- Un nuovo studio ha constatato che il riscaldamento globale ha inasprito la disuguaglianza economica a livello mondiale, rendendo nazioni già benestanti ancora più ricche e rallentando invece la crescita economica nei paesi più poveri.
- Secondo lo studio, pubblicato alla fine del mese scorso su PNAS, tra il 1961 e il 2010 l’aumento delle temperature portò ad una diminuzione dal 17 al 30% della ricchezza pro-capite nei paesi più poveri al mondo. Nel frattempo, invece, i paesi benestanti, che sono i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra al mondo, hanno visto il loro PIL pro-capite aumentare di circa il 10% in più rispetto a quello che avrebbero oggi in un mondo senza riscaldamento.
- I paesi poveri, che nel complesso non hanno potuto godere dei benefici derivanti dai combustibili fossili, hanno visto la loro povertà aggravarsi a causa del consumo di energia da parte dei paesi benestanti – tuttavia le fonti di energia rinnovabile potrebbero offrire una parziale soluzione sia nei confronti della crisi climatica che della disuguaglianza globale.
Una nuova ricerca ha scoperto che il riscaldamento globale ha aggravato la disuguaglianza economica a livello mondiale, rendendo nazioni già benestanti ancora più ricche e rallentando invece la crescita economica nei paesi più poveri.
Secondo lo studio, pubblicato su PNAS alla fine del mese scorso, tra il 1961 e il 2010 l’aumento delle temperature portò ad una riduzione del 17-30% della ricchezza pro-capite nei paesi più poveri al mondo.
In realtà la disparità economica è diminuita negli ultimi decenni, ma lo studio suggerisce che il divario tra paesi ricchi e poveri si sarebbe ridotto molto più velocemente senza il riscaldamento globale. In accordo con lo studio, il vantaggio che possiedono i paesi con il livello più alto di produzione economica pro-capite nei confronti di quelli con i livelli più bassi, è aumentato di circa il 25% in più dagli anni ’60 rispetto a quello che avrebbe avuto in assenza del cambiamento climatico globale e dei suoi effetti.
In una dichiarazione, Noah Diffenbaugh, scienziato del clima presso la Stanford University negli Stati Uniti e, autore principale dello studio, ha affermato: “I nostri risultati mostrano che la maggior parte dei paesi più poveri al mondo sono decisamente più poveri di quanto avrebbero dovuto essere senza il riscaldamento globale. Allo stesso tempo, la maggioranza delle nazioni benestanti sono più ricche di quanto non avrebbero dovuto essere.”
Molti dei paesi caratterizzati dalle economie più solide e in crescita, hanno beneficiato in maniera sproporzionata dalle stesse attività responsabili del riscaldamento globale, come per esempio la combustione dei combustibili fossili per ottenere energia. Queste nazioni sono perciò anche responsabili delle parti fuori misura delle emissioni di gas serra storiche e attuali che stanno guidando il riscaldamento globale – e stanno addirittura traendo benefici dalla crisi climatica che hanno scatenato. Lo studio ha riscontrato che in media, i paesi con le emissioni maggiori al mondo, hanno oggi assistito ad un aumento della crescita del loro prodotto interno lordo (PIL) del 10% in più rispetto a quello che avrebbero dovuto avere in un mondo senza riscaldamento globale.
Nel frattempo, le nazioni con le emissioni più basse hanno invece visto le loro economie precipitare di circa il 25%. “Questo è paragonabile al calo della produzione economica che caratterizzò gli Stati Uniti durante la Grande Depressione”, ha affermato Marshall Burke, assistente universitario di Scienze della Terra presso Stanford e co-autore dello studio. “E’ un’enorme perdita se paragonata alla situazione in cui questi paesi si troverebbero altrimenti.” In accordo con lo studio, l’economia attuale dell’India ad esempio, è del 31% inferiore rispetto a quella che avrebbe dovuto essere in assenza di condizioni climatiche mutevoli.
Di anno in anno gli impatti dovuti ad un aumento delle temperature non sono enormi, ma si accumulano nel tempo e possono portare a vantaggi e perdite drammatici. Diffenbaugh spiega che “questo è come un deposito a risparmio, in cui piccole differenze nel tasso di interesse generano in 30 o 50 anni grandi differenze nel saldo del conto.”
Lo studio si fonda su una precedente ricerca condotte da Burke, un’analisi di 50 anni di dati su temperatura e PIL in 165 paesi che mostrava come, durante anni con temperature superiori alla media, la crescita economica accelerava nelle nazioni caratterizzate da un clima più fresco, mentre diminuiva in quelle con un clima più caldo.
Per lo studio attuale, Diffenbaugh e Burke hanno combinato i precedenti risultati con i dati provenienti da più di 20 modelli climatici diversi, per analizzare gli aumenti di temperatura guidati dal riscaldamento globale a livello dei singoli paesi e come tali aumenti incidano sul rendimento economico. Al fine di tenere conto della natura volatile e imprevedibile delle economie, i ricercatori hanno fatto più di 20.000 previsioni di come la crescita economica annuale di ogni paese avrebbe potuto essere in assenza di riscaldamento globale. Le stime che i ricercatori riportano circa gli impatti economici dovuti ad un aumento delle temperature, riflettono la gamma di risultati prodotti da tali previsioni.
I ricercatori hanno determinato che i paesi tropicali avevano più probabilità di essere soggetti a temperature superiori ai livelli ideali per una crescita economica. Burke ha affermato che “se per la maggior parte dei paesi è più che sicuro che il riscaldamento climatico ha aiutato o danneggiato la crescita economica, non ci sono sicuramente dubbi sul fatto che ne siano stati colpiti.”
Per la nazioni delle medie latitudini caratterizzate da un clima temperato, come per esempio gli Stati Uniti, Cina e Giappone, i ricercatori hanno scoperto che gli impatti economici sono stati inferiori al 10% – tuttavia non resteranno immuni agli impatti economici dovuti al cambiamento climatico globale se e quando le temperature continueranno ad aumentare nei prossimi decenni.
Burke sostiene che “alcune delle più grandi economie sono vicine alla temperatura perfetta per la produzione economica. Il riscaldamento globale non le fatte crollare, anzi, in molti casi le ha addirittura sollevate, ma un riscaldamento elevato nel futuro le spingerà sempre più lontano dalla temperatura ottimale.”
I paesi poveri, che nel complesso non hanno goduto dell’energia proveniente dai combustibili fossili, sono stati resi ulteriormente più poveri a causa del consumo di energia da parte dei paesi benestanti – ma le fonti di energia rinnovabile potrebbero offrire una soluzione parziale sia alla crisi climatica che alla disuguaglianza globale. Diffenbaugh e Burke scrivono: “Data l’entità della crescita dello scotto indotto dal riscaldamento che i paesi poveri hanno già sofferto, ci si può aspettare che l’espansione delle fonti energetiche a bassa emissione di carbonio fornisca un sostanziale beneficio secondario di sviluppo (limitando la crescita dei danni futuri indotti dal riscaldamento), oltre ai vantaggi principali dovuti a un maggiore accesso all’energia.”
Bibliografia
• Burke, M., Davis, W. M., & Diffenbaugh, N. S. (2018). Large potential reduction in economic damages under UN mitigation targets. Nature, 557(7706), 549. doi:10.1038/s41586-018-0071-9
• Diffenbaugh, N. S. & Burke, M. (2019). Global warming has increased global economic inequality. Proceedings of the National Academy of Sciences. doi:10.1073/pnas.1816020116
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/05/global-warming-is-exacerbating-global-economic-inequality-study/