- Gli anfibi stanno subendo una massiccia diminuzione in tutto il mondo.
- A livello mondiale, solo il 6,2% degli anfibi in pericolo di estinzione viene custodito nei parchi zoologici, e tale cifra risulta essere allarmante se paragonata al totale dei volatili (il 15,9%), dei mammiferi (il 23%), e dei rettili (il 38%) minacciati di estinzione.
- C’è un sentimento di sconforto tra le comunità preposte alla tutela, conseguente alla risposta dei parchi zoologici riguardo il pericolo che stanno correndo gli anfibi.
Gli anfibi stanno subendo un massiccio calo in tutto il mondo, e gli studiosi stimano che soltanto negli ultimi venti anni sono state perse almeno 200 specie di rane. Uno studio recente, pubblicato dalla rivista Conservation Biology, analizza come sia progressivamente cambiata, nel corso degli ultimi venti anni, la varietà di esemplari di anfibi tenuti in cattività dai parchi zoologici di tutto il pianeta, in risposta alla loro scomparsa allo stato naturale. Oggi soltanto il 6,2% di tutti gli anfibi a rischio di estinzione, su tutto il pianeta, vengono preservati nei campionari di tutto il mondo, per questo motivo i ricercatori sono chiamati ad aumentare gli sforzi per arginare il pericolo che questi animali scompaiano completamente.
A livello mondiale, solo il 6,2% degli anfibi in pericolo di estinzione viene custodito nei parchi zoologici, e tale cifra risulta essere allarmante se paragonata al totale dei volatili (15,9%), dei mammiferi (23%) e dei rettili (38%). Come si può notare, il totale degli anfibi è molto più basso, nonostante questi rappresentino il gruppo più gravemente minacciato.
“Gli anfibi sono in diminuzione e lo sono da lungo tempo. In quella che oggi viene denominata la sesta estinzione di massa, gli anfibi rappresentano la specie in più rapido declino rispetto ad altre. Nonostante ciò, ancora ricevono troppo poca attenzione dalle comunità preposte alla conservazione delle specie, rispetto ad altri gruppi di animali,” spiega Jeff Dawson, l’autore alla guida dello studio e Responsabile del Programma Anfibi nonché dell’ Associazione Salvaguardia della Natura.
Gli autori della nuova ricerca hanno esaminato gli archivi degli istituti zoologici, registrati nell’arco di venti anni, nel Sistema di Informazione Internazionale delle Specie (ISIS), tra il 1994 e il 2014. Queste date abbracciano i 10 anni prima e i 10 anni dopo la Classificazione Mondiale degli Anfibi (GAA) del 2004 che, per la prima volta, aveva rivelato che quasi un terzo delle 5.743 specie di anfibi conosciute, era in grave pericolo di estinzione. I ricercatori analizzarono i cambiamenti nelle varietà di esemplari di anfibi conservati nei parchi zoologici, prima e dopo la GAA, per quantificare qualsiasi incremento nella percentuale delle specie in pericolo tenute in cattività in tutto il pianeta, i cambiamenti avvenuti nelle diverse aree geografiche e nelle regioni di origine delle specie conservate.
Le informazioni riguardo gli anfibi tenuti in cattività in tutto il mondo, registrate nell’ISIS, sono state acquisite tramite una rete comprendente più di 800 istituzioni zoologiche iscritte all’ Associazione Mondiale dei Giardini Zoologici e degli Acquari (WAZA), situate in 84 paesi.
I deludenti tentativi di preservare gli anfibi
Emerge un sentimento di delusione tra le comunità che hanno lo scopo di preservare le specie in pericolo, riguardo le risposte dei parchi zoologici alla diminuzione degli anfibi, come fanno notare gli autori, che dichiarano come “la maggior parte delle organizzazioni preposte alla conservazione delle specie ancora non danno la dovuta importanza alla loro drastica diminuzione; gli anfibi, infatti, restano sensibilmente sottorappresentati nei progetti in situ [habitat naturale], spesso condotti e finanziati in gran parte dai parchi zoologici, i quali dimostrano, in tal modo, la loro indifferenza al problema.” Lo stesso vale per i progetti ex situ [in condizioni di cattività], come ci spiegano i ricercatori.
Lo studio ipotizza che molti degli anfibi in pericolo di estinzione potrebbero essere vittime di “discriminazione”. Gli autori spiegano inoltre che “i parchi zoologici hanno il dovere di soddisfare le necessità degli animali tenuti in cattività e di impegnarsi per la conservazione della biodiversità. Mentre molti anfibi risultano essere esteticamente più gradevoli, molti di quelli appartenenti alle specie in pericolo sono piccoli, difficili da mettere in mostra ed esteticamente poco affascinanti. Ciò rende la loro esposizione meno attraente.”
“Le GTS [le specie in pericolo di estinzione di tutto il mondo] sono molto più costose da mantenere rispetto a quelle non GTS e, i fattori geografici ed ecologici, che aumentano il rischio di estinzione, potrebbero anche agire come ostacoli alla loro rappresentatività nei parchi zoologici. Gli zoo con scarse competenze nell’allevamento degli anfibi, molto probabilmente si dedicheranno alle specie più attraenti, spiegano gli autori.
Dunque, per fare in modo che il numero delle GTS ospitate nei parchi zoologici aumenti, è necessario accrescere le competenze di questi ultimi sull’argomento anfibi.
