- Una nuova specie di labride scoperto nelle barriere coralline mesofotiche al largo di Zanzibar, in Tanzania, sottolinea quanto poco ancora si sappia degli ambienti marini.
- Le barriere coralline più profonde sono minacciate dal cambiamento climatico e dall'azione dell'uomo tanto quanto quelle meno profonde, e per questo motivo hanno bisogno di essere salvaguardate.
- Le barriere coralline mesofotiche potrebbero costituire un'importante quanto sottovalutata fonte di larve marine che contribuirebbero a rendere possibile la pesca costiera.
La scoperta di una nuova specie di labride al largo delle coste di Zanzibar, in Tanzania, mette in rilievo quanta poca conoscenza si abbia degli ambienti marini, anche di quelli relativamente vicini alla riva. Le barriere coralline più profonde, come quella che ospita la nuova specie appena scoperta, sono connesse ecologicamente a quelle meno profonde, e hanno bisogno di maggiore protezione.
Il giorno della scoperta, Luiz Rocha e Hudson Pinheiro della California Academy of Sciences (CAS) si trovavano alla quarta giornata di una spedizione subacquea nell’ambito dell’iniziativa Hope for Reefs, al largo delle coste di Zanzibar. Nella luce soffusa a 70 – 80 metri di profondità, il team ha iniziato a distinguere formazioni rocciose, spugne, alghe coralline dure e di colore rosa-rosso e coralli molli. C’erano anche molti pesci, come Anthias, pesci damigella e altre specie di pesci di barriera corallina.
Hope for Reefs è un progetto quinquennale che ha l’obiettivo di comprendere meglio e di proteggere le barriere coralline. Pinheiro e Rocha e il rispettivo team di studio stavano effettuando la valutazione della biodiversità di una barriera corallina mesofotica. Le barriere mesofotiche si trovano generalmente a profondità che vanno dai 30 ai 150 metri e sono meno studiate di quelle meno profonde, ma altrettanto ricche in biodiversità.
Finché non hanno notato qualcosa di spettacolare.
Pinheiro riferisce che, nel momento del primo avvistamento, il gruppo si è fermato sbalordito. “È stato bellissimo. Questa è la prima impressione che abbiamo avuto”.
Il pesce era un caleidoscopio di colori: una testa di colore giallo chiaro che sfumava in squame bianche o rosate, una pinna dorsale tendente al blu-viola, un fucsia brillante su altre parti del corpo, con delle pinne pelviche semitrasparenti e di color magenta, una pinna caudale blu e trasparente e una serie di striature violacee collegate le une alle altre sul resto del corpo. Questa colorazione unica nel suo genere ha ispirato il nome che i ricercatori hanno dato al pesce: il vibranium fairy wrasse (traducibile come “labride di vibranio” in italiano) o Cirrhillabrus wakanda, come il mitico regno africano di Wakanda dei fumetti e dei film della Marvel e il minerale miracoloso da cui il regno deriva il proprio potere (il vibranio).
Rocha, curatore delle specie ittiche della CAS e presidente di ittiologia per Follett, ha scoperto e descritto più di 30 specie. “Eravamo entrambi sicuri al 99% che si trattasse di una nuova specie. Ma mi sono davvero accorto di quanto fosse diverso quando ho guardato la foto che ho scattato (con effetto strobo) che ha rivelato le striature viola” ha riferito a Mongabay.
Rocha e Pinheiro hanno inviato una foto a Tea Yi-Kai, un esperto di classificazione tassonomica dei pesci a Sydney. Tea, dottorando di ittiologia all’Università di Sydney, era a conoscenza dell’esistenza di altre specie di labridi nell’Oceano Indiano, ma sapeva anche che ne mancava una.
“Il Cirrhilabrus wakanda appartiene a un gruppo particolare di pesci che sono ben studiati. In base ai loro modelli di distribuzione, possiamo prevedere che una specie potrebbe apparire con molta probabilità lungo la costa dell’Africa orientale, ed è proprio quello che è successo”, ha continuato lo studioso.
La famiglia dei labridi presenta una grande varietà di specie, che arrivano quasi a 600. Ci sono quasi 60 specie conosciute solo di Cirrhilabrus, che Tea descrive “specifiche di un certo habitat”, e che vivono prevalentemente in zone con molti detriti adiacenti alle barriere coralline. Se il C. wakanda si comporta come gli altri labri, passa la sua vita in grandi gruppi composti prevalentemente da femmine, esemplari giovani e pochi maschi.
“Le brillanti striature viola e il motivo presente sul corpo del pesce ricordano molto le fantasie dei tessuti e i colori degli abiti indossati dagli abitanti del regno di Wakanda”, ha dichiarato Tea. “I dettagli sono simili anche alla tuta di Black Panther, che è realizzata con una sostanza rara chiamata vibranio. Abbiamo pensato che questa fosse una coincidenza interessante che si collega al nome della specie, Wakanda”, ha concluso Tea.
