- Secondo i ricercatori stiamo andando incontro al sesto evento di estinzione di massa ampiamente attribuibile alle attività umane. Di fronte alle previsioni di una crescita demografica mondiale destinata a raggiungere i 10 miliardi di abitanti entro il 2050 con conseguente raddoppio della domanda di acqua e cibo, si fa sempre più pressante da parte degli scienziati l’invito a salvaguardare un numero sufficiente di ecosistemi.
- Eppure, secondo Jonathan Baille, vicepresidente esecutivo e capo scienziato della National Ge-ographic Society, e Ya-Ping Zhang, vice presidente della Chinese Academy of sciences, ‘gli attuali livelli di protezione non si avvicinano per niente a quelli richiesti’.
- Secondo Baille e Zhang, ai fini della salvaguardia della biodiversità globale e della fornitura dei servizi ecosistemici fondamentali, occorre aumentare le ambizioni politiche per l’anno 2020, quando i leader mondiali si incontreranno alla Convenzione sulla Diversità Biologica a Beijing, in Cina, per definire i target sulla biodiversità per il futuro.
Secondo la ricerca, ci stiamo approssimando ad un sesto evento di estinzione di massa ampiamente attribuibile alle attività umane. Di fronte alle previsioni di una crescita demografica mondiale destinata a raggiungere i 10 miliardi entro il 2050 con conseguente raddoppio della attuale domanda di cibo e acqua, si fa sempre più pressante da parte degli scienziati l’invito a mettere da parte una quantità sufficiente di ecosistemi, sia marini che terrestri, tale da potere assicurare la sopravvivenza di molte specie con cui condividiamo il pianeta terra.
Eppure, secondo Jonathan Baillie, vice presidente esecutivo e capo scienziato della National Geo-graphic Society, e Ya-Ping Zhang, vicepresidente della Chinese Academy of Sciences, ‘gli attuali livelli di protezione non si avvicinano per niente a quelli richiesti’.
Baillie e Zhang fanno notare in un articolo pubblicato nella ultima edizione di Science che meno della metà degli ecosistemi sulla superficie terrestre rimane relativamente intatta (trattandosi però di terreni meno produttivi), mentre soltanto al 3,6% degli oceani e al 14,7% della terra è stato attribuito lo status di protezione. I due scienziati scrivono che “secondo la maggior parte delle stime scientifiche sulla quantità di spazio necessario per salvaguardare la biodiversità e conseguentemente l’ecosistema occorrerebbe proteggere tra il 25% e 75% delle regioni o degli ecosistemi principali”.
Il fatto che vi è un ampio intervallo nella stima calcolata dagli scienziati, dal 25% al 75% appunto, dimostra quanta insicurezza ci sia sulla quantità di madre terra da proteggere. La difficoltà nel determinare esattamente quanto spazio occorre mettere da parte per preservare la biodiversità globale deriva dalla nostra limitata conoscenza delle specie e degli ecosistemi con cui condividiamo il nostro pianeta, a maggior ragione nel contesto di minacce mai viste prima quali l’attuale cambiamento climatico. Comunque sia, stando a quanto scrivono Baillie e Zhang, il rischio più grosso sarebbe quello di proteggere troppa poca parte del pianeta perché basti a lasciare ai nostri conviventi terrestri una opportunità di farcela. In parole semplici, vi è una provvista limitata di spazio ed energia sul nostro pianeta e di queste occorre decidere quanto si voglia condividere. Tale questione richiede una considerazione ben ponderata in quanto determinerà il destino di migliaia di specie nonché la salute e il benessere delle generazioni future. Infatti, se si fissano target troppo bassi si possono avere conseguenze negative per le future generazioni e per tutta la vita. Qualunque stima si faccia deve perciò essere dettata da cautela.
I governi mondiali si sono radunati nel 2010 presso la Conferenza di Nagoya della Convention on Biological Diversity dove hanno fissato 20 target per la biodiversità, che sono comunemente chiamati targets Aichi. L’undicesimo di questi target stabilisce l’obiettivo di conservare almeno il 17% delle aree e delle acque terrestri così come il 10% delle acque costali e marine entro il 2020. Baillie e Zhang ribattono però che questi obiettivi sarebbero ‘sfortunatamente inadeguati al compito’ di assicurare il raggungimento degli altri target Aichi, quali il target 12 ad esempio che mira ad evitare l’estinzione di specie note e il target 14 che promuove la protezione di quegli ecosistemi che procurano servizi essenziali quali l’acqua pulita e l’isolamento del carbonio.
Al fine di preservare la biodiversità globale e salvaguardare la provvista dei servizi critici degli ecosistemi, i target devono essere alzati entro il 2020, quando i governi mondiali si raduneranno presso la Conferenza sulla diversità biologica a Beijing, in Cina, per stabilire i target sulla biodiversità per il futuro. Baillie e Zhang scrivono: “Stando alle stime attuali e alle conseguenze di una sottovalutazione, incoraggiamo i governi a fissare un target minimo del 30% per gli oceani e per la terra protetta entro il 2030, con particolare attenzione alle aree con maggiore biodiversità e/o produttività, allo scopo di assicurare il 50% entro il 2050. Ciò sarà estremamente difficile ma possibile, mentre target inferiori potrebbero facilmente risultare in una grave crisi di estinzione e mettere in pericolo la salute e il benessere delle generazioni future”.
A Bailiie e a Zhang fanno eco altri emeriti scienziati e conservazionisti nel sollecitare i leader mondiali a impegnarsi a garantire i livelli di protezione necessari per evitare il crollo della biodiversità globale. Il famoso biologo E.O. Wilson è difatti il promotore della iniziativa ‘Mezza-Terra’ che pure invita alla protezione del 50% degli ecosistemi della terra (potete ascoltare Wilson parlare della iniziativa Mezza-Terra sul podcast di Mongabay).
Dichiara Wilson in una intervista: “ se accogliamo l’invito all’azione di Mezza-Terra proteggendo il 50% dei nostri terreni e mari, saremo in grado di salvare l’85% delle specie invertendo così la crisi”. E aggiunge: “dobbiamo collaborare per accrescere la nostra conoscenza delle specie terrestri e agire tempestivamente per proteggerle prima che spariscano del tutto. Sollecito i governi mondiali ad impegnarsi per conservare almeno metà della terra”. Tale invito viene echeggiato dal prominente biologo conservazionista Thomas Lovejoy, anche noto come ‘il padrino della biodiversità, il quale dice infatti: “Tale è il livello di ambizione che occorre perché questa è difatti l’ultima possibilità di garantire un pianeta che viva funzionalmente così come altre forme di vita (si ascolti sul podcast di Mongabay Lovejoy spiegare il perché sia ora che gli esseri umani inizino a gestire l’intero pianeta come un sistema. E aggiunge Wilson: “lottare contro le probabilità nell’interesse di tutte le forme di vita è l’espressione più nobile dell’umanità”.
CITAZIONE
• Baillie, J., & Zhang, Y. (2018). Space for nature. Science 361(6407). doi:10.1126/science.aau1397