- È stato osservato il sesto sbiancamento di massa della Grande Barriera Corallina nonché quarto evento di questo tipo negli ultimi sei anni.
- Secondo i rilevamenti aerei conclusi nell'ultima settimana di marzo, lo sbiancamento ha colpito tutta la Grande Barriera Corallina e ha interessato in modo particolare l'area tra Cooktown (nel Queensland) e le isole Whitsunday.
- Le temperature delle acque superficiali attorno alla Grande Barriera Corallina sono state superiori alla norma, sebbene nella regione abbia avuto luogo il fenomeno climatico "La Niña", che solitamente causa condizioni atmosferiche maggiormente caratterizzate da temporali e temperature più basse.
- I cambiamenti climatici restano la maggiore minaccia sia della Grande Barriera Corallina che delle altre barriere coralline del mondo, affermano gli esperti.
Il 25 marzo, a seguito di vari rilevamenti aerei, l’autorità che si occupa del parco marino della Grande Barriera Corallina ha confermato il sesto sbiancamento di massa della Grande Barriera Corallina. È la quarta volta che, negli ultimi sei anni, l’area subisce uno sbiancamento e ciò fa temere che il più grande sistema corallino del mondo non riesca più a riprendersi.
Lo sbiancamento in questione ha colpito tutte e quattro le aree in cui è stata suddivisa la Grande Barriera Corallina ai fini della sua gestione. Il più grave sbiancamento registrato interessa 650 chilometri compresi tra Cooktown (nel Queensland) e le isole Whitsunday, ha dichiarato Neal Cantin, scienziato ricercatore presso l’Australian Institute of Marine Science che quest’anno ha partecipato ai rilevamenti.
“La frequenza con cui avvengono gli sbiancamenti di grave entità renderà più difficile per la barriera riprendersi”, ha dichiarato Cantin a Mongabay in una video intervista. “Sono stati sicuramente osservati segni di ripresa naturale in molte parti della Grande Barriera Corallina dopo gli sbiancamenti del 2016 e del 2017. Speriamo che ciò avvenga anche a seguito di quest’ultimo sbiancamento. È certo comunque che durante i rilevamenti aerei sono stati notati segni di morte dei coralli”.
L’area è stata soggetta a un fenomeno climatico denominato “La Niña”, che solitamente causa monsoni, piogge torrenziali e un abbassamento delle temperature. Quest’anno però la maggior parte della pioggia è caduta più a Sud, generando alluvioni da record in un’ampia area compresa tra Brisbane e Sydney. Le temperature dell’acqua superficiale attorno alla Grande Barriera Corallina sono anch’esse state superiori alla norma, con alcuni picchi di 3,5 ºC sopra la media, ha dichiarato Cantin.
“I segnali di allerta sul riscaldamento degli oceani in quest’area [hanno indicato] una situazione ben oltre quelle dei normali anni passati caratterizzati da La Niña”, ha detto Cantin. “Il maggiore pericolo per la Grande Barriera Corallina e le altre barriere coralline di tutto il mondo è la rapidità del riscaldamento degli oceani associato ai cambiamenti climatici”.
Secondo Cantin, lo stress termico ha iniziato a colpire la Grande Barriera Corallina all’inizio di febbraio ma il picco di riscaldamento potrebbe essere ormai passato.
Sebbene lo stress termico e lo sbiancamento non uccida automaticamente i coralli, Cantin ha dichiarato che ne sono già morti molti.
“La crescita di alghe di un colore verde acceso su uno scheletro bianco costituisce un chiaro indicatore del calore intenso che porta il corallo ben al di là della sua capacità di sopravvivenza”, afferma. “All’apice del fenomeno se ne verifica senz’altro la morte. Non tutte le colonie si trovano in questo stato [ma] avremo informazioni sul tasso di sopravvivenza dei coralli sbiancati solo tra alcuni mesi”.
Cantin ha affermato che, sebbene negli episodi di sbiancamento del 2016 e del 2017 fossero state registrate temperature più elevate, l’episodio di quest’anno ha interessato un’area molto più ampia della Grande Barriera Corallina. Ha inoltre aggiunto che sarebbe stato possibile svolgere un’analisi completa dell’area geografica interessata dall’episodio di sbiancamento solo dopo alcune settimane.
Richard Leck, responsabile per gli oceani e lo sviluppo sostenibile di WWF-Australia, ha dichiarato che si tratta di “una situazione molto preoccupante per la Grande Barriera Corallina” ed ha aggiunto che per alcune barriere coralline si è registrato lo sbiancamento del 90 % dei coralli.
“Attualmente, registriamo in media un episodio di sbiancamento più di una volta ogni due anni e ciò è in gran parte dovuto ai cambiamenti climatici”, ha detto Leck a Mongabay in un’intervista telefonica. “Il fatto che tali eventi si verifichino in modo così ricorrente, non offre alla barriera corallina il tempo necessario per riprendersi”.
Secondo il WWF, la notizia sullo sbiancamento di massa è giunta proprio quando un gruppo di monitoraggio dell’ONU è arrivato nel Queensland per valutare se la Grande Barriera Corallina dovesse essere aggiunta nella Lista del patrimonio mondiale in pericolo. L’anno scorso, il governo australiano è riuscito a fare pressione per evitare che la Grande Barriera Corallina fosse inserita in tale lista, nonostante il parere contrario dell’ONU. È stato inoltre reso noto che il governo in carica guidato da Scott Morrison ha ritenuto opportuno non riportare riferimenti alla crisi della Grande Barriera Corallina nell’ultima relazione del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici.
“La coincidenza è decisamente singolare”, ha dichiarato Leck. “Agli esperti del patrimonio mondiale dovrebbe essere offerta la possibilità di vedere con i propri occhi gli effetti dei cambiamenti climatici sulla Grande Barriera Corallina”.
Dall’altra parte dell’Australia, secondo il Western Australian Coral Bleaching Group (gruppo australiano di cui fanno parte istituti scientifici e agenzie governative che si occupa dello sbiancamento dei coralli nell’Australia occidentale), le temperature dell’acqua superficiale in alto mare hanno anch’esse contribuito allo sbiancamento dei coralli nelle aree dell’Australia occidentale del Kimberley, dell’arcipelago di Dampier e del golfo di Exmouth. Il gruppo ha dichiarato che, siccome le temperature sarebbero persino aumentate nel mese di aprile, è possibile che un episodio di sbiancamento colpisca ad esempio anche le barriere coralline di Ningaloo, Shark Bay e Rottnest Island.
Nonostante le previsioni poco incoraggianti per la Grande Barriera Corallina e le altre barriere coralline australiane, Leck ha affermato che l’Australia può svolgere un ruolo significativo nella riduzione delle emissioni globali di gas a effetto serra se opterà per fonti di energia pulita e rinnovabile.
“Possiamo fare molto per cambiare”, ha dichiarato.
Immagine del banner: corallo sbiancato della Grande Barriera Corallina presso Townsville (Queensland), 20 marzo 2022. Immagine tutelata da © Grumpy Turtle Films / WWF-Australia.
Elizabeth Claire Alberts è una scrittrice della redazione di Mongabay. Seguila su Twitter @ECAlberts.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/03/the-great-barrier-reef-is-bleaching-once-again-and-over-a-larger-area/