“E inoltre erano vivi quando i bracconieri hanno cominciato a strappare le zanne” – Celine Sissler-Bienvenu
Elefante in ginocchio abbattuto dai bracconieri con un altro che giace morto dietro di lui. Si stima che l’anno scorso 650 elefanti siano stati ammazzati in Camerun nel parco nazionale di Bouba Ndjida. Foto per gentile concessione di IFAW.
In una nuova inchiesta pubblicata dalla Wildlife Conservation Society si afferma che i bracconieri nell’ultimo decennio hanno ammazzato uno sconcertante 62% degli elefanti della foresta africana. L’insaziabile domanda di avorio d’elefante proviene soprattutto dalla Cina e dalla Tailandia, che paradossalmente ospita la conferenza di quest’anno della CITES (CoP16) [Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione]. La conferenza continuerà fino al 13 marzo 2013.
Lo studio è basato su un’indagine sui cinque stati dell’area di distribuzione degli elefanti, compreso il Camerun. Il Camerun è patria del parco nazionale Bouba Ndjida, in cui l’anno scorso è avvenuto lo sconvolgente massacro di 650 elefanti. La prima e unica NGO a entrare nel parco durante il massacro è stata l’IFAW, il Fondo Internazionale per il Benessere Animale. La spedizione era guidata da Celine Sissler-Bienvenu, direttore dell’IFAW per la Francia e l’Africa francofona. La Sissler-Bienvenu, che, in qualità di studentessa di fauna selvatica, aveva in precedenza condotto ricerche sugli elefanti del parco, ha dedicato loro un commovente tributo, mentre indagava sulla strage. La giornalista freelance Christina Russo ha intervistato la Sissler-Bienvenu nell’anniversario della carneficina, per discutere alcune delle conclusioni su quanto accaduto a Bouba Ndjida e sulle possibilità che possa ripetersi una strage.
INTERVISTA CON CELINE SISSLER-NIENVENU, DIRETTORE DELL’IFAW PER FRANCIA E AFRICA FRANCOFONA
Bossoli di proiettili usati per ammazzare gli elefanti a Bouba Ndjida. Foto per gentile concessione di IFAW.
Mongabay: Dunque siamo al primo anniversario della strage degli elefanti in Camerun?
Celine Sissler-Bienvenu: Sì.
Mongabay: Quando è cominciato il massacro?
![]() Celine Sissler-Bienvenu. |
Celine Sissler-Bienvenu: All’inizio dell’aprile 2012. I soldati camerunensi [che alla fine erano stati assegnati al parco dal governo] sono stati sul posto fino alla fine di aprile. Quindi si presume che i bracconieri siano partiti a metà aprile al più tardi.
Mongabay: Quanti bracconieri pensa che fossero implicati nella strage?
Celine Sissler-Bienvenu: La stima si basa su quanto ci hanno raccontato le comunità locali. Approssimativamente tra 50 e 100 bracconieri. Ma si dividevano in gruppetti di cinque o dieci bracconieri. Abbiamo ricevuto informazioni sui numeri anche da una guida di caccia, che era stata fermata da un gruppo di 70 bracconieri, trattenuta per alcune ore e poi rilasciata.
Mongabay: Era una guida di caccia pratica del parco?
Celine Sissler-Bienvenu: Sì. Ha una zona di caccia intorno al parco. In Camerun la maggior parte delle aree protette è circondata da zone di caccia, che sono gestite da guide straniere. Si trattava di un francese che arrivava in zona ogni stagione.
Mongabay: Per favore, mi racconti di quando per la prima volta avete avuto la sensazione di un pericolo incombente su Bouba Ndjida.
Celine Sissler-Bienvenu: La prima informazione era arrivata a gennaio, la notizia poi è stata che i bracconieri erano diretti in Camerun. Ma alla fine di dicembre ci erano arrivate voci che fossero nel Ciad.
All’epoca ero in Congo. A febbraio il mio referente sul luogo, a Bouba Ndjida, disse di aver sentito molti spari e che gli elefanti venivano ammazzati. Disse anche di aver contattato le autorità per informarle dell’accaduto ma senza aver ottenuto reazioni. Ecco perché si è messo in contatto con me chiedendomi se l’IFAW poteva fare qualcosa.
Mongabay: Il referente. .. Era in un lodge safari nel parco?
Celine Sissler-Bienvenu: Sì. Esattamente. È un piccolo lodge. Molto, molto piccolo. Famigliare.
Mongabay: Vi ha mandato foto degli elefanti?
Proboscide di elefante massacrato. Foto di: © IFAW/A. Ndoumbe.
