Avvertimento: Confermato declino di insetti nell’UE

Non esistono gruppi di insetti al mondo che siano stato studiati più accuratamente di quelli in Europa, Inghilterra compresa, dove nientemeno che Charles Darwin stesso diede un considerevole contributo al campo dell’entomologia.

Perciò non c’è da meravigliarsi che le prime notizie di una cosiddetta apocalisse di insetti provenga proprio dall’Europa orientale, come riporta uno splendido e rivoluzionario articolo che ha letteralmente occupato la scena nell’ottobre del 2017. È stato scoperto che il numero di insetti volatori di 63 aree protette in Germania è crollato del 75% in soli 25 anni. La ricerca si è basata su studi meticolosi condotti da entomologi amatoriali. Al momento si tratta dei dati più consistenti che possediamo sul declino degli insetti nelle aree temperate.

Gli entomologi amatoriali tedeschi non sono però gli unici a possedere buoni dati raccolti nel lungo periodo. L’attività di monitoraggio inglese delle farfalle, la UK Butterfly Monitoring Scheme raccoglie informazioni sulle farfalle da 43 anni e, durante questo periodo, due terzi delle specie nazionali sono diminuite. Nel frattempo, un recente articolo sulle falene scozzesi ha scoperto che la loro abbondanza è crollata del 46% in appena 25 anni. Sebbene questi dati siano utili e molto preoccupanti, non ci dicono nulla sulla stragrande maggioranza degli insetti meno carismatici o a proposito dell’abbondanza degli insetti negli altri ecosistemi.

Come spiega Pedro Cardoso, professore di ecologia e studioso di insetti presso l’Università di Helsinki, «non possediamo dei progetti di ricerca adeguati [in Europa] per la maggior parte dei taxa, eccetto che per farfalle, api e forse l’ordine Odonata [libellule e damigelle].»

Ma Axel Ssymank, entomologo presso la l’Agenzia Federale Tedesca per la Conservazione della Natura, afferma di temere che, anche se al momento lontano dall’essere definitivo, sarà accertato un collasso di insetti in Inghilterra. Sottolinea come i monitoraggi all’opera presso diversi siti europei abbiamo avuto risultati simili a quelli dello studio tedesco: specie che appena 10, 20 anni fa erano numerose sono ora «estremamente rare o sono scomparse.» Ssymank, specializzato in sirfidi, dice di aver assistito a un crollo della ricchezza di questi pari all’80% nelle valli di pianura.

«Ovviamente,» aggiunge Ssymank, «non solo gli insetti giganti come le grandi farfalle si stanno riducendo pesantemente, ma anche quelli piccoli indipendentemente dalla taglia, ma con una sorprendente variazione persino tra le specie più strettamente imparentate.»

Il team di ricerca tedesco responsabile dello studio del 2017 sull’abbondanza degli insetti sta proseguendo il suo lavoro. Hans de Kroon, co-autore dello studio ed ecologo delle piante presso l’Università olandese di Radboud, afferma che lui ed i suoi colleghi non solo sono ora interessati al monitoraggio delle popolazioni nelle riserve tedesche, ma anche a scoprire in che maniera il declino degli insetti sta impattando altre specie, in particolare gli uccelli. Hanno inoltre intenzione di utilizzare il DNA barcoding per ottenere un’idea più precisa di come particolari specie di insetti se la stiano passando rispetto ad altre.

De Kroon aggiunge che i ricercatori di nazioni limitrofe stanno scoprendo risultati analoghi a quelli per prima riportati in Germania. Le serie di dati raccolti nel lungo periodo nel suo paese di origine, l’Olanda, mostrano per esempio «diminuzioni dello stesso calibro pari a circa il 50,60 e 70% in un periodo di 30 anni.»

In un articolo di giugno pubblicato sul giornale Biological Conservation, ha riscontrato un sorprendente calo di farfalle in Olanda dell’84% tra il 1890 e il 2017; in realtà, come scrive l’autore, «è probabile che la perdita sia persino maggiore.»

De Kroon fa notare come «l’andamento venga continuamente confermato e non ci sia da meravigliarsi dato che lo studio tedesco ha preso in esame un enorme numero di siti appartenenti a una grande varietà di habitat differenti. È tipico di un ambiente dell’Europa occidentale.»

Suggerisce che un tale declino verrà inoltre confermato in Nord America, dove clima e habitat sono molto simili a quelli dell’Europa occidentale.

«Questo è ciò che sembra si stia verificando.»

Un declino in Nord America?

