- Una recente chiusura della pesca commerciale a largo dell’isola Sudafricana di Robben Island ha consentito agli scienziati di comprendere come le fluttuazioni demografiche dei pesci-preda abbia un effetto sulla specie a rischio dei pinguini africani (Spheniscus Demetria) in assenza dell’influenza umana.
- Secondo questo studio la salute dei cuccioli di pinguino, che si sfamano di pesci attraverso i loro genitori, sarebbe migliore in presenza di una maggiore disponibilità di pesce.
- La connessione tra l’abbondanza di prede marittime e la condizione dei cuccioli di pinguino sulla terraferma può servire da indicatore dei cambiamenti nell’ecosistema.
È difficile immaginare come funzionerebbero gli oceani senza l’influenza dell’attività umana. Secondo uno studio recente a cura della piattaforma intergovernativa politico-scientifica dell’U.N. sulla biodiversità e servizi ecosistemici, circa il 66 per cento degli oceani risulta in qualche modo influenzato dalla presenza umana. A causa della industria ittica, ad esempio, gli ecologisti trovano difficile comprendere la naturale relazione predatore-preda che si instaura in assenza dell’influenza umana.
Tuttavia, un recente esperimento di chiusura della pesca commerciale a largo della isola Sudafricana di Robben Island, ha consentito agli scienziati di ottenere una visione unica e dettagliata di tale relazione, dimostrando come la disponibilità di pesci preda, in assenza dell’influenza umana, abbia un impatto sul comportamento e sulla salute della specie a rischio pinguini africani (Spheniscus demersus).

‘La comprensione di come i pinguini africani vadano alla ricerca di cibo per la loro prole nel variegato ambiente marino ci permette di identificare misure di conservazione per questa specie a rischio’, ha dichiarato in una intervista Kate Campbell, ecologista presso l’Università di Cape Town e capo di questa ricerca. E aggiunge Campbell: ‘ La chiusura triennale della pesca a largo dell’isola di Robben Island si è rivelata una opportunità unica per studiare la diretta risposta dei pinguini africani alla mutata disponibilità di prede, ossia di acciughe e sardine, nel loro ambiente naturale’.
Campbell e colleghi hanno notato che la salute dei cuccioli di pinguino, il cui sostentamento dipende ancora dai genitori, risulta migliore laddove vi sia una maggiore disponibilità di pesce. In condizioni di magra invece, ha dichiarato l’ecologista della Università di Exeter Richard Sherley, i pinguini hanno mostrato di cambiare il loro comportamento.

Lo studio, che ha dimostrato come la disponibilità di sardine e acciughe rappresenti il 60 percento di questa variazione, è stato pubblicato il 21 maggio sul Journal of Applied Ecology.
Tra il 2011 e il 2013, i localizzatori GPS montati su 75 genitori di pinguino hanno registrato la lunghezza e la profondità delle loro immersioni procurando così al team di scienziati informazioni utili sulle loro strategie di caccia. Gli scienziati hanno poi confrontato tali dati con quelli simultaneamente ricavati dagli “studi idro-acustici” condotti nel raggio di 20 chilometri a largo di Robben Island. Tale metodo ha comportato l’utilizzo di un ecoscandaglio che ha emesso onde sonore nell’acqua. Il modo in cui il le onde sono rimbalzate indietro ha permesso ai ricercatori di stimare la disponibilità di sardine e acciughe. Il team ha anche registrato la dieta di 83 pinguini nonché misurato il peso di 569 cuccioli di pinguino.

Come probabilmente non è difficile immaginare, la situazione dei cuccioli risulta peggiore laddove i pesci scarseggiano. I dati registrati dai localizzatori GPS hanno dimostrato imfatti che in tali periodi di magra i genitori dovevano faticare e viaggiare di più per trovare delle prede. Questi cambiamenti però hanno colpito i singoli pinguini in maniera diversa. Come ha fatto notare Shelley: ‘se da un lato alcuni pinguini ‘superstar’ hanno trovato facilmente da mangiare, altri non sono stati altrettanto fortunati’.
Con il declino della popolazione dei pesci si riscontra, secondo le osservazioni degli scienziati, una maggiore varietà di strategie usate nell’approvvigionamento, probabilmente dovuta ai diversi approcci necessari per catturare le prede; a seconda cioè se queste siano largamente distribuite o se invece dei pesci preda tipici dei pinguini, ossia delle acciughe e delle sardine, si tratta di pesci che richiedono manovre di cattura diverse.

La connessione tra la disponibilità di prede nel mare e le condizioni dei cuccioli di pinguino sulla terra ferma può servire come indicatore di cambiamenti nell’ecosistema, scrivono gli autori dello studio, così da potenzialmente aiutare i responsabili dell’industria ittica a tenere in considerazione nelle loro decisioni questi uccelli marini e il loro fabbisogno nutritivo.
“Dal momento che questi cambiamenti a breve termine tendono ad avere un effetto domino sulla dimensione demografica dei pinguini e sulla sopravvivenza dei loro cuccioli, potrebbero venire usati come potenti segnali di monito che indirizzino sia le strategie della industria ittica che gli sforzi della conservazione marina”, afferma Campbell che aggiunge : “È auspicabile che in futuro si riesca a bilanciare efficacemente la gestione dell’allevamento ittico con i fabbisogni dei pinguini e che si riduca l’impatto della pesca sulle economie locali massimizzandone d’altro canto i benefici sui nostri mari”.
BImmagine di apertura: pinguino africano adulto. Foto di R.B. Sherley.
Citazioni
BirdLife International. (2018). Spheniscus demersus. The IUCN Red List of Threatened Species 2018: e.T22697810A132604504. http://dx.doi.org/10.2305/IUCN.UK.2018-2.RLTS.T22697810A132604504.en. Downloaded on 22 May 2019.
Campbell, K. J., Steinfurth, A., Underhill, L. G., Coetzee, J. C., Dyer, B. M., Ludynia, K., … Sherley, R. B. (2019). Local forage fish abundance influences foraging effort and offspring condition in an endangered marine predator. Journal of Applied Ecology. doi:10.1111/1365-2664.13409
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/05/penguin-chick-health-points-scientists-to-changes-in-the-ocean/