Il commercio legale di avorio non riesce a proteggere gli elefanti
Secondo un rapporto investigativo pubblicato nel National Geographic da Bryan Christy, il commercio legale di avorio non riesce a proteggere gli elefanti che vengono massacrati in massa nel continente africano per soddisfare la domanda di oggetti religiosi.
Dopo aver indagato e scritto il rapporto per tre anni, l’inchiesta si incentra sulla domanda e l’offerta nel mercato di avorio. Si è scoperto così, secondo una pubblicazione del National Geographic News, che ingenti quantità di avorio vengono utilizzati per fabbricare oggetti religiosi, inclusi “bambini Gesù e santi cattolici nelle Filippine, rosari islamici per i mussulmani e Croci copta per i cristiani in Egitto, amuletti e statuine per i buddisti in Tailandia e infine in Cina, il paese che consuma più avorio nel mondo, oggetti più elaborati per gli investitori Buddisti e Taoisti”.
L’avorio arriva principalmente dal mercato nero. Il prezzo da pagare per gli elefanti è alto: secondo una stima prudente 25.000 elefanti sono stati massacrati nel 2011 da solo.
L’articolo discute sulle decisioni prese dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione (CITES), l’organizzazione che presiede all’accordo per il commercio internazionale dei prodotti derivati dalla fauna selvatica, ritenendo che abbiano giocato un ruolo facilitante per il traffico di avorio di elefante. Nello specifico, l’unica volta che la vendita di avorio è stata autorizzata dalla CITES, questo ha favorito l’aumento della domanda per i prodotti in avorio e ha confuso il mercato circa la legalità di avorio di elefante.
L’Agenzia per la tutela dell’ambiente (Eia),un gruppo che ha lanciato una campagna contro il commercio di avorio di elefante, afferma che Blood Ivory (Sangue e Avorio) rivela “l’enormità e l’entità del traffico illegale internazionale di avorio” e dimostra quanto “il meccanismo per regolare il commercio di avorio della CITES è profondamente imperfetto, concretamente non sostenibile e come sia diventato lui stesso il maggiore motore trainante del bracconaggio e del commercio illegale internazionale di avorio.” Il gruppo ha richiesto una nuova valutazione delle politiche della CITES.