- L'economista Adrian Lopes ha utilizzato dei modelli di analisi dei dati per valutare i rapporti tra i fornitori di corni di rinoceronte in India e Sud Africa.
- I risultati suggeriscono un modello di mercato nel quale i fornitori dei due paesi agiscono in collusione tra loro, invece che in concorrenza, fissando una quantità e un prezzo che massimizza i profitti per tutti.
- La ricerca di Lopes indica altresì che leggi di conservazione più severe possono ridurre il numero di rinoceronti uccisi, ma che la corruzione e l'instabilità istituzionale possono compromettere questi effetti positivi.
Quando l’economista Adrian Lopes ha letto una relazione di recente pubblicazione del World Wildlife Fund (WWF), gli è sorta spontanea una domanda. La relazione, in cui si descrive il bracconaggio di rinoceronti e le misure per contrastarlo, parla del rapporto tra i paesi in cui vivono i rinoceronti e i paesi in cui è stata rilevata una domanda significativa di corni di rinoceronte per le loro presunte proprietà curative. Il ricercatore economico che è in lui ha pensato che un altro pezzo del puzzle stesse ancora mancando.
“La relazione citava brevemente il Sud Africa, l’Asia e l’India come le principali aree di provenienza dei corni di rinoceronte inviati poi in Cina e Vietnam”, dichiara Lopes, ricercatore presso la American University di Sharjah, negli Emirati Arabi Uniti. “Ma non descriveva il rapporto tra i paesi di origine delle merci”. Lopes ha deciso di esaminare la questione in un articolo recentemente pubblicato sull’Australian Journal of Agriculture and Resource Economics, rivista australiana sull’agricoltura e sulle risorse economiche.
Siccome aveva precedentemente svolto ricerche sull’aumento del bracconaggio nel parco nazionale di Kaziranga in India, sapeva dove cominciare a cercare le risposte. Ritiene che, tra tutti i paesi in cui sono presenti dei rinoceronti, solo l’India e il Sud Africa mettono a disposizione informazioni dettagliate, aggiornate e di lungo periodo sui casi di bracconaggio. Anche il Nepal conserva documenti dettagliati ma, in tale paese, i casi di bracconaggio sono troppo pochi per poter fornire una quantità utile di dati.
La curiosità di Lopes è aumentata nel confrontare i grafici relativi ai casi di bracconaggio nei due paesi in questione. “Ho notato che quando il numero di casi di bracconaggio aumenta in Sud Africa, un picco simile è rilevabile anche in India. In modo analogo, una riduzione del numero di casi in India sembra corrispondere a un calo in Sud Africa”, ha riferito a Mongabay.
Siccome il commercio illegale di corni di rinoceronte è essenzialmente un commercio internazionale di materie prime, Lopes ha avuto l’impressione che gli strumenti di analisi utilizzati dagli economisti avrebbero potuto contribuire a far luce su quanto stava accadendo.
Con l’analisi dei trend dei dati, ha definito gli obiettivi del suo studio. Desiderava analizzare i dati disponibili per trovare informazioni sul rapporto che intercorre tra i fornitori dell’India e quelli del Sud Africa, al fine di sviluppare un modello per esaminare l’impatto dei fattori, quali lo stato di diritto e la corruzione, nonché per prevedere il prezzo dei corni di rinoceronte venduti sul mercato nero.

Collusione tra fornitori
Nonostante i corni di rinoceronte siano una materia prima commercializzata a livello internazionale, non si tratta solo di merce immessa in un mercato ordinario. Da un lato, a causa dei grandi ostacoli all’importazione (e, di conseguenza, la necessità di contatti e risorse per il contrabbando di merce illegale per non essere scoperti), i commercianti di corni di rinoceronte non operano in un mercato aperto dalla concorrenza perfetta. D’altro lato, i corni provengono da vari paesi di due continenti e ciò comporta tra l’altro l’improbabilità di un monopolio completo.
