- Questa settimana, l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura ha classificato lo squalo pinna bianca oceanico (Carcharhinus longimanus) in “grave pericolo di estinzione”, riportando “un drastico calo della popolazione” in tutti gli oceani.
- La Commissione per la Pesca nel Pacifico centro-occidentale, un organo multilaterale, gestisce la pesca in una vasta fascia dell'Oceano Pacifico, compresa l’ampia e redditizia pesca del tonno che uccide accidentalmente decine di migliaia di squali pinna bianca ogni anno.
- Si prevede che, secondo le attuali pratiche di gestione, gli squali pinna bianca nel Pacifico occidentale e centrale si estingueranno, dal momento che, dal 1995, il loro numero è diminuito di circa il 95%.
- Durante il mese di dicembre, la commissione si è riunita a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea. Sono state adottate diverse misure di conservazione, ma non sono stati adottati nuovi provvedimenti per proteggere gli squali pinna bianca, come speravano molti scienziati e ambientalisti.
Questa settimana, lo squalo pinna bianca oceanico è stato riclassificato “in grave pericolo di estinzione” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), riportando “un drastico calo della popolazione” in tutti gli oceani. Ciò vuol dire che lo squalo ha compiuto due grandi passi verso l’estinzione rispetto alla precedente classificazione come “vulnerabile”, situazione in cui si trovava dal 2006.
Tuttavia, ciò non è bastato a convincere quei paesi che praticano la pesca del tonno nell’Oceano Pacifico centrale e occidentale, a rafforzare le protezioni per le specie in quella regione, dove gli scienziati prevedono che gli squali scompariranno se non verranno cambiate le attuali pratiche di gestione.
Molti scienziati e sostenitori della conservazione speravano che in occasione del sedicesimo meeting, tenutosi dal 5 all’11 dicembre a Port Moresby, in Papua Nuova Guinea, la Commissione per la Pesca nel Pacifico centro-occidentale (WCPFC), si sarebbe impegnata ad avanzare delle nuove iniziative per proteggere la popolazione degli squali pinna bianca (Carcharhinus longimanus) che vivono in quella regione. L’organismo multilaterale gestisce l’attività della pesca in quella vasta regione, compresa l’ampia e redditizia pesca del tonno che, ogni anno, causa l’uccisione accidentale di decine di migliaia di squali pinna bianca.
Durante l’incontro, i rappresentanti hanno messo a punto e adottato un nuovo provvedimento volto alla conservazione e alla gestione degli squali, che potrebbe essere d’aiuto per altre specie. Il provvedimento però non offre un’ulteriore protezione per gli squali pinna bianca, e la criticità della loro situazione in quella zona non è rientrata nell’agenda.
“L’incontro annuale della Commissione ha rappresentato la prima vera opportunità per gli stati membri di agire su questi dati allarmanti, “secondo una dichiarazione rilasciata dalla ONG WWF subito dopo il meeting. “Sfortunatamente, la sfida non è stata accolta. La tragica situazione dello squalo pinna bianca oceanico non è stata affrontata in modo sostanziale durante l’incontro, senza alcuna possibilità di considerare un indispensabile piano di recupero da attuare per risolvere il problema”.
Un drammatico declino
Un tempo lo squalo pinna bianca oceanico era una delle specie di squalo pelagico più comune nei tropici. In quanto superpredatori, svolgono un ruolo cruciale negli ecosistemi marini, mantenendo l’equilibrio e la diversità delle specie sottostanti nella catena alimentare. Gli squali sono inoltre culturalmente importanti per molte popolazioni del Pacifico, spesso considerati come manifestazioni di antenati, divinità o guide per i navigatori oceanici.
Ma una recente valutazione dello stock commissionata dalla WCPFC (Commissione per la Pesca nel Pacifico occidentale e centrale) ha rivelato che la popolazione degli squali pinna bianca oceanici nell’Oceano Pacifico occidentale e centrale è diminuita di circa il 95%. La valutazione ha concluso che se non verranno adottate nuove misure per proteggere gli squali, la popolazione si estinguerà a livello regionale.
Perché? Secondo tale valutazione, gli squali pinna bianca oceanici della regione sono “sovrasfruttati e sottoposti ad attività di pesca eccessiva” e, per la maggior parte, si tratta di casi accidentali.
Gli squali pinna bianca vengono spesso catturati da pescherecci per la pesca del tonno con i palangari, perché nuotano in prossimità della superficie e sono attratti dalle esche dei palangari. Meno frequentemente, vengono catturati da pescherecci che si servono di sciabiche, che racchiudono tutti i pesci che si trovano in un’area in una grande rete, che resta tesa sia nella parte superiore che nella parte inferiore. Gli squali pinna bianca sono considerati catture accessorie, termine utilizzato per definire quelle specie che vengono catturate accidentalmente, e fino ad oggi non è stato posto alcun limite di cattura.
Come la maggior parte degli squali, gli squali pinna bianca impiegano molto tempo per raggiungere la maturità sessuale e partoriscono pochi piccoli, ogni anno o due, motivo per cui sono vulnerabili alla pesca eccessiva. “È molto, molto semplice, li stiamo eliminando più velocemente di quanto essi riescano a riprodursi, “ha dichiarato Demian Chapman a Mongabay, esperto della conservazione degli squali alla Florida International University.
Anche la richiesta delle grandi pinne dello squalo pinna bianca, che vengono pagate moltissimo, utilizzate per la zuppa di pinne di squalo, un piatto pregiato in molti paesi dell’Asia orientale, ha contribuito al declino degli squali pinna bianca. Per attenuare tale situazione, nel 2011 la WCPFC ha emesso un divieto di “cattura e ritenzione”, rendendo illegale per i pescatori la cattura intenzionale degli squali pinna bianca e imponendo loro di rilasciare immediatamente qualsiasi cosa catturassero accidentalmente – e con le pinne ancora attaccate. Quindi, nel 2013, le parti della Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie appartenenti alla flora e alla fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) hanno approvato delle restrizioni che limitavano gravemente il commercio legale delle pinne di squalo pinna bianca.
La valutazione dello stock non ha riscontrato alcuna prova del fatto che la pesca stia attualmente prendendo di mira gli squali pinna bianca nella regione. “Ma sappiamo per certo che esiste ancora un commercio delle pinne di questa specie”, ha dichiarato Chapman, che ha condotto delle ricerche sul commercio a Hong Kong e in Cina,” e, probabilmente, buona parte di esso è illegale”. Ciò lascia intendere che alcuni pescatori vendono ancora opportunisticamente le pinne degli squali che catturano.
Tenere gli squali pinna bianca lontani dalle lenze
Secondo gli autori della valutazione, gli attuali provvedimenti della WCPFC “potrebbero aver avuto un impatto positivo sullo stato degli stock, diminuendo la mortalità causata dalle attività di pesca”. Ma hanno anche ammesso che alcuni pescatori e osservatori non hanno aggiornato le loro procedure di identificazione, registrazione e controllo dal momento in cui è entrato in vigore il divieto di cattura e di ritenzione del 2011, quindi la cattura di alcuni squali pinna bianca potrebbe non essere stata registrata o essere stata identificata in modo errato, compromettendo i dati utilizzati nella valutazione.
Mantenere in vita più squali pinna bianca possibile, resta una “argomento fondamentale”, ha dichiarato Chapman, anche per quei ricercatori che nella questione occupano un posto in prima linea. “Il problema è che ancora oggi una buona parte degli squali pinna bianca muoiono quando vengono catturati”, ha affermato.
Ha identificato tre modi per aumentare il tasso di sopravvivenza della specie. Il primo è quello di impedire agli squali di restare bloccati sui palangari. Scoraggiarli dal prendere l’esca, ad esempio, un’opzione potrebbe essere quella di attaccare agli ami dei magneti, irritanti per gli squali. Fare in modo che le lenze siano realizzate in materiali che gli squali siano in grado di mordere per liberarsi, come il nylon anziché il filo, è un’altra opzione.
