- Gli esseri umani stanno portando la fauna selvatica all'estinzione 1000 volte più velocemente del tasso naturale, derubando il pianeta non solo delle specie ma anche della diversità funzionale e filogenetica, sostengono gli autori di un nuovo articolo.
- Secondo la ricerca, diversi tipi di attività umane influenzano la biodiversità in modo diverso, laddove la caccia ha il maggiore impatto sui mammiferi terrestri.
- Milioni di anni di evoluzione sono codificati in specie che oggi coesistono con gli esseri umani; perderle significa perdere amche questo patrimonio biologico.
- Lo studio delinea, per singoli Paesi, la relazione tra ricchezza di specie e perdita funzionale e filogenetica per aiutare la definizione delle politiche a livello nazionale.
Gli esseri umani stanno portando le specie all’estinzione 1000 volte più velocemente di ciò che è considerato naturale. Ora, una nuova ricerca sottolinea qual è l’entità dell’impoverimento del pianeta.
Le estinzioni non privano il pianeta solo di specie, ma anche di diversità funzionale e filogenetica, sostengono gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences. “Si tratta di concetti molto più nuovi della ricchezza di specie e quindi non esiste molta ricerca sui modelli di declino di questi due parametri, in particolar modo a livello globale”, ha detto Jedediah Brodie, autore principale dello studio e biologo della conservazione presso l’Università del Montana.
Ad esempio, i rinoceronti occupano un grande spazio nell’immaginario pubblico ma, in realtà, stanno marciando verso l’oblio. Il rinoceronte del Borneo (Dicerorhinus sumatrensis harrissoni), una sottospecie del rinoceronte di Sumatra, si è estinto in Malesia. “È davvero una tragedia perché è una specie iconica e culturalmente importante”, ha detto Brodie, “ma anche perché sono animali molto importanti sia dal punto di vista funzionale che da quello filogenetico.”
Il nuovo studio ha rivelato che la cattura di animali per la sussistenza o la vendita è la più grande minaccia per i mammiferi terrestri. Circa il 15% della popolazione nel mondo dipende dagli animali selvatici, in particolare vertebrati, per procacciarsi il cibo. Ma la caccia, illegale e legale, alimenta anche la catena di approvvigionamento globale per la fauna selvatica e le parti di fauna selvatica.
Le popolazioni di rinoceronti sono crollate nella seconda metà del XX secolo; sono oggetto di una pesante caccia di frodo per le loro corna e i loro territori si sono ridotti drasticamente nel corso dei decenni. Delle cinque specie di rinoceronti esistenti, tre sono in grave pericolo di estinzione.
Lo studio è focalizzato sui mammiferi terrestri, uno dei gruppi più studiati. I ricercatori hanno usato la Lista Rossa IUCN, la raccolta più citata e più completa delle specie in via di estinzione e delle minacce che queste affrontano.
Rimuovendo gli animali dai loro habitat, gli esseri umani li rimuovono anche dagli ecosistemi in cui si sono evoluti e in cui svolgono ruoli critici. Valutarne le conseguenze non è un semplice calcolo.
“Supponiamo che ci siano venti specie di animali da pascolo e solo due specie di animali che si nutrono di semi. Se due delle specie di animali da pascolo si estinguono, questo non ha un grande impatto sulla diversità funzionale, perché rimangono ancora diciotto specie”, ha detto Brodie. “Ma se si estinguono le due specie di animali che si nutrono di semi si ha un enorme impatto sulla diversità funzionale, perché, all’improvviso, si è persa un’intera funzione ecologica”.
In entrambi i casi, ha detto Brodie, la ricchezza delle specie diminuirebbe di due unità, ma gli effetti sarebbero molto diversi.