In base a tali considerazioni, Lopes ha scelto di verificare se i dati disponibili sul commercio di corni di rinoceronte possono essere analizzati con un modello di mercato detto di “oligopolio collusivo”. Il più famoso esempio di questo tipo di mercato è l’OPEC, Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio, di fatto un cartello che decide di concerto quanto petrolio rendere disponibile sul mercato globale e a quale prezzo. Si ritiene che i cartelli della droga illegali funzionino in modo analogo e alcuni studi hanno evidenziato tendenze simili nel commercio illegale di parti di tigre in Cina. “Qualcosa di analogo avviene con i corni di rinoceronte”, afferma Lopes.
Lopes ha elaborato il suo modello matematico sulla base di alcune tesi. In primo luogo, ha ipotizzato che se il mercato dei corni di rinoceronte funzionasse effettivamente come un oligopolio collusivo, il Sud Africa sarebbe il leader del mercato a causa del numero di rinoceronti molto più elevato che ospita (lo stesso principio per cui l’Arabia Saudita ha svolto un ruolo predominante all’interno dell’OPEC). Ha peraltro ipotizzato l’improbabilità che i fornitori mantengano grandi scorte di corni, a causa dei pericoli correlati e delle difficoltà di stoccaggio delle merci illegali. Al contrario, ha supposto che il numero di rinoceronti uccisi in un dato periodo sia molto probabilmente correlato alla quantità di corni di rinoceronte che i fornitori credono di poter vendere nel medesimo lasso di tempo.
Inoltre, ha supposto che i fornitori sudafricani avrebbero fissato la quantità e il prezzo ottimali per massimizzare i profitti e per tale calcolo ha preso in considerazione i costi per l’approvvigionamento dei corni di rinoceronte e il contrabbando verso i mercati asiatici. A loro volta, i fornitori indiani regolerebbero la quantità e il prezzo dei corni che forniscono a quegli stessi mercati, in base alle aspettative del Sud Africa.
Lopes ha effettuato una serie di analisi statistiche con questo modello di oligopolio collusivo. I dati si sono dimostrati adatti e ciò ha indicato che le sue ipotesi erano valide. Dai dati è emerso un quadro complesso e intricato in cui i fornitori in Sud Africa fissano il prezzo, mentre i fornitori in India agiscono di concerto al fine di massimizzare i profitti per tutti.
Lopes ha però espresso un avvertimento: la sua ricerca si limita ad analizzare i dati nel contesto di un modello e non fornisce alcuna indicazione sulla forma in cui potrebbe svilupparsi tale collusione. Dichiara di non voler suggerire, ad esempio, l’idea che i commercianti di corni di rinoceronte di tutto il mondo si incontrino regolarmente di persona per scambiarsi informazioni. Afferma che “data la natura clandestina del bracconaggio di rinoceronti, tutto ciò che si può fare è elaborare una teoria e cercare di trovare prove empiriche a sostegno della teoria”. “Non è possibile aspettarsi di sapere con precisione il modo in cui un cartello gestisce le proprie attività criminali”.

Stato di diritto e corruzione
Lopes era tra l’altro intenzionato a esaminare le ripercussioni di fattori esterni, quali l’applicazione delle leggi, la corruzione e l’evoluzione della domanda, sul numero di rinoceronti che vengono uccisi a causa dei corni.
Il passo successivo è consistito nell’utilizzare il suo modello per cercare di valutare tali fattori. Secondo alcune ricerche precedenti, il fattore chiave che influenza la domanda di corni di rinoceronte sarebbe il reddito dei potenziali consumatori nei principali mercati del Vietnam e della Cina (il prezzo avrebbe invece avuto un impatto relativamente ridotto sulla domanda, in modo analogo a quanto avviene con i beni di lusso). Di conseguenza, Lopes ha preso in considerazione i dati sull’attività economica pro capite in questi paesi. Inoltre, per tenere conto della corruzione e della governance, Lopes ha analogamente utilizzato gli indici della Banca mondiale sulla qualità delle istituzioni tra cui il controllo della corruzione, lo stato di diritto e la stabilità politica. Per quanto riguarda le politiche di conservazione, ha inserito i dati relativi alle sanzioni imposte ai bracconieri nei due paesi di origine delle merci.
