- Secondo quanto riportato da uno studio, più di 500 specie di vertebrati, le cui popolazioni non arrivano al migliaio di individui, sono a rischio di estinzione.
- In base a quanto riportato dagli autori, la Terra sta assistendo alla sesta estinzione di massa e ad un aumento della velocità dei tassi di estinzione, entrambi attribuibili all’attività antropica.
- Gli autori definiscono l’attuale estinzione come probabilmente “la minaccia ambientale più pericolosa per la sopravvivenza della nostra civiltà in quanto irreversibile”.
- Sostengono inoltre che “la conservazione delle specie minacciate dovrebbe essere trattata dai governi e dalle istituzioni come un’emergenza nazionale e globale, allo stesso modo con cui lo è il cambiamento climatico a cui è strettamente legato”.
Il panda gigante, il piccolo tamarù, il coniglio di fiume e la lince Iberica hanno tutti qualcosa in comune: rientrano nella lista sempre più lunga di animali sull’orlo dell’estinzione.
Uno studio pubblicato di recente sul giornale Proceedings of the National Academy of Sciences elenca 515 specie animali il cui numero di individui ammonta a meno di un migliaio. Nel complesso i risultati dello studio sono terribili: la Terra sta attraversando la sesta estinzione di massa, i tassi di estinzione sono in aumento ed entrambi sono imputabili alla specie umana.
I ricercatori hanno preso in esame 29.374 vertebrati terrestri utilizzando i dati provenienti dalla Lista Rossa IUCN e dal Birdlife International. Hanno identificato 75 specie di mammiferi, 335 di uccelli, 41 di rettili e 65 di anfibi sull’”orlo dell’estinzione”. La maggior parte di queste specie animali fortemente minacciate sono concentrate nelle regioni tropicali e subtropicali del pianeta dove la biodiversità è massima.
Più della metà delle specie sulla lista possiede meno di 250 individui.
“La sesta estinzione di massa all’opera in questo momento potrebbe essere la minaccia ambientale più grave per la sopravvivenza della nostra civiltà in quanto irreversibile”, spiegano gli autori.
Estinzioni di massa precedenti, come quella che spazzò i dinosauri, sono state causate da catastrofi quali eruzioni vulcaniche, depauperamento di ossigeno e l’impatto di asteroidi. Ciascuno di questi eventi ha cancellato ogni volta tra il 70 e il 90% della vita sulla Terra.
La crisi di estinzione all’opera al momento è dovuta all’uomo ed è guidata da attività quali la distruzione e la frammentazione dell’habitat, il bracconaggio, il traffico illegale di animali, il sovrasfruttamento delle risorse, l’introduzione di specie non native e addomesticate in natura, patogeni, inquinamento e perturbazione del clima.
Secondo gli autori dello studio, molte delle specie a rischio saranno presto estinte, e il tasso di estinzione non farà che aumentare vertiginosamente. Entro il 2050 ci si aspetta che questo tasso sarà 117 volte maggiore rispetto a quello passato pari a due ogni 10.000 specie per secolo negli ultimi 2 milioni di anni.
L’articolo riporta che “le previsioni secondo cui un quinto di tutte le specie saranno a rischio di estinzione entro metà secolo e, la metà o più entro la fine del secolo, iniziano ad avere un senso”.
Dal 1900, 543 specie di vertebrati si sono estinte, e stiamo solo parlando di specie a noi note. Nel secolo scorso abbiamo assistito alla scomparsa di specie come: il picchio dal becco avorio (Campephilus principalis), il boa fossorio di Round Island (Bolyeria multocarinata), il gufo facciabianca (Ninox albifacies), il visone marino (Neovison macrodon) e il rospo dorato (Incilius periglenes).
Il caso del rospo dorato è simbolo del declino di massa degli anfibi scatenato dal fungo chitride (Batrachochytrium dendrobatidis) che divora la pelle degli anfibi portandoli alla morte. Più di 500 specie di anfibi hanno assistito ad un declino negli ultimi decenni a causa di questo fungo. In molti paesi la diffusione del fungo chitride è stata accelerata dal traffico di anfibi come animali da compagnia.