L’incremento nella conservazione degli anfibi dopo il 2004
La ricerca ha analizzato i dati relativi a ciascuna specie per determinare il numero totale dei parchi zoologici, e il numero totale di ogni esemplare tenuto in cattività ogni anno, dal 1994 al 2014. Le varie specie di anfibi vennero divise in due gruppi, sulla base dell’attuale resoconto della Lista Rossa dell’IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura): le GTS, che includono tutte le specie elencate dalla Lista Rossa dell’IUCN come estinte in natura a livello selvatico, fortemente in pericolo, in pericolo e a rischio; tutte le altre categorie sono state raggruppate come non-GTS. Le specie sono state inoltre catalogate in base alla loro regione d’origine.
Lo studio ha portato alla luce il fatto che tra il 1994 e il 2014 il numero delle specie tenute in cattività, in tutto il mondo, è aumentato da 256 a 506 e il numero delle GTS è aumentato da 44 a 121. Per quanto riguarda le regioni d’origine delle specie, quelle originarie del Nord America comprendevano la proporzione più vasta di tutte le specie (il 22,6%) e tutte le GTS (20,3%) tenute in cattività dal 1994 al 2014. Anche le specie europee sono state ben rappresentate. Per tutte le specie GTS conosciute, quelle del Nord America e dell’Oceania erano quelle maggiormente rappresentate, al contrario di quelle del Sud America e dell’Asia che erano quelle meno rappresentate con, rispettivamente, soltanto il 2,5% e il 3,1% di tutte le specie GTS tenute in cattività.
I parchi zoologici in tutte e tre le aree– Nord America, Europa e il resto del mondo (ROW) – in base a quanto registrato nell’ ISIS, hanno visto un incremento nel numero complessivo delle specie tenute in cattività dal 1994 al 2014. Tuttavia l’aumento, in Europa e nel resto del mondo, è risultato maggiore dopo il 2004, mentre non c’è stato alcun cambiamento per quanto riguarda il Nord America.
Dal 1994 al 2014, il numero delle GTS e la proporzione delle specie, classificate come GTS, tenute in cattività nelle loro zone d’origine, è aumentato in modo significativo in tutte e tre le aree. L’aumento risulta essere maggiore dopo il 2004, piuttosto che in precedenza, nel Nord America e nel resto del mondo, mentre in Europa non c’è stato alcun cambiamento né prima né dopo il 2004. “Comunque, i ricercatori concordano nell’affermare che, nonostante il numero e la proporzione complessivi delle GTS siano aumentate durante gli ultimi 20 anni, gli anfibi restano tuttora scarsamente rappresentati all’interno dei parchi zoologici nella maggior parte delle aree geografiche, e a livello mondiale.”
I progressi nella conservazione degli anfibi
Non è chiaro se l’aumento nel numero e nella proporzione delle GTS tenute in cattività, nei parchi naturali internazionali, dal 2004, sia un diretta conseguenza della diminuzione degli anfibi in tutto il mondo, oppure se sia un riflesso del cambiamento nella politica generale, a livello mondiale, dei parchi zoologici. Nonostante la tendenza potrebbe sembrare positiva, il numero delle GTS, in particolare quello riguardante le Specie a Rischio e le Specie ad Alto Rischio, è ancora molto basso. Nel 2014, in base alle registrazioni contenute nell’ISIS, nei parchi naturali potevamo constatare la presenza di 121 GTS (il 23,9% di tutte le specie di anfibi, e soltanto il 6,2% degli anfibi in pericolo di tutto il mondo).
Gli autori dello studio si soffermano, in particolare, sulla necessità di preservare la biodiversità di tutte le specie di anfibi in cattività. E, tenere vaste popolazioni in cattività è il modo per facilitare la conservazione della biodiversità, inoltre, “date le loro caratteristiche, in condizioni di cattività potrebbe essere ben più facile preservare la biodiversità delle varie popolazioni di anfibi rispetto a quelle più vaste dei mammiferi e degli uccelli,” sottolinea Dawson.
Lo studio, basato sui risultati che emergono dalle registrazioni conservate nell’ISIS, dimostrano quanto gli anfibi in pericolo di estinzione siano scarsamente rappresentati nei parchi zoologici di tutto il pianeta, e suggerisce di dare una ancora maggiore importanza alle GTS ospitate nei parchi naturali.
Capire quali sono gli ostacoli che impediscono l’aumento del numero degli anfibi in pericolo nei parchi naturali è di importanza cruciale. Solo con questa consapevolezza, è possibile assumere le adeguate misure per l’attuazione di programmi di conservazione, per incrementare il numero e la proporzione degli anfibi minacciati in tutto il mondo. Per la realizzazione di un programma efficace, volto ad impedire la definitiva scomparsa degli anfibi, è essenziale avere una piena conoscenza di tutti i tentativi, fatti in tutto il mondo, per la conservazione degli anfibi, sia all’interno dei loro habitat naturali, sia nei parchi zoologici, facendo in modo di includere in tale progetto la partecipazione di tutte le istituzioni.
Citazioni:
Dawson, J., Patel, F., Griffiths, R. A. and Young, R. P. (2015) Assessing the global zoo response to the amphibian crisis through 20-year trends in captive collections.Conservation Biology.