Gli entomologi intervistati per questa serie di Mongabay concordano sulle tre principali cause responsabili dell’attuale e crescente collasso delle popolazioni di insetti a livello globale: la perdita dell’habitat (specialmente a causa dell’espansione dell’agribusiness), il cambiamento climatico e l’impiego di pesticidi. Alcuni hanno aggiunto una quarta causa: la sovrappopolazione della specie umana.La maggior parte degli entomologi concorda sul fatto che esistano soluzioni a questi problemi, eppure vi è una mancanza di impegno politico, di importanti finanziamenti da parte delle istituzioni e di una visione globale del problema. Per combattere la perdita di habitat, i ricercatori invitano alla conservazione degli hotspot di biodiversità, tra cui la foresta primaria, la rigenerazione degli ecosistemi danneggiati e un’agricoltura che sia rispettosa della natura.Gli scienziati concordano che per contrastare il cambiamento climatico è necessario attuare dei notevoli tagli alle emissioni di carbonio oltre che alla creazione di grandi aree protette e corridoi che comprendano un’ampia varietà di ecosistemi temperati e tropicali che possano essere talvolta progettati tenendo in considerazione la conservazione di specifiche popolazioni di insetti.Le soluzioni per l’utilizzo di pesticidi prevedono il divieto di alcune tossine e di pesticidi per la concia dei sementi, l’educazione degli agricoltori da parte di scienziati piuttosto che dalle compagnie che producono pesticidi e, molto importante, una rivalutazione delle pratiche di agribusiness. Il Piano per il Recupero della Biodiversità olandese comprende alcuni di questi elementi. Negli ultimi mesi è imperversato un dibattito tra i principali media e tra ricercatori sull’eventualità di un’apocalisse di insetti a livello globale. Per valutare la gamma di opinioni scientifiche e meglio determinare ciò che sappiamo e ciò che non sappiamo e, cosa più importante, ciò che dovremmo fare in proposito, Mongabay ha intervistato 24 entomologi e altri scienziati in più di 12 paesi che lavorano nei sei continenti. Questa costituisce la quarta e ultima parte di una serie esclusiva in 4 puntate scritta da Jeremy Hance, senior contributor per Mongabay. Cliccate qui per leggere la parte 1, la parte 2 e la parte 3. Nel 2017 l’entomologo Lee Dyer dell’Università di Reno, la dottoranda Danielle Salcido e i dirigenti di alcune delle banche più grandi al mondo si sono riuniti per una settimana in un’assemblea promossa dall’Earthwatch Institute formando uno dei team di ricerca più improbabili. Il team ha discusso, si è divertito, ha scalato e ispezionato le foreste di conifere della Foresta Nazionale di Chiricahua in Arizona a caccia di insetti. Durante la sera i ricercatori presentavano delle relazioni sugli impatti che il riscaldamento globale ha nei confronti delle popolazioni di insetti. L’ultimo giorno uno dei ricercatori ha tenuto un discorso sul valore che le piantagioni native intorno alle abitazioni possiedono. Il messaggio trasmesso ha messo tutti quanti in sintonia. Salcido ha riferito che “tutti hanno adorato il discorso; ha fatto seguito una discussione e ognuno è andato via con la frenesia di piantare alberi nativi nei loro giardini di casa”. Salcido è tuttavia preoccupata che una simile soluzione su piccola scala possa minare una settimana di avvertenze rivolte a queste persone potenti per fare in modo che possano comprendere le connessioni tra un mondo in rapido riscaldamento, il crollo delle popolazioni di insetti e gli impatti che entrambi posso avere sugli ecosistemi e sulla civiltà. “Sono rimasta delusa dal fatto che siano andati via pensando che possiamo risolvere questi complessi problemi globali semplicemente piantando un albero”, continua Salcido. “Nella loro testa, l’idea di fare la loro parte era molto semplificata e di piccola scala; mi sono resa conto che quando molte persone si impegnano onestamente per fare la loro parte, sono ignare di quanto cambiamento tali sforzi siano in grado di portare”.