- Un nuovo studio pubblicato in preparazione del summit della Fondazione Nobel denominato "Our Planet, Our Future" [NdT: Il nostro pianeta, il nostro futuro] offre una panoramica sulle numerose sfide a cui il nostro pianeta deve far fronte a causa della pressione esercitata dagli esseri umani, tra cui il superamento di vari confini planetari che contribuiscono a regolare e stabilizzare la Terra.
- Lo studio prende però anche in considerazione i modi con cui è possibile conseguire la sostenibilità a livello globale attraverso un cambiamento radicale.
- Gli autori affermano che le tecnologie emergenti, le innovazioni dal punto di vista sociale, i cambiamenti a livello culturale e i diversi approcci nella gestione della biosfera possono tutti contribuire a spianare la strada verso un futuro più sostenibile.
- Il summit della Fondazione Nobel, che è il primo nel suo genere, ha avuto luogo tra il 26 e il 28 aprile ed è stato occasione di dibattiti volti a capire quali lezioni possiamo trarre dalla pandemia globale in corso e quali cambiamenti apportare nell’arco di questo decennio per contribuire a raggiungere la sostenibilità a livello globale.
La Terra è un’enorme massa fluttuante di roccia, liquidi e gas il cui peso è pari a 5,9 triliardi di tonnellate. Tuttavia, è solo in una sua parte che è possibile la vita: la biosfera, un lembo sottile che avvolge la superficie del pianeta, largo circa 20 chilometri.
Gli esseri umani vivono nella biosfera da circa 250.000 anni ma, con la diffusione e l’espansione delle popolazioni in tutto il mondo, il nostro rapporto con la biosfera è divenuto problematico. Gli esseri umani hanno causato modifiche radicali al suolo e agli oceani e contribuito a ridurre le popolazioni di altre specie. Di fatto, il peso attuale della popolazione umana è circa pari a 10 volte il peso di tutti i mammiferi selvatici. La combustione su larga scala di carbone, petrolio e gas ha contribuito a un drastico aumento dei livelli di biossido di carbonio presente nell’atmosfera. Ciò ha portato a sua volta a un aumento della temperatura pari a 1,2 °C rispetto ai livelli pre-industriali, minacciando la nostra capacità di vivere nell’unico posto che possiamo chiamare casa.
In un nuovo studio riportato sulla rivista Ambio, pubblicata dall’Accademia reale svedese delle scienze (Royal Swedish Academy of Sciences) in vista del summit della Fondazione Nobel dal titolo “Our Planet, Our Future”, un team internazionale di scienziati offre una panoramica sul rapporto mutevole tra gli esseri umani hanno con il pianeta e discute altresì dei modi con cui è ancora possibile garantire la sostenibilità a livello globale. Uno dei punti chiave dello studio consiste nel segnalare che gli esseri umani devono considerarsi parte della biosfera, anziché esterni ad essa, e che qualsiasi cambiamento sociale deve tenere in considerazione tale aspetto.

“La biosfera non è solo [costituita da] altri organismi, comprende anche noi, in quanto facciamo parte degli esseri viventi della Terra”, ha dichiarato a Mongabay Carl Folke, autore principale dello studio nonché scienziato ambientale di fama internazionale che opera presso lo Stockholm Resilience Centre. “E ritengo importante mettere ben in chiaro che gli organismi viventi non si trovano solo a vivere nel contesto del sistema terrestre, ma lo stanno anche plasmando”.
Lo studio tratta dell’importanza di vivere rispettando i nove confini planetari della Terra, vale a dire processi sistemici essenziali per la regolazione della stabilità e della resilienza del pianeta che hanno tuttavia limiti oltre i quali non può tollerare i cambiamenti causati dalle attività umane. Tali confini sono legati a fenomeni riguardanti i cambiamenti climatici, l’integrità della biosfera, l’acidificazione degli oceani, la riduzione dello strato di ozono, l’inquinamento atmosferico da aerosol, i flussi biogeochimici di azoto e fosforo, l’utilizzo di acqua dolce, i cambiamenti dell’utilizzo dei suoli e il rilascio di nuovi prodotti chimici come i metalli pesanti e le plastiche.
Secondo lo studio, la Terra ha mostrato in passato molta resilienza nel far fronte alle attività degli esseri umani, ma ora la situazione è cambiata. La crescente pressione sui sistemi essenziali della Terra potrebbe spingere il mondo verso uno stato nuovo e sconosciuto che non è poi così ospitale per la vita umana. Quattro dei confini planetari potrebbero essere già stati oltrepassati e tra questi rientrano quelli legati ai cambiamenti climatici e all’integrità della biosfera, considerati confini “fondamentali” a causa della loro importanza cruciale per la regolazione della Terra.
Lo studio evidenzia inoltre l’aumento delle disuguaglianze, che possono portare a un rapido degrado ambientale e compromettere la capacità delle società di operare in favore della sostenibilità. Nel documento si afferma di conseguenza la necessità di contrastare le iniquità quale parte essenziale degli sforzi finalizzati al conseguimento della sostenibilità a livello mondiale.
“È molto difficile prendere decisioni di lungo periodo in una società molto iniqua, dove manca la fiducia nei responsabili politici, [in cui le persone] sentono che i responsabili politici cercano di compiacere le élite”, ha dichiarato in un’intervista Owen Gaffney, co-autore e analista della sostenibilità globale presso lo Stockholm Resilience Centre. “La riduzione delle disuguaglianze contribuirà quindi a prendere decisioni di lungo periodo su questioni riguardanti ad esempio i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità”.