In Nord America le notizie riguardanti gli insetti sono state a lungo caratterizzate dalla sindrome dello spopolamento degli alveari: l’abbandono di massa degli alveari da parte delle api, un fenomeno che ha iniziato a richiamare l’attenzione dagli inizi del 2000. Nonostante la ricerca vada avanti da quasi due decenni, le cause dei malfunzionamenti degli alveari restano ancora sconosciute, ma tra i potenziali sospettati ci sarebbero i parassiti, le malattie, la perdita dell’habitat e i pesticidi, oppure una combinazione di tutti questi. Più di recente, la preoccupazione sullo spopolamento degli alveari si è aggravata per via del timore concernente il declino degli insetti impollinatori. Ma, persino negli Stati Uniti la ricerca condotta sugli impollinatori, per non parlare degli insetti meno carismatici che costituiscono la ricchezza di abbondanza e diversità, resta parecchio indietro rispetto a quella condotta in Europa.

Né Stati Uniti né Canada hanno condotto uno studio così approfondito come quello della Germania. Qualcuno potrebbe però fare riferimento alla recente ricerca svolta a Porto Rico, considerata una parte del Nord America, che ha scoperto come popolazioni di insetti siano completamente collassate nella foresta tropicale. Ma essendo l’habitat preso in considerazione dallo studio molto differente dalla maggior parte del Nord America, è un analogo molto più utile per la fascia neotropicale che non per l’America del nord.

«Sfortunatamente,» spiega Corrie Moreau, entomologo ed esperto di formiche presso la Cornell University, «non possediamo ancora una conoscenza precisa di come le popolazioni di insetti stiano cambiando in Nord America. Anche se le raccolte museali e studi precedentemente pubblicati possono informarci sulla diversità e l’abbondanza del passato, abbiamo bisogno di nuovi sforzi di campionamento per capire come appaiono le popolazioni di insetti oggi.»

Gli sforzi di ricerca sembrano intensificarsi all’interno degli Stati Uniti, ma solo a seguito del lavoro svolto dagli scienziati in Germania e Porto Rico.

«Conosco gruppi che stanno iniziando a preparare dei piani per studi di questo genere [sull’abbondanza],» afferma Michelle Trautwein, esperta di mosche e assistente curatrice di entomologia presso la California Academy of Sciences.

Perciò è probabile che il lavoro di Tyson Wepprich in Ohio sia solo uno dei molti studi che verranno pubblicati nei giornali di scienza nei prossimi anni, il che significa che potremmo presto acquisire un’idea più precisa sulle dimensioni effettive del declino degli insetti in Nord America.

Wepprich aggiunge: «da quanto ho potuto osservare dal monitoraggio condotto in Ohio, persino le specie di farfalle più comuni stanno avendo delle difficoltà ad adattarsi ai numerosi potenziali responsabili del cambiamento ambientale.»

Sebbene Wepprich abbia solo monitorato le farfalle, il suo studio potrebbe integrare una ricerca che guardi anche ad altre famiglie di insetti, come quanto è stato fatto in Germania e Porto Rico, sulla totale biomassa di insetti.

Un nuovo inquietante sviluppo: il declino di insetti riscontrato in Europa e Nord America potrebbe persino estendersi fino alla tundra artica. In una ricerca pubblicata nel 2017 su Ecography, è stata analizzata un’area di ricerca nel remoto Zackenberg in Groenlandia e, in accordo con Toke Høye, co-autore dello studio e ricercatore presso l’Università danese Aarhus, ciò che è stato scoperto è un «notevole declino di insetti appartenenti a determinate famiglie e specie di mosche.» Tra le scoperte: le mosche appartenenti alla famiglia Muscidae hanno subito un declino dell’80% in soli 20 anni.

Tuttavia, precisa Høye, per il momento tali declini non sono stati riscontrati oltre i confini; ricerche nell’Artico hanno evidenziato un declino di insetti che si nutrono di materiali di scarto, ma un possibile aumento di insetti erbivori in Groenlandia.

Fa notare come il declino nell’Artico possa solo essere spiegato dal cambiamento climatico, dato che la stazione di ricerca a Zackenberg è troppo lontana da qualsiasi centro abitato per poter essere colpita dalla distruzione dell’habitat per opera dell’uomo o dalla diffusione di pesticidi.

Deforestazione vicino a Eugene, Oregon. La distruzione delle foreste e di altri habitat, spesso a causa dell’intensificazione dell’agricoltura, ha probabilmente colpito duramente gli insetti in Europa e Nord America, tuttavia si rendono necessari più dati nel breve tempo. Foto di Calibas tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0)

I motori del cambiamento

A sud, sia in Europa che in Nord America, la maggior parte dei ricercatori afferma che i probabili responsabili primari della maggior parte dei declini delle popolazioni di insetti sono, per il momento: la perdita e la degradazione dell’habitat e l’impiego di pesticidi, ma non il cambiamento climatico. «Per il momento il cambiamento climatico è alla fine della lista della cause,» afferma Ssymank riferendosi agli insetti europei. Anche se è necessario condurre ricerche più approfondite, Ssymank precisa che gli insetti che vivono in aree ad alta quota minacciate dal riscaldamento globale (pensate alle Alpi) potrebbero essere fortemente colpiti.

