- I ricercatori della Medical University di Vienna e dell'Agenzia per l'ambiente austriaca hanno monitorato otto persone in otto diversi paesi e ogni singolo campione di feci raccolto e analizzato è risultato positivo per la presenza di microplastiche.
- Le principali cause della presenza di microplastiche nella dieta umana sono rintracciabili nella lavorazione e nel confezionamento degli alimenti in sacchetti di plastica. Le microplastiche possono anche entrare nella catena alimentare umana attraverso i pesci o i crostacei. Quantità significative di microplastiche sono infatti state trovate in aragoste, gamberi e tonni.
- I ricercatori hanno trovato 9 diversi tipi di plastica nei campioni di feci analizzati, che sono stati spediti a Vienna in contenitori privi di plastica per essere esaminati presso l'Agenzia per l'ambiente austriaca. Per ogni 10 grammi di feci sono state trovate in media 20 particelle di microplastiche, di una grandezza fra i 50 e i 500 micron.
Uno studio condotto con partecipanti provenienti da tutto il mondo ha rilevato che ogni singolo campione di feci raccolto e analizzato è risultato positivo per la presenza di microplastiche.
Ricercatori della Medical University di Vienna e dell’Agenzia per l’ambiente austriaca hanno monitorato otto persone in otto diversi paesi – Austria, Finlandia, Italia, Giappone, Paesi Bassi, Polonia, Russia e Regno Unito – e hanno presentato i loro risultati alla Settimana della Gastroenterologia Europea (UEG) che si è tenuta a Vienna il mese scorso.
Per microplastiche si intendono piccoli frammenti di plastica di lunghezza inferiore a 5 millimetri. Le cause dell’inquinamento da microplastiche nell’ambiente includono cosmetici, abbigliamento e una varietà di altri prodotti; le microplastiche infatti possono crearsi anche quando pezzi di plastica di dimensioni maggiori vengono rilasciati nell’ambiente, come ad esempio bottiglie o buste, che attraverso un naturale processo di degradazione danno vita a pezzi più piccoli.
Secondo uno studio del 2015, ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono negli oceani della Terra. Gli scienziati stanno attualmente studiando l’effetto di questo inquinamento da plastica sugli ecosistemi e sugli animali marini. Ad esempio, uno studio pubblicato quest’anno, ha rilevato che le particelle di microplastica possono bloccare l’assorbimento dei nutrienti e danneggiare il tratto digestivo degli animali acquatici che si nutrono per filtrazione, mentre le tossine e gli agenti inquinanti che si trovano nella plastica possono modificare alcuni processi biologici, come la crescita e la riproduzione. Inoltre, l’accumulo di queste sostanze nella fauna acquatica può portare anche ad una diminuzione della fertilità.
Le principali cause della presenza di microplastiche nella dieta umana sono rintracciabili nella lavorazione e nel confezionamento degli alimenti in sacchetti di plastica. Le microplastiche possono anche entrare nella catena alimentare umana attraverso i pesci o i crostacei. Quantità significative di microplastiche sono infatti state trovate in aragoste, gamberi e tonni.
Il Dr. Philipp Schwabl, che ha guidato la ricerca presentata alla UEG, ha iniziato a riflettere sugli effetti che le microplastiche potessero avere sugli esseri umani dopo aver letto riguardo alla crescente quantità di plastica trovata negli animali marini. “Molte persone credono che le microplastiche possano essere presenti anche negli esseri umani”, ha dichiarato Schwabl a Mongabay. “Tuttavia, non ho trovato nessuno studio che provasse questa ipotesi. Perciò ero ansioso di intraprendere questa ricerca.”
Shwabl, pur facendo notare che bisogna essere cauti, data la dimensione ridotta dello studio (solo 8 partecipanti) ritiene comunque che i risultati ci aprano gli occhi. “Personalmente, non mi aspettavo che ogni campione sarebbe risultato positivo.”
I ricercatori hanno trovato 9 diversi tipi di plastica nei campioni di feci analizzati, che sono stati spediti a Vienna in contenitori privi di plastica per essere esaminati presso l’Agenzia per l’ambiente austriaca. Per ogni 10 grammi di feci sono state trovate in media 20 particelle di microplastiche, di una grandezza fra i 50 e i 500 micron. Il polipropilene (PP) e il polietilentereftalato (PET) sono risultati i tipi di plastica più comuni, presenti in tutti e otto i campioni.
Ogni partecipante allo studio ha tenuto un diario alimentare per una settimana prima di presentare il campione di feci e, secondo i ricercatori, i diari mostrano che per tutti e otto i partecipanti, l’esposizione alle microplastiche sarebbe avvenuta attraverso la consumazione di cibi confezionati in sacchetti di plastica o bevendo da bottiglie di plastica. Nessuno dei partecipanti si è astenuto dal mangiare carne durante il periodo di studio, e in sei hanno riferito di aver mangiato anche del pesce.
In una dichiarazione riguardo la ricerca e i risultati ottenuti, Schwabl ha affermato: “Questo è il primo studio nel suo genere e conferma ciò che sospettavamo da tempo, e cioè che la plastica alla fine raggiunge anche l’intestino umano. Questi risultati ci interessano in modo particolare, per quello che significano per l’uomo e specialmente per chi è affetto da malattie del tratto gastrointestinale”.
Tuttavia finora non c’è stato alcuno studio sulle implicazioni che l’esposizione alle microplastiche attraverso la dieta possa comportare per la salute. “Questa è decisamente una questione molto importante e stiamo pianificando ulteriori indagini per chiarire gli effetti delle microplastiche sulla salute umana”, ha dichiarato Schwabl a Mongabay. “Esistono studi sugli animali che dimostrano che le particelle di microplastiche sono in grado di entrare nel flusso sanguigno, nel sistema linfatico e possono persino raggiungere il fegato. Inoltre, negli studi effettuati sugli animali è stato dimostrato che le microplastiche possono causare danni intestinali, il rimodellamento dei villi intestinali, problemi nell’assorbimento del ferro e stress epatico.”
Schwabl ha anche dichiarato che sono necessari ulteriori studi per determinare esattamente in che modo le microplastiche ingerite possano influenzare le persone: “Ora che abbiamo le prime prove che testimoniano la presenza di microplastiche nell’uomo, abbiamo bisogno di effettuare ulteriori ricerche per comprendere tutte le implicazioni per la salute umana. […] Più campioni otteniamo, migliore sarà la nostra comprensione e una volta che la disponibilità di campioni sarà maggiore, sarà possibile trovare ulteriori correlazioni tra contaminazione e luogo di residenza o dieta e stile di vita.”
FONTI
• Germanov, E. S., Marshall, A. D., Bejder, L., Fossi, M. C., & Loneragan, N. R. (2018). Microplastics: No small problem for filter-feeding megafauna. Trends in Ecology & Evolution. doi:10.1016/j.tree.2018.01.005
• Jambeck, J. R., Geyer, R., Wilcox, C., Siegler, T. R., Perryman, M., Andrady, A., … & Law, K. L. (2015). Plastic waste inputs from land into the ocean. Science, 347(6223), 768-771. doi:10.1126/science.1260352
• Schwabl et al. (2018). Assessment of microplastic concentrations in human stool. Presentation, UEG Week.
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