- Alcuni dati recentemente rilasciati indicano che l’anno scorso i tropici hanno perso circa 120.000 chilometri quadrati (intorno a 46.300 miglia quadrate) di copertura forestale – o un’area di foresta delle dimensioni del Nicaragua.
- I dati indicano che 36.400 chilometri quadrati della perdita – pari alle dimensioni del Belgio – hanno colpito la foresta primaria. Tale numero è maggiore rispetto alla media annuale ed è il terzo valore più alto da quando la raccolta dei dati è cominciata.
- La perdita di foresta primaria in Indonesia è precipitata al minimo da quando nel 2002 è iniziato il monitoraggio. Anche in Brasile i valori sono scesi se paragonati ai due anni trascorsi, ma restano sempre più elevati rispetto alla media degli ultimi 18 anni.
- Nel frattempo però, in altri paesi, la deforestazione nelle foreste tropicali primarie appare essere in aumento. La Colombia ha registrato i livelli più alti di deforestazione mai riportati da quando il monitoraggio è cominciato all’inizio del secolo. Nel 2018 il Madagascar ha registrato la più alta percentuale di perdita di foresta tropicale; il Ghana ha assistito alla più grande perdita durante l’anno 2017.
A prima vista le notizie sembrano buone: in accordo con i nuovi dati satellitari, la deforestazione tropicale a livello globale è diminuita per il secondo anno consecutivo. Ma scavando un po’ più a fondo la realtà si fa più complessa e spaventosa.
I dati, oggi rilasciati dal World Resources Institute (WRI) sulla sua piattaforma Global Forest Watch (GFW) a proposito del monitoraggio forestale, mostrano quanta copertura forestale sia andata persa nel 2018 e dove questo sia avvenuto. Questi dati provengono da immagini satellitari che vengono raccolte e analizzate dall’Università del Maryland negli Stati Uniti e sono in grado di localizzare aree di perdita di copertura forestale fino ad un minimo di 30 metri.
Complessivamente i dati indicano che i tropici hanno perso circa 120.000 chilometri quadrati (intorno a 46.300 miglia quadrate) di copertura forestale l’anno scorso – un’area delle dimensioni del Nicaragua. Questo numero è inferiore rispetto a quello dei due anni precedenti in cui si registrarono una perdita di 170.000 chilometri quadrati nel 2016 e una di 160.000 nell’anno 2017. Tuttavia l’ammontare totale della perdita nel 2018 è molto superiore alla media registrata negli ultimi 18 anni, a partire dal 2001 quando è cominciata la raccolta dei dati.
“Si sta cercando di festeggiare un secondo anno di declino dal 2016, in cui fu registrato un picco di perdita di copertura forestale,” ha affermato Frances Seymour, Membro Anziano Illustre presso il WRI. “Ma se guardate indietro agli ultimi 18 anni, è chiaro che l’andamento generale è ancora in aumento. Siamo ben lontani dal vincere questa battaglia.”
In un’analisi rilasciata in data odierna, la GFW si focalizza sulle foreste primarie; ossia foreste che non sono state tagliate o degradate nella storia recente. Nel complesso l’analisi ha rilevato che nel 2018 circa 36.400 chilometri quadrati di foresta primaria sono stati deforestati nelle zone umide tropicali, il che costituisce un bel salto dalla media annuale e, il terzo valore più elevato registrato dal 2002.
Il Brasile e l’Indonesia, i pezzi grossi in termini di deforestazione tropicale a livello globale, rappresentano complessivamente il 46% della perdita di foresta pluviale primaria totale registrata nel 2018. Nonostante costituisca una porzione degna di nota, ha visto un declino rispetto al 2002 quando la deforestazione nei due paesi ammontava al 71%.
L’Indonesia in particolare ha visto un drastico calo nella perdita di foreste primarie l’anno scorso, durante il quale i chilometri quadrati di deforestazione sono stati 3.400. Si tratta del valore più basso registrato dal 2002 e di un calo drastico rispetto al 2016, in cui si registrarono 9.000 chilometri quadrati di perdita di copertura forestale dovuta in gran parte a incendi forestali catastrofici che restarono indomati per diversi mesi. Un El Niño particolarmente arido, associato al drenaggio delle torbiere per l’agricoltura, è stato accusato di aver catalizzato gli incendi e, il fumo, potrebbe aver contribuito ai decessi prematuri di almeno 100.000 persone.
Perdita di foresta primaria in Indonesia 2002-2018.
I ricercatori attribuiscono la riduzione della deforestazione in Indonesia alle politiche di protezione forestale. L’abbattimento della foresta primaria fu vietato nel 2001 e, più di recente, il governo ha istituito un divieto di drenaggio e sviluppo delle foreste torbiere a seguito della crisi dovuta agli incendi boschivi del 2015/2016. Tuttavia, con un altro El Niño che dovrebbe interessare la regione alla fine di quest’anno, le autorità forestali sono preoccupate che l’Indonesia possa andare incontro ad un’altra stagione di incendi.
Come l’Indonesia, anche il Brasile nel 2016 ha subito una perdita di foreste primarie senza precedenti, anche in questo caso dovuta soprattutto a incendi. Nonostante la perdita registrata nel 2018 sia stata decisamente inferiore, i livelli sono comunque più alti rispetto alla media registrata tra il 2002 e il 2015. I responsabili della deforestazione di questo ultimo anno includono gli incendi così come il disboscamento della Foresta Amazzonica. I dati mostrano diversi hotspot di deforestazione in territori indigeni protetti – tra cui nella riserva Ituna Itata, abitata da popolazioni incontattate.
Perdita di foresta primaria in Brasile 2002-2018.