Bradford Lister è in disaccordo. Lister ha condotto lo studio sull’abbondanza degli insetti a Porto Rico e ha scoperto come il cambiamento climatico sia il motore principale dei declini. Sostiene che i ricercatori delle regioni temperate hanno “completamente dimenticato” di osservare e analizzare l’impatto del cambiamento climatico sull’abbondanza degli insetti.

«Credo che dovremmo iniziare ad utilizzare delle tecniche statistiche che ci permettano di determinare l’impatto del riscaldamento sugli insetti delle fasce temperate,» afferma Lister e, aggiunge: «siamo stati piuttosto negligenti nel non esaminare con cura gli impatti del riscaldamento globale.»

In fin dei conti, il crollo delle popolazioni di insetti potrebbe essere dovuto e, alimentato, da una molteplicità di cause che potrebbero differire tra le varie aree, anche se l’impatto antropico è senza alcun dubbio sempre in azione.

«Sfortunatamente sospetto che queste tragiche perdite siano dovute a una concomitanza di fattori,» conclude Moreau.

Ciò che sappiamo e non sappiamo

Ricerche preliminari condotte in Europa e, in misura ridotta, in Nord America indicano un declino nell’abbondanza di numerose specie di insetti, apparentemente in tutte le famiglie e in ogni habitat. Oltretutto ciò che sappiamo dell’Europa è che l’abbondanza complessiva di insetti in nazioni come la Germania e l’Olanda è precipitata vertiginosamente in appena un paio di decenni, persino nelle riserve naturali.

«Ritengo che questa grave perdita si inserisca perfettamente tra tutti i campanelli di allarme che stanno suonando per noi ultimamente,» afferma Trautwein. «I potenziali motori del declino degli insetti stanno causando dei problemi importanti per la società e più in generale per gli ecosistemi: il cambiamento climatico, la distruzione dell’habitat, l’utilizzo di pestici … si tratta di ulteriori prove del fatto che dobbiamo iniziare a prendere sul serio questa crisi sull’estinzione di massa.»

Infatti, poiché tutto nella rete della vita è connesso e, poiché la recisione di un filo porta all’indebolimento dell’intero sistema, il collasso dell’abbondanza di insetti è quasi certamente legato ad altri deterioramenti ecologici che si verificano nel nostro pianeta.

Kroon afferma che: «tutto a d’un tratto si inizia a guardare la natura in un modo diverso, dato che ciò sta cambiando potrebbe mutare come risultato del declino degli insetti.» Ad esempio, tale declino potrebbe anche spiegare le perdite tra gli uccelli insettivori, i sauri e gli anfibi.

In conclusione, rimaniamo con molte più domande che risposte. Per esempio: come se la stanno passando gli insetti nel resto del pianeta, dove vengono stanziati in minor misura i soldi dedicati alla ricerca, specialmente nella fascia tropicale africana, asiatica e dell’America Latina? È qui che la diversità degli insetti non possiede eguali, è qui che la maggior parte delle specie sono ancora sconosciute alla scienza. Tuttavia, per il momento, possediamo solamente uno studio principale a livello tropicale su un’area protetta di un’isola nei Caraibi, ma potremmo presto averne di nuovi.

«Le cose sono in grave pericolo, più di quanto pensassi. Penso che sia giunto il momento di iniziare a impiegare dei criteri più rigorosi,» ha concluso Lister. «Quando ho letto il titolo sul New York Times “L’Apocalisse degli Insetti è arrivata” … ho pensato: O mio Dio, non è per nulla un buon segno. Siete a conoscenza del fatto che gli scienziati non vogliono nel complesso forzare troppo le cose o utilizzare esagerazioni? Eppure, ora è il modo corretto per definirla: come ho ribadito ultimamente si tratta di un collasso catastrofico.»

Questa è la seconda parte della serie esclusiva in 4 puntate scritta da Jeremy Hance, senior contributor per Mongabay. Leggete qui la prima parte: “Uno sguardo globale a una crisi in aumento.” Per pubblicare nuovamente questo articolo guardate qui.

Citazioni:

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Ollerton, J., Winfree, R., & Tarrant, S. (2011). How many flowering plants are pollinated by animals? Oikos, 120(3), 321-326. doi:10.1111/j.1600-0706.2010.18644.x

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Immagine di apertura: una coppia di sirfidi (Helophilus hybridus) in Svezia. Foto di Axel Ssymank.

Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/06/the-great-insect-dying-vanishing-act-in-europe-and-north-america/

Articolo pubblicato da Maria Angeles Salazar
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