Estendere la protezione alle barriere coralline più profonde
Se questa specie di labridi è comune in diversi oceani, come il Pacifico, l’Indiano e il Mar Rosso, l’identificazione di una nuova specie di labride qui è particolarmente significativa per il suo habitat e la sua futura conservazione.
Gli scienziati conoscono relativamente poco le barriere coralline mesofotiche, perché queste aree sono troppo profonde per effettuare le immersioni convenzionali, e troppo in superficie per essere raggiunte con l’ausilio di sommergibili. L’immersione a queste profondità richiede che gli scienziati siano addestrati a utilizzare il rebreather, che implica il trasporto di bombole aggiuntive che riciclano l’aria che respirano.
L’anno scorso Rocha, Pinheiro e altri ricercatori hanno pubblicato un rapporto sulla rivista Science in cui veniva sottolineato come queste barriere coralline più profonde siano minacciate dalla crisi climatica e dall’azione umana tanto quanto le barriere meno profonde, e in cui si sosteneva la necessità di una maggiore protezione.
“Le specie che abitano questi luoghi sono diverse da quelle che abitano nelle barriere più superficiali, costituiscono delle comunità diverse” ha riferito Rocha. “Si potrebbe fare un paragone simile tra le foreste pluviali e la savana: questi ambienti condividono delle specie di alberi, ma la maggior parte delle specie sono diverse, entrambe sono minacciate, e nessuno direbbe mai che l’una può essere un rifugio per le specie dell’altra. Lo stesso vale per le barriere coralline profonde e quelle più superficiali”.
Dominic Andradi-Brown, scienziato presso il WWF e impegnato nel supporto delle attività di controllo e di valutazione delle aree marine protette, conosce il rapporto apparso su Science e ha collaborato con molti degli scienziati che hanno realizzato la ricerca.
“È difficile prevedere quello che è realmente in gioco, avendo ad oggi ancora molto da imparare sulla biodiversità delle barriere coralline mesofotiche”, ha riferito lo scienziato in un’e-mail a Mongabay. “Molte delle specie sconosciute che sopravvivono in questi ecosistemi unici potrebbero sparire prima ancora che vengano scoperte e identificate”.
Anradi-Brown aggiunge anche che il ruolo delle barriere mesofotiche nel supporto delle comunità costiere è probabilmente sottovalutato, e che “e barriere coralline più profonde potrebbero costituire un’importante quanto sottovalutata fonte di larve marine per il supporto della pesca costiera”.
L’immersione di Hope for Reefs al largo di Zanzibar ha anche rinvenuto rifiuti, attrezzatura da pesca abbandonata e sedimentazione (probabilmente legata all’erosione del suolo costiero e una minaccia per la salute dei coralli). Un modo per salvaguardare le barriere mesofotiche come quella in cui è stato scoperto il Wakanda è quello di estendere le aree marine protette per far sì che le includano.
Attualmente ci sono 23 aree marina protette in Tanzania, che includono anche Zanzibar e che hanno l’obiettivo di proteggere le mangrovie, le barriere coralline, i fondali marini e il mare aperto.
“Poiché la maggior parte delle persone pensava che le barriere coralline profonde fossero immuni all’impatto causato dall’azione umana, molte aree marine non le includono. Stiamo provando a cambiare questa opinione diffusa e a far sì che vengano inserite in aree più protette, e che ne vengano create altre specificatamente per loro”, ha dichiarato Rocha.
Ma gli ecosistemi costituiti dalle barriere più e meno profonde sono connessi. Molte specie che nascono e crescono nelle barriere meno profonde attraversano le piattaforme continentali e passano altre fasi dei loro cicli vitali in quelle più profonde.
“La scoperta di questa bellissima specie di labride potrebbe essere il modo per garantire che queste aree vengano protette”, ha affermato Pinheiro.
Lo scienziato ha infine concluso: “È molto importante per noi scoprire e mostrare la biodiversità che abbiamo, e comunicare questo al pubblico e ai manager per capire come prenderci cura in modo ottimale di questi habitat”.
Fonti
Tea, Y-K, Pinheiro, HT, Shepherd, B, Rocha, LA (2019) Cirrhilabrus wakanda, a new species of fairy wrasse from mesophotic ecosystems of Zanzibar, Tanzania, Africa (Teleostei, Labridae). ZooKeys 863: 85-96. doi.org/10.3897/zookeys.863.35580
Rocha, LA, Pinheiro, HT, Shepherd, B, Papastamatiou, Y, Luiz, OJ, Pyle, RL, Bongaerts, P (2018) Mesophotic coral ecosystems are threatened and ecologically distinct from shallow water reefs. Science vol 361, issue 6399: 281-284. doi: 10.1126/science.aaq1614
Immagine banner: Cirrhilabrus wakanda femminile. Photo: Luiz Rocha/California Academy of Sciences.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/08/stunning-new-wrasse-species-underlines-need-to-protect-deeper-lying-reefs/