- In un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports il mese scorso, un gruppo di ricercatori dell'Università di Exeter e del Laboratorio Marino di Plymouth ha esposto i risultati dell'analisi dei tratti digerenti di 50 individui appartenenti a 10 specie di delfini, foche e balene arenati sulla costa della Gran Bretagna.
- "Le microplastiche sono state trovate ovunque, e sono state riscontrate particelle in ognuno degli animali esaminati" scrivono gli autori nell'articolo.
- I ricercatori hanno dichiarato che in media sono state trovate solo 5,5 particelle in ogni animale, il che potrebbe significare che le particelle siano semplicemente passate attraverso i corpi dei mammiferi. I ricercatori hanno anche aggiunto che è stata trovata più microplastica nello stomaco che nell'intestino di questi animali, e questo potrebbe far pensare ad un "potenziale luogo di ritenzione temporanea".
I ricercatori, che hanno esaminato 50 mammiferi marini spiaggiati sulle coste della Gran Bretagna, riportano di aver trovato microplastiche nell’apparato digerente di ogni singolo animale analizzato.
In un articolo pubblicato sulla rivista Scientific Reports il mese scorso, un gruppo di ricercatori dell’Università di Exeter e del Plymouth Marine Laboratory ha esposto i risultati dell’analisi dei tratti digerenti di 50 individui appartenenti a 10 specie di delfini, foche e balene arenati sulla costa della Gran Bretagna. I ricercatori hanno cercato di determinare la quantità di microplastiche e polimeri ingeriti dagli animali e di capire se queste microplastiche vengano espulse dal corpo (tramite la defecazione, ad esempio) o se rimangano all’interno del tratto digerente.
Gli autori dell’articolo scrivono che le microplastiche sono state trovate ovunque, e che sono state trovate particelle in ognuno degli animali esaminati. I ricercatori hanno dichiarato che in media sono state trovate solo 5,5 particelle in ogni animale, il che potrebbe significare che le particelle siano semplicemente passate attraverso i corpi dei mammiferi. I ricercatori hanno anche aggiunto che è stata trovata più microplastica nello stomaco che nell’intestino di questi animali, e questo potrebbe far pensare ad un “potenziale luogo di ritenzione temporanea”.
L’autrice principale dello studio, Sarah Nelms dell’Università di Exeter e del Laboratorio Marino di Plymouth, ha dichiarato che, nonostante sia scioccante, non sorprende che ogni animale abbia ingerito microplastiche. “Il numero di particelle in ciascun animale era relativamente basso (media di 5,5 particelle per animale), e questo potrebbe indicare che le particelle alla fine vengano processate dal sistema digerente, o vengano rigurgitate. Non sappiamo ancora quali effetti potrebbero avere sui mammiferi marini le microplastiche o le sostanze chimiche presenti nei loro corpi”.
L’84% delle particelle scoperte nelle viscere dei mammiferi marini è costituito da fibre che provengono da vestiti, reti di pesca e spazzolini. Nell’altro 16% si tratta invece di frammenti di plastica, probabilmente provenienti da confezioni alimentari e bottiglie.
“Le microplastiche che si trovano nell’ambiente marino sono riconducibili ad una varietà di cause. Alcune di queste sono la frammentazione di detriti macro-plastici più grandi, la dispersione di pellet di preproduzione durante il trasporto e la fabbricazione, il deflusso di acque reflue contenenti microgranuli di cosmetici e fibre dal lavaggio di tessuti sintetici, oltre al deflusso delle acque stradali contenenti frammenti di pneumatici e vernici utilizzate per la segnaletica stradale” aggiungono Nelms e i coautori dello studio.
Secondo i ricercatori esiste anche una possibile correlazione fra la causa della morte e la quantità di microplastica, in quanto fra gli animali esaminati, quelli che sono morti a causa di malattie infettive, “presentavano un numero di particelle leggermente maggiore rispetto a quelli morti per traumi e altre cause”.
Secondo il professor Brendan Godley, uno degli autori dello studio, del Centro per l’Ecologia e la Conservazione dell’Università di Exeter, non è possibile trarre conclusioni definitive sulla base di queste osservazioni. Tuttavia, ha detto, “Questi risultati non sono una buona notizia.”
Godley ha proseguito: “Siamo solo all’inizio della comprensione di questo inquinante onnipresente. Ora abbiamo un punto di riferimento con cui confrontare gli studi futuri. I mammiferi marini sono le sentinelle del nostro impatto sull’ambiente marino, perché sono generalmente longevi e molti sono in alto nella catena alimentare”.
Nello studio i ricercatori scrivono anche che “sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio i potenziali effetti cronici dell’esposizione alle microplastiche sulla salute degli animali, perché i mammiferi marini sono considerati indicatori importanti per le implicazioni dell’inquinamento per l’ambiente marino”.
È stato stimato che ogni anno fino a 8 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica si spostano dalla terra agli oceani. Degli studi precedenti hanno dimostrato che gli animali della megafauna marina che si alimentano tramite filtrazione, come le balene, le mante e gli squali balena, sono particolarmente sensibili all’inquinamento causato dalle microplastiche presenti negli oceani. Le microplastiche sono anche state trovate negli intestini di esseri umani in tutto il mondo.
Louise Edge, responsabile della campagna di Greenpeace contro le plastica negli oceani nel Regno Unito, ha dichiarato che è inquietante che ogni singolo mammifero marino testato avesse microplastiche nel sistema digestivo, e che questo mostra il livello dell’inquinamento causato dalla plastica nei nostri mari. Questo mostra in modo ancora più evidente che i governi e le grandi imprese devono concentrare i loro sforzi al fine di ridurre drasticamente l’uso e lo spreco della plastica, per arginare l’inquinamento nei nostri fiumi e negli oceani e di conseguenza nei corpi della fauna marina “. I laboratori di ricerca di Greenpeace hanno fornito supporto al gruppo di ricerca che ha effettuato lo studio.
Secondo la Dr. Penelope Lindeque, responsabile del gruppo di ricerca sulle materie plastiche marine del Laboratorio Marino di Plymouth, è “sconcertante” che le microplastiche siano state trovate nell’intestino di ogni singolo animale incluso nello studio e ha fatto eco alla richiesta di ridurre la quantità di rifiuti di plastica scaricati negli oceani della Terra.
Lindeque ha proseguito dicendo che “nel corso degli anni abbiamo trovato microplastica in quasi tutte le specie di animali marini che abbiamo analizzato, da minuscolo zooplancton alla base della catena alimentare marina a larve di pesci, tartarughe e ora delfini, foche e balene”.
“Non conosciamo ancora gli effetti di queste particelle sui mammiferi marini. Le piccole dimensioni fanno pensare ad una facile espulsione, ma se da un lato è possibile che le microplastiche non siano la minaccia principale per queste specie, siamo ancora preoccupati per l’impatto di batteri, virus e contaminanti che vengono veicolati con la plastica. Questo studio fornisce ulteriori prove del fatto che tutti noi abbiamo bisogno di aiutare a ridurre la quantità di rifiuti di plastica rilasciati nei nostri mari e a mantenere oceani puliti, sani e produttivi per le generazioni future”.
FONTI
• Germanov, E. S., Marshall, A. D., Bejder, L., Fossi, M. C., & Loneragan, N. R. (2018). Microplastics: No small problem for filter-feeding megafauna. Trends in Ecology & Evolution. doi:10.1016/j.tree.2018.01.005
• Jambeck, J. R., Geyer, R., Wilcox, C., Siegler, T. R., Perryman, M., Andrady, A., … & Law, K. L. (2015). Plastic waste inputs from land into the ocean. Science, 347(6223), 768-771. doi:10.1126/science.1260352
• Nelms, S. E., Barnett, J., Brownlow, A., Davison, N. J., Deaville, R., Galloway, T. S., … & Godley, B. J. (2019). Microplastics in marine mammals stranded around the British coast: ubiquitous but transitory?. Scientific reports, 9(1), 1075. doi:10.1038/s41598-018-37428-3
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/02/plastics-found-in-dolphins-seals-and-whales-in-uk-waters/