Nonostante la loro stazza e la reputazione spaventosa, i rinoceronti, alcuni dei quali possono pesare fino all’equivalente di due auto, sono erbivori. I rinoceronti del Borneo sono una tra le poche specie di frugivori ed erbivori di grossa taglia presenti nel Borneo, un’isola condivisa tra Malesia, Indonesia e Brunei. Il Borneo ospita anche un altro erbivoro, il famoso elefante pigmeo. Tuttavia, i rinoceronti mangiano piante diverse dagli elefanti, quindi perdere i rinoceronti significherebbe alterare la dispersione dei semi e l’evoluzione delle piante.
La ricerca mostra che le estinzioni guidate dalle attività umane portano a un declino più significativo della diversità funzionale rispetto a un’estinzione casuale delle specie.
“Alcuni gruppi di specie sono molto vulnerabili. Se sei un’antilope, la gente vuole mangiarti. Se sei un pappagallo, le persone ti vogliono come un animale domestico. Vivi solo a Cuba – come fa una sottofamiglia di mammiferi – e sei nei guai “, ha detto Stuart Leonard Pimm, ecologo ed esperto principale della crisi d’estinzione, che non è stato coinvolto nello studio. “L’estinzione di specie causata dalle azioni umane porta a una perdita sproporzionata della funzione ecologica”.
La scomparsa delle specie non cancella solo intere funzioni ecologiche. Porta anche alla perdita irreversibile di storia evolutiva. Milioni di anni di evoluzione sono codificati in specie che oggigiorno coesistono con gli esseri umani; perderli significa perdere questo patrimonio biologico.
La scomparsa delle restanti cinque specie di rinoceronti troncherebbe un intero ceppo evolutivo, quello della famiglia dei Rhinocerotidae, sorta circa 40 milioni di anni fa dall’albero della vita.
“Sono gli ultimi resti di quella che era una fantastica famiglia, enormemente diversificata e presente in tutto il mondo in un passato non troppo lontano”, ha detto Brodie a proposito dei Rhinocerotidae, che conta più di 40 specie estinte.
Ma i conservazionisti avvertono che non dovremmo preoccuparci solo delle estinzioni a livello globale, ma anche della scomparsa di popolazioni – ciò che Brodie ei suoi coautori chiamano “sterminio biotico”. Solo uno su dieci cali drastici di popolazioni va a risultare in un’estinzione, ma queste perdite hanno ripercussioni sugli ecosistemi che le sperimentano.
“L’estinzione delle specie è un finale davvero, davvero, brutto. Prima che ciò accada, le specie inizieranno ad estinguersi prima in singoli paesi “, ha detto Brodie. “Fare attenzione al declino della popolazione è davvero importante perché, in qualche modo, illustra meglio l’entità della crisi d’estinzione”.
Lo studio delinea, per singoli Paesi, la relazione tra ricchezza di specie e perdita funzionale e filogenetica per aiutare la definizione delle politiche a livello nazionale.
Il lavoro mostra che la distruzione dell’habitat si traduce in una maggiore perdita di diversità funzionale in Indonesia, Argentina e Venezuela. “Questo suggerisce che invece di concentrarsi sulla gestione del raccolto e sulla dieta umana, le azioni di conservazione in queste aree potrebbero essere meglio indirizzate verso le aree protette e le politiche di utilizzo del suolo per poter proteggere al meglio questa componente della biodiversità”, scrivono i ricercatori.
Lo studio ha anche scoperto che il cambiamento climatico sta emergendo come uno dei principali motori della perdita di biodiversità. Ciò che resta da vedere è come queste relazioni si svilupperanno per altri gruppi di animali, come rettili, anfibi e uccelli.
Citation:
Brodie, J. F., Williams, S., & Garner, B. (2021). The decline of mammal functional and evolutionary diversity worldwide. Proceedings of the National Academy of Sciences, 118(3). doi:10.1073/pnas.1921849118
Un rinoceronte del Borneo. Immagine per gentile concessione di Jeremy Hance e Tiffany roufs/Mongabay.
Malavika Vyawahare è una giornalista di Mongabay. La trovi su Twitter: @MalavikaVy
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/01/study-warns-of-biotic-annihilation-driven-by-hunting-habitat-destruction/