Un leone maschio nel Parco Nazionale del Pendjari durante uno studio svolto dall’organizzazione Panthera nel complesso di parchi W-Arly-Pendjari, che attraversa i confini di Benin, Burkina Faso e Niger. Foto di: Philipp Henschel/Panthera.
Il leone dell’Africa occidentale, che potrebbe essere classificato all’interno di una sottospecie a sé, è in via d’estinzione. Un nuovo studio pubblicato su PLOS ONE osserva che nella regione sopravvivono meno di 250 esemplari adulti. Gli studiosi conoscono la loro condizione da tempo, ma non credevano che la situazione fosse così grave. Infatti, nel 2012 i ricercatori avevano stimato una popolazione di oltre 500 leoni. Ma esaminando i 21 parchi, è stato scoperto come questi animali sopravvivano soltanto in quattro aree con una popolazione di poco più di 50 esemplari.
L’autore principale dello studio, Philipp Henschel, insieme a Panthera, ha dichiarato a mongabay.com: “A causa dell’assenza di strade in alcune aree protette, abbiamo dovuto svolgere lo studio muovendoci a piedi, attraversando circa 600 kilometri di sentieri accidentati durante le ricerche individuali. Ci siamo imbattuti in violenti bracconieri e, in alcuni Paesi, anche in gruppi ribelli. È stato sconvolgente non aver trovato nessun leone, nonostante la fatica di settimane trascorse alla ricerca di qualche traccia”.
Henschel si è imbattuto in un cucciolo di leone, di circa 8-10 mesi, nella riserva nigeriana Yankari Game Reserve. Foto di: Philipp Henschel/Panthera.
La crescita demografica, l’aumento di allevamenti di bestiame, la diminuzione del numero di prede a causa della perdita dell’habitat e dei bracconieri, nonché la forte povertà associata alla scarsità di fondi destinati ai parchi hanno provocato la graduale scomparsa dei leoni in quest’area. Quel che è peggio è il fatto che gli ambientalisti si siano resi conto della scomparsa dei leoni dell’Africa occidentale soltanto nel momento in cui gli studiosi hanno cominciato a capire quale fosse il loro unico luogo di sopravvivenza. Un incredibile studio del 2011 ha dimostrato come il leone dell’Africa occidentale sia geneticamente più vicino al leone asiatico (attualmente ne esiste una sola popolazione in India) rispetto a quelli dell’Africa orientale e meridionale. Secondo i ricercatori, le barriere naturali, come la foresta pluviale del Congo e la Rift Valley, e i cambiamenti climatici hanno permesso la colonizzazione dell’Africa occidentale da parte dei leoni che si spostavano dall’Asia attraverso l’Africa settentrionale. È probabile che questi stessi colonizzatori abbiano favorito l’insediamento del leone berbero dell’Africa settentrionale, che si è estinto negli anni ‘40. Infatti, i leoni dell’Africa occidentale sono generalmente di dimensioni minori rispetto ai leoni africani, con criniere più corte e crani di forma differente.
In altre parole, se i leoni dell’Africa occidentale dovessero estinguersi, scomparirebbe anche un percorso evolutivo unico.
Christine Breitenmoser, co-presidente del gruppo di esperti sui felini IUCN/SCC, ha spiegato: “I leoni dell’Africa occidentale presentano una sequenza genetica singolare, che non possiede nessun’altra specie di leoni, compresi quelli che popolano gli zoo o sono in cattività. Se il leone dell’Africa occidentale scomparisse, non esisterebbe più una popolazione dalle caratteristiche uniche, ben adattata al luogo, introvabile in altri luoghi della Terra”.
Secondo il nuovo studio, i leoni dell’Africa occidentale vengono definiti dalla Lista Rossa IUCN come una sottospecie a parte. Tuttavia, si aggiunge che “indipendentemente dalla collocazione tassonomica, il leone dell’Africa occidentale è in via d’estinzione”. Non esistono leoni dell’Africa occidentale in cattività che siano di razza pura: la maggior parte è ibrida, con caratteristiche appartenenti a varie popolazioni.
Mappa della distribuzione sul territorio degli ultimi esemplari viventi di leone dell’Africa occidentale (Panthera leo senegalensis). Grafico a cura di Panthera. Fare clic sulla mappa per ingrandire.
La portata storica dell’animale allo stato selvaggio è calata del 98,8 per cento. Gli studi svolti nella regione mostrano che i leoni dell’Africa occidentale erano presenti soltanto in cinque Stati: Senegal, Nigeria e una sola popolazione tra Benin, Niger e Burkina Faso in un’area transnazionale che comprende tre parchi, conosciuta come W-Arli-Pendjari. Rappresentando oltre l’80 per cento della popolazione totale di leoni dell’Africa occidentale, questo gruppo costituisce una speranza per le sottospecie. Tuttavia, un recente studio aereo ha scoperto 50.000 capi di bestiame nella parte orientale del Parco Nazionale W. Ancora più sconvolgente è il fatto che in Burkina Faso e Benin sia consentita la caccia ai leoni. Sebbene qualche leone sopravviva ancora in due parchi in Guinea, gli studiosi ritengono che le popolazioni stiano per estinguersi del tutto.