Il secondo è quello di massimizzare la sopravvivenza degli squali pinna bianca che vengono catturati, tramite l’addestramento dei pescatori a liberarli in sicurezza. Chapman ha affermato che passaggi come tenere gli squali in acqua mentre vengono rilasciati e tagliare la lenza proprio sull’amo per fare in modo che essi non nuotino trascinandosi dietro tutta l’attrezzatura, ha migliorato notevolmente la situazione degli squali pinna bianca durante la pesca del tonno nell’Atlantico. Anche lasciare i palangari in acqua per periodi di tempo più brevi ha dimostrato di avere una certa efficacia, ha affermato.
“Gli squali pinna bianca sono piuttosto tenaci, “ha dichiarato Chapman, “per questo, quando vengono catturati, possono continuare a dimenarsi per un po’ mentre sono agganciati alla lenza. C’è sicuramente una connessione tra il tempo in cui il palangaro è rimasto bagnato e la quantità di squali pinna bianca che muoiono o che escono in pessime condizioni.” Il rovescio della medaglia è che i tempi di immersione più brevi comportano un lavoro maggiore per i pescatori e possono inoltre ridurre le catture di tonno.
Il terzo metodo, e il più radicale, identificato da Chapman è semplicemente quello di evitare di fissare palangari nei luoghi in cui gli squali pinna bianca si incontrano frequentemente. Questa rappresenta anche una sfida impegnativa per quelle nazioni che praticano la pesca del tonno, ha dichiarato, “in quanto sembra che gli squali pinna bianca siano strettamente correlati con quelle stesse caratteristiche oceanografiche che attirerebbero anche i tonni”.
Ma impatti economici come questi non rappresentano un buon motivo per non agire, ha affermato Chapman.
“Abbiamo trascurato così a lungo queste specie che ora la situazione è piuttosto drastica. Questo è il problema: tendiamo a non agire fino a quando non ci ritroviamo il triste mietitore sulla soglia, e con lo squalo pinna bianca, in questa regione, siamo proprio a questo punto”, ha dichiarato. “Probabilmente tali provvedimenti sono parecchio severi, ma sono la conseguenza per aver calciato la lattina troppo lontano e averla lasciata rimbalzare e rimbalzare e rimbalzare ancora, per questo ora la situazione è critica.”
Anche Andy Cornish, che guida il programma del WWF per la conservazione di squali e razze a livello mondiale, ha sottolineato l’urgenza della situazione. “Con la popolazione spinta sull’orlo dell’estinzione, non c’è tempo da perdere”, ha affermato nella dichiarazione finale dell’organizzazione. “Le nazioni della WCPFC non avranno un’altra opportunità per introdurre nuove misure atte al recupero della popolazione fino al prossimo meeting della Commissione, tra un anno.”
Durante l’incontro, la WCPFC ha adottato una serie di nuovi provvedimenti per gestire meglio l’attività di pesca nella regione, come l’adozione di linee guida volontarie su come i pescatori dovrebbero liberare in sicurezza gli uccelli marini catturati con gli ami dei palangari; l’adozione di un piano di lavoro per potenziare gli stock; vietare la cattura e la ritenzione di razze manta e mobula; e l’adozione di soluzioni che considerino l’impatto del cambiamento climatico sul loro lavoro.
Immagine banner: Squalo pinna bianca oceanico (Carcharhinus longimanus). Immagine di Cvf-ps tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 1.0).
Monica Evans è una scrittrice freelance che vive ad Aotearoa, in Nuova Zelanda, specializzata in questioni ambientali e di sviluppo delle comunità. Ha conseguito un master in studi sullo sviluppo presso la Victoria University di Wellington. La trovate all’indirizzo monicaevans.org.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/12/whitetip-sharks-declared-critically-endangered-but-gain-no-protections-in-pacific/