Studi recenti provenienti da Germania e Porto Rico, insieme ai risultati forniti da ricerche condotte a livello globale, indicano un grave e drammatico declino nell’abbondanza di insetti. Essendo queste piccole creature alla base della catena alimentare, impollinatori, smaltitori di rifiuti e rimescolatori del terreno, il crollo della popolazione di insetti potrebbe seriamente impattare gli ecosistemi e la civiltà umana.Tuttavia, benché le prove in merito siano consistenti, la carenza di dati di riferimento rende complicato per gli scienziati affermare con certezza quanto grave questa crisi possa essere. A tal proposito, Mongabay ha dato il via a una serie organizzata in quattro parti – probabilmente la visione più articolata e dettagliata sul declino degli insetti che sia mai stata pubblicata da qualsiasi altro mezzo di informazione.Mongabay ha intervistato 24 entomologi e ricercatori in sei continenti che lavorano in più di una dozzina di nazioni diverse per determinare ciò che sappiamo a proposito della “grande moria degli insetti”, includendo un articolo di approfondimento e una notizia dettagliata che esamina gli insetti delle zone temperate negli U.S.A. e nell’Unione Europea – quelli maggiormente studiati per via della loro abbondanza.Utilizziamo inoltre il ruolo di Mongabay, come leader dell’informazione a livello tropicale, per focalizzarci esclusivamente sul declino degli insetti ai tropici e nelle fasce subtropicali, dove la carenza di dati di riferimento è responsabile della corsa degli scienziati per creare nuovi e urgenti progetti di studio. Il pezzo finale valuta ciò che possiamo fare per contenere e invertire il trend della perdita di sovrabbondanza di insetti. Negli ultimi mesi è imperversato un dibattito tra i principali media e tra ricercatori sull’eventualità di un’apocalisse di insetti a livello globale. Per valutare la gamma di opinioni scientifiche e meglio determinare ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo e, cosa più importante, ciò che dovremmo fare in proposito, Mongabay ha intervistato 24 entomologi e altri scienziati in più di 12 paesi che lavorano nei sei continenti. Questa costituisce la prima parte di una serie esclusiva in 4 puntate scritta da Jeremy Hance, senior contributor per Mongabay. La polvere sollevata in aria dal vento trasforma un tramonto in Kenia di un intenso scarlatto. Poi, come il giorno lascia spazio alla notte, milioni, forse miliardi, di insetti volano verso le luci artificiali di abitazioni che si trovano sul confine con la savana. Uno dei residenti è Dino Joseph Martins e, mentre le sue prove sono aneddotiche, le sue qualità da entomologo osservatore sono elevate. Martins possiede vividi ricordi di un tempo in cui l’abbondanza di insetti vorticanti attorno alle luci che illuminavano il suo tavolo nel patio era impressionante. “Avresti avuto difficoltà a sederti a mangiare la cena a causa delle miriadi di coleotteri e altri insetti volanti che cadevano nella tua ciotola di zuppa,” ha affermato Martins. Oggi, “ciò accade molto meno di frequente.” Cenare nella savana africana è ora molto più piacevole, ma altrettanto inquietante. Martins, direttore esecutivo del Mpala Research Center, è nato e cresciuto in Kenia. Ricorda che da bambino, durante la stagione delle piogge, visitava foreste cariche di “decine di migliaia di farfalle e altre creature che ricoprivano i sentieri e le strade.” Dice che ancora oggi, in quelle stesse foreste, si possono trovare gli stessi tipi di insetti, “ma in un numero sempre più ridotto.” “Avrei voluto che avessimo raccolto dati in abbondanza tempo fa, cosa che però non abbiamo fatto,” ha detto Martins. Questa scarsità globale di dati relativi all’abbondanza di insetti è alla base di una domanda impellente: l’apocalisse degli insetti è in atto oppure no? E in caso lo fosse, quanto è grave, dove la crisi ha gli effetti più forti, e come possiamo rispondere al meglio? Martins aggiunge che “certamente adesso è necessario cominciare ad agire. Ecco a che punto siamo.”