Celine Sissler-Bienvenu: Quando mi ha chiesto di fare qualcosa, io gli ho chiesto di entrare nella boscaglia a fare delle foto in modo da poterle usare e mostrare le prove. È andato sul luogo con la sua squadra e in quel periodo avevano già individuato 200 carcasse, che erano molto vicine e facilmente raggiungibili: proprio lungo la strada. Per questo diceva che il numero sarebbe aumentato perché alcune zone del parco, ad esempio a nord, non erano tanto raggiungibili, e che molti elefanti alla fine sarebbero stati ammazzati in quell’area. E infatti è andata così.
Mongabay: Questo parco ha una strada principale che l’attraversa completamente?
Celine Sissler-Bienvenu: Ci sono alcune strade ma durante la stagione delle piogge non si possono percorrere in auto. C’è una strada che raggiunge il lodge e poi ci sono diverse strade per visitare il parco. Forse due o tre strade.
Mongabay: Ma questi bracconieri erano a cavallo.
Celine Sissler-Bienvenu: Sì.
Mongabay: È stato diffusamente riportato che siano stati i Janjaweed a fare questo, ma in realtà voi credete si tratti di un altro gruppo?
Celine Sissler-Bienvenu: Sono stati i bracconieri sudanesi e ciadiani a massacrare quegli elefanti. I loro vestiti e la lingua araba erano parte degli elementi di prova. Molti ipotizzavano che fossero i Janjaweed a essere responsabili del bracconaggio come negli anni precedenti, ma è in realtà molto più probabile si tratti del clan tribale dei Rizeigat, un gruppo affiliato ai Janjaweed.
Mongabay: Che tipo di armi è stato usato per ammazzare gli elefanti?
Un cucciolo di elefante ammazzato dai bracconieri. Foto per gentile concessione di IFAW.
Celine Sissler-Bienvenu: Armi per uso militare come i Kalashnikov AK-47. Avevano anche dei lanciagranate anticarro RPG e tante munizioni. Sacchi di munizioni.
Mongabay: Alla fine qual è stato il numero degli elefanti morti?
Celine Sissler-Bienvenu: Non abbiamo fatto il calcolo per conto nostro ma parlando con le comunità locali che erano in contatto coi bracconieri, pare che i cacciatori abbiano in qualche modo censito il numero di elefanti da loro ammazzati. A metà marzo erano 650. Dopodiché il governo camerunense ha messo 600 soldati nel parco. La prima tornata che hanno mandato era di 300 soldati. Quando siamo arrivati sul luogo abbiamo chiesto una risposta militare che è quanto hanno mandato. E poi tra marzo e aprile il governo camerunense ne ha inviati altri 300. Hanno anche mandato un elicottero e due aerei per effettuare ricognizioni.
Mongabay: Per essere sicuri, i bracconieri hanno agito in modo assolutamente indiscriminato?
Celine Sissler-Bienvenu: Sì. Hanno ammazzato tutti i membri del branco. Hanno seguito il branco e li hanno sterminati tutti. Compresi i piccoli.
Mongabay: Lei ha scoperto una cosa quando ha indagato sulla strage degli elefanti: le orecchie sono state tranciate?
Celine Sissler-Bienvenu: Sì, ci siamo accorti che, ad eccezione dei piccoli, in tutti gli elefanti parte delle orecchie è stata tagliata seguendo una forma circolare. Ci hanno informato che è una consuetudine soprattutto dei sudanesi. Non si tratta di un’usanza camerunense. È come un trofeo che i bracconieri vogliono tenere per sé per ogni elefante ucciso.
Mongabay: Secondo l’IFAW, molti degli elefanti, se non la maggioranza, erano vivi quando le zanne sono state strappate. . .
Celine Sissler-Bienvenu: Sì. Perché alcuni degli elefanti avevano solo una pallottola nel corpo. E anche questo risulta dalla posizione in cui si trovavano al rinvenimento. . . Alcuni di loro erano in ginocchio. . . Inginocchiati. Quindi erano ancora vivi quando i bracconieri hanno tranciato le proboscidi. Sono soffocati. E inoltre, erano vivi quando i bracconieri hanno cominciato a strappare le zanne.
Mongabay: Con un macete?
Veduta aerea di una famiglia di elefanti massacrata. Foto per gentile concessione di IFAW
Celine Sissler-Bienvenu: Sì. E hanno usato anche un qualche tipo di lama perché abbiamo visto delle lacerazioni agli organi vitali. Pensiamo abbiano finito gli animali con un coltello o un pugnale.
Abbiamo notato lo stesso tipo di lacerazioni su alcuni cuccioli, il che sorprende. Pensiamo, infatti, si sia trattato di una sorta di addestramento: un modo per addestrare i bracconieri a uccidere gli elefanti. Pensiamo anche che forse si possa essere trattato di una tattica: torturare gli elefanti più giovani per far sopraggiungere gli adulti. In modo da ammazzarli tutti.
Mongabay: Da quanto tempo lavora per la protezione della natura?
Celine Sissler-Bienvenu: Da 12 anni.
Mongabay: Ha mai visto niente di così crudele?
Celine Sissler-Bienvenu: No. Non in queste proporzioni. Il bracconaggio è davvero cambiato. Il volto del bracconaggio è cambiato perché prima era più una caccia di sostentamento, tranne che a partire dagli anni Ottanta. Ma non era per alimentare il mercato asiatico e non una carneficina compiuta in questa maniera. Perciò ora vediamo chiaramente un modo molto organizzato di fare bracconaggio ed è associato a una determinazione molto forte. È veramente organizzato: come lo sarebbe una banda militare. È molto, molto ben organizzato, e non dà vie di scampo agli animali. È molto ben pianificato.
Mongabay: Qual è stata la risposta del governo camerunense di fronte al fatto della spedizione dell’IFAW nel parco di Bouba Ndjida?
Celine Sissler-Bienvenu: A essere sinceri, non hanno molto apprezzato che siano stati informati i media di tutto il mondo e che noi siamo andati sul posto a documentare la strage e il loro intervento tardivo.
Mongabay: Avevate a disposizione misure di sicurezza mentre eravate nel parco?
Celine Sissler-Bienvenu: No, non le avevamo. Comunque si presumeva che i bracconieri se ne sarebbero andati dal parco di fronte alla presenza di centinaia di soldati. Tuttavia i cacciatori erano molto determinati e persino con i militari nel parco, hanno continuato ad ammazzare elefanti molto vicini al lodge [dov’era ospitata l’IFAW]. Abbiamo sentito degli spari e un combattimento tra soldati e bracconieri, in cui sono morti un soldato e un cacciatore. Dopo quella giornata di combattimento tra soldati e bracconieri, siamo dovuti partire perché stava diventando davvero troppo pericoloso per la nostra squadra.
Mongabay: Il governo del Camerun ha mai arrestato qualcuno per il bracconaggio?
Celine Sissler-Bienvu in piedi accanto a una carcassa di elefante nel Parco Nazionale di Bouba Ndjia. Foto per gentile concessione di IFAW.
Celine Sissler-Bienvenu: No. Non è stato arrestato nessuno. Inoltre, mi chiedo ogni giorno dove si trovi quell’avorio. Ogni settimana si fanno grandi sequestri nel mondo e finora non sappiamo se si tratti di avorio proveniente da Bouba Ndjida o no. Spero che un giorno lo sapremo. E sapremo anche a chi sia stato venduto.
Mongabay: Dove pensa sia andato a finire?
Celine Sissler-Bienvenu: È fuori dal Camerun e, probabilmente, dopo esser tornato in Sudan ora è fuori anche da lì. Quello che sappiamo è che quelle bande di bracconieri hanno ammazzato gli elefanti perché sapevano di poter trarre profitto dall’avorio e se traggono profitto per finanziare le loro guerre o qualsiasi altra cosa, sanno a chi vendere l’avorio e sembra molto facile. Inoltre erano piuttosto garantiti: questi bracconieri non hanno avuto nessun problema a far questo su così vasta scala. Abbiamo ancora molte domande su come abbiano potuto farlo per così lungo tempo [a Bouba Ndjida] a quei livelli.
Mongabay: Vorrei che ci chiarisse un punto: i bracconieri entrano a Bouba Ndjida ogni anno?
Celine Sissler-Bienvenu: Non esattamente, ma ogni anno, durante la stagione secca, i bracconieri seguono l’Ascia Sudanese, una “pista” che va dal Sudan alla Repubblica Centrafricana settentrionale, al Ciad meridionale e ora al Camerun, con l’intenzione di ammazzare gli elefanti. E queste bande di bracconieri sono le stesse che, a partire dal 2000, hanno massacrato gli elefanti del parco nazionale di Zakouma, nel Ciad. Ma ora Zakouma è più sicuro e il governo del Ciad ha preso l’iniziativa nella protezione degli elefanti in Africa centrale fornendo attrezzature e addestramento ai ranger. È infatti probabile che, per questo motivo, i bracconieri abbiano deciso di dirigersi verso il Camerun. E oggi gira voce che i bracconieri siano di nuovo nei paraggi, sono tornati verso novembre 2012. Erano nella Repubblica Centrafricana a gennaio, forse un gruppo di 150-200, e si dirigevano nel Ciad. E ora dal Ciad arrivano indiscrezioni che siano in Camerun, nuovamente a Bouba Ndjida. Tuttavia, quest’anno il parco ha centinaia di soldati schierati sul posto, quindi speriamo che ciò scoraggi i bracconieri dall’entrare per far strage di elefanti.
È sorto però un altro problema: gran parte degli elefanti che vivevano a Bouba Ndjida se ne sono andati dal parco a causa della pressione dei cacciatori. Si sono spostati nel Ciad, in una zona non protetta. Speriamo che i bracconieri non li trovino.
Ciò che è importante aggiungere a questo proposito è che più metà della popolazione degli elefanti nel parco nazionale di Bouba Ndjida è stata abbattuta. Il che significa che ci vorranno almeno cinquant’anni per tornare al livello di popolazione preesistente. Non sappiamo come questo inciderà sugli esemplari sopravvissuti, soprattutto quelli giovani. Sappiamo che alcuni di loro potrebbero sviluppare problemi comportamentali dopo aver assistito alla carneficina degli altri elefanti.
Mongabay: Ha passato molto tempo in Camerun?
Cadaveri di elefanti. Foto per gentile concessione dell’IFAW.
Celine Sissler-Bienvenu: Sì, Ho fatto i miei studi nel Camerun. Quindi ero abituata a lavorare in zone protette osservando gli elefanti e i gorilla delle pianure occidentali. Li ho studiati nel loro habitat. Probabilmente ho visto quelli che sono stati ammazzati.
Mongabay: Ha intenzione di visitare Bouba Ndjida quest’anno?
Celine Sissler-Bienvenu: Celine Sissler-Bienvenu: Sì. Andrò sul posto a maggio per valutare i corsi d’addestramento antibracconaggio che l’IFAW ha attivato e che inizieranno a metà marzo e dureranno fino alla fine di maggio.
Mongabay: Mentre parliamo, oggi si sta svolgendo la CITES. Gli avvenimenti del Camerun sono stati presi seriamente dai membri della CITES?
Celine Sissler-Bienvenu: Lo spero. E che le lezioni apprese vengano messe in pratica. La CITES deve rendersi conto che gli elefanti hanno bisogno di più protezione e che combattere il bracconaggio richiede cooperazione tra tutti i governi degli stati dell’area di distribuzione degli elefanti in Africa. Ma oltre agli stati dell’area di distribuzione, credo che ogni paese e governo abbia una responsabilità. Oltre al fatto che stiamo perdendo una specie a causa del consumo di avorio in Asia, principalmente in Cina e Tailandia, questa strage ha dimostrato che la sicurezza nazionale del paese non era a posto. Ciò è veramente preoccupante perché quei bracconieri erano molto ben armati e dovevano venire da molto lontano. Sono andati proprio in un altro paese. Il Camerun ha dimostrato un itinerario molto chiaro. Quindi questo solleva veri problemi di sicurezza. E, naturalmente, il traffico di animali selvatici è un reato transnazionale compiuto dal crimine organizzato: se si vuole veramente riuscire a fermarlo, si devono impiegare tutte le forze dell’ordine, altrimenti perderemo la battaglia per salvare gli elefanti.
Mongabay: Lei è in Francia. Lì qual è stata la reazione alla strage in Camerun?
Gli elefanti hanno subito una morte raccapricciante. Foto di: © IFAW/A. Ndoumbe.
Celine Sissler-Bienvenu: Celine Sissler Bienvenu: Penso che in Europa la gente l’abbia considerata orribile. Il commercio dell’avorio in Europa è vietato e ritengo che gli europei non pensassero che questo genere di bracconaggio potesse essere ancora praticato. Il pubblico era inorridito. Sul fronte del governo, l’UE svolge un ruolo molto influente alla CITES ed è sempre stata in favore alla vendita in un’unica soluzione, discutendo sempre la possibilità di riprendere il commercio dell’avorio. Credo che per l’EU sia stato un elettroshock, che ha dimostrato che in merito alle vendite in unica soluzione, avevano fatto degli errori. Alla CITES di quest’anno l’EU e altri gruppi non dovrebbero parlare di elefanti per quel tanto che basta. Hanno l’occasione di parlare anche delle altre specie minacciate.
Mongabay: Pensa che in Cina e Tailandia si stia cercando di fermare legittimamente il commercio dell’avorio?
Celine Sissler-Bienvenu: Se si guarda il prezzo degli oggetti d’avorio in Cina, è molto alto. Solo i ricchi possono permetterselo. Un sondaggio condotto dall’IFAW ha mostrato che il 70% delle persone intervistate non si rendeva conto che l’avorio proviene da elefanti morti. Pensavano che le zanne cadessero naturalmente. Il governo cinese ha cercato di contrastare il problema dell’avorio ma sono davvero convinta che il problema primario sia il mercato nazionale. Finché avremo mercati dell’avorio legali e falsati, avremo il bracconaggio. Se chiudiamo questi mercati manovrati, abbiamo una possibilità. Altrimenti non riusciremo, perché la domanda è molto alta. So che non ci sono abbastanza elefanti vivi sul pianeta per soddisfare la domanda asiatica. Cina e Tailandia devono davvero affrontare questo problema seriamente.