- Un editoriale pubblicato sulla rivista Nature il 12 febbraio 2020 sollecita i Paesi tropicali ad adottare una tassa sulle emissioni di CO2 per fermare il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità e la deforestazione.
- Gli autori sono Edward B. Barbier, un eminente professore di economia presso la Colorado State University degli Stati Uniti; Ricardo Lozano, Ministro dell'ambiente e sviluppo sostenibile della Colombia; Carlos Manuel Rodríguez, ministro dell'Ambiente e dell'Energia della Costa Rica; Sebastian Troëng, vicepresidente della ONG statunitense Conservation International.
- “La deforestazione tropicale e i cambiamenti dell’uso del suolo devono essere fermati per salvaguardare il clima e la biodiversità globale. L'adozione diffusa di una carbon tax tropicale è un concreto passo avanti”: queste le parole degli autori su Nature.
Un editoriale pubblicato su Nature il 12 febbraio 2020 sollecita i Paesi tropicali ad adottare una tassa sulle emissioni di CO2 per fermare il riscaldamento globale, la perdita di biodiversità e la deforestazione.
Gli autori sono Edward B. Barbier, un eminente professore di economia presso la Colorado State University degli Stati Uniti; Ricardo Lozano, Ministro dell’ambiente e sviluppo sostenibile della Colombia; Carlos Manuel Rodríguez, ministro dell’Ambiente e dell’Energia della Costa Rica; Sebastian Troëng, vicepresidente della ONG statunitense Conservation International.
“La deforestazione tropicale e i cambiamenti dell’uso del suolo devono essere fermati per salvaguardare il clima e la biodiversità globale. L’adozione diffusa di una carbon tax tropicale è un concreto passo avanti”: queste le parole degli autori su Nature, che hanno poi aggiunto che circa il 70% della biodiversità del pianeta si trova in 17 Paesi “megadiversi”. In tredici di questi Stati si trovano anche foreste tropicali, ma nel 2018 hanno perso quasi 7,3 milioni di ettari di vegetazione: “un’area che ha circa le stesse dimensioni di Panama.” Gli autori hanno aggiunto: “Secondo le nostre stime, ciò ha rappresentato quasi il 30% della deforestazione globale e potrebbe aver provocato il rilascio di circa il 7% delle emissioni mondiali di CO2.”
Lo studio ha dimostrato che le cosiddette “soluzioni climatiche naturali” (la conservazione, il ripristino e il miglioramento delle attività di gestione del territorio che incrementano lo stoccaggio della CO2 o scongiurano le emissioni di gas serra provenienti da foreste, zone umide, praterie e terreni agricoli) sono in grado di fornire il 37% della mitigazione del riscaldamento globale necessaria entro il 2030 per mantenere l’aumento della temperatura al di sotto di 2 gradi. Tuttavia, in molti Paesi tropicali mancano i fondi per queste soluzioni climatiche naturali.
È qui che, secondo gli autori dell’articolo su Nature, una carbon tax potrebbe fare una grande differenza. “Per colmare questa lacuna, sollecitiamo più Paesi con foreste tropicali ad adottare una carbon tax tropicale, nell’America meridionale e centrale, in Africa, in Asia e nel Pacifico. Si tratta di un’imposta sui combustibili fossili che viene investita in soluzioni climatiche naturali. Una politica di questo genere può ridurre l’uso di petrolio, gas e carbone e mobilitare fondi nazionali per l’adattamento e la mitigazione”.
L’inclusione dei Ministri Lozano e Rodríguez come coautori dell’articolo non è stata casuale, in quanto Colombia e Costa Rica svolgono il ruolo di esempi principali usati dagli autori per dimostrare i benefici della tassazione delle emissioni di CO2 derivanti dai combustibili fossili.