Mentre il Brasile e l’Indonesia hanno fatto passi da gigante per ridurre i loro tassi complessivi di deforestazione all’inizio del secolo, in altri paesi questi stanno aumentando. Uno dei casi più gravi è quello della Colombia, dove nel 2018 si sono registrati i livelli più alti di perdita di copertura forestale da quando i rilevamenti sono iniziati. L’anno scorso sono andati persi circa 1.800 chilometri quadrati di foresta pluviale primaria a causa della deforestazione, con un aumento del 9% rispetto al 2017 e un salto di oltre il 500% rispetto ai livelli più bassi registrati nel 2003.
Perdita di foresta primaria in Colombia 2002-2018.
In Colombia la deforestazione sembra essere guidata in gran parte dal vuoto creato nel momento in cui i dissidenti delle FARC lasciarono le loro fortezze nella foresta, in seguito all’accordo di pace del 2016 tra il gruppo di guerriglieri del paese e il governo. Un tempo zone proibite a causa della minaccia di violenze, vaste aree di antiche foreste pluviali sono state improvvisamente aperte al mercato e gli speculatori di terra vi si sono trasferiti per disboscarle e lasciare spazio all’allevamento di bestiame e a piantagioni.
L’agricoltura industriale è anche il principale motore della deforestazione verso sud in Bolivia, che ha visto scomparire 1.545 chilometri quadrati di foresta pluviale primaria nel 2018. Questo numero è inferiore rispetto al valore più alto registrato nell’anno 2017 durante un periodo di 15 anni, ma resta superiore rispetto alla media annuale del paese.
Perdita di foresta primaria in Bolivia 2002-2018.
In Africa, la Repubblica Democratica del Congo (RDC) ha registrato uno dei più elevati tassi di deforestazione con la perdita di più di 4.800 chilometri quadrati di foresta pluviale primaria. Tale numero è circa il doppio della media annuale del paese dal 2002 e secondo solo al valore registrato nel 2016 per la perdita maggiore di foreste dall’inizio del secolo.
Perdita di foresta primaria nella RDC 2002-2018.
Qui i motori della deforestazione includono l’agricoltura su piccola scala e la raccolta di legna da ardere, che, secondo gli analisti della GFW, sono responsabili di circa il 75% della perdita della foresta. Tuttavia, l’agricoltura su media scala e i conflitti sembrano avere un ruolo crescente.
Il Madagascar ha guadagnato il famigerato titolo di perdere la più grande percentuale della sua foresta pluviale primaria nel 2018, con il suo 2% scomparso nel giro di un anno. La shifting cultivation, o agricoltura itinerante (comunemente definita “taglia e brucia”), è stata con ogni probabilità responsabile della maggior parte del problema. Anche l’estrazione mineraria – illegale per gli zaffiri, legale per il nickel – sta mettendo a dura prova le singolari foreste dell’isola.
Nuove frontiere della deforestazione sono sorte in diversi altri paesi. Quello più degno di nota è il Ghana, che ha registrato il maggiore aumento di perdita di foreste primarie rispetto a ogni altro paese tra il 2017 e il 2018. Le nazioni dell’Africa occidentale hanno perso il 60% in più di antiche foreste pluviali rispetto al 2017, soprattutto a causa dell’estrazione mineraria illegale e della coltivazione del cacao. Questi sono anche gli stessi problemi che colpiscono le foreste della Costa d’Avorio, che ha registrato il secondo più alto aumento di deforestazione tra il 2017 e il 2018. Nemmeno le aree protette sono rimaste immuni alla deforestazione; i valori forniti dalla GFW mostrano che il 70% della perdita avvenuta nel 2018 si è verificata in foreste a cui erano state concesse forme di protezione ufficiale.
Perdita di foresta primaria in Ghana 2002-2018.
Le foreste pluviali primarie del mondo non sono solo la dimora per un’enorme varietà di specie, ma costituiscono anche la spina dorsale dei piani per rallentare il riscaldamento globale. Uno dei piani più ambiziosi è il REDD++, un progetto attraverso il quale i paesi più ricchi forniscono incentivi finanziari ai paesi delle fasce tropicali in via di sviluppo, per aiutarli a mantenere le loro foreste saldamente legate al terreno.
Nonostante il programma REDD++ abbia dato adito a critiche, molti nella comunità di conservazione sono convinti che abbia il potere di cambiare le carte in tavola quando si tratta di ridurre la deforestazione. Seymour, uno degli ottimisti, afferma di credere che “nonostante una storia alquanto travagliata, REDD++ abbia un futuro luminoso davanti a sé.”
“Affinché i paesi prendano delle decisioni complesse e facciano degli investimenti lungimiranti necessari per il successo, dobbiamo fornire ai paesi degli incentivi – incluso finanziamenti basati sui risultati e l’accesso a mercati per beni senza deforestazione”, ha affermato Seymour.
Seymour ritiene che possiamo incidere sul cambiamento – un cambiamento che è terribilmente, in modo allarmante sempre più necessario – investendo nei paesi in cui si trovano le foreste tropicali.
Afferma inoltre che “dietro a questi grafici e statistiche ci sono perdite strazianti di biodiversità e minacce esistenziali alle popolazioni indigene, per non parlare della riduzione degli sforzi per stabilizzare il clima globale,”. L’obbligo morale di intervenire su questi numeri è indiscutibilmente impellente.”
Note dell’editore: Mongabay ha una collaborazione finanziaria con il World Resources Institute (WRI). Tuttavia il WRI non ha input editoriali sui contenuti di Mongabay.
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/04/the-world-lost-a-belgium-size-area-of-old-growth-rainforest-in-2018/