- Una nuova ricerca ha preso in esame i dati di 239 studi incentrati su oltre 50.000 serie temporali della biodiversità.
- La ricerca rivela come quasi il 30 per cento di tutte le specie vengano ogni decennio sostituite da altre.
- Gli scienziati hanno scoperto che la riorganizzazione e la perdita delle specie avvengono molto più velo-cemente in alcuni ambienti anziché in altri. Tale scoperta potrebbe contribuire a ispirare il conservazi-onismo futuro.
La vita si sta ridistribuendo ad un ritmo sconcertante su tutta la superficie terrestre e negli oceani, secondo un nuovo studio. La ricerca, pubblicata il 18 ottobre sulla rivista Science, si basa sui dati provenienti da 239 studi incentrati sui cambiamenti della biodiversità nel tempo. Secondo quanto scoperto, ogni dieci anni quasi il 30 per cen-to di tutte le specie lascerebbe il posto ad altre.
La vasta emorragia di specie su tutto il pianeta continua a sconcertare gli scienziati e i conservazionisti. Secondo una relazione recente ad opera dalla Piattaforma Intergovernativa Scienza-Politica sui Servizi della Biodiversità e dell’Ecosistema, oltre un milione di specie potrebbe estinguersi.
Tuttavia, conciliare questo andamento globale con quanto avviene a livello locale si è rivelato difficile. A livello locale infatti, la ricerca ha rivelato che il numero assoluto delle specie in molte aree si mantiene stabile se non addirittura in crescita. Ciò ha indotto alcuni scienziati a ritenere che la ricchezza di specie, il parametro della biodiversità comunemente usato che definisce il numero delle specie che vivono in una data area, fornisca una comprensione incompleta su come la Terra stia cambiando. ‘È sempre più risaputo che dal solo parametro della ricchezza di specie non si ricava una descrizione completa su come la biodiver-sità stia cambiando’, ha affermato in una e-mail Shane Blowes, co-autore dell’articolo e ricercatore post-dottorato al Centro Tedesco per la Ricerca sulla Biodiversità Integrativa di Halle-Jena-Leipzig. ‘Seppure la ricchezza di specie continuerà sempre a giocare un ruolo importante nella nostra comprensione della diver-sità tassonomica, combinandola ad altri parametri emerge un quadro sulla biodiversità più completo e ricco di sfumature’.
Blowes ha collaborato con l’ecologista Maria Dornelas ed oltre 20 altri scienziati da tutto il mondo per mappare i cambiamenti nella ricchezza di specie così come la composizione di quei gruppi di specie locali sulla superficie terrestre e negli oceani attraverso un database open source chiamato BioTIME. Sviluppato da Dornelas e colleghi presso l’Università St Andrews in Gran Bretagna, il database BioTIME ha permesso al team di avere accesso ad oltre 50.000 serie di dati relativi a quasi tutti gli ecosistemi mon-diali raccolti nel tempo, noti come serie temporali.
Nel 2014 Dornelas ha condotto uno studio in cui è emerso che la relativa stabilità del numero di specie a livello locale maschererebbe cambiamenti latenti nell’identità di quelle stesse specie, fenomeno cui ci si riferisce con il termine di riorganizzazione. Nel presente studio, il team ha scoperto che tale riorganizzazione si verifica quando specie provenienti da altre zone immigrano in nuove aree ove si sostituiscono agli abitanti originari. Conseguentemente, il numero assoluto di specie, registrato come ricchezza di specie, rimane relativamente costante o addirittura aumenta.
‘Pertanto, tale studio sottolinea che la crisi della biodiversità globale non consiste, almeno per ora, in un declino ma piuttosto in una riorganizzazione su larga scala’, hanno scritto Britas Klemens Erikkson e Helmut Hillebrand in un relativo commento anche su Science. Erikkson è professore associato di ecologia marina presso l’Università di Groningen nei Paesi Bassi e Hillebrand è biologo presso l’Istituto Helmotz per la ricerca polare e marina a Bremerhaven, in Germania.
Blowes, Dornelas e colleghi hanno anche dimostrato che la riorganizzazione non è uniforme; infatti si verifica molto più velocemente in certe ‘zone calde’ del globo quali gli ecosistemi tropicali marini. Nelle zone più instabili, il turnover delle specie avviene a velocità doppia rispetto alla terraferma. Blowes ha affermato che le specie marine sono molto più sensibili alle oscillazioni di temperatura e vivono in un ambiente oceanico relativamente costante con poche barriere ambientali, il che ne spiegherebbe il più rapido turnover. Per individuarne la causa certa però, aggiunge, occorrono più dati. Comunque sia, la variabilità della riorganizzazione fornisce una qualche speranza, almeno in alcune parti del mondo.
“Il nostro studio dimostra che la biodiversità sta cambiando in tutto il mondo, ma non la stiamo perdendo dappertutto”, ha dichiarato Dornelas in una intervista. “Alcune aree si stanno riprendendo e adattando”.
Tuttavia, le mappe mostrano anche le aree in cui avverrebbero le più preoccupanti tendenze di sostituzioni di specie.
“Gli alti tassi di perdita di specie sono particolarmente preoccupanti per le latitudini tropicali, perché nel contesto del cambiamento climatico vi sono probabilmente meno specie capaci di sostituire le specie perdute”, ha spiegato Blowes, “infatti, le zone tropicali che entrano in regimi di temperatura persino più calda non hanno equivalenti in termini delle attuali temperature diurne”.
Come scrivono gli autori, una chiara comprensione delle differenze di cambiamento nella biodiversità attuale degli ecosistemi terrestri può dimostrarsi utile nella pianificazione della conservazione.
“La mappatura del cambiamento della biodiversità ci ha permesso di identificare quelle aree del mondo in cui i tassi del cambiamento della ricchezza o della composizione di specie sono più alti”, ha dichiarato Blowes, “e i nostri risultati potrebbero aiutarci a formulare ipotesi più attendibili sul dove i diversi fattori del cambiamento della biodiversità avrebbero l’effetto più importante”.
Immagine di coda di una barriera corallina a cura di Maria Dornelas.
John Cannon è cronista di Mongabay. Lo potete trovare su Twitter: @johnccannon
Citazioni:
Blowes, S. A., Supp, S. R., Antão, L. H., Bates, A., Bruelheide, H., Chase, J. M., … Dornelas, M. (2019). The geography of biodiversity change in marine and terrestrial assemblages. Science, 366(6463), 339 LP – 345. doi:10.1126/science.aaw1620
Dornelas, M., Antão Laura, H., Moyes, F., Bates Amanda, E., Magurran Anne, E., Adam, D., … Zettler Michael, L. (2018). BioTIME: A database of biodiversity time series for the Anthropocene. Global Ecology and Biogeography, 27(7), 760-786. doi:10.1111/geb.12729
Dornelas, M., Gotelli, N. J., McGill, B., Shimadzu, H., Moyes, F., Sievers, C., & Magurran, A. E. (2014). Assemblage Time Series Reveal Biodiversity Change but Not Systematic Loss. Science, 344(6181), 296 LP – 299. doi:10.1126/science.1248484
Eriksson, B. K., & Hillebrand, H. (2019). Rapid reorganization of global biodiversity. Science, 366(6463), 308 LP – 309. doi:10.1126/science.aaz4520
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2019/10/study-finds-massive-reorganization-of-life-across-earths-ecosystems/