- Il capo comunità colombiano Heranan Bedoya, che ha difeso i diritti fondiari degli agricoltori afro-colombiani così come la biodiversità locale in opposizione all'espansione dell'olio di palma e dell'agricoltura industriale, è stato presumibilmente assassinato da un gruppo neo-paramilitare, il 5 Dicembre.
- Bedoya era proprietario dell'area per la biodiversità “Mi Tierra”, situata nel territorio comune degli afro-colombiani di Pedeguita-Mancilla. Gli attivisti per i diritti fondiari si sono opposti alle compagnie produttrici di olio di palma, banane e di bestiame, accusate di coinvolgimenti in espropriazioni fondiarie illecite e di deforestazione all'interno del territorio comune della comunità afro-colombiana a Riosucio, Chocó.
- Secondo la Intercelestial Commission for Justice and Peace in Colombia (CIJP), un gruppo colombiano per i diritti umani, Bedoya si stava dirigendo a casa a cavallo quando due membri del gruppo neo-paramilitare Gaitánista Self-Defense Forces of Colombia (AGC) lo hanno intercettato su di un ponte e gli hanno sparato 14 volte, uccidendolo sul colpo.
- Secondo la Foundation for Peace and Reconciliation (PARES), 137 leader comunitari sono stati uccisi in Colombia nel 2017. Altri osservatori hanno registrato numeri inferiori, ma la maggior parte ne segnalano oltre 100 uccisi nel corso dell'anno.
Il capo comunità colombiano Heranan Bedoya, che ha difeso i diritti fondiari degli agricoltori afro-colombiani così come la biodiversità locale in opposizione all’espansione dell’olio di palma e dell’agricoltura industriale, è stato presumibilmente assassinato da un gruppo neo-paramilitare, il 5 Dicembre.
Oltre ad essere parte di un aumento degli omicidi di leader comunitari nel paese, Bedoya era il secondo capo afro-colombiano ad essere ucciso nella regione del bacino del fiume Bajo Atrato a meno di 10 giorni dopo l’assassinio di Mario Castaño di fine novembre. Complessivamente, ci sono stati tre capi comunità uccisi nella regione nel corso dell’anno.
Secondo la Intercelestial Commission for Justice and Peace in Colombia (CIJP), un gruppo colombiano per i diritti umani, Bedoya si stava dirigendo a casa a cavallo quando due membri del gruppo neo-paramilitare Gaitánista Self-Defense Forces of Colombia (AGC) lo hanno intercettato su di un ponte e gli hanno sparato 14 volte, uccidendolo immediatamente.
Bedoya era proprietario dell’area per la biodiversità “Mi Tierra”, situata nel territorio comune degli afro-colombiani di Pedeguita-Mancilla. Gli attivisti per i diritti fondiari si sono opposti alle compagnie produttrici di olio di palma, banane e di bestiame, accusate di coinvolgimenti in espropriazioni fondiarie illecite e di deforestazione all’interno del territorio comune della comunità afro-colombiana a Riosucio, Chocó.
Visto che era uno dei più di 8 milioni di persone stimate ad essere state colpite da cinque decenni di conflitti armati in Colombia, Bedoya era tornato nella sua terra con la famiglia nel 2012 dopo essere allontanato dal gruppo paramilitare delle United Self-Defense Forces of Colombia (AUC) nel 1996.
In seguito il suo ritorno nella comunità, Bedoya ha combattuto a fianco dell’organizzazione non governativa per contrastare i potenti interessi delle compagnie di produzione di: olio di palma, banane e di allevamento di bestiame. Voleva assicurarsi che il territorio comune afro-colombiano fosse protetto dalle continue “invasioni” che stavano intaccando i terreni agricoli della sua comunità e distruggendo le aree protette risparmiate per la loro ricca biodiversità.
Bedoya ha presumibilmente iniziato a ricevere minacce da gruppi armati fuori legge all’inizio del 2015. Secondo la CIJP, lo Stato colombiano, attraverso la National Protection Unit (UNP), aveva dato a Bedoya un telefono cellulare ed un giubbotto antiproiettile nel tentativo di proteggerlo.
In giugno, la CIJP ha denunciato una compagnia di agricoltura industriale per aver “distrutto foreste primarie e risorse, a causa dell’agricoltura industriale illecita”, rivendicando inoltre che il legale del loro gruppo aveva mirato alla riserva per la biodiversità di Bedoya come un obbiettivo per la parcellizzazione e lo sviluppo.
“Stanno tagliando le foreste, distruggendo le coltivazioni di sussistenza e quando prendono il controllo delle fattorie delle famiglie per farne piantagioni e progetti per l’olio di palma, creano sfollati” ha detto la CIJP ai media locali.
Quest’ultimo afferma che i progetti agro-industriali che hanno pianificato per il territorio comune di Pedeguita-Mancilla sono stati supportati dal gruppo neo-paramilitare AGC e che l’omicidio dei capi comunità va a vantaggio di alcuni proprietari terrieri di agricoltura industriale che hanno sfruttato il conflitto armato al fine di espandere le loro iniziative commerciali nella regione.
La Colombian Ombudsman ha annunciato su Twitter che “ condanna l’assassinio del capo che sosteneva il risanamento del territorio” e chiede alle autorità di “chiarire al più presto i fatti” riguardo la sua morte.
In risposta alle due uccisioni, l’organizzazione internazionale per i diritti umani Amnesty International ha invitato il governo colombiano “una risposta esaustiva… assicurando il rispetto dei confini delle zone umanitarie, garantendo la sicurezza dei loro membri e [una maggiore] presenza delle forze dell’ordine.”
Giovedì, 25 capi comunità dalle regioni di Bajo Atrato e Urabá a Choco e Antioquia, che hanno ricevuto minacce di morte o hanno parenti che sono stati uccisi, si sono incontrati a Bogotá per chiedere che venga loro garantito che potranno ritornare nei loro territori. Al fine di proteggere le loro identità, i capi hanno indossato delle maschere durante la conferenza stampa.
Gli attivisti hanno detto che sanno di piani che prevedono di uccidere altri capi per i diritti fondiari nella regione: Miguel Hoyos, Eustaquio Polo e María Ligia Chaverra, così come due capi pubblici locali.
Hernan Bedoya: basta olio di palma a Pedeguita-Mancilla
Il regista Nico Muzi ha incontrato ed intervistato Bedoya mentre stava girando un breve documentario del 2016: Frontera Invisible, che spiega l’espansione dell’olio di palma in Colombia e l’effetto che ha sulle comunità locali rurali nel paese.
Nell’intervista, Bedoya ha raccontato la storia della sua comunità e della loro lotta contro i paramilitari e l’agricoltura industriale. Ha denunciato il comune locale, che secondo lui aveva stretto un patto per far entrare illegalmente gli allevatori di bestiame e le compagnie produttrici di banane e olio di palma nel territorio comune.
“Abbiamo sentito che vogliono piantare altri 1000 ettari di palme [nel nostro territorio comune]”, ha detto Bedoya. “Ma no so dove li pianteranno perché ci siamo noi in questa terra.
Dovranno prima spostare noi dal territorio se vogliono piantare quei 1000 ettari di palme.”
L’agricoltura industriale trae vantaggio dal conflitto armato
Negli anni novanta, più di 8 000 persone sono state costrette a lasciare la regione di Bajo Atrato quando l’AUC ha lanciato un feroce attacco al fine di impadronirsi della via del narcotraffico lungo il fiume Atrato, importante a livello strategico, prima sotto il controllo dei guerriglieri di sinistra FARC e ELN, secondo un’indagine del media locale Verdad Abierta.
L’indagine riferisce che nel 2000, le autorità locali e gli imprenditori hanno iniziato a spingere per l’espansione delle coltivazioni di olio di palma, o altrimenti detto “oro verde”, su territori che erano stat abbandonati o venduti a poco prezzo dagli afro-colombiani e dai contadini meticci i quali avevano lascito la regione temendo per le loro vite.
Ex capi paramilitari stando a quel che si dice hanno testimoniato che Vicente Castaño, uno dei due fratelli che guidavano l’AUC e i suoi 30 000 combattenti dal 1997 al 2006, hanno mantenuto contatti con gli imprenditori dell’olio di palma e di bestiame, invitandoli ad investire nel territorio.
Al fine di proteggere l’eredità culturale e la propria identità, il Congresso colombiano ha varato nel 1993 una legge che riconosce il diritto delle comunità afro-colombiane di mantenere le terre comuni. Nel 2000, 48 000 ettari nella regione di Bajo Atrato sono stati garantiti alla comunità afro-colombiana chiamata Pedeguita-Mancilla che ha diritti antichissimi sul territorio.
Il gruppo neo-paramilitare AGC accusato di aver ucciso Bedoya è un diretto discendente dell’AUC, che si è formato nel 2008 in seguito all’estradizione dei comandanti dell’AUC negli Stati Uniti. Il gruppo è cresciuto enormemente nell’ultimo decennio, riprendendo la maggior parte delle vie del narcotraffico dell’AUC lungo le coste dei Caraibi e sulla costa del Pacifico ed ora è il più grande gruppo armato illegale della Colombia.
Negli ultimi giorni, l’AGC ha sollecitato un cessate il fuoco unilaterale in quanto si prepara a consegnare circa 7000 membri dell’organizzazione narcotrafficante più grande del paese al governo colombiano. Il governo a settembre ha chiesto al procuratore generale Nestor Humberto Martinez di parlare con il gruppo dopo che il capo “Otoniel” si è offerto di consegnarsi alla giustizia.
Situazione pericolosa per i capi a favore i diritti umani ed ambientali
Nello scorso anno, decine di capi per i diritti umani ed ambientali sono stati uccisi in Colombia, provocando una crisi in questo campo che ha destato preoccupazione negli osservatori internazionali per le prospettive di pace a lungo termine, anche se il maggiore gruppo armato illegale del paese, le FARC, sono state smobilitate nel corso dell’anno.
Secondo la Foundation for Peace and Reconciliation (PARES), 137 capi comunitari sono stati uccisi in Colombia nel 2017. Altri osservatori hanno registrato numeri inferiori, ma la maggior parte ne segnalano oltre 100 uccisi nel corso dell’anno.
“La vulnerabilità dei capi e dei difensori dei diritti umani in Colombia rimane alta. Gli atti di violenza contro queste persone mostra un alto tasso di comportamenti sistematici”, ha affermato PARES nel suo rapporto sulle uccisioni dei capi comunitari.
Il rapporto del PARES dice che la motivazione per queste uccisioni è “limitare la partecipazione dei capi comunitari in politica, ostacolare lo scoprimento della verità, la restituzione della terra e la protezione ambientale”.
L’agenzia degli Stati Uniti per i rifugiati (UNHCR) è d’accordo sul fatto che esista un piano per le uccisioni dei capi comunitari. William Spindler, il portavoce dell’ONU, fa notare che la maggioranza degli omicidi hanno avuto luogo nelle regioni dove le FARC hanno rinunciato al controllo territoriale.
“In molti casi l’attività criminale è incrementata, in questo caso per il fatto che il vuoto [di potere] lasciato dalla smobilitazione delle FARC non è stato riempito dallo stato,” ha detto Splindler durante un briefing con la stampa.
L’espansione dell’olio di palma in Colombia
Mentre Indonesia and Malesia rappresentano l’85 percento dell’offerta mondiale di olio di palma, la Colombia è la quarta maggior produttrice al mondo e la più grande dell’America Latina. Questo prodotto mondiale è ampiamente usato nel cibo, nei prodotti cosmetici e nel biodisel anche se uno studio della Commisione Europea ha scoperto che come combustibile produce tre volte più anidride che uno fossile.
Come conseguenza di un boom mondiale nella coltivazione di olio di palma a partire dall’inizio secolo, la quantità di terra destinata a questo coltura è aumentata quasi del 200 percento dal 2000, secondo l’organizzazone produttrice di olio di palma Fedepalma, è cresciuta da 157,000 ettari 466,000 ettari piantati nel 2015.
Il governo e Fedepalma hanno studiato il suolo del paese e hanno segnalato che sono presenti 16 milioni di ettari adatti per la coltivazione dell’olio di palma. Con la smobilitazione delle FARC, il governo punta ad aprire le porte allo sviluppo dell’agricoltura indiustriale specialmente nelle aree che prima erano off-limits a causa del conflitto.
I sostenitori dell’olio di palma nel paese sostengono che quest’ultimo non ha subito lo stesso livello di distruzione forestale che invece era stato ben documentato in altri paesi, soprattutto nel sud-est asiatico.
Tuttavia, così come dimostrato dalla morte di Hernan Bedoya, l’espansione dell’agricoltura industriale potrebbe avere un prezzo sociale, spiegano gli oppositori i quali affermano che lo sviluppo si realizza su terre che sono state illegalmente sequestrate da gruppi paramilitari o abbandonate durante il conflitto armato nel paese durato mezzo secolo.