A partire dal 1997 la Costa Rica ha riscosso una tassa del 3,5% sui combustibili fossili, che oggi genera 26,5 milioni di dollari l’anno. Attraverso il rispettivo Fondo, la Costa Rica investe nella conservazione e nel ripristino delle foreste, nonché nelle iniziative di agroforestazione. Negli anni Ottanta del secolo scorso la Costa Rica aveva alcuni dei più alti tassi di deforestazione al mondo, ma questi investimenti hanno contribuito a più che raddoppiare la copertura forestale del Paese tra il 1986 e il 2013.
Nel 2016 la Colombia ha adottato una tassa di 5 dollari per ogni tonnellata CO2 emessa: ciò ha condotto a un fatturato di 148 milioni di dollari nel 2017 e a 91 milioni nel 2018. I progetti in attesa di accedere a questi fondi sono ancora in fase di sviluppo, ma, attraverso il Colombian Peace Fund, il 25% di tali entrate verrà spesa per la gestione dell’erosione costiera, la riduzione e il monitoraggio della deforestazione, la conservazione delle risorse idriche, la protezione degli ecosistemi strategici e la lotta contro il cambiamento climatico. Un altro 5% dei ricavi verrà destinato al rafforzamento del National System of Protected Areas colombiano.
Barbier, Lozano, Rodríguez e Troëng hanno delineato due scenari sul modo in cui i Paesi tropicali potrebbero implementare una carbon tax. Nel primo caso i Paesi adotterebbero una politica simile a quella colombiana con l’introduzione di una tassa di 5 dollari per ogni tonnellata di CO2, impiegando il 30% dei ricavi per finanziare soluzioni climatiche naturali come la conservazione delle foreste. Il secondo caso prevede la riscossione di una tassa di 15 dollari per tonnellata CO2, con il 70% dei ricavi stanziato per soluzioni climatiche naturali.
Secondo gli autori “Le nostre analisi mostrano che, se altri 12 Paesi dessero il via a una carbon tax tropicale simile a quella della Colombia, potrebbero raccogliere 1,8 miliardi di dollari tra loro da investire in habitat naturali a beneficio del clima”.
Alcuni Paesi come Ecuador, India, Malesia, Messico e Filippine avrebbero da guadagnare centinaia di dollari per ettaro che potrebbero essere spesi per contrastare la distruzione delle foreste. In base al secondo scenario, più ambizioso, ciascun Paese potrebbe raccogliere quasi 13 miliardi di dollari l’anno per finanziare soluzioni climatiche naturali. Gli autori affermano che “il Brasile, la Repubblica Democratica del Congo e l’Indonesia trarrebbero i maggiori benefici in quanto attualmente sono i più colpiti dalla deforestazione. I Paesi che hanno esperienza nello sviluppo di progetti per la compensazione di CO2 di alta qualità, come il Perù e l’Ecuador, sono avvantaggiati per l’adozione di una carbon tax tropicale.”
Gli autori citano due modi in cui la comunità internazionale può contribuire a promuovere l’adozione diffusa di una carbon tax tropicale: assistenza finanziaria per i Paesi a basso reddito che non possono raccogliere fondi sufficienti da una carbon tax e supporto tecnico per guidare e monitorare gli investimenti nelle soluzioni climatiche naturali.
“Chiediamo a governi, banche di sviluppo, investitori finanziari e organizzazioni non governative di sostenere quei Paesi che necessitano di aiuto finanziario e tecnico per attuare questa politica e per garantire che i fondi raccolti vengano spesi in modo efficiente ed efficace.”
FONTI
• Barbier, E.B., Lozano, R., Rodríguez, C.M., & Troëng, S. (2020). Adopt a carbon tax to protect tropical forests. Nature 578, 213-216. doi:10.1038/d41586-020-00324-w
• Griscom, B. W., Adams, J., Ellis, P. W., Houghton, R. A., Lomax, G., Miteva, D. A., … & Woodbury, P. (2017). Natural climate solutions. Proceedings of the National Academy of Sciences, 114(44), 11645-11650. doi:10.1073/pnas.1710465114
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/02/economists-conservationists-political-leaders-urge-adoption-of-carbon-tax-to-halt-tropical-deforestation/