I ricercatori hanno scoperto che nelle estese aree protette era molto più probabile trovare leoni che piccoli esemplari. Inoltre, è stato osservato che era molto più probabile che le aree protette con budget maggiori a disposizione presentassero un più alto numero di leoni.
Henschel osserva: “Tutte tranne alcune delle aree esaminate non godevano né di budget di gestione né di personale d’ispezione, e non ospitavano né leoni né altri grandi mammiferi”.
I leoni stanno scomparendo velocemente in tutta l’Africa. Gli studiosi stimano che attualmente nel continente sopravvivono circa 15.000-35.000 leoni, in calo rispetto ai 100.000 del 1960. Le stesse cause che stanno decimando i leoni dell’Africa occidentale — crescita demografica, calo delle prede e gestione scadente dei parchi — stanno provocando lo stesso fenomeno nell’Africa orientale e meridionale. Ma la situazione rimane critica nell’Africa occidentale, nonostante sia questa la popolazione meno conosciuta da sempre dagli animalisti.
Le guardie forestali raccolgono campioni genetici dagli escrementi dei leoni nel parco nazionale di Niokolo-Koba, in Senegal, durante uno studio svolto nel 2011 dall’organizzazione Panthera nel parco. Foto di: Philipp Henschel/Panthera.
Secondo gli studiosi, il leone dell’Africa occidentale “è limitato dai pochi dati sul campo relativamente alla distribuzione attuale della specie, all’abbondanza e ai fattori principali di declino… Mentre i leoni sono oggetto di approfonditi studi in parti dell’Africa orientale e meridionale, non lo sono affatto nell’Africa occidentale”. Le indagini più recenti avevano l’obiettivo di rettificare la scarsità di dati e cominciare ad attuare i piani per salvare la specie.
Henschel afferma: “Sappiamo in quali parti sono ancora presenti dei leoni e dove abbiamo bisogno di lavorare per salvarli. Questo è un primo passo essenziale, ma rappresenta solo l’inizio. Anche le aree che proteggono i leoni hanno poco personale e poche attrezzature. Abbiamo intenzione di dare sostegno ai Paesi per migliorare l’efficacia gestionale… aiutandoli ad aumentare i numeri, le competenze e i budget operativi di agenti che vigilino le aree protette, allo scopo di limitare l’uccisione di questi animali e le incursioni illegali da parte di pastori”.
Gli studiosi affermano che investimenti rapidi e significativi nei parchi abitati dai leoni dell’Africa occidentale porteranno benefici anche a molte altre specie a rischio, come il ghepardo dell’Africa nord-occidentale (Acinonyx jubatus hecki) e l’eland gigate (Tragelaphus derbianus derbianus), così come le popolazioni di licaoni (Lycaon pictus).
Henschel (il secondo da sinistra) e una équipe di studio sui leoni nel parco nazionale nigeriano di Gashaka-Gumti. Foto di: Philipp Henschel/Panthera.
Nonostante lo “studio massivo” abbia dato poche speranze, Henschel racconta anche di momenti positivi. Infatti, la parte più gratificante dello studio si è verificata nel Parco nazionale di Niokolo-Koba, in Senegal, “dove, dopo oltre un mese di studi reso quasi impossibile a causa del caldo estremo (oltre 35 gradi Celsius di notte), abbiamo avvistato un leone”.
Per i quattro membri del personale del parco che accompagnavano Henschel era la prima volta: nonostante lavorassero in quel luogo da tempo, non avevano mai incontrato un leone prima.
“È stato davvero gratificante vederli entusiasti dopo aver incontrato l’animale, che è simbolo dell’orgoglio nazionale in Senegal”.
Per permettere alle future generazioni di senegalesi di vedere un leone dell’Africa occidentale saranno necessari molti più investimenti e sforzi da parte dei gruppi ambientalisti internazionali, ma anche da parte del Governo e della popolazione locale.
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Un accampamento di bracconieri con brandelli di antilope roana nel parco nazionale Comoé, in Costa d’Avorio. Foto di: Philipp Henschel/Panthera.
Un leone femmina con il cadavere di un’antilope roana nel parco nazionale del Pendjari, in Benin, durante uno studio svolto dall’organizzazione Panthera nel complesso di parchi W-Arly-Pendjari, che attraversa i confini di Benin, Burkina Faso e Niger. Foto di: Philipp Henschel/Panthera.
Citations:
- Philipp Henschel, Lauren Coad, Cole Burton, Beatrice Chataigner, Andrew Dunn, David
MacDonald, Yohanna Saidu & Luke T.B. Hunter. (2014) The lion in West Africa is critically endangered. PLOS ONE. DOI: 10.1371/journal.pone.0083500.