- La Lighthouse Reef in Belize è parte della barriera mesoamericana del Mar dei Caraibi, la seconda barriera corallina più grande al mondo. Resiste con tenacia ed è uno degli ultimi luoghi più belli nell’Atlantico occidentale che ha totalmente bisogno di essere salvaguardato. Ma non è stata avviata nessuna azione per proteggerla.
- Per salvarla, l’intera barriera deve diventare “zona preclusa alla pesca”, così da permettere un minimo di pesca per il sostentamento delle famiglie locali, mettendo al bando i pescatori del Guatemala, i quali hanno ottenuto dal governo del Belize il permesso di pesca degli squali – un’ottima zuppa di squalo, si esporta in Cina per 100 dollari al piatto.
- L’unica cosa che si può fare per questo Patrimonio dell’Umanità è proteggerlo completamente: bandire tutta la pesca commerciale su larga scala e incoraggiare l’eco-turismo per sostenere economicamente la popolazione locale e generare i fondi necessari per rinforzare e migliorare tecnologicamente il controllo.
- Il Belize non può, e non vuole probabilmente, fare da solo tutto il lavoro. Se questo tesoro marino deve essere preservato per il futuro, la comunità ambientale internazionale deve rendersi conto della sua possibile perdita e mobilitarsi con forza per conservarla per sempre – adesso, prima che scompaia.
Les Kaufman m’illumina subito sul paradosso dell’atollo del Lighthouse Reef, un gruppo di cinque isole a circa 50 miglia dalla costa del Belize, nell’acqua verde smeraldo dei Caraibi.
“ Lighthouse Reef è la più grande opportunità persa nell’Atlantico tropicale per una significativa conservazione di un sito marino” mi ha detto Kaufman. Il biologo marino dell’Università di Boston studia la remota barriera corallina del Belize dal 1996. “È un luogo di trafficanti di droga, pescatori disperati e spinnatori di squali. È come il Far West”.
È anche una meraviglia. Ho trascorso del tempo sull’atollo, per il secondo anno di seguito, facendo snorkeling in acque profonde e in quelle basse. Le sue isole – una parte del sistema corallino mesoamericano, il secondo più grande al mondo – si estende per 26 miglia da nord a sud. E il cuore dell’atollo è il Buco Blu, uno spettacolare anello blu scuro, una grotta circondata da coralli e una vasca piena di squali, resa famosa dall’oceanografo francese “Lighthouse Reef è un bene globale, utile per comprendere l’interazione tra l’azione del clima e l’impatto umano”, ha spiegato Kaufman. “È una sorta di osservatore regionale sul clima. Si è abbastanza lontani dalla riva per cui l’impatto umano è abbastanza ridotto, e c’è la possibilità di recuperare la comunità di coralli [da cambiamenti climatici periodici che causano episodi di sbiancamento] e farla diventare abbastanza rigogliosa.
Ho compreso sempre più, con ogni immersione, le considerazioni di Kaufman, e ho visto con i miei stessi occhi che questa barriera corallina importante e vitale è in pericolo.
Alcuni impatti possono essere controllati più facilmente rispetto ad altri, come la pesca eccessiva, lo spinnamento degli squali e il danno provocato da misere norme sulla pesca e dal controllo e dall’indifferenza del governo. Per altri non è possibile, come l’intenso sbiancamento in corso mentre ero lì – il risultato del El Niño che ha raggiunto valori record e dal riscaldamento globale – il terzo sbiancamento globale più grande dal 1998. Lo sbiancamento sta inesorabilmente uccidendo le barriere coralline del mondo, e si teme che molte non supereranno la fine del secolo, o addirittura metà secolo.
La magia della barriera corallina
Le barriere coralline sono spesso definite come le foreste tropicali del mare. Danno riparo, nutrimento e protezione al 25% di tutte le specie marine. Forniscono anche un habitat più calmo rispetto all’oceano aperto fungendo così da zone vitali per la crescita. E sono anche fonte di cibo per una grande varietà di specie marine.
Tuttavia, il danno che si sta creando comporta una lotta per la sopravvivenza della vita sottomarina. L’effetto domino, che colpisce tutta la catena alimentare, dal pesce che si nutre di altro pesce, al pesce che nutre il mondo, sta portando al disastro.
“Qui la pressione della pesca è forte” mi ha detto Ann Marie McNeil. È un’emigrata giamaicana che ha lavorato per un decennio come istruttrice di immersioni al Lighthouse Reef. “I luoghi di aggregazione per la deposizione delle uova sono stati spazzati via”.
La spiegazione è semplice, mi ha detto la mia fonte: la pesca eccessiva vicino la terraferma, porta i pescatori sempre più al largo, fino al Lighthouse Reef. Senza nessuno che controlli, prendono prima i pesci più vendibili, anche se troppo piccoli. McNeill rabbrividisce quando mi dice che i pescatori stanno cominciando a prendere Sparisoma Viride – mangiatori di alghe fondamentali per la salute delle barriere coralline. Riferisce che poiché pesci mangiabili più familiari, come cernie e dentici, sono sempre meno abbondanti, altri pesci di media grandezza sono diventati dei bersagli.
Tuttavia, nonostante il danno e la perdita, in alcune immersioni ho visto una bellezza incomparabile.
Luccicante corallo-cervello dorato, grande quanto un divano. Morbide spugne con molti rami, che ondeggiano in modo surreale nella corrente marina come dei candelabri liquidi. Fantastici calamari che cambiavano colore quando gli nuotavo dietro. Un vortice arcobaleno di piccoli pesci – thassaloma, french grunt, pesci farfalla quattr’occhi – che stanno vicino la barriera per trovare protezione e nutrimento.
Guarda, ho pensato mentre scivolavo sott’acqua, c’è un timido pesce scoiattolo che si muove rapidamente, arancione, e forse mi sta guardando con i suoi occhi enormi. Quel pesce balestra, con le pinne blu e verdi, dovrebbe essere un pesce drag queen. Branchi di Paracanthurus hepatus si muovono tutti compatti mentre nuotano, come seguendo una loro piccolo scia. E se ascolti bene, puoi sentire i pesci pappagallo di fuoco che, con i loro puntini bianchi e la pancia bianca e nera addentano la barriera mentre mangiano.
“Le barriere coralline sono probabilmente lo spettacolo più bello del mondo animale”, mi ha detto Carl Safina, il leggendario ambientalista marino e autore di bestseller. “Non esiste altro luogo dove sia possibile vedere una tale densità di animali talmente diversi, totalmente mescolati in uno scenario dal design divertente e colorato”.
Colorare fuori le linee
Lo scorso marzo, però, sono rimasto più colpito da quello che non ho visto al Lighthouse Reef.
Squali, per esempio.
Ne ho visti tantissimi solo un anno fa nel marzo 2015, nuotavano sotto di me, delineati dal profondo blu cobalto del Buco Blu e anche da altre barriere coralline.
Quest’anno? Ho incontrato uno o due squali nutrice. Ho visto due squali di barriera a lunga distanza. Ma nessuno nell’ora che sono stato nel Buco Blu. Nemmeno uno nelle acque a largo di Long Caye, nell’estremità meridionale dell’atollo. Nessuno vicino a Northern Caye. In seguito ho saputo che, solo qualche settimana prima, circa 500 squali erano stati presi illegalmente con le reti e privati delle pinne da pescatori straneri che avevano ottenuto il permesso.
Anche il corallo era in pericolo. Il rigoglioso corallo staghorn e elkhorn, i maestosi coralli ramificati che sono cruciali per la salute delle barriere, sono scomparsi in un solo anno. Ho visto molti rami morti abbandonati tra la sabbia. Ho visto montagne di corallo marino in decomposizione. E ho visto una spettrale zona di corallo sbiancato nelle acque basse a ovest dell’Half Moon Caye, un’area marina protetta. Molti coralli erano talmente coperti da alghe carnivore e con così pochi pesci che mi si è spezzato il cuore.
Ci aspettavamo questo tipo di degradazione su enormi tratti della Grande Barriera Corallina in Australia e in tutto il Pacifico, dove il riscaldamento degli oceani, El Niño e lo sbiancamento stanno rappresentando una combinazione pericolosa. Ma non nelle acque più fresche del Belize nell’emisfero occidentale. Non ancora. Ma il 2016 sembrerebbe segnare una svolta.
Alla fine di ogni giorno, come gli appassionati di immersioni e i sub riuniti nell’ecolodge di Long Caye, bevo un rum e coca con Miles Silman, mio compagno alla Wake Forest University, ed ecologista tropicale che ha portato i suoi studenti di biologia sull’atollo Lighthouse Reef per una lezione sulla tutela dei coralli.
“È palese che le cose si stanno muovendo nella direzione sbagliata”, mi ha detto Silman. “Pensavo che questo posto resistesse. È così lontano dalla costa. Ci sono solo 70 famiglie che pescano regolarmente nell’area. È una grande area marina protetta [Half Moon Caye].
“Ma adesso trovi famiglie che colorano fuori dalle linee. I guatemaltechi stanno entrando con permessi rilasciati dal governo. Non prendono un po’di pesci. Stanno prendendo centinaia di squali con reti da imbrocco illegali e con il longline. Stanno prendendo qualsiasi cosa e tutto quello che può essere venduto. E nessuno lo vede.”
Le pinne degli squali catturati sono probabilmente destinate in Asia, e specialmente in Cina, dove una porzione di zuppa di squalo può facilmente arrivare a costare 100 dollari – un piatto di stato che le famiglie ricche servono ai matrimoni e in altre celebrazioni.
Quando Silman ha fatto snorkeling e si è immerso per la prima volta nel Lighthouse Reef nel 2011, le alghe erano piene di conchiglie vive. Centinaia di conchiglie in pochi metri, mi ha detto. Solo cinque anni dopo, siamo stati fortunati nel vedere una o due conchiglie vive. Sono state pescate per marinate, conch fritters e altri stuzzichini deliziosi. Le cernie sono praticamente sparite e i loro zone riproduttive sono state svuotate dalla pesca eccessiva. Sembra che il genere umano si stia facendo strada tra la biodiversità del Belize.
Silam è diventato più melanconico al tramonto: “Questa qui fuori è una barriera molto importante, e noi stiamo facendo del nostro meglio per ucciderla. Le reti da imbrocco prendono squali. E più Belizeani prendono più pesci.
“E hai un’avversione, forse addirittura un rifiuto per i pescherecci del Belize [ufficiali] di includere le regolamentazioni necessarie per salvaguardare questa risorsa incredibilmente preziosa – non solo per la sua industria del turismo, ma per il mondo. Non ha senso” ha detto dispiacendosi.
La politica dell’indifferenza
Les Kaufman ricorda il Lighthouse Reef nel 1996: “Era spettacolare; così vivo tutta pieno di coralli.”
Ma un forte processo di sbiancamento nel 1998 ha spazzato via una gran parte del corallo del Belize, così come decenni di riscaldamento delle temperature degli oceani. “Immagina una lente d’ingrandimento nel cielo che incenerisce un punto dopo l’altro”, ha detto Kaufman.
Una malattia chiamata “striscia Bianca” si è estesa in tutto il bacino dei Caraibi e ha distrutto, qualche anno dopo, quasi completamente, tutto il corallo elkhorn e staghorn. Il Lighthouse Reef ha resistito a questo shock con una rapida crescita della specie denominata corallo lattuga, che ha aiutato a mantenere intatta e viva gran parte della barriera.
Sorprendentemente, ha detto Kaufman, all’inizio degli anni 2000 i coralli elkhorn e staghorn hanno ricominciato a crescere.
“Ci troviamo al centro di un altro periodo di sbiancamento ma, in qualche modo, il Lighthouse Reef è di nuovo uno dei punti luminosi dei Caraibi”, ha detto. “Nonostante l’intero sistema non appaia così bene, ci sono molte aree dove si possono trovare dei luoghi che se la stanno cavando al meglio”.
Ho chiesto a Kaufman se poteva essere solo frutto della mia immaginazione il fatto di poter avvertire che il Lighthouse Reef sta andando nella direzione opposta solo dopo un anno. Mi ha risposto:
“Ciò che non si muove nella giusta direzione è la politica. Recati in un punto dell’atollo dove ti aspetti di vedere del corallo che si sta rigenerando ed eccolo lì – in maniera aggressiva e impressionante. Il muro crescente [sul lato occidentale] dell’Half Moon Caye [protetto] è in una forma migliore rispetto a qualsiasi altro punto io conosca nel Belize”.
Quando ho fatto snorkeling lungo quel muro crescente, sono rimasto colpito dalla grandezza e dalla robustezza del corallo pilastro e dell’orbicella faveolata. C’erano branchi di pesci pappagallo tre volte più grandi di quelli che avevo potuto vedere da altre parti. C’erano pesci in abbondanza, soprattutto barracuda. Tutto sembrava dimostrare l’ovvio. Una barriera corallina protetta come la Half Moon Caye, anche con acque più calde, può essere una barriera sana.
Per mia sorpresa, e per la sorpresa di tutti, dai biologici ai sub e ai turisti, gran parte dell’atollo del Lighthouse Reef non è stata designata come Area Marina Protetta. Nel frattempo la protezione presente all’Half Moon Caye e al Buco Blu è scarsa – qualche guardia forestale in uniforme in piccole barche con motori fuoribordo, ma solo durante le ore del giorno.
“Sappiamo che le aree protette funzionano”, mi ha detto una sera Miles Silman. “Tu proteggi le cose e loro ritornano. Qui c’è uno degli ultimi posti più belli da proteggere nell’Atlantico occidentale. Gli dai la possibilità di combattere contro il cambiamento climatico e lui risponderà”.
Ha enfatizzato la morte che sta colpendo le barriere coralline di tutto il mondo: “C’è bisogno di un luogo che sia d’ispirazione. C’è bisogno di un luogo che possa dimostrare che si può fare. Questo è quanto. O almeno era. E se permetti che finisca all’inferno, immagina, andrà tutto a finire all’inferno.”
Qualche giorno dopo al telefono, Les Kaufman ha sottolineato lo stesso punto: “Tutto l’atollo Lighthouse Reef dovrebbe essere un’area proibita alla pesca” ha detto. “Il problema però è che mettere tutta l’area off limits sarebbe ingiusto per i Belizeani che hanno trascorso tutta la loro vita nella zona usandola. Sarebbe più auspicabile porre tutto come un esperimento, per imparare se siamo in grado nel 21° secolo di salvaguardare la barriera corallina senza esiliare nessuno”.
Una tutela del genere suonerebbe come: Pesca Limitata. Niente pesca commerciale su larga scala. Protezione completa degli squali. Nessuna raccolta di specie se non per ricerche scientifiche. E tanto ecoturismo per sostenere economicamente le popolazioni locali, e portare i soldi per aumentare i pattugliamenti e installare un controllo ad alta tecnologia 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per fare rispettare le nuove norme per le barriere.
“È una questione basata su un bisogno globale” ha dichiarato Kaufman, “non solo per il Belize”.
Carl Safina, un collega di MacArthur, è diventato filosofico quando gli ho chiesto il vero valore di un luogo come l’atollo Lighthouse Reef:
“Si tratta di una questione morale ed etica. Raccattiamo e scaviamo in ogni posto del mondo solo per spillare qualche soldo e qualche pasto per qualche giorno. Questi luoghi sono stati lasciati a loro stessi per centinaia di milioni di anni, e solo negli ultimi 50 anni si è presentata l’idea di proteggerli. Queste barriere coralline hanno più bisogno di essere lasciate da sole che di protezione.”
La rete da posta e lo spinnamento
Per la seconda volta a metà febbraio, Jim Cullinan, direttore del Itza Lodge a Long Caye, ha saputo che ci sono stati problemi a Hat Caye, una piccola isola di sua proprietà, poco distante, usata dai pescatori locali per preparare le loro reti. Il tarpone che ha visto galleggiare mentre si avvicinava gli aveva già detto tutto quello che c’era da sapere: rete da posta illegale.
“È così ovvio, ” ha detto Cullinan. “Non ci sono segni di ami.”
Le alghe marine nelle acque basse intorno a Hat Caye sono state riempite con le reti dei pescatori commerciali del Guatemala. Hanno intrappolato tarponi, dentici, tonni, squali – più di 500 pesci grandi in totale. Cullinan ha stimato che il numero degli squali catturati ha superato i 250. Per lo meno quello è il numero degli squali intrappolati e privati delle pinne nella stessa settimana vicino a Northern Caye, a circa 26 miglia di distanza.
“Avevano secchi pieni di pinne di squalo e congelatori pieni di carne di squalo”, ha detto Cullinan, supponendo che gran parte del pescato fosse diretto verso i mercati asiatici. “Avevano squali martello, di barriera, squali toro, squali nutrice. Più o meno tutti i tipi di squalo. Li ho mandati via. Gli ho detto di stare lontani. Ho chiamato la Guardia Costiera. Sono arrivati ma hanno detto che non potevano fare niente. Ho chiamato il Dipartimento della Pesca una settimana dopo. Non sono stati d’aiuto nemmeno loro.”
Beverly Wade, amministratore della pesca per il Belize, è stata intervistata da giornalisti locali dopo che si è sparsa online la voce del massacro degli squali. Sembrava indifferente.
“Nei punti dove viene fatta la pesca degli squali, la popolazione sembra stabile,” ha detto Wade ai reporter sulla terra ferma. “Non c’è nulla da discutere sul fatto che dobbiamo forse cercare di porre ulteriori regolamentazioni alla pesca degli squali. Ma le norme devono anche essere basate su informazioni chiare.”.
Wade ha fatto capire chiaramente che non era in procinto di proporre nuove norme sulla pesca. I guatemaltechi usano reti da imbrocco illegali a Lighthouse Reef? Hanno il permesso del governo per uccidere.
Rachel Graham, una biologa ambientale cresciuta in Tunisia, ha vissuto in Belize per 18 anni. Per la sua attività di ricerca e di lavoro di tutela degli squali, soprattutto il tranquillo squalo bianco, è stata soprannominata “l’acquatica Jane Goodall.”
In qualità di fondatore e direttore esecutivo della ONG MarAlliance, Graham e il suo staff sono impegnati nella conservazione delle specie marine, soprattutto squali e razze. Lavora a stretto contatto con i pescatori del Belize. È stata lei a denunciare sui social media il massacro degli squali di febbraio, facendo pressione a Wade per tutelare la mancanza di norme sulla pesca degli squali.
“Abbiamo perso così tanti squali [a febbraio], ” mi ha detto Graham durante un’intervista via skype. “Molti erano giovani. Diverse incinte. Molti squali erano contrassegnati. Quelli li abbiamo persi. Non abbiamo potuto fare nessuna ricerca con loro. L’amministratore della pesca ha detto che la popolazione degli squali è stabile usando i nostri dati, ma li ha male interpretati.”.
Si pone di nuovo la domanda: perché l’intero atollo Lighthouse Reef non è area marina protetta? Half Moon Caye e il Buco Blu, entrambi patrimonio mondiale dell’umanità, producono circa 4 milioni di dollari l’anno tra visitatori e pagamenti per fare immersioni, una somma significativa per una popolazione che ha un tasso di povertà del 41%.
E gli squali sono ciò che chi fa snorkeling e i sub pagano per vedere. Questi animali valgono molto di più quando sono vivi e nuotano nel Lighthouse Reef che quando forniscono di carne i mercati in Guatemala e le vendite di zuppa di pinna in Asia.
“Per sei anni ci siamo battuti affinché fossero banditi il palamito e le reti da imbrocco al Lighthouse Reef, ” mi ha detto Graham. “Ci hanno dato giustificazioni. E quando siamo tornati dal ministro, ci hanno chiesto più prove. Gliele abbiamo date. Alla fine hanno chiesto il contributo dei pescatori. Quindi la Belize Audubon Society ne ha intervistate decine. Sono stati tutti d’accordo [nel vietarle]. Abbiamo consegnato la petizione. E loro [gli amministratori della pesca] hanno detto no. Abbiamo fatto pressione per poterne conoscere la motivazione. Non ce ne hanno mai fornita una.”
Graham è indignata così come irremovibile: “Se c’è un atollo da proteggere quello è il Lighthouse Reef. È da lì che proviene la maggior parte delle entrate derivanti dal turismo. Ha il corallo migliore, la megafauna più grande e due luoghi che sono patrimonio dell’umanità. Non so cosa stiano aspettando.”
Quando si cerca di comprendere perché non sta avvenendo nulla, è facile pensare che la corruzione abbia un ruolo nella riluttanza e incapacità del governo di rafforzare efficientemente la protezione su aree già tutelata della barriera.
Poiché gli squali e altra fauna marina stanno diventando sempre più rari, facendo alzare i prezzi sul mercato, la loro cattura e vendita sono diventate allettanti per i criminali provenienti da tutti i Caraibi. In Messico, per esempio, le pinne natatorie del pesce totoaba in via d’estinzione valgono più della cocaina, in vendita a 125.000 dollari al chilo in Cina. La raccolta illegale di cetrioli di mare, un’altra specialità asiatica, è esplosa nella penisola messicana dello Yucatan, dove la rete criminale, secondo quanto riferito, si è messa in affari.
Nel 2014, gli alti profitti derivanti dai cetrioli di mare hanno portato a una violenta competizione tra gang rivali nello Yucatan e a Campeche. E Milenio ha segnalato che nel 2015 uomini armati hanno rubato 3,5 tonnellate di cetrioli di mare disidratati dalla posta molta alta.
I biologi universitari Kaufman e Silman dicono che la corruzione del governo potrebbe non essere l’unica spiegazione per quanto accade e non succede nelle acque fuori la costa del Belize.
“La mia sensazione sul Belize, ” ha detto Kaufman, “ è che le più importanti irregolarità hanno a che fare con chi è al comando, che tiene costantemente in considerazione i guadagni a breve termine – spesso alcuni individui politicamente influenti verso cui hanno degli obblighi – piuttosto che il bene dell’intero paese.”
Silman ha aggiunto: “Questo non ha solo a che fare con i criminali incalliti. Le persone normali che si troveranno a fare questo tipo di scelta, continueranno a fare la scelta sbagliata.”.
Chi salverà il Lighthouse Reef?
Ann Marie McNeil, emigrata giamaicana ora residente nel Belize, è tra la popolazione locale del Lighthouse Reef la cui vita dipende dalla salute della barriera coralline. È la direttrice del Itza Lodge su Long Caye; i suoi due fratelli lavorano nel settore delle immersioni. Sanno che se un gran numero di pesci grandi scomparirà dalla barriera, succederà la stessa cosa al denaro portato dai turisti.
Si potrebbe pensare che il governo del Belize sia cosciente dell’importanza della cosa, soprattutto perché il turismo è l’attività con i guadagni maggiori nel paese. Si potrebbe pensare che il governo metta sulla bilancia da un lato il valore di milioni di dollari di pesci vivi e dall’altro l’insignificante tariffa pagata per la pesca commerciale su larga scala – un’attività che rapidamente sta svuotando di vita la barriera.
“No, non lo fa,! Mi ha detto McNeil. “Il pesce rappresenta una grande fetta della dieta del Belize. Ne abbiamo sempre avuto a sufficienza. Adesso, con la popolazione dell’America Latina che è cresciuta e la pressione da parte di Hounduras e Guatemala, stiamo avendo dei seri problemi. Non credo che il governo abbia realizzato che deve fare degli sforzi significativi per proteggere gli incassi che derivano dal turismo. Adesso è una necessità economica.”
McNeil ha spiegato quant’è penoso per lei che tanti squali siano stati massacrati alla metà di febbraio all’atollo e come “nessuno sembri curarsene ai vertici del governo”.
Parlando come una biologa o una ONG, ha supplicato:
“Lighthouse Reef non è solo una preoccupazione del Belize. È una preoccupazione per i Caraibi. È una preoccupazione per gli americani e per il mondo. È uno dei pochi luoghi rimasti – con i coralli e i suoi pesci. Ma svanirà tutto in un paio di anni se non gli forniamo una protezione totale.”
McNeil mette in guardia su quella che lei percepisce come la mentalità disfattista e indifferente di molti abitanti del Belize, forse un’eredità dei giorni coloniali – anche tra i proprietari di resort, sub e guide turistiche. Paradossalmente, c’è poca indignazione a livello locale nei confronti dell’inattività del governo nel proteggere le industrie connesse al turismo.
“Siamo un paese povero, un paese del Terzo Mondo, e controbattere con l’autorità non è qualcosa che ci riesce bene” mi ha detto McNeil. “La nostra economia è in pericolo. Le ONG devono essere coinvolte.”
Les Kaufman, Miles Silman, e Rachel Graham della ONG conoscono il valore di questo Tesoro naturale senza prezzo e sono d’accordo. È il motivo per cui ritornano sempre all’atollo Lighthouse Reef, o come Graham, scelgono il Belize come loro residenza permanente.
“Se perdiamo il Lighthouse, perderemo l’ultimo posto migliore sul pianeta,” mi ha detto Silman. “Si porteranno via la speranza e le aspirazioni su quanto possiamo fare per la tutela dell’oceano.”
“Dovremmo poter vedere pesci grandi ovunque al Lighthouse”, ha detto Graham. “Dovremmo vedere un pesce grande dietro ogni roccia.”
“Io non rinuncio” ha ditto Kaufman con decisione. C’è stata una lunga pausa mentre aspettavo l’elaborazione. Ma tutto quello che ha aggiunto è stato: “Io non rinuncio. Questo è tutto quello che posso dirti. Io non rinuncio.”
Justin Catanoso è direttore del giornale a Wake Forest. Il suo reportage sul cambiamento climatico è sostenuto dal Centro per l’energia, ambiente e sostenibilità a Wake Forest e dal Pulitzer Center on Crisis Reporting di Washington, D.C. Da spesso il suo contributo a Mongabay.