La biodiversità in Europa oggi è in gran parte legata alle condizioni ambientali dei decenni passati, afferma un nuovo studio su larga scala nei ‘Proceedings of the National Academy of Sciences’ (PNAS). Osservando le varie condizioni sociali ed economiche negli ultimi cento anni, gli scienziati hanno scoperto che le specie europee di oggi sono strettamente associate all’impatto ambientale sul continente dal 1900 al 1950, assai più che nei tempi recenti. Il verdetto afferma che gli scienziati sono a rischio di sottovalutare il declino della biodiversità globale, e che le future generazioni erediteranno un mondo naturale da noi impostato.
“L’impatto crescente del degrado ambientale sulla perdita di biodiversità globale è causato da fattori socioeconomici chiave, come l’ammontare della popolazione umana, lo sfruttamento del territorio e il prodotto interno lordo (PIL). Detto questo, non necessariamente le specie animali reagirebbero nell’immediato al degrado ambientale, ma anzi potrebbero farlo in ritardo” scrivono gli scienziati. Questa teoria è nota come ‘debito di estinzione’, per il quale servono alle specie più generazioni affinché rivelino appieno l’impatto causato alla perdita dell’habitat ed altre minacce.
Per verificare questa teoria, tredici ricercatori hanno studiato una vasta gamma di specie minacciate (mammiferi, rettili, pesci, libellule, e cavallette) in 22 paesi europei. Al momento il 20-40 per cento delle specie rientrano fra le specie più a rischio nella lista rossa IUCN. Ma i ricercatori hanno scoperto che alcuni gruppi di specie -come piante, libellule e cavallette- reagiscono sintomaticamente alle condizioni dell’Europa di un secolo fa, 1900 circa. I mammiferi e i rettili riflettono gli anni sia del 1900 che del 1950, mentre i pesci sembrano più influenzati dalle condizioni attuali.
Ne segue che lo studio prova l’esistenza di un debito di estinzione di più decenni per mammiferi, rettili, e più di 100 anni per piante e insetti. Riguardo alla ragione per cui il caso dei pesci è differente, i ricercatori non sono sicuri.
“Non sappiamo perché I pesci si comportino differentemente, ma potrebbe essere che gli impatti antropogenici sugli ecosistemi d’acqua dolce, come l’inquinamento dell’acqua, la canalizzazione, la costruzione di dighe e l’estrazione d’acqua, abbiano un effetto più immediato, poiché non solo riducono la qualità e la qualità degli habitat, ma trasformano direttamente e uniformemente il ‘medium’ nel quale la specie vive”, scrivono gli scienziati.
I ricercatori denotano anche il fatto che le specie stanno fronteggiando nuove minacce che, in gran parte, erano assenti nel ventesimo secolo, come il riscaldamento globale e l’aumento di specie invasive.
“I nostri risultati.. informano che le garanzie attuali per bloccare la perdita di biodiversità sono persino più inadeguate di quel che si crede”, i ricercatori mettono in guardia anche sul fatto che la lista rossa IUCN possa “mostrarsi troppo ottimista”. Per queste ragioni gli scienziati affermano che gli sforzi di conservazione devono crescere notevolmente per fermare l’estinzione di massa.
Da decenni ormai, gli scienziati ci stanno mettendo in guardia sul fatto che la terra sta avvicinandosi o è già nel mezzo di una estinzione di massa globale. Al momento, il 21 per cento dei mammiferi sul pianeta è in listato fra le specie a rischio nella lista rossa IUCN, 13 per cento degli uccelli, 22 per cento dei rettili, e 30 per cento degli anfibi di tutto il pianeta.
Ruscello nel Parcp Nazionale Triglav, Slovenia. Foto: Rhett A. Butler.
CITAZIONE: Stefan Dullinger et al. Europe’s other debt crisis caused by the long legacy of future extinctions. PNAS. 2013.