Sebbene i problemi a cui deve far fronte il nostro pianeta siano estremamente complessi e, per porvi rimedio, richiedano un’azione urgente e su larga scala, lo studio suggerisce che le soluzioni siano a portata di mano. Secondo gli autori, la chiave di tutto sta in un cambiamento radicale: modifiche radicali e di ampia portata che possano contribuire a ristrutturare la società e il nostro rapporto con il mondo. Secondo lo studio, le innovazioni sociali, i cambiamenti di ampia portata a livello culturale, i diversi approcci nella gestione della biosfera e le tecnologie emergenti possono tutti svolgere un ruolo importante in questa trasformazione. Tuttavia, avverte inoltre che la sola tecnologia non è sufficiente per il conseguimento della sostenibilità.
“Si tratta ovviamente di un problema molto complesso… ma è possibile risolverlo”, afferma Folke. “È questa la cosa confortante. Non credo molto nelle parole spese per parlare solo della crisi e di uno scenario apocalittico. Penso che non sia questo l’approccio migliore, ma che sia piuttosto necessario guardare alle opportunità di… trasformazione”.
Folke ha dichiarato di notare segni di trasformazione già nel crescente numero di paesi che si impegnano ad azzerare le emissioni nette di carbonio entro il 2050, nelle aziende che si adoperano per eliminare gradualmente le emissioni di gas a effetto serra e nel crescente interesse rivolto alle soluzioni basate sulla natura.
“Abbiamo elaborato questo documento per cercare di … iniziare a guidare i passi da compiere verso un futuro sostenibile, perché in realtà è questa l’unica strada da percorrere se desideriamo che una popolazione di 9-10 miliardi di persone possa godere di buona salute e vivere bene, in termini sia di disponibilità di cibo e acqua che di materie”.

Il summit della Fondazione Nobel intitolato “Our Planet, Our Future” è stato il primo nel suo genere, si è svolto online tra il 26 e il 28 aprile ed è stato aperto a tutti. Vi hanno partecipato premi Nobel del calibro del Dalai Lama, leader spirituale tibetano, e di Al Gore, ex vice presidente degli Stati Uniti, nonché altri esperti e personaggi eminenti. Durante il summit sono state analizzate le lezioni che possono essere tratte dalla pandemia globale al fine di ridurre il rischio di eventi simili in futuro e le azioni da poter intraprendere in questo decennio a favore di una maggiore sostenibilità a livello mondiale.
“Ritengo davvero importante che la comunità scientifica si riunisca e dichiari in modo fermo ciò che è necessario compiere”, ha affermato Gaffney. “Non si tratta solo di cambiamenti climatici, non si tratta solo di riduzione delle emissioni, ma di un intero approccio sistemico riguardante il nostro pianeta, la nostra biosfera”.
“Siamo tenuti a parlare di temi scientifici nel modo più chiaro possibile e a evidenziare la situazione di emergenza in cui ci troviamo”.
Citazioni:
Folke, C., Polasky, S., Rockstrom, J., Galaz, V., Westley, F., Lamont, M., … Walker, B. H. (n.d.). Our future in the Anthropocene biosphere. Ambio, 50, 834–869. doi:10.1007/s13280-021-01544-8
Steffen, W., Richardson, K., Rockström, J., Cornell, S. E., Fetzer, I., Bennett, E. M., … Sörlin, S. (2015). Planetary boundaries: Guiding human development on a changing planet. Science, 347(6223), 1259855. doi:10.1126/science.1259855
Immagine nel banner: piccolo corso d’acqua nella foresta pluviale dell’Amazzonia colombiana. Immagine di Rhett A. Butler.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/04/humanitys-dysfunctional-relationship-with-earth-can-still-be-fixed-report-says/