- Gli scienziati hanno proposto un quadro per una nuova “Lista Verde delle specie” che illustra un metodo standard per valutare l’efficacia del recupero e della conservazione delle specie.
- Il quadro si apre con la definizione di “specie completamente recuperata” per poi stabilire quattro parametri che quantificano l’importanza delle misure di conservazione nel recupero di una specie.
- Secondo gli scienziati, la Lista Verde diventerà parte della Lista Rossa IUCN e la valutazione complessiva delle specie comprenderà sia le categorie a rischio di estinzione, sia i quattro parametri di conservazione che aiuteranno a capire se le misure di conservazione stanno contribuendo al recupero di una specie.
La Lista Rossa IUCN delle Specie Minacciate, la fonte di informazioni sullo stato di conservazione di una specie più consultata al mondo, presto potrebbe subire una trasformazione.
La Lista Rossa valuta il declino delle popolazioni di piante e animali e classifica le specie in categorie sulla base del loro rischio di estinzione. Ma cosa succede se, dopo anni di misure di conservazione, una specie non si sposta di categoria? Significa che le misure di conservazione sono state inefficaci? Significa che la specie in questione non si sta riprendendo?
Adesso gli scienziati hanno proposto un quadro per una nuova “Lista Verde delle specie” per modificare il modo in cui viene misurata l’efficacia delle azioni di conservazione. Il quadro, pubblicato dalla rivista Conservation Biology, piuttosto che cercare di tirar via una specie dall’orlo dell’estinzione, come fa al momento la Lista Rossa, si concentra sulla ricerca di nuovi modi per riportarla al suo massimo potenziale.
“La conservazione di una specie non è efficace se si limita a evitarne l’estinzione: vogliamo che le specie facciano progressi fino al “completamente recuperata,” che indica popolazioni in salute all’interno dell’areale primario che interagiscono come dovrebbero con l’ecosistema,” sostiene il co-autore Barney Long, responsabile della conservazione delle specie per la ONG Global Wildlife Conservation. “Sicuramente non tutte le specie potranno tornare all’areale alle popolazioni originarie, ma dovremmo comunque cercare, quando possibile, non solo di ‘salvare’ le specie, ma anche di recuperarle.”

Il quadro si apre con la definizione di “specie completamente recuperata” per poi stabilire quattro parametri che quantificano l’importanza delle misure di conservazione per una specie: cosa è stato fatto in passato per quella specie e cosa si potrà fare in futuro.
“Per prendere decisioni in merito alla conservazione di una specie, dobbiamo sapere quanto la conservazione ha influito su di essa: vogliamo sapere cosa sta funzionando e cosa no,” ha dichiarato a Mongabay l’autore principale H. Resit Akçakaya, professore di ecologia ed evoluzione alla Stony Brook University di New York. “Vogliamo dare importanza ai successi ma anche imparare dagli insuccessi.”
Il primo dei quattro parametri, “conservazione preesistente,” valuta la differenza che le misure di conservazione hanno fatto per una specie. Questo parametro confronta lo stato attuale di una specie con quanto sarebbe accaduto se le misure di conservazione esistenti, come finanziamenti o istituzione di aree protette dalla legge, non fossero state attuate per salvaguardare le popolazioni di quella specie negli ultimi 50 anni.
Gli altri tre parametri riguardano, invece, gli impatti futuri. “Dipendenza dalla conservazione,” per esempio, considera cosa accadrebbe in futuro a una specie se le misure attualmente in vigore fossero sospese, mentre “vantaggi della conservazione” quantifica i miglioramenti futuri che le misure di conservazione potranno apportare. Infine, “potenziale di recupero” ha lo scopo di stabilire il massimo recupero plausibile che una specie può subire a lungo termine.
In generale, gli autori sostengono che la Lista Verde fornirà uno standard mondiale per determinare la riuscita del recupero e della conservazione delle specie.
“La IUCN riconosce il bisogno di stabilire obiettivi ambiziosi per la conservazione della biodiversità e per dimostrare che la conservazione funziona,” sostiene Craig Hilton-Taylor, a capo dell’unità Lista Rossa IUCN e co-autore dell’articolo. “Questo nuovo quadro mette in luce un cambiamento ambizioso dell’idea di conservazione che vuole accertarsi del recupero delle specie invece di evitarne semplicemente l’estinzione.”
William F. Laurance, ecologista dei tropici alla James Cook University in Australia e membro del comitato consultivo di Mongabay, non ha partecipato alla stesura del quadro ma ne ha apprezzato l’idea di “identificare traguardi positivi per la conservazione delle specie.” Tuttavia, avverte che per avere successo, la Lista Verde dovrà essere utilizzata su vasta scala e dovrà saper essere efficace nel portare avanti le priorità per la conservazione.
“Gli autori hanno molta esperienza di conservazione reale,” continua. “Ciò conferisce alla loro idea maggiore credibilità presso le “vecchie volpi” come me che hanno assistito all’andirivieni di mode passeggere nel campo della conservazione.”

Akçakaya sostiene che la Lista Verde diventerà una parte della Lista Rossa IUCN. La valutazione complessiva delle specie comprenderà sia il rischio di estinzione che i quattro parametri di conservazione, che consentiranno di valutare se le azioni di conservazione stanno contribuendo al recupero di una specie.
Ma le cose possono cambiare, avverte Akçakaya. Il quadro, per com’è ora, è soltanto una proposta in fase iniziale e gli autori hanno in mente di testare e perfezionare il sistema di valutazione nei prossimi anni in base ai feedback da parte di altri conservazionisti. La stessa “Lista Verde delle specie” è un titolo ancora in fase di lavorazione che potrebbe subire dei cambiamenti in futuro. Gli scienziati sperano di poter lanciare il prodotto finito nel 2020.
“Abbiamo voluto pubblicare subito l’articolo allo scopo di usarlo per discutere e incoraggiare i feedback, le critiche e gli incoraggiamenti,” ha dichiarato Long. “Ora dobbiamo effettuare test estensivi su molte specie attraverso tutti gli habitat del pianeta, dagli alberi secolari agli insetti che vivono soltanto pochi giorni, da uccelli diffusissimi a funghi che si trovano in un solo luogo. Inoltre, è necessario esaminare specie terrestri, marine e di acqua dolce. Solo con dei test così estesi potremo trovare un sistema che funzioni per tutte le specie.”
Gli autori dell’articolo sperano che la Lista Verde aiuterà i finanziatori e gli organi decisionali a basare le loro politiche sugli impatti che la conservazione ha avuto, e può avere, su determinate specie.
“Uno dei problemi che incontriamo di tanto in tanto in questi giorni è che, se una specie è in recupero, diventa difficile trovare i finanziamenti da destinarle. Quella specie, però, è in ripresa grazie alle misure i conservazione,” spiega Akçakaya. “Speriamo che la Lista Verde fornisca una base più razionale per decidere a quali progetti destinare i fondi invece di decidere solo considerando le attuali categorie di estinzione.”
Anche William Sutherland, professore di biologia della conservazione all’Università di Cambridge, nel Regno Unito, non coinvolto nella pubblicazione dell’articolo, accoglie positivamente l’idea della Lista Verde. “Una delle difficoltà è proprio riuscire a quantificare cosa sia davvero efficace, perciò i punti a favore di una misura di conservazione spesso saranno solo teorici,” ha dichiarato. “È importante che la lista venga utilizzata come prassi comune per ottenere aiuto trasmettendo un messaggio certo e positivo e non dirottando i finanziamenti.

Citazioni:
- Akcakaya H.R., et al (2018) Quantifying species recovery and conservation success to develop an IUCN Green List of Species. Conservation Biology. https://doi.org/10.1111/cobi.13112