- Gli ambientalisti stanno esortando le aziende attive nei settori delle automobili e della tecnologia a non utilizzare le risorse ottenute da attività estrattive in alto mare e a non favorirne l'utilizzo, in quanto si tratta di attività che potrebbero potenzialmente causare danni irreparabili all'ecosistema marino.
- Il settore delle auto elettriche è in rapido sviluppo e comporta l'utilizzo di una serie di minerali per le batterie, tra cui si contano il litio, il manganese, il nichel e il cobalto, che non sono facilmente reperibili dalle risorse presenti sulla terra ferma.
- I sostenitori a favore delle attività minerarie in alto mare affermano che l'estrazione di noduli polimetallici costituisce una modalità alternativa per ottenere i minerali necessari per le batterie delle automobili elettriche, ma gli ambientalisti sostengono che i rischi sono troppo elevati e non è possibile ignorarli.
- Secondo gli ambientalisti, anziché effettuare attività estrattive in alto mare, l'attenzione dovrebbe essere rivolta allo sviluppo di batterie per auto elettriche che non richiedano minerali difficili da reperire, al miglioramento delle attività minerarie sulla terra ferma e allo sviluppo del riciclaggio di batterie.
Gli ambientalisti chiedono alle aziende operanti nei settori delle automobili elettriche e della tecnologia di non favorire l’estrazione mineraria in alto mare, settore emergente che si prevede possa garantire i minerali necessari per le soluzioni di stoccaggio dell’energia, ma che potrebbe causare danni irreparabili a ecosistemi delicati.
Farah Obaidullah, attivista della ONG olandese Deep Sea Conservation Coalition (DSCC), afferma che questo invito è stato formulato in contemporanea con la pubblicazione della recente notizia di Nauru, Stato insulare del Pacifico, che dichiara la sua intenzione di avviare attività estrattive tra due anni. È stato fissato tale obiettivo anche se l’Autorità internazionale dei fondali marini (ISA), organismo incaricato dalle Nazioni Unite di supervisionare le attività estrattive nei fondali in acque internazionali, non ha ancora definito norme e regolamenti generali.
“È semplicemente un settore estrattivo in cui non dovremmo avventurarci”, ha dichiarato Obaidullah a Mongabay in un’intervista. “Sappiamo che causerà danni irreversibili e con la crisi climatica e la pandemia di portata mondiale in corso proprio ora, non è il momento di avviare attività in un nuovo settore di dubbia utilità”.
Il settore dei veicoli elettrici è in rapida espansione. Sebbene questi veicoli abbiano rappresentato solo il 3 % circa delle vendite globali di automobili nel 2020, si stima che tale percentuale possa aumentare 30 volte nei prossimi 10 anni. Entro il 2030 potremmo vedere in circolazione 245 milioni di veicoli elettrici e, secondo gli esperti, il settore continuerà a svilupparsi grazie alle iniziative degli Stati volte a ridurre le emissioni in linea con l’accordo di Parigi.
La rapida crescita del settore dei veicoli elettrici ha fatto sorgere dubbi e preoccupazioni riguardanti il luogo in cui i produttori potranno trovare tutte le risorse necessarie per la produzione delle batterie destinate a queste automobili. Sono numerosi i vari tipi di batterie disponibili per le automobili elettriche. Molte sono realizzate utilizzando una combinazione di litio, manganese, nichel e cobalto. Gli ambientalisti hanno dichiarato che, ad eccezione del manganese, tutti questi minerali possono essere difficili da reperire attraverso le risorse presenti sulla terra ferma ma non è comunque impossibile trovarli sulla terra ferma.

Aziende come DeepGreen, con sede in Canada, che ha recentemente annunciato una fusione con Sustainable Opportunities Acquisition Corporation (SOAC) volta a costituire la Metals Company, sostengono che l’attività mineraria in alto mare offre una soluzione immediata. Sui fondali oceanici, gli operatori che si occupano di attività estrattiva prevedono di estrarre noduli polimetallici, cumuli rocciosi grandi come patate contenenti manganese, nichel, cobalto e rame. Sul suo sito web, la Metals Company afferma che l’estrazione mineraria in alto mare costituirebbe la “modalità più ecologica per la realizzazione di veicoli elettrici” grazie alla riduzione al minimo dei danni per la biodiversità, della tossicità, dei rifiuti e persino delle emissioni di anidride carbonica. (La Metals Company non ha risposto alla richiesta di intervista avanzata da Mongabay).
