- Un nuovo studio del Global Carbon Project presso l’University of East Anglia indica che le emissioni di CO2 aumenteranno del 2% entro la fine del 2017.
- Secondo lo studio, le emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili e industrie raggiungerà circa 37 miliardi di tonnellate nel 2017, segnando un nuovo record. Le emissioni causate dall’uomo, compreso l’uso di combustibili fossili, l’industria e la produzione di legna, raggiungeranno circa 41 miliardi di tonnellate, quasi quanto nel 2015.
- L’aumento delle emissioni in Cina e altri paesi in via di sviluppo è una delle principali cause di questo incremento nel 2017, come dimostra lo studio.
L’ultima conferenza ONU sul clima a Bonn in Germania (COP23) avrebbe dovuto rappresentare un passo in avanti per limitare il riscaldamento globale. Tuttavia, durante questa settimana, nuovi studi pubblicati hanno dimostrato che, nonostante gli sforzi di tutti i paesi del mondo (con una importante eccezione) di rispettare l’accordo sul clima di Parigi e limitare l’aumento delle temperature a meno di 2°C , non si è riusciti a limitare le emissioni globali di carbonio.
Negli anni 2000, le emissioni globali di diossido di carbonio derivanti dall’industria e dai combustibili fossili è aumentata in media del 3% all’anno. La crescita ha cominciato a rallentare dal 2010 ed è rimasta stabile negli ultimi tre anni, dal 2014 al 2016 , invertendo la rotta e facendo sperare che le emissioni fossero in via di miglioramento. Ma un nuovo studio del Global Carbon Project presso l’University of East Anglia indica che le emissioni aumenteranno del 2% entro la fine del 2017.
Robbie Andrew, co-autore dello studio e ricercatore senior a Oslo in Norvegia, presso CICERO – Center for International Climate Research, afferma che l’aumento delle emissioni nel 2017 dimostra quanto i miglioramenti degli anni passati siano stati minimi e che gli obiettivi dell’accordo di Parigi sono ancora lontani se non si agirà in modo più efficiente.
“L’aumento delle emissioni dal 2014 al 2016 è stato quasi stabile, e il probabile aumento del 2% nel 2017 dimostra chiaramente che non possiamo dare niente per scontato”, ha dichiarato Andrew.
Secondo lo studio, le emissioni globali di diossido di carbonio dai combustibili fossili e dalle industrie raggiungerà circa 37 miliardi di tonnellate nel 2017, un nuovo record. Si stima inoltre che le emissioni causate dall’intervento dell’uomo, incluso l’uso di combustibili fossili, le industrie e l’uso terrestre raggiungerà circa 41 miliardi di tonnellate, quasi quanto nel 2015.
Lo studio afferma che la Cina e altri paesi in via di sviluppo sono responsabili per l’aumento delle emissioni nel 2017.
Si stima che quest’anno le emissioni della Cina subiranno un aumento del 3,5%, quelle dell’India del 2%. Tuttavia, sia per gli Stati Uniti che per l’Unione europea diminuiranno rispettivamente del 0,4% and 0,2%. Un progresso ben inferiore ai valori dello scorso decennio, in cui le emissioni si erano ridotte del 1,2% per gli Stati Uniti e del 2,2% per l’Europa. Per quanto riguarda altri paesi del mondo, le emissioni di CO2 rappresentano il 40% delle emissioni globali e si stima aumenteranno del 2,3%.
Non è possibile prevedere se il 2017 sarà un’eccezione o se i valori sono destinati ad aumentare, ma Glen Peters, il direttore di ricerca del CICERO che ha condotto la ricerca, afferma che sicuramente tutti i paesi devono essere avere obiettivi più ambiziosi rispetto al clima se lo scopo è quello di limitare il riscaldamento globale a 2°C.
“L’impegno preso a Parigi nel 2015 di ridurre le emissioni non si è tradotto in azione”, ha dichiarato. Peters. “È ancora troppo presto per affermare che siamo arrivati a una svolta verso le emissioni zero”.
Kelly Levin e Ranping Song del World Resources Institute (WRI), che non erano coinvolti nella ricerca relativa al Global Carbon Project, segnalano sul loro blog che secondo gli studi, per riuscire a rispettare il limite dei 2°C senza influire sui costi, bisognerebbe ridurre le emissioni globali entro il 2020. La ricerca del WRI ha dimostrato che nonostante 49 paesi abbiano già raggiunto le emissioni massime e quindi iniziato a ridurle, non si sta ancora intervenendo abbastanza per rispettare l’accordo di Parigi e per prevenire il riscaldamento globale.
“Ad oggi, nonostante gli accordi di Parigi, le emissioni globali sono destinate a raggiungere i massimi livelli dopo il 2030”, scrivono Levin e Song. “Secondo l’accordo di Parigi, tutti i paesi dovrebbero intervenire sulle emissioni entro il 2020. Se è necessario ridurre i tempi in seguito al Global Carbon Project per evitare conseguenze disastrose sul clima, bisognerà ridurre drasticamente le emissioni”.
Justin Catanoso, il corrispondente di Mongabay dal COP23 afferma che, nonostante “non ci siano stati interventi significativi su come affrontare i cambiamenti climatici”, si è ottenuto un risultato importante: 19 paesi, tra cui Regno Unito e Canada, hanno annunciato di voler rinunciare al carbone entro il 2030.
Nonostante questo traguardo importante, molti paesi si sono dimostrati delusi dai risultati del dibattito sul clima, secondo quanto riportato da Catanoso.
In generale, i paesi sviluppati non sono riusciti a impegnarsi a ridurre in maniera sostanziale le emissioni secondo gli obiettivi del COP23. Secondo gli esperti sarebbe necessario eliminare le centrali a carbone entro il 2050 per raggiungere gli obiettivi preposti; tuttavia, molti paesi che utilizzano ed esportano questa fonte di energia – come Australia, Germania, India e Stati Uniti – non si sono uniti alla Global Alliance to Power Past Coal.
“Questo annuncio ha concluso il COP23 in maniera positiva”, scrive Catanoso. “Tuttavia, la speranza più grande non si è concretizzata, i paesi sviluppati non si sono impegnati abbastanza nel ridurre le emissioni come dall’accordo di Parigi. Inoltre, in seguito all’intervento degli Stati Uniti, non è stato possibile stabilire esattamente come i paesi sviluppati aiuteranno a finanziare quelli in via di sviluppo per affrontare il problema del clima, la questione è stata rimandata all’anno prossimo.”