Anche gli invertebrati sono a rischio. Molti studi hanno riportato una moria degli insetti a livello globale, un declino delle farfalle monarca e una perdita significativa di api. In molti casi questo declino è collegato all’uso massiccio di pesticidi in agricoltura.
L’estinzione di una specie può dare origine ad un effetto domino con conseguente estinzione di altre specie interconnesse. “Estinzione genera estinzione”, scrivono gli autori. La scomparsa delle specie porta alla scomparsa di servizi unici all’ecosistema, come l’impollinazione, il ciclo dei nutrienti o il controllo delle popolazioni verso altre specie.
Gerardo Ceballos, primo autore dello studio e direttore di ricerca presso l’Istituto di Ecologia dell’Università Nazionale Autonoma del Messico, ha affermato che “ciò che faremo nei prossimi due decenni per affrontare l’attuale crisi di estinzione detterà il destino di milioni di specie. È la nostra ultima occasione per assicurarci che molti dei servizi che la natura ci offre non vadano persi per sempre”.
La Convenzione sul Commercio Internazionale delle Specie Minacciate di Estinzione (CITES) regola il commercio globale di alcune delle specie animali più a rischio e minacciate al mondo. Molti animali, tra cui specie in pericolo come il pangolino e la tigre, vengono trafficate per scopi alimentari, ornamentali, come animali domestici, per la medicina tradizionale e come status symbol.
Negli Stati Uniti, l’Endangered Species Act (ESA) contribuisce alla protezione della fauna locale dal 1969, anno della sua promulgazione. All’ESA è stato riconosciuto un ruolo chiave nel recupero dell’aquila di mare testabianca, della balena grigia, degli orsi grizzly e di varie altre specie. L’ESA costituisce inoltre uno strumento a livello internazionale che regola e limita il traffico di centinaia di altre specie minacciate come i rinoceronti, gli elefanti e le tigri. Oltretutto, secondo recenti studi, i mammiferi marini e le tartarughe marine hanno assistito ad un aumento.
Nel 2019 l’amministrazione Trump ha indebolito l’azione dell’ESA, spostando l’ago della bilancia a favore dell’industria con una riduzione delle normative. All’inizio di giugno Trump ha firmato un ordine esecutivo per rinunciare ai requisiti di una serie di regolamenti ambientali tra cui il Clean Water Act e l’ESA. L’ordine in questione consente alle agenzie di utilizzare le disposizioni di emergenza delle leggi ambientali per accelerare progetti come autostrade, oleodotti e costruzioni.
Come afferma Paul Ehrlich, professore emerito a Stanford e co-autore del nuovo studio, “mentre l’umanità stermina popolazioni e specie di altre creature, sta anche tagliando il ramo su cui siede, distruggendo le parti operative del nostro stesso sistema di sopravvivenza”.
“La conservazione delle specie minacciate dovrebbe essere trattata dai governi e dalle istituzioni come un’emergenza nazionale e globale, allo stesso modo con cui lo è il cambiamento climatico a cui è strettamente legato”.
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Immagine di apertura di un murichi settentrionale (Brachyteles hypoxanthus), una specie lanosa di scimmia ragno endemica del Brasile. In natura restano meno di un centinaio di individui. Foto di Peter Schoen tramite Wikimedia Commons (CC BY-SA 2.0).
Citazione: Ceballos, G., Ehrlich, P. R., & Raven, P. H. (2020). Vertebrates on the brink as indicators of biological annihilation and the sixth mass extinction. Proceedings of the National Academy of Sciences. doi:10.1073/pnas.1922686117
Liz Kimbrough è scrittrice per Mongabay. Potete trovarla su Twitter @lizkimbrough
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2020/06/less-than-a-thousand-remain-new-list-of-animals-on-the-brink-of-extinction/