondo.