- Elle Bowd, dell'Università Nazionale Australiana, ha guidato di un gruppo di ricerca che ha raccolto 729 campioni mediante il carotaggio da 81 siti nelle foreste di eucalipto dell'Australia sud orientale. In passato, i siti di campionamento sono stati sottoposti, a intervalli diversi, a nove tipi di disturbi ambientali, partendo dagli incendi, passando per il disboscamento, fino il salvataggio post-incendio.
- Il team ha utilizzato i campioni di terreno per esaminare 22 parametri diversi (tra cui le principali sostanze nutritive come nitrato, carbonio organico, fosforo, potassio e zolfo) e il modo in cui questi ultimi sono stati influenzati dai disturbi verificatisi 8, 34, 78, e 167 anni fa.
- Bowd ha affermato che le scoperte del gruppo mostrano che i suoli forestali si riprendono lentamente dai disturbi, nell'arco di molti anni: fino a 80 anni dopo un incendio e fino a 30 anni dopo il disboscamento, molto più a lungo di quanto si riteneva in precedenza.
Secondo Elle Bowd, ricercatrice presso la Fenner School of Environment and Society dell’Università Nazionale Australiana, sono stati effettuati pochissimi studi sugli effetti a lungo termine di disturbi come gli incendi e il disboscamento sui terreni delle foreste.
Sulla base dell’argomento dello studio, sappiamo che la cenere, subito dopo un incendio, può trasferire nel suolo grandi quantità di sostanze nutritive necessarie alla crescita degli alberi, come il fosforo e l’azoto. “Tuttavia, sappiamo poco di ciò che accade ai terreni 8 o 34 anni dopo il disboscamento o dagli 8 ai 167 anni dopo un incendio, nonostante la loro funzione onnipresente e ininterrotta”; queste le parole di Bowd a Mongabay.
Per colmare questa lacuna nella comprensione di quanto tempo impieghino i suoli forestali per riprendersi dai disturbi, Bowd ha guidato un gruppo di ricerca che ha raccolto 729 campioni mediante il carotaggio da 81 siti nelle foreste di eucalipto dell’Australia sud orientale. In passato, i siti di campionamento sono stati sottoposti, a intervalli diversi, a nove tipi di disturbi ambientali, partendo dagli incendi, passando per il salvataggio post-incendio, fino al disboscamento. Il team ha utilizzato i campioni di terreno per esaminare 22 parametri diversi (tra cui le principali sostanze nutritive come nitrato, carbonio organico, fosforo, potassio e zolfo) e il modo in cui questi ultimi sono stati influenzati dai disturbi verificatisi 8, 34, 78, e 167 anni fa.
Confrontando i risultati dei campionamenti dei siti che non sono stati sottoposti a nessun disturbo negli ultimi 167 anni, i ricercatori sono riusciti a ottenere informazioni sul modo in cui i tali disturbi influenzano i suoli forestali nel tempo. I risultati dello studio sono descritti in dettaglio in un articolo pubblicato nella rivista Nature Geoscience nel mese di gennaio 2019.
Bowd ha affermato che le scoperte del team mostrano che i suoli forestali si riprendono lentamente dai disturbi, nell’arco di molti anni: fino a 80 anni dopo un incendio e fino a 30 anni dopo il disboscamento, molto più a lungo di quanto si era ritenuto in precedenza. In altre parole, sia i disturbi ambientali che umani possono avere degli effetti a lungo termine sui terreni delle foreste e potrebbero influire sulle comunità vegetali e sulla salute dell’ecosistema per decenni.
Bowd ha spiegato che, durante gli incendi boschivi ad alta intensità, il suolo può raggiungere temperature di 500 gradi, il che conduce una perdita delle sostanze nutritive in presenti in esso. Nel frattempo, il disboscamento rende visibile il sottobosco, compatta il terreno e ne altera la struttura con modalità che possono anche ridurre i nutrienti fondamentali. Questi cali diventano più gravi man mano che le foreste vengono sottoposte ripetutamente agli incendi e al disboscamento, senza avere tempo a sufficienza per riprendersi completamente tra un disturbo e l’altro.
Secondo Bowd: “Le diminuzioni prolungate di sostanze nutritive essenziali come nitrato, fosforo e carbonio organico potrebbero avere effetti sul ruolo funzionale del terreno, come la crescita e la sopravvivenza delle piante, il ciclo dei nutrienti e il sostegno e il supporto di comunità microbiche come funghi e batteri”.
Il co-autore dello studio, David Lindenmayer, professore presso l’Università Nazionale Australiana, ha notato che i tempi di recupero emersi con la ricerca sono molto più lunghi delle stime precedenti. “Pensavamo che le foreste potessero riprendersi entro 10 o 15 anni al massimo dopo eventi come questi”; queste le parole di Lindenmayer in una dichiarazione.
Le foreste di eucalipto in cui sono stati raccolti i campioni di terreno per lo studio generano la quasi totalità dell’acqua per i cinque milioni di abitanti di Melbourne, capitale dello Stato australiano sud orientale di Victoria, nonché seconda area urbana più popolosa del Paese. Inoltre, immagazzinano grandi quantità di carbonio nella biomassa sopra il livello del suolo e sostengono le imprese del legno, della carta e del turismo.
Lindenmayer ha affermato che: “Dato che quasi il 99% delle foreste di eucalipto di Victoria è stato colpito dal disboscamento o dagli incendi negli ultimi 80 anni, queste ultime stanno affrontando una battaglia molto difficile per ritornare al loro antico splendore”.
È probabile che altre foreste nel mondo si trovino di fronte a sfide analoghe legate al recupero del suolo a seguito degli incendi e del disboscamento, ha aggiunto Bowd, che ha poi proseguito:
“Per mantenere il ruolo vitale dei terreni negli ecosistemi, i gestori del territorio dovrebbero considerare gli effetti dei disturbi attuali e futuri su di essi nella valutazione degli ecosistemi, nella pianificazione e nella gestione del loro utilizzo. In particolare, gli incendi (al di là dello storico intervallo di 75-150 anni, detto anche fire return interval), il disboscamento e il salvataggio post incendio dovrebbero essere limitati ove possibile, soprattutto nelle aree che in precedenza sono state soggette a questi disturbi”.
FONTI
• Bowd, E. J., Banks, S. C., Strong, C. L., & Lindenmayer, D. B. (2019). Long-term impacts of wildfire and logging on forest soils. Nature Geoscience, 1. doi:10.1038/s41561-018-0294-2
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