Tuttavia gli ambientalisti non sono d’accordo. Sostengono che le attività estrattive in alto mare rappresentano un rischio considerevole per gli ecosistemi che vi sono presenti e che contribuiscono alla regolazione del clima, alla conservazione delle zone di pesca a livello mondiale e ai fenomeni ciclici fondamentali. Le attività estrattive danneggerebbero inoltre questi ecosistemi al punto da non poter più riprendersi, affermano. Un gruppo di oltre 550 esperti di politiche e scienze marine provenienti da più di 44 paesi, tra cui si contano i principali scienziati esperti di oceani Sylvia Earle e Callum Roberts, ha sottoscritto una dichiarazione con cui viene chiesto l’arresto immediato delle attività minerarie in alto mare finché non sarà possibile raccogliere elementi scientifici sufficienti sui suoi potenziali effetti.
“Non possiamo disciplinare o controllare ciò che accade in alto mare”, ha affermato Obaidullah. “La distruzione causata è irreversibile in tempi umani. Occorrono milioni di anni prima che si riformino i noduli estratti e che offrano un habitat idoneo a ospitare la vita nelle profondità degli oceani”.
Chi si oppone alle attività estrattive in alto mare afferma inoltre che sono molte le soluzioni disponibili sulla terra ferma, tra cui si contano lo sviluppo di batterie per auto alternative realizzate senza minerali presenti in scarse quantità, il miglioramento dell’attività estrattiva sulla terra ferma e i programmi di riciclaggio dei metalli.
Aziende automobilistiche come BMW e Volvo hanno già dichiarato pubblicamente di essere favorevoli alla cessazione delle attività minerarie in alto mare e il costruttore di automobili BYD ha annunciato che non produrrà automobili elettriche con batterie composte di cobalto e nichel.

“A nostro avviso, è necessario investire in soluzioni alternative ai metalli, che stanno tra l’altro diventando oggetto di ricerche sempre più approfondite ed esaminate da varie aziende”, ha affermato Obaidullah. “È importante rendersi conto che, diversamente da ciò che dichiarano gli operatori in favore di attività minerarie rischiose, che non corrisponde alla verità, le attività estrattive in mare non sostituiranno quelle svolte sulla terra ferma”.
Saleem Ali, illustre professore che si occupa di energia e ambiente presso la University of Delaware, ritiene che la questione dell’attività mineraria in alto mare non sia poi così chiara: se da un lato l’attività mineraria in alto mare comporta rischi ambientali non ben identificati, dall’altro lato sostiene che comporta “ripercussioni sociali molto meno gravi” rispetto a quelle previste.
“In qualità di scienziato dei sistemi, il mio approccio consiste semplicemente nel suggerire che dobbiamo disporre di una visione d’insieme che permetta di confrontare gli effetti negativi e positivi anziché focalizzarci su un solo aspetto riguardante gli ecosistemi, vale a dire ciò che [stanno facendo] i gruppi di attivisti e gli scienziati marini”, ha dichiarato a Mongabay in un’e-mail. “Se vogliamo rispettare i sistemi di misurazione della sostenibilità per il pianeta, dobbiamo esaminare la questione da una prospettiva più ampia per capire cosa funzioni meglio dal punto di vista dell’ecologia dei sistemi planetari e tenere conto dell’urgenza di sviluppare soluzioni per la mitigazione del clima”.
Immagine nel banner: auto elettriche in carica. Immagine di Max Pixel (CC0 1.0).
Audio del podcast correlato di Mongabay:: “Il pianeta può tollerare i nostri sogni in favore dell’energia pulita?” Ascolta il podcast (in inglese):
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2021/08/drive-toward-green-cars-shouldnt-rely-on-mining-seabed-conservationists-say/