Ricoperte di polline, le api, ronzando, volano da un bocciolo all’altro e raccolgono il nettare zuccherino di fiori dai colori sgargianti. Si tende a considerare le api come simboli del processo di impollinazione ma esistono molti insetti selvatici che svolgono la stessa funzione. Purtroppo, la popolazione di questi insetti è in calo e, secondo un recente studio, aumentare le api domestiche non rappresenta una soluzione attuabile.
Creature come i coleotteri, le mosche, le farfalle e le api selvatiche impollinano i fiori prima che questi si sviluppino in frutti maturi e semi, o in allegagione. Questo è un processo molto prezioso per il settore agricolo in quanto il sistema, in fondo, promuove la quantità di raccolto.
“In ogni parte del pianeta si è alla ricerca di sistemi per rendere più efficiente la produzione agricola,” afferma il co-autore Saul Cunningham, ricercatore dell’australiana Commonwealth Scientific and Industrial Research Organization. Cunningham è uno dei cinquanta ricercatori provenienti da tutto il mondo che hanno fornito il proprio contributo alla studio pubblicato di recente da Science.
“Allo stesso tempo c’è da considerare anche il problema globale della perdita della biodiversità che aumenta a ritmi allarmanti,” continua Cunningham. Un tempo i paesaggi agricoli erano affiancati da prati e foreste, habitat degli impollinatori selvatici. Gli insetti visitavano i campi coltivati vicini, rendendo più efficace il processo di impollinazione. La natura controlla tale processo senza costi per l’uomo, tanto che l’impollinazione ad opera degli insetti selvatici rientra tra i “servizi ecosistemici.”
Un’ape (Peponapis pruinosa) e un coleottero (diabrotica undecimpunctata) in un fiore di zucca. Per gentile concessione di Garibaldi et al.
Purtroppo però, come sono diminuiti gli habitat adiacenti alle coltivazioni, così si è ridotta la diversità e l’abbondanza degli insetti che li popolavano e, di conseguenza, anche le loro visite alle coltivazioni. La ricerca sostiene che l’impollinazione dei fiori delle coltivazioni da parte degli insetti selvatici è un servizio vulnerabile.
Le api domestiche sono state viste da tempo come sostitute per i sempre più rari impollinatori selvatici. Infatti, ad alcune piantagioni, per esempio di mandorle, di mirtilli o di angurie, vengono periodicamente fornite grosse quantità di api allo scopo di migliorare l’impollinazione. Si tratta di una pratica che va oltre i confini continentali. Tuttavia, l’idea di rimpiazzare i numerosi e diversi insetti selvatici con le api non viene compresa a fondo.
“La nostra ricerca va contro la convinzione diffusa che il servizio di impollinazione delle colture fornito dagli insetti selvatici possa essere svolto anche da una singola specie domestica, l’ape, senza provocare perdite per il raccolto,” dichiara Rachael Winfree della Rutgers University dello stato del New Jersey, un’altra studiosa che ha contribuito alla ricerca.
Tale ricerca ha analizzato i dati provenienti da 600 terreni di tutti i continenti in cui si trovano coltivazioni alimentari. Il gruppo di ricercatori ha osservato 41 sistemi agricoli, spaziando dai frutteti annuali e sempreverdi alla frutta in guscio, fino a frutti con proprietà stimolanti come il caffè. Su alcuni di questi campi si trovavano piantagioni diversificate, altri erano monocolture di un solo tipo di frutto.
Anche le specie e il numero di insetti erano varie. Alcune coltivazioni avevano a disposizione un elevato numero di api domestiche, altre diversi insetti selvatici. I ricercatori hanno contato le visite ai fiori effettuate da ogni specie di insetto e hanno poi calcolato la deposizione di polline.
“I risultati sono stati sorprendenti,” ha dichiarato Lucas Garibaldi dell’Universidad Nacional de Rio Nigro, in Argentina, a capo della ricerca. “Ci siamo accorti che gli insetti selvatici hanno aumentato il numero di fiori che hanno prodotto frutti o semi in un’ampia gamma di coltivazioni e pratiche agricole in tutti continenti.
Secondo quanto scoperto dalla ricerca, dunque, l’impollinazione compiuta dagli insetti selvatici risulta più efficace grazie al maggior numero di visite da questi effettuate. In campi con scarsa presenza di insetti selvatici anche l’allegagione è risultata inferiore.
Le api domestiche guidate sulle coltivazioni hanno rafforzato il processo di impollinazione, ma non hanno preso il posto degli insetti selvatici. Infatti, contare su un singolo impollinatore come l’ape domestica potrebbe risultare dannoso per le colture nel caso in cui la loro popolazione venisse distrutta da agenti patogeni, predatori o pesticidi, come si è verificato negli Stati Uniti e in Europa in occasione della “sindrome da spopolamento degli alveari.”
Se nel paesaggio agrario gli impollinatori selvatici continuano a diminuire, i raccolti potrebbero risentirne negativamente. Gli studiosi suggeriscono agli agricoltori di adottare attività di gestione più sostenibili che comprendano sia le api domestiche che gli insetti selvatici, come la conservazione o il ripristino degli habitat naturali nei pressi delle coltivazioni che ospitano gli impollinatori naturali.
Questa ricerca dimostra come il mantenimento della biodiversità nei paesaggi agricoli favorisca la produzione, sostiene Cunningham. “Più in generale, lo studio sottolinea quanto sia fondamentale per il nostro futuro comprendere fino a che punto i servizi ecosistemici all’agricoltura siano fondati sulla biodiversità.”
Alveari in un mandorleto californiano. Per gentile concessione di Garibaldi et al.
Ape selvatica in un fiore di mandorlo. Per gentile concessione di Garibaldi et al.
CITAZIONI: Garibaldi et al. (2013) Wild pollinators enhance fruit set of crops regardless of honey bee abundance. Science: March 2013, Vol. 339, No. 6127, pp. 1608-1611.