- Un team di ricercatori ha usato una tecnica di mappatura aerea per esaminare la distribuzione di barriere coralline viventi nelle isole principali dell'arcipelago delle Hawaii.
- Le barriere coralline delle Hawaii sono in pericolo a causa di una serie di fattori di stress relativi all’azione umana, come lo sviluppo costiero, l’inquinamento, le attività di pesca e gli eventi determinati dal cambiamento climatico, come le ondate di calore nei mari.
- I luoghi con molti coralli vivi includono le Hawaii occidentali e la costa occidentale di Maui, mentre Oahu registra una delle concentrazioni più basse.
- Secondo i ricercatori, questa mappatura può contribuire alle attività di protezione dei mari, e può aiutare a individuare le aree ideali per il ripristino delle barriere coralline.
In una mappa pubblicata di recente, le acque costiere delle otto isole hawaiane principali sono contrassegnate con varie tonalità di colore. I perimetri delle isole sono colorati di blu, turchese, verde, giallo, arancione e rosso, e ognuna di queste tonalità rappresenta una diversa concentrazione di coralli vivi. Nelle aree blu, i coralli vivi corrispondono a meno del 10% del totale, mentre nelle aree rosse questo valore è del 90%.
Un team di ricercatori ha realizzato questa mappa per fornire una panoramica della distribuzione di coralli vivi intorno alle principali isole hawaiane. Come molte barriere coralline in tutto il mondo, quelle hawaiane, che ricoprono una superficie di circa 166.000 ettari in tutto l’arcipelago, sono soggette a molti fattori di stress di natura antropogenica, quali lo sviluppo costiero, l’inquinamento, le attività di pesca e gli eventi relativi al cambiamento climatico, come le ondate di calore nei mari. Con l’aiuto di tecnologie di imaging 3D dall’alto, il gruppo di ricercatori ha scansionato le barriere coralline a una profondità di 16 metri, individuando così i luoghi in cui la concentrazione di coralli è più o meno densa. Uno studio su questa tecnica di mappatura è stato pubblicato il mese scorso sulla rivista ProceProceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America (PNAS).
“Questa è la prima volta che nel mondo si è riusciti a mappare la distribuzione dei coralli vivi in un intero arcipelago, e a un livello che ci mostra la qualità di diverse barriere coralline su un’area molto estesa”, ha riferito Greg Asner a Mongabay, autore principale dello studio e direttore del Center for Global Discovery and Conservation Science (GDCS) dell’Università dell’Arizona. “Si tratta del passaggio critico necessario per generare nuove innovazioni nel campo della gestione e della conservazione delle barriere coralline”.
I dati della mappatura sono stati raccolti dal Global Airborne Observatory dell’Università dell’Arizona, un laboratorio aereo che acquisisce immagini 3D delle barriere coralline sott’acqua utilizzando tecniche di spettroscopia tramite l’impiego di laser e intelligenza artificiale. Questa tecnologia permette ai ricercatori di stabilire quali coralli sono morti e quali sono ancora vivi in base a due componenti: la composizione chimica e le proprietà spettrali, e cioè il modo in cui il corallo risponde all’illuminazione.
“I coralli vivi e quelli morti hanno proprietà chimiche fondamentalmente differenti, che sono basate sull’animale stesso, cioè il polipo del corallo e anche […] sulle piccole alghe che vivono con e dentro il polipo” ha dichiarato Asner. “Questa combinazione genera una firma chimica che possiamo vedere dall’alto. Se la firma chimica è intatta, capiamo che il corallo è vivo. Se il corallo è danneggiato, ad esempio se si è verificato il fenomeno di sbiancamento dei coralli, o qualche altro effetto che porta alla morte, la firma chimica è diversa, e anche questo è visibile dall’alto.
Ci è voluto circa un mese ad Asner e i suoi colleghi per mappare i coralli intorno all’arcipelago delle Hawaii, ma più di 20 anni per sviluppare e perfezionare la tecnologia che ha reso questo processo possibile, ha riferito Asner.
