- La settima conferenza “Our Oceans” si è tenuta il 13 e il 14 aprile nello stato insulare di Palau.
- Rappresentanti governativi e del settore privato, di gruppi della società civile e di organizzazioni filantropiche si sono impegnati a donare più di $16 miliardi per migliorare la salute, la produttività e la protezione degli oceani.
- L’importanza delle soluzioni per il clima basate sugli oceani e il collegamento tra la salute degli oceani e quella delle comunità sono stati al centro della discussione.
- Il fatto che si sia tenuta in uno stato insulare, nonché paese in via di sviluppo, ha conferito una prospettiva unica all’evento, sottolineando il ruolo cruciale della leadership dei popoli indigeni e delle comunità locali nell’affrontare la crisi climatica e oceanica.
Delegati internazionali in rappresentanza di governi, imprese, istituzioni accademiche e di ricerca, società civile, leader giovanili e organizzazioni filantropiche hanno annunciato il loro impegno a donare più di 16 miliardi di dollari per proteggere la salute oceanica alla settima conferenza “Our Ocean” a Koror, Palau, il 13 e il 14 aprile.
A questo evento, ospitato congiuntamente dalla Repubblica di Palau e dagli Stati Uniti, sono stati raggiunti in totale 410 impegni. La conferenza è un evento annuale, iniziato nel 2014 dall’allora Segretario di Stato John Kerry, che è adesso l’inviato presidenziale speciale per il clima degli Stati Uniti. La conferenza è stata pensata come una piattaforma per sollecitare supporto e raccogliere finanziamenti per iniziative che affrontano i problemi più urgenti degli oceani. Quindi questo evento rappresenta una pietra miliare affinché i leader garantiscano che gli impegni globali che sono stati presi per la salute degli oceani siano mantenuti e supportati da finanziamenti consistenti.
Ad oggi, le sette Conferenze “Our Ocean” hanno raccolto più di 1.800 impegni per un valore di più di 108 miliardi di dollari e protetto almeno 13 milioni di chilometri quadrati di oceano.
“Finalmente abbiamo iniziato ad agire con l’urgenza richiesta dalla situazione”, ha affermato Kerry nei suoi commenti finali il 14 aprile, “anche se sappiamo di dover accelerare ulteriormente”.
La conferenza, intitolata “Our Ocean, Our People, Our Prosperity” [Il Nostro Oceano, Il Nostro Popolo, La Nostra Prosperità], si incentrava su sei aree di intervento: combattere il cambiamento climatico, promuovere l’industria ittica sostenibile, creare economie marine sostenibili, espandere le aree marine protette, conseguire maggiore protezione e sicurezza per gli oceani e affrontare l’inquinamento marino.
È stata la prima volta che un piccolo stato insulare in via di sviluppo ha ospitato la conferenza, cosa che ha conferito una prospettiva unica e ha messo in risalto l’importanza intrinseca della salute oceanica per il benessere e la prosperità delle comunità costiere. Inoltre, ha messo in evidenza il ruolo cruciale della leadership dei popoli indigeni e delle comunità locali nell’affrontare sia la crisi del cambiamento climatico che quella degli oceani.
“Per me, come per molti altri palauani, e per milioni di persone delle comunità oceaniche del mondo, la connessione con l’oceano è molto personale”, ha detto il presidente di Palau Surangel Whipps Jr. nel suo discorