Il 16 Febbraio si festeggia la Giornata Mondiale del Pangolino.
Il pangolino cinese rischia l’estinzione a causa di un vasto e insostenibile commercio illegale della sua carne e delle sue squame. Questo pangolino è un ospite del Kadoorie Farm and Botanic Garden (Hong Kong) Foto cortesia di EDGE ZSL.
L’anno scorso decine di migliaia di elefanti e centinaia di rinoceronti sono stati massacrati per soddisfare il crescente appetito dei trafficanti di fauna selvatica. Questo mercato nero, incentrato prevalentemente nell’est dell’Asia, ha fatto strage anche di tigri, squali, leopardi, tartarughe, serpenti e centinaia di altri animali. Con un fatturato annuo stimato in 19 miliardi di dollari, questo traffico in espansione attira periodicamente l’attenzione dei media mondiali, spingendo perfino il segretario di stato USA, Hillary Clinton, a occuparsene nel corso di un discorso tenuto lo scorso anno. Ma la principale vittima del commercio di fauna selvatica non è l’elefante, il rinoceronte o la tigre, quanto un animale che riceve poche attenzioni, soprattutto da parte dei media: il pangolino. Se il nome non vi dice nulla, non siete i soli.
“La maggior parte della gente non sa cosa sia un pangolino” dice Rhishja Cota-Larson, fondatrice e direttorice del Project Pangolin e di varie iniziative a favore dei rinoceronti.
Non stupisce forse più di tanto che il pangolino sia poco conosciuto al grande pubblico, se si considera che anche gli scienziati brancolano nel buio. Animali notturni e notoriamente timidi, i pangolini sono avvistati raramente e ancor meno studiati. Gli scienziati riconoscono che le vite private dei pangolini rimangono ancora in larga misura tali: private. C’è però un altro motivo se questo animale è poco conosciuto: l’ambivalenza di governi e grandi ONG.
Pangolino del Borneo, parimenti incluso tra le specie minacciate di estinzione |
“Gli interventi di conservazione sono concentrati principalmente sui grandi mammiferi (generalmente sulle specie più carismatiche) e ignorano le pressanti istanze dei mammiferi più piccoli e delle specie meno note” ha affermato Ambika Khatiwada, che sta studiano il pangolino cinese in Nepal. “I governi e le altre organizzazioni del settore […] non hanno piani adeguati per la conservazione di piccoli mammiferi e il risultato è che disponiamo di informazioni molto limitate sull’ecologia, le minacce e altre questioni legate alla conservazione dei pangolini. ”
Eppure, ora che i pangolini iniziano a scomparire, vittime di un vero e proprio massacro nell’Asia orientale, l’attenzione si è un po’ spostata verso di loro. Recentemente il famoso naturalista e documentarista David Attenborough nel suo speciale per la BBC Attenborough’s Ark ha indicato il pangolino tra le dieci specie che salverebbe dall’estinzione, affermando che “è uno degli animali più teneri che io abbia mai incontrato”. Nel 1956 Attenborough salvò a Bali un pangolino che stava per finire in pentola, rilasciandolo in seguito nella foresta. Contemporaneamente, la Società Zoologica di Londra (ZSL) ha aggiunto due delle otto specie di pangolino al suo programma EDGE diretto alla conservazione dei mammiferi più singolari e maggiormente minacciati. Infine, cosa forse più importante, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha formato un gruppo di specialisti dedito esclusivamente allo studio e alla conservazione di questi misteriosi animali.
Non dovrebbe essere difficile coinvolgere il pubblico nella salvaguardia dei pangolini, perché, come dice Cota-Larson, sono “irresistibilmente carini”. Inoltre, se parliamo di specie minacciate, nessun mammifero si trova altrettanto facilmente nei mercati, ristoranti e negozi attorno cui ruota il noto traffico illegale di fauna selvatica dell’est asiatico.
“I pangolini sono di gran lunga i mammiferi più comuni nel commercio internazionale, catturati in ogni parte dell’Asia per essere usati in medicina tradizionale o come carne, soprattutto in Cina” ha dichiarato Chris Shepherd, il direttore regionale per il Sudest asiatico di TRAFFIC, un’organizzazione che combatte i crimini contro la fauna selvatica.
Dato che i pangolini stanno scomparendo a un ritmo impressionante, è più importante che mai celebrare questo sabato (16 febbraio) la seconda Giornata Mondiale del Pangolino.
Vi presento il pangolino
Un pangolino del Borneo in Vietnam usa la sua incredibile lingua per nutrirsi di formiche. Foto di: Tran Quang Phuong/Carnivore e Pangolin Conservation Programme.
Se volete farvi un’idea del pangolino, pensate a un piccolo formichiere e poi copritelo con un’armatura squamosa, come quella che immaginereste su un drago. Insieme a queste eloquenti squame, il pangolino ha un muso allungato, con una lingua flessuosa che gli consente di inghiottire agevolmente centinaia di formiche e termiti e dispone di lunghi artigli per rivoltare termitai, camminando sulle nocche per preservarli. In più, i pangolini hanno ghiandole perianali repugnatorie, simili a quelle delle puzzole, per allontanare i predatori. Forti come acrobati da circo dotati di cinque arti (se si conta la loro coda prensile) i pangolini sono incredibili arrampicatori e, cosa ancora più sorprendente, eccellenti nuotatori. Ma la caratteristica forse più famosa del pangolino è la sua capacità di appallottolarsi in una sfera corazzata, difesa eccellente contro i predatori non umani. In effetti il nome di pangolino proviene dalla parola malese “penggulung” che significa “che si arrotola”. Questo apparente guazzabuglio di caratteristiche ha consentito al pangolino di conquistare due continenti con le sue otto specie distribuite equamente tra Asia e Africa.
“La prima volta che mi sono interessato ai pangolini è stato nel 2005, mentre mi accingevo a partire per il Sud Africa per lavorare come volontario in una riserva” ha detto Dan Challender, che oggi lavora a una tesi di dottorato incentrata sul commercio di pangolini. “Sfogliavo una guida sui mammiferi africani e mi sono sembrati tra gli animali più strani che vi fossero descritti, per il loro aspetto esteriore, la morfologia e in generale per la loro inusualità e mi sono augurato di incontrarne uno nella savana.”
Challander non ha mai incontrato il suo pangolino in Sud Africa, ma da allora ha lavorato con i pangolini in tutta l’Asia ed è stato uno dei promotori del gruppo di specialisti dell’IUCN.
Pangolino arboreo nella Repubblica Democratica del Congo Foto di: Valerius Tygart |
Se le sue sembianze non fossero già abbastanza bizzarre, il posto occcupato dal pangolino nell’albero genealogico dei mammiferi è altrettanto sorprendente. Benché il loro aspetto sia simile a quello di un formichiere con un’armatura, si è scoperto che i pangolini non sono affatto imparentati con i formichieri. Al contrario, recenti studi genetici hanno dimostrato che i loro parenti più prossimi sarebbero in realtà i carnivori, nonostante ai pangolini manchi una cosa che tutti i carnivori hanno: i denti. E, naturalmente, i pangolini non mangiano carne in senso convenzionale, ma inghiottono insetti. Non sorprende quindi che la parentela tra pangolini e carnivori sia lontana nel tempo: questi formichieri squamosi si sono separati dai carnivori ben 70 milioni di anni fa, il che significa che le otto specie di pangolino esistenti occupano un posto del tutto peculiare sulla Terra. I tassonomisti hanno perfino attribuito loro un ordine a se stante, quello dei Folidoti.
Questo fa dei pangolini un ottimo esempio di quella che gli scienziati chiamano evoluzione convergente. Benché non legato al formichiere americano da alcun rapporto di parentela, il pangolino ha sviluppato una forma del corpo similare, compresi i possenti artigli, il muso allungato e la lingua lunga e flessibile. Entrambi gli animali, pangolini e formichieri, non mangiano altro che insetti come formiche e termiti e sembra che questo regime alimentare favorisca certe caratteristiche al punto che due mammiferi totalmente differenti, che vivono su diversi continenti, possono sembrare quasi gemelli, benché uno sia peloso e l’altro squamoso.
Nonostante le numerose stranezze, tra cui il fatto di essere l’unico mammifero al mondo con delle vere e proprie squame, i pangolini non sono mai stati studiati estesamente. Challender afferma che quando ha iniziato le sue ricerche i pangolini “sembravano quasi dimenticati, se paragonati ad altre specie indubbiamente più carismatiche”.
Questa negligenza comporta che per gli studi sul pangolino oggi i ricercatori devono partire da zero.
La seconda Giornata mondiale del Pangolino si celebra questo fine settimana. Immagine cortesia di Project Pangolin. |
“Conosciamo pochissimo del loro ruolo nell’ecosistema” dice Shepherd. “Sappiamo che hanno un’ importante funzione come predatori di formiche e termiti, ma al di là di questo la nostra conoscenza è molto limitata. Occorrono ulteriori ricerche per comprendere meglio il ruolo di queste specie e l’impatto che la rimozione massiccia dei pangolini, conseguente al loro commercio, sta avendo sull’ecosistema”.
Ma i giovani ricercatori stanno abbracciando la causa del pangolino. Mentre Challender studia il commercio illegale del pangolino, Ambika Khatiwada, membro del progetto EDGE, che lavora per il National Trust for Nature Conservation nepalese (NTNC), sta avviando in Nepal il primo progetto di foto trappole focalizzato sul pangolino. Lui e il suo team stanno installando foto trappole vicino alle tane dei pangolini, sperando di riuscire a catturare le immagini di questi timidi animali e imparare qualcosa sui loro vagabondaggi notturni.
“Speriamo che questa ricerca sia utile per la predisposizione di un programma di conservazione del pangolino in Nepal” aggiunge. Programmi del genere sono necessari in tutta l’Asia se non vogliamo che le specie spariscano una dopo l’altra.
“We hope that this research will be very helpful [in drafting a] pangolin conservation action plan for Nepal,” he notes. Such action plans are needed across pangolin ranges in Asia, if the species aren’t to wink out one-by-one.
Fame di pangolino
Questo feto di pangolino è considerato una prelibatezza. Foto cortesia di TRAFFIC.
Per milioni di anni il pangolino ha potuto fare affidamento sulle sue squame per proteggersi. Fatte di cheratina, come le unghie umane e il corno del rinoceronte, le squame diventano più forti e aguzze man mano che il pangolino cresce, fornendogli una solida protezione dai predatori della foresta. Un singolo pangolino può avere fino a 1.000 squame embricate e quando si arrotola su se stesso si presenta al predatore con un’armatura da fare invidia a qualsiasi cavaliere medievale. Ma le squame del pangolino, uniche al mondo, più recentemente sono diventate la sua disgrazia.
“La situazione dei pangolini è accomunabile a quella dei rinoceronti, in quanto la loro caratteristica fisica più distintiva è ciò che li sta anche portando all’estinzione” spiega Cota-Larson. “Le squame di pangolino sono ricercate come trattamento per una varietà di cose: per stimolare le mestruazioni o la lattazione, per trattare reumatismi e artriti, per ridurre gonfiori e eliminare il pus.”
Cota-Larson aggiunge che “l’efficacia curativa delle squame di pangolino non è dimostrata”. In effetti è probabile che consumare squame di pangolino sia efficace quanto mangiarsi le unghie, visto che sono fatte entrambe di cheratina.
Adesso c’è anche chi sostiene che le squame di pangolino siano efficaci nella cura del cancro. Ma questa è una storia molto comune, che viene fuori ogni volta che i trafficanti vogliono incentivare la domanda e quindi i prezzi, facendo affidamento sulla disponibilità di chi è malato e disperato a pagare qualunque cifra.
Benché le squame siano più ricercate, anche la carne di pagolino è popolare e ritenuta benefica per la salute in generale. La carne dei feti di pangolino è considerata una prelibatezza. Nell’est asiatico spesso il pangolino può essere ordinato al ristorante; Shepherd spiega che mangiare la carne di pangolino in Cina o Vietnam spesso è ritenuto una sorta di status symbol, come lo erano un tempo le pellicce per le classi agiate occidentali.
Squame di pangolino. Foto cortesia di: TRAFFIC. |
“Mangiare carne illegale è un segno che si è al di sopra della legge e che ci si può permettere questa pietanza” spiega.
Nessuno sa esattamente quanto sia esteso oggi il commercio illegale di pangolini, ma è innegabilmente molto diffuso e totalmente insostenibile.
“Dal 2000, ogni anno in tutto il mondo vengono trafficate come minimo decine di migliaia di animali, provenienti da nazioni che vanno dal Pakistan all’Indonesia, in Asia, e dallo Zimbabwe alla Guinea, in Africa” afferma Dan Challender. Il commercio internazionale del pangolino è stato bandito nel 2000 dalla convenzione CITES; inoltre i pangolini sono classificati tra le “specie protette” in tutti gli stati asiatici, ad eccezione del Brunei. Eppure questo traffico, sanzionato da leggi nazionali e internazionali, continua a crescere.
Nel 2010, TRAFFIC ha pubblicato un rapporto secondo il quale un solo sindacato criminale dello stato malese di Sabah si sarebbe reso responsabile della cattura di 22.000 pangolini nell’arco di 18 mesi. Nel 2011, inoltre, si stima che, nel solo Vietnam, siano stati strappati alla natura tra i 40.000 e i 60.000 pangolini. Ma queste cifre complessive sono stime approssimative basate sui sequestri di pangolini da parte delle forze dell’ordine, che potrebbero rappresentare solo il 10% del commercio complessivo.
“Dato che si tratta di un commercio illegale, stimarne accuratamente le dimensioni è impossibile” dice Shepherd. “Si può però affermare che il commercio è talmente vasto che queste specie, un tempo molto diffuse e comuni, oggi sono estinte in molte delle zone che prima costituivano il loro areale.”
Il commercio viene gestito principalmente da due Paesi: Vietnam e Cina. Da notare che questi due Paesi sono anche i principali promotori del commercio illegale di corna di rinoceronte e giocano un ruolo rilevante anche nel traffico di tigri e di avorio.
“Anche se la Cina ha aderito al CITES, il grosso dei pangolini catturati nel Sudest asiatico è entrato in Cina illegalmente senza essere sottoposto ad alcun controllo” dice Shepherd.
Il commercio ha già spinto in alto, nella categoria Endangered (minacciato) della lista rossa dell’IUCN, due delle specie di pangolino (il cinese e il pangolino del Borneo). Le altre due specie asiatiche (filippino e indiano) sono considerate Near Threatened (potenzialmente minacciato).
Pangolino confiscato in Indonesia. Foto cortesia di: TRAFFIC. |
Poiché i pangolini sono animali notturni, piccoli, che vivono in tane sotterranee e si vedono raramente, i cacciatori hanno dovuto mettere a punto sistemi ingegnosi, alcuni dei quali usati da secoli, per prendere questi mammiferi.
“I bracconieri spesso usano i cani per fiutare i pangolini, soprattutto nelle zone in cui la presenza è già ridotta” dice Shepherd. “I cacciatori più esperti, tuttavia, sono molto abili nello scovare questi animali; alcuni affermano addirittura di riuscire a trovarli grazie al loro odore!”
Il sito web del programma EDGE evidenzia che nel nord della Cina i pangolini sono di solito catturati quando emergono dalle loro tane invernali. Una volta acquistati al mercato “sono uccisi fracassandogli il cranio, dopo di che la lingua viene subito tagliata e dissanguata così che il sangue ancora caldo possa essere bevuto come tonico”.
Una volta catturati, i pangolini talvolta sono mantenuti in vita finché non vengono venduti. Le condizioni di vita possono essere dure. Recentemente il progetto Pangolino di Cota Larson ha riferito che gli animali sono spesso alimentati a forza con pastoni a base di carboidrati per farli aumentare rapidamente di peso.
“La procedura deve essere eseguita con molta cura e abilità perché se il beccuccio non viene inserito correttamente, nella trachea ad esempio, il pastone potrebbe uccidere il pangolino istantaneamente” afferma l’organizzazione Education for Nature – Vietnam.
TRAFFIC riferisce che gli amidi vengono anche iniettati sotto la pelle dei pangolini per ingrassarli artificialmente.
Ma il commercio di pangolini assume dimensioni e forme differenti. Khatiwada racconta la storia di un trafficante che ha arruolato una comunità locale perché catturassero pangolini per suo conto.
“Un trafficante è arrivato al villaggio di Nangkholyang fingendo di essere un commerciante di cosmetici e ha iniziato a parlare candidamente di squame di pangolino. Ha motivato gli abitanti del villaggio a raccogliere squame di pangolino assicurando incentivi monetari. Alla fine è riuscito a raccogliere tra i 15 e i 20 chili di squame di pangolino nel villaggio” racconta Khatiwada, che ha sentito questa storia da una fonte anonima. “Questo scenario dimostra i gravi pericoli che minacciano la sopravvivenza a lungo termine del pangolino nel suo habitat naturale”.
Dove siano andate a finire quelle squame nessuno lo sa. Ma proprio l’anno scorso alcuni funzionari nepalesi hanno arrestato un uomo che passava la frontiera con la Cina con 50 chili di squame.
“Potrebbero esserci molti più casi di commercio illegale ma non abbiamo informazioni sufficienti” fa notare Khatiwada.
Impianto illegale di lavorazione dei pangolini in Indonesia. Foto cortesia di: TRAFFIC. |
Dati certi sul commercio del pangolino sono difficili da reperire, proprio come lo stesso pangolino. Nessuno sa veramente quanti pangolini siano rimasti né quanti ne vengano commercializzati. Ma secondo Shepherd non occorrono questi dati per capire che il commercio sta iniziando a imporre un tributo preoccupante a certe specie.
“Qualche anno fa i sequestri da parte delle autorità si aggiravano intorno alle 15 o 20 tonnellate, ma più recentemente ogni confisca coinvolge tipicamente circa 100 animali. Questo e altre informazioni aneddotiche fornite da commercianti e cacciatori suggeriscono chiaramente che in Asia i pangolini sono in grave pericolo. Un animale che si riproduce lentamente come il pangolino non può far fronte a una tale pressione venatoria”.
Il commercio illegale non è l’unico pericolo per i pangolini: essi devono anche far fronte alla vasta deforestazione del Sudest asiatico, che sta mettendo in pericolo tutte le specie della regione che dipendono dalla foresta. Secondo Conservaton International, le foreste del Sudest asiatico sono le più minacciate al mondo: solo il 5 percento delle foreste originarie è ancora intatto, il 7 percento nelle Filippine, in Malesia e in Indonesia. Taglio degli alberi, piantagioni e agricoltura su scala industriale, attività minerarie e forte aumento della popolazione sono tutti fattori che stanno imponendo il loro tributo sulle foreste.
Khatiwada nota che anche in Nepal, dove l’estensione delle foreste è ancora consistente rispetto al Sudest Asiatico, i pangolini stanno perdendo il loro habitat a causa di una serie di fattori, come l’aumento della popolazione, la costruzione di strade, gli incendi, le attività minerarie e le piantagioni di cardamomo.
Verso l’Africa?
Il pangolino del Capo, qui raffigurato, potrebbe essere sempre più minacciato se il traffico si spostase dall’Asia all’Africa. Foto di: Maria Diekmann/Rare and Endangered Species Trust.
Cosa succederebbe, allora, se il pangolino scomparisse dall’Asia? Se la storia ci insegna qualcosa, la cosa non si fermerà qui. In una situazione analoga, quando i grandi mammiferi sparirono quasi del tutto in Asia, il commercio dei rinoceronti si spostò in Africa. Lo stesso potrebbe succedere con i pangolini. Con quattro delle specie di pangolino esistenti presenti in Africa, si sono già segni che la caccia di frodo sia iniziata.
“Al momento le specie africane di pangolino sono meno comunemente oggetto di commercio con la Cina. Non sorprenderebbe, tuttavia, se questa attività si espandesse man mano che le specie asiatiche diventano più rare” spiega Cota-Larson. “Per esempio, le specie asiatiche di tigre e rinoceronte furono decimate per prime. Adesso le ossa dei leoni africani sostituiscono le ossa delle tigri e i corni di rinoceronti africani sono contrabbandati verso i mercati asiatici”.
I pangolini africani, che si dividono in quattro specie, sono già cacciati localmente per la carne e le medicine tradizionali. Una delle specie, il pangolino arboreo, è attualmente classificata Near Threatened (potenzialmente minacciato) a causa dell’eccesso di caccia locale. Se il commercio asiatico del pangolino dovesse estendersi a pieno in Africa è molto probabile che queste specie vengano sterminate velocemente come quelle dell’Asia.
“Complessivamente, occorrono urgentemente più risorse e maggiori sforzi per impedire che il pangolino africano raggiunga lo stato in cui si trovano le quattro specie asiatiche” dice Shepherd. “La recente costituzione del gruppo speciale di ricerca sul pangolino presso l’IUCN è un passo importante nella giusta direzione e si spera aiuti a facilitare e catalizzare il lavoro necessario, ma il destino del pangolino dipende ancora considerevolmente dall’impegno dei governi nella lotta contro il traffico e dalla scelta dei consumatori di non comprare le sue parti.”
Project Pangolin l’anno scorso ha riferito di retate effettuate per commercio illegale di pangolini in Kenya, Zimbabwe e Uganda. Ma ancora una volta solo i bracconieri sono stati arrestati.
“Tutto ciò che sappiamo è che in Asia i pangolini vengono decimati e che, man mano che queste popolazioni vanno scomparendo, i trafficanti si stanno spostando verso l’Africa” afferma Shepherd.
Il rompicapo della cattività
Pangolini tenuti in gabbia in un mercato. Foto cortesia di: TRAFFIC.
Elefanti e tigri non scompariranno dalla faccia della Terra dall’oggi al domani. Anche se i bracconieri dovessero malauguratamente riuscire a uccidere tutte le tigri e gli elefanti rimasti in libertà, vi sono abbastanza di questi animali in cattività (in effetti ci sono più tigri in cattività che allo stato brado) che ci sarebbe comunque la possibilità di reintrodurre queste specie in natura, come ad esempio si è fatto con l’orice araba, reintrodotta dopo essere stata cacciata fino all’estinzione. Ma i pangolini non hanno la polizza assicurativa di una consistente popolazione in cattività, rendendo molto più probabile la loro totale estinzione.
“In base alle mie conoscenze, al momento ci sono probabilmente meno di 100 pangolini asiatici in cattività raggiungibili dalle istituzioni” spiega Challender. “E’ particolarmente difficile tenerli in condizioni di cattività, figuriamoci allevarli, soprattutto a causa della loro dieta basata su formiche e termiti. Riprodurre questa dieta si è rivelato particolarmente difficile, con il risultato di sottoporre gli animali a forte stress.”
Khatiwada racconta, ad esempio, che il periodo più lungo di sopravvivenza di un pangolino nello Zoo Centrale del Nepal, a Kathmandu, si può contare in mesi, non anni: nove mesi, per l’esattezza.
I pangolini salvati raramente sopravvivono a lungo anche se i conservazionisti stanno provando a cambiare questa situazione. Foto di: Mark Auliya |
“A causa del 100% di mortalità in cattività non ci sono più pangolini allo zoo in questo momento” nota. Dal 2011 la politica dello zoo è di rilasciare i pangolini in natura invece di provare ad allevarli in cattività.
Nei pochi casi in cui si riesce a mantenere i pangolini in vita in cattività, allevarli è quasi impossibile.
“Solo pochi zoo, dopo aver investito enormemente in tempo, sforzi e risorse finanziarie, sono riusciti ad allevare i pangolini in cattività. Ad oggi meno di 10 pangolini sono stati allevati in cattività” spiega Shepherd. “Questi animali non sono fatti per la cattività e sicuramente non per l’allevamento per finalità commerciali”
Questo comporta che i pangolini non siano mai stati allevati “in fattorie” in Asia come gli orsi e le tigri, anche se nel Sudest Asiatico esiste chi afferma il contrario.
“A seguito di investigazioni, queste affermazioni si sono rivelate false ” dice Shepherd, aggiungendo “alcune specie (come i polli) possono essere allevate bene in cattività su scala commerciale. I pangolini non sono tra queste. ”
Anche i pangolini salvati dalle grinfie di bracconieri o commercianti hanno i loro problemi. Challender afferma che i pangolini salvati spesso soffrono di ulcere fatali allo stomaco a causa dello stress della cattività, per cui quando le autorità trovano pangolini vivi nel corso delle loro retate, circostanza per niente inusuale, questi individui di solito soccombono poco dopo.
Ma il Carnivore and Pangolin Conservation Programme (CPCP) in Vietnam sta cercando di cambiare questo stato di cose. L’organizzazione al momento sta conducendo un progetto per determinare quale sia il modo migliore per riabilitare i pangolini salvati e riconsegnarli all’ambiente cui appartengono: la foresta. Monitorando il comportamento di pangolini salvati, i ricercatori cercano manifestazioni di un comportamento naturale – come arrampicarsi abilmente su un albero o scavare il terreno – per individuare i soggetti potenzialmente idonei a essere reimmessi nel Cat Tien National Park.