Anche dopo aver preso in considerazione questi fattori, il bracconaggio in India è risultato essere legato in modo significativo e direttamente proporzionale al bracconaggio sudafricano. In particolare, è emerso un forte legame tra il numero di rinoceronti uccisi per i corni in Sud Africa in un dato anno e il numero di esemplari uccisi l’anno seguente in India.
Nell’occuparsi dei fattori di controllo, Lopes ha notato che con l’aumento della corruzione e dell’instabilità istituzionale, aumenta anche il bracconaggio. La maggiore severità delle leggi in materia di tutela ambientale e delle sanzioni in caso di una loro violazione sono state al contrario associate a un calo nel numero di rinoceronti uccisi. L’interazione tra questi fattori può essere complessa. In India, per esempio, ha notato che, sebbene la politica per la conservazione sia diventata più severa con il passare del tempo, l’impatto della corruzione e dell’instabilità rimane talmente elevato da superare sempre gli effetti positivi della politica per la conservazione.
Lopes ha inoltre cercato di rilevare e prevedere i prezzi dei corni di rinoceronte venduti sul mercato nero. A tale scopo, ha utilizzato i dati che aveva raccolto riguardanti il reddito in Vietnam e in Cina (considerato come un indice della domanda) e un prezzo di riferimento pari a 65.000 $ per chilogrammo di corno di rinoceronte nel 2012, tratto da uno studio dell’economista Michael ‘t Sas-Rolfes. Con il modello, è stato previsto un prezzo compreso tra 69.454 $ e 77.548 $ per ogni chilo di corno di rinoceronte entro il 2022.

Applicazione dei risultati
Il momento in cui poter utilizzare i modelli di dati per spiegare e prevedere i fenomeni del mondo reale e il modo in cui utilizzarli continua ad essere oggetto di dibattito anche nel campo dell’economia. Inoltre, l’applicazione di questa ricerca alle politiche di conservazione può essere ancora più controversa. “In qualità di economista, noto che le persone che si occupano di conservazione non hanno opinioni univoche su tale ricerca”, dichiara Lopes.
Afferma tuttavia di sperare che la sua pubblicazione possa fornire nuove informazioni e un quadro di analisi utile alle autorità preposte all’applicazione delle leggi.
Le politiche in materia di conservazione si concentrano solitamente sulla riduzione della domanda e sul miglioramento delle strategie anti-bracconaggio. “Tuttavia” – scrive Lopes – “data la crescente interconnessione tra gli scambi commerciali e i flussi di informazioni transfrontalieri proponiamo di fare in modo che le politiche in materia di conservazione si concentrino anche sulla possibilità di coordinare a livello transfrontaliero (dalla fonte al consumatore finale) il commercio delle specie in via di estinzione”.
Dice di essere stato invitato a diverse conferenze per esporre i risultati ottenuti e che ciò lo incoraggia a svolgere altre ricerche analoghe. “Ho assistito all’incremento del dialogo tra gli ambientalisti e gli economisti. Le domande vengono poste da entrambi i lati e sempre più economisti stanno iniziando a lavorare all’interno di gruppi di esperti che si occupano di conservazione”.
CITAZIONE:
- Lopes, A. A. (2018). Transnational links in rhino poaching and the black-market price of rhino horns. Australian Journal of Agricultural and Resource Economics, 63(1), 95–115. https://doi.org/10.1111/1467-8489.12286
Immagine del banner: rinoceronte bianco nel parco nazionale Kruger in Sudafrica, immagine fornita da Rhett A. Butler/Mongabay.
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Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/08/is-the-rhino-horn-trade-a-cartel-economic-analysis-suggests-it-works-like-one/