Nonostante gli artropodi costituiscano la stragrande maggioranza delle specie sulla Terra, nonché la maggior parte della biomassa del pianeta, sono decisamente poco studiati se messi a confronto con mammiferi, piante, uccelli, anfibi, rettili e pesci. La mancanza di informazioni basilari rende complicato stabilire il declino di abbondanza di insetti.Gli insetti meglio studiati al mondo sono quelli della fascia temperata di Europa e Stati Uniti, per questo motivo è proprio qui che gli scienziati si aspettano di osservare il primo brusco declino. Uno studio all’avanguardia pubblicato nell’ottobre 2017 ha scoperto che il numero degli insetti volatori di 63 aree protette in Germania è crollato del 75% in appena 25 anni.L’attività di monitoraggio inglese delle farfalle (UK Butterfly Monitoring Scheme) possiede un record di osservazione di ben 43 anni e, durante questo periodo, due terzi delle specie nazionali sono aumentate. In un altro articolo recente è stato rilevato un declino di farfalle in Olanda pari all’84% tra il 1890 e il 2017. Ciononostante, i ricercatori europei affermano che sia necessaria una maggior quantità di dati.Né gli Stati Uniti né il Canada hanno condotto studi approfonditi a tal proposito, come ha invece fatto la Germania. Ma gli entomologi concordano nell’affermare che è realmente in corso un grande declino nell’abbondanza di insetti e, molti di essi, stanno progettando studi per determinare i crolli delle popolazioni. Tra gli autori del declino troviamo il cambiamento climatico, i pesticidi e la distruzione dell’ecosistema. Negli ultimi mesi è imperversato un dibattito tra i principali media e tra ricercatori sull’eventualità di un’apocalisse di insetti a livello globale. Per valutare la gamma di opinioni scientifiche e meglio determinare ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo e, cosa più importante, ciò che dovremmo fare in proposito, Mongabay ha intervistato 24 entomologi e altri scienziati in più di 12 paesi che lavorano nei sei continenti. Questa costituisce la seconda parte di una serie esclusiva in 4 puntate scritta da Jeremy Hance, senior contributor per Mongabay. La prima parte “Uno sguardo a una crisi in aumento” è disponibile qui. Tyson Wepprich, ricercatore associato post-dottorato presso l’Università Statale dell’Oregon, avrebbe semplicemente dovuto analizzare la presenza o l’assenza di specie di farfalle in Ohio. Ma le notizie riguardanti un declino di insetti riportate da studi di grande successo condotti in Germania e a Porto Rico hanno modificato i suoi piani. Ora il suo team si occupa anche di esaminare con attenzione l’abbondanza complessiva degli insetti e, i primi risultati, non sono incoraggianti. «L’andamento è simile a quello riportato da uno studio a lungo termine sul monitoraggio delle farfalle europee in cui l’abbondanza, sommata per ciascuna specie, sta crollando di circa il 2% ogni anno,» ha riferito Wepprich a proposito del lavoro condotto dal suo team e non ancora pubblicato e, aggiunge: «circa il doppio di altrettante specie sta diminuendo piuttosto che aumentando.» La ricerca di Wepprich è un altro segnale che c’è qualcosa di serio che non va nel mondo degli insetti, qualcosa che gli entomologi hanno personalmente sospettato, ma che solo ora stanno cominciando a dimostrare e a divulgare attraverso pubblicazioni. «Ho sempre pensato che la conservazione fosse una strategia per salvare le specie rare dall’estinzione,» afferma Wepprich, ma aggiunge che ora ritiene la preservazione dell’abbondanza una parte fondamentale da tenere in considerazione per qualsiasi strategia ambientale di successoy. Come descrisse il ricercatore Hans de Kroon: una «tipica trappola di Malaise durante i bei vecchi tempi» prima che il declino degli insetti ripulisse l’Europa orientale. Le trappole di Malaise sono delle tipiche trappole utilizzate per catturare gli insetti nel corso del tempo. Fotografia fornita dalla Società Entomologica Krefeld. Insetti: Un vuoto nella conservazione Nonostante gli artropodi costituiscano la maggior parte delle specie sulla Terra, nonché la stragrande maggioranza della biomassa del pianeta, essi sono molto meno studiati rispetto a mammiferi, piante, uccelli, anfibi, rettili, pesci e molti altri animali. La Lista Rossa IUCN, ad esempio, ha valutato il rischio di estinzione di appena 8.131 specie di insetti, un misero 0,8% delle specie conosciute di insetti (la Lista Rossa stima che il numero delle specie di insetti descritte si aggiri intorno a circa un milione). Al contrario, la Lista ha stabilito il rischio di estinzione per il 100% delle specie di mammiferi e uccelli conosciuti. Oltretutto, oggigiorno, circa 300 anni dopo che Carlo Linneo elaborò il sistema di classificazione o, tassonomia, abbiamo identificato solamente una piccola porzione di tutte le specie di insetti che abitano questo mondo. La conservazione degli insetti, persino delle specie ben conosciute, è inoltre rimasta parecchio indietro rispetto alla conservazione di altri gruppi tassonomici. Ciò è probabilmente dovuto a una realtà filantropica: è stato dimostrato essere molto più semplice raccogliere fondi per tigri, panda e balene che non per pulci del ghiaccio, sfingi dell’oleandro o formiche kamikaze. Ovviamente esistono alcuni gruppi di conservazione che si focalizzano esclusivamente sugli insetti, come per esempio la Società Xerxes negli Stati Uniti, oppure la Buglife in Inghilterra. Però si tratta di gruppi molto più piccoli e meno finanziati rispetto a quelli che si concentrano sulle grandi specie carismatiche di mammiferi o su uccelli popolari al pubblico. Milioni di persone si definiscono “osservatrici di uccelli”, molte meno persone affermano di essere “osservatrici di insetti”. In verità, per la maggior parte della storia della conservazione, gli ambientalisti non si sono realmente preoccupati della conservazione degli insetti; la convinzione è sempre stata quella secondo cui se proteggiamo le specie ombrello (anche conosciute come specie chiave o specie bandiera) di un dato ambiente, proteggiamo anche tutte le altre. Ma le nuove ricerche degli entomologi stanno dimostrando che questo non è più così.