Benché l’incapacità di riprodursi in cattività abbia permesso ai pangolini di sottrarsi all’ingrato destino di essere allevati in “fattorie”, essa comporta anche che i conservazionisti non hanno un piano di riserva nel caso le specie dovessero estinguersi. Significa inoltre che ogni singola squama di pangolino o pezzo di carne che entra nel commercio illegale proviene da un unico posto: la natura.
Soluzioni?
Un pangolino cinese. Foto di: Gary Ades/KFBG.
Tutto questo – il diffuso commercio illegale, la perdita dell’habitat naturale, la scarsa attenzione e i problemi legati alla cattività – lascia i pangolini in una posizione molto precaria che potrebbe diventare catastrofica da un momento all’altro. Ma questo non significa che non ci sia speranza. Con interventi attivi di conservazione, centinaia di specie sono state recuperate da situazioni anche peggiori. La buona notizia è che la normativa di base in materia già esiste: cacciare o vendere pangolini è illegale in tutto il Sudest asiatico, inclusi i due punti caldi: Cina e Vietnam. Quindi, cosa deve accadere ora?
“Per salvare i pangolini è necessario intervenire su più fronti” afferma Shepherd. “I governi devono impegnarsi ad aumentare gli sforzi per colpire il commercio illegale in tutti gli anelli della catena: bracconieri, intermediari e commercianti su larga scala. Le pene dovrebbero essere abbastanza severe da servire da deterrente.”
Squame di pangolino in Indonesia. Foto di TRAFFIC. |
Come per molte altre specie che cadono nella trappola del commercio illegale, Shepherd e altri esperti suggeriscono un mix di maggiori sforzi delle autorità per l’applicazione delle leggi esistenti e di impegno sul fronte della riduzione della domanda.
Secondo Cota-Larson occorrono “condanne esemplari, pari ai massimi previsti dalla legge”. I bracconieri e i commercianti sono spesso lasciati andare con una semplice tiratina d’orecchie anche in Paesi dove le leggi sono severe. Questo sta iniziando a cambiare per animali più conosciuti, come le tigri e i rinoceronti, ma i trafficanti di pangolino la fanno ancora franca.
“I commercianti di pangolini continuano a operare senza timore di gravi sanzioni. La maggior parte dei trafficanti arrestati si vede confiscare gli animali ma non subisce alcuna sanzione che funga da deterrente. Molti non sono neanche condannati. Se gli sforzi per l’applicazione della legge fossero adeguati, i pangolini non sarebbero nello stato critico in cui si trovano” spiega Shepherd.
Dare un giro di vite al bracconaggio e al commercio dei pangolini sarebbe di aiuto, ma non risolverebbe il problema nel lungo termine come la riduzione della domanda. Se non vi fosse richiesta di squame, carne e perfino feti di pangolino, tutte le otto specie sarebbero relativamente sicure. Ridurre la domanda non è impossibile. La domanda di carne di balena, dopo il bando globale e decenni di campagne, si è ridotta talmente che il Giappone praticamente deve darla via. Analogamente il commercio di pellicce in tutto l’emisfero settentrionale si è quasi esaurito grazie alle campagne anti-pelliccia e ai tessuti sintetici. I conservazionisti sperano che lo stesso possa accadere nell’Asia dell’Est un giorno, ma ciò significa combattere non una singola battaglia ma una lunga guerra, basata su strategie multiple.
“Aumentare la consapevolezza tra coloro che praticano la medicina tradizionale […] è un fattore chiave per la riduzione della domanda e per salvare definitivamente queste specie oggi sull’orlo dell’estinzione. Insieme a diffuse campagne per la riduzione della domanda bisognerebbe condurre ricerche su ingredienti alternative alle parti di pangolino” dice Shepherd, che fa notare come nel mercato della medicina tradizionale cinese esistano già alternative alle squame di pangolino.
Pangolino cinese allo zoo di Taipei. Foto cortesia di ZSL EDGE DGE. |
Inoltre secondo Shepherd è tempo che i consumatori si assumano le loro responsabilità.
“La consapevolezza da parte del pubblico deve essere aumentata enormemente, soprattutto tra i gruppi di potenziali consumatori. Occorre che le persone agiscano da consumatori responsabili e rifiutino di comprare parti di pangolino o loro derivati. Oltre a questo, bisogna coinvolgere più attivamente il pubblico nella conservazione del pangolino” dice Shepherd, che aggiunge che cittadini sensibili al problema possono svolgere un ruolo attivo per salvare il pangolino.
“Chiedete al vostro governo di prendere sul serio la caccia e il commercio illegale di pangolini. Rifiutate di spendere in ristoranti o negozi di medicina tradizionale che vendono parti di pangolino e loro derivati. Sostenete le iniziative di conservazione del pangolino”.
Challender, tuttavia, sostiene che c’è un’ultima questione che richiede attenzione se vogliamo preservare il pangolino nel breve termine: la creazione di zone sicure per questi animali.
“Occorre identificare habitat naturali dove il pangolino sia già presente e fornire incentivi per la sua conservazione […] E’ una sfida molto difficile a causa del prezzo molto alto che i pangolini spuntano nel commercio illegale, ma realisticamente potrebbe essere l’unico modo per conservare i pangolini” dice.
Questi posti sicuri, con la partecipazione delle comunità, potrebbero consentire al pangolino di tirare avanti mentre si prosegue con le altre strategie di riduzione della domanda e di piena applicazione delle leggi. L’introduzione di iniziative comunitarie, che prevedono incentivi alla protezione delle specie in pericolo, sta giocando un ruolo sempre più importante nelle azioni di conservazione in tutto il mondo. Se la popolazione locale attribuisce valore alla natura che la circonda, diventa molto più difficile per bracconieri e trafficanti avervi accesso.
Giornata mondiale del pangolino in cinese |
I pangolini fanno parte di un vasto gruppo di specie che è sotto minaccia da tempo, ma che storicamente non ha beneficiato quasi per nulla di azioni di conservazione. Per decenni i conservazionisti si sono detti che se potevano salvare le grandi specie, quelle definite carismatiche, allora anche quelle più piccole sarebbero state protette. Salviamo la foresta, dicevano, e li salveremo tutti. Ma la natura non è solo interconnessa, ma anche infinitamente complicata: ogni specie in pericolo ha la sua storia da raccontare e ognuna ha le sue minacce da affrontare. Ad esempio, per il pangolino la situazione di pericolo è aggravata dalla lenta riproduzione, dalle difficoltà della cattività e dall’enorme estensione del commercio.
Nell’Antropocene – un’era di sovrappopolazione, distruzione di ecosistemi e cambiamento climatico – gli interventi di conservazione non devono solo essere intensificati ma anche estesi per includere ciò che è piccolo, raro, criptico e sconosciuto.
“Abbiamo la possibilità di salvare i pangolini dall’estinzione […]È nostra responsabilità fare tutti i passi necessari per assicurare la sopravvivenza di queste incredibili specie “dice Shepherd.
Confezione di soluzione orale fatta con squame di pangolino. Foto cortesia di TRAFFIC
Pangolini del Capo, madre e cucciolo. Foto di: Maria Diekmann/Rare and Endangered Species Trust.
Pangolini confiscati Foto di: TRAFFIC.
I pangolini sono decimati dal commercio illegale di carne e squame. Foto di: Sabine Schoppe.
Habitat del pangolino in Nepal. Foto di: Ambika Khatiwada.
Pangolino in vendita. Foto cortesia di TRAFFIC.
Specie di Pangolino
Specie asiatiche
Pangolino indiano (Manis crassicaudata), Near Threatened – potenzialmente minacciato
Pangolino delle Filippine (Manis culionensis), Near Threatened – potenzialmente minacciato
Pangolino Cinese (Manis pentadactyla), Endangered – minacciato
Pangolino del Borneo (Manis javanica), Endangered – minacciato
Specie africane
Pangolino gigante (Manis gigantea), Least Concern – non minacciato
Pangolino del Capo o di Temminck (Manis temminckii), Least Concern – non minacciato
Pangolino tricuspide o arboreo (Manis tricuspis), Near Threatened – potenzialmente minacciato
Pangolino dalla coda lunga (Manis tetradactyla), Least Concern – non minacciato