- Un nuovo studio ha individuato cinque potenziali fasi, o "regimi," della salute della barriera corallina, permettendo agli scienziati e ai manager degli ecosistemi una migliore valutazione delle condizioni;
- ha inoltre evidenziato che alcuni passaggi da una fase all'altra derivano probabilmente dai cambiamenti negli oceani di cui l'uomo è responsabile.
- Secondo i suoi autori lo studio potrebbe contribuire all'identificazione di nuove opportunità per il salvataggio e il miglioramento della salute delle barriere coralline.
Quando una barriera corallina piena di vita si trasforma in uno sterile scheletro nei fondali tropicali (come risultato dello sbiancamento legato al cambiamento climatico, per esempio) sembra che tutto avvenga in un batter d’occhio. Un momento prima il reef è vivo e vegeto e un attimo dopo non lo è più.
È questo l’atteggiamento tipico degli scienziati nel trattare il declino delle barriere coralline in tutto il mondo; tuttavia, un nuovo studio suggerisce che la loro salute abbia diverse sfumature.
“Cosa succederebbe se i medici fossero convinti che i pazienti potessero essere solo vivi o morti, senza nessuna fase intermedia?” Queste le parole di Kendra Karr, scienziata senior presso l’Environmental Defense Fund, in un comunicato, che ha poi aggiunto:”Perderebbero molte occasioni per salvare vite”.
Invece di considerare solo gli elementi che le compongono, Karr e i suoi colleghi provenienti da istituzioni australiane, svedesi, britanniche e statunitensi hanno incluso anche le analisi delle comunità ittiche che vivono intorno alle barriere coralline, portando così il team alla scoperta di cinque potenziali fasi, o “regimi,” delle stesse. I risultati sono stati pubblicati il 16 novembre 2018 nella rivista Scientific Reports.
Karr ha affermato che “Proprio come ogni singola malattia e ogni singola persona necessitano di cure specifiche, ogni fase della barriera corallina potrebbe avere bisogno di un approccio specifico affinché questa possa ristabilirsi”. Gli autori scrivono che il riconoscimento di queste fasi uniche aiuterà gli scienziati nei rispettivi Paesi a concentrarsi sul momento cruciale in cui cambiamenti sismici si verificano nelle barriere coralline come risultato delle condizioni ambientali. Tali informazioni potrebbero fornire nuove opportunità di intervento e per il miglioramento della salute dell’ecosistema.
Le indagini dei ricercatori si sono concentrate sulle informazioni relative ai coralli ottenute dai programmi di monitoraggio nelle Hawaii, con 3.345 singoli rilevamenti in più di 1000 siti. Sono stati esaminati attentamente i dati per osservare lo stato di salute della barriera corallina, includendo il numero di specie di corallo e i tipi di alghe che la popolano. Inoltre è stata considerata l’entità della biomassa ittica, insieme ai diversi gruppi di pesci presenti.
In un post sul blog dell’Environmental Defense Fund , Karr ha scritto che “Le informazioni derivanti da studi precedenti mostrano come la riduzione della popolazione ittica possa influire sui processi fondamentali che permettono alle barriere coralline di essere sane e come la gestione della pesca sia essenziale per il mantenimento delle comunità in condizioni ottimali; tali dati hanno contribuito a questo nuovo studio”.
Per esempio, lo studio ha dimostrato che un calo del numero dei pesci erbivori (come gli scaridi) attorno a un reef possa favorire la crescita di alcune specie di alghe che danneggiano il corallo il cui compito è quello di stabilizzare l’ecosistema.
Il team ha scoperto che nelle Hawaii si sono verificate due fasi con bassi livelli di corallo: una con livelli di pesci analogamente bassi ma un’altra aveva una concentrazione più elevata. Il team è inoltre venuto a conoscenza del fatto che i reef con alta densità di corallo potrebbero essere suddivisi in tre altri regimi. Lo studio ha poi evidenziato che alcuni passaggi da una fase all’altra derivano probabilmente dai cambiamenti subiti dagli oceani per mano dell’uomo.
In un post nel suo blog, Karr ha scritto che “La parte entusiasmante di questo studio è che queste cinque fasi hanno il potenziale per essere utilizzate dai responsabili della pesca, dai cittadini e dagli scienziati di tutto il mondo come strumento per conoscere le barriere coralline che rappresentano un sostegno per la pesca locale”.
Ha poi sottolineato che la situazione globale delle barriere coralline non è completamente disastrosa: infatti, molte sono in fase di ripresa.
“Inoltre”, ha aggiunto, “anche quelle che sono state ritenute influenzate negativamente da fenomeni come lo sbiancamento, lo sfruttamento eccessivo della pesca e l’impatto delle tempeste possono tornare alle loro condizioni originarie.”
Immagine banner di Holobionics via Wikimedia Commons (CC 4.0).
Citazioni
Donovan, M. K., Friedlander, A. M., Lecky, J., Jouffray, J. B., Williams, G. J., Wedding, L. M., … & Kappel, C. V. (2018). Combining fish and benthic communities into multiple regimes reveals complex reef dynamics. Scientific Reports, 8(1), 16943.