I risultati mostrano che luoghi come le Hawaii occidentali e la costa occidentale di Maui hanno la più alta concentrazione di coralli, mentre alcuni dei numeri più bassi sono stati registrati a Oahu, l’isola che ospita la capitale Honolulu e due terzi dell’intera popolazione. Tuttavia, Brian Neilson, coautore dello studio e amministratore del Dipartimento del territorio e delle risorse naturali della Divisione delle risorse acquatiche delle Hawaii, ha riferito che una bassa concentrazione non sempre significa che i coralli siano in pericolo a causa di fattori antropogenici. Ad esempio, in alcuni casi la concentrazione di coralli potrebbe essere bassa a causa della sabbia, di insenature o di una esposizione continua all’azione delle onde e del mare mosso.
“L’analisi prende in considerazione questi fattori per individuare le aree in cui una bassa concentrazione di coralli è dovuta all’impatto delle attività dell’uomo o a condizioni i cui danni possono essere arginati” ha scritto Neilson a Mongabay in un’email. “Lo sviluppo costiero è uno dei principali fattori umani associati alla scarsa concentrazione di coralli”.
Il processo di mappatura ha anche portato alla luce i luoghi in cui le barriere coralline mostrano resilienza a fattori di stress antropogenici. Nello studio ci si riferisce a questi luoghi con il termine “refugia”.
“Vogliamo scoprire i fattori genetici e ambientali che portano a questa situazione in cui ci sono barriere ricche di coralli vivi che resistono nonostante tutti questi fattori di stress”, ha riferito Asner. “Questi “rifugi” sono davvero fondamentali, perché possono permetterci di comprendere i fattori alla base della loro esistenza, cosa li mantiene in vita e cosa dobbiamo fare per proteggere le barriere coralline per le generazioni future”.
Secondo un rapporto, il 75% delle barriere coralline deve affrontare fattori di stress locali e globali, e quasi la metà di tutte le barriere coralline esistenti sarà a rischio di estinzione entro il 2050.
In un altro studio condotto congiuntamente da Asner e Neilson, si è evidenziato come le barriere coralline delle Hawaii abbiano perso circa la metà della popolazione di pesci a causa dell’inquinamento, della pesca e di altri fattori antropogenici. Questo aggiunge un ulteriore fattore di stress alle sollecitazioni già elencate.
Secondo Neilson i risultati della mappatura avranno delle conseguenze dirette sulle attività di protezione dei mari svolte dal dipartimento. Queste attività includono il cosiddetto obiettivo di “30 by 30”, il quale si prefigge lo scopo di proteggere il 30% delle acque costiere delle Hawaii entro il 2030.
“Queste informazioni saranno utili per la pianificazione della gestione delle attività relative alla designazione delle aree marine da gestire, alla priorità da dare ai siti di ripristino e al monitoraggio delle abitudini dei pesci in tutto lo stato” ha riferito Neilson.
“La mappatura contribuisce alle attività di conservazione perché indirizza i responsabili e i decision-maker nella giusta direzione” ha continuato Asner. “In quali aree verranno condotti i tentativi di ripristino? Quali zone verranno protette? Questo tipo di mappatura permette di rispondere a tutte queste domande.
Fonti:
Asner, G. P., Vaughn, N. R., Heckler, J., Knapp, D. E., Balzotti, C., Shafron, E., … Gove, J. M. (2020). Large-scale mapping of live corals to guide reef conservation. Proceedings of the National Academy of Sciences, 117(52), 33711-33718. doi:10.1073/pnas.2017628117
Foo, S. A., Walsh, W. J., Lecky, J., Marcoux, S., & Asner, G. P. (2020). Impacts of pollution, fishing pressure, and reef rugosity on resource fish biomass in West Hawai‘i. Ecological Applications. doi:10.1002/eap.2213
Didascalia dell’immagine nel banner: Tartaruga verde (Chelonia mydas) al largo della costa di Oahu, Hawaii. Immagine di Greg Asner.
Nota della redazione: Robin Martin fa parte della direzione di Mongabay e di Asner Lab, che ha condotto questa ricerca. Martin non è coinvolta nelle attività editoriali relative alle storie di Mongabay.
Elizabeth Claire Alberts è una degli articolisti di Mongabay. Seguila su Twitter @ECAlberts.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/01/a-hi-tech-eye-in-the-sky-lays-bare-hawai%ca%bbis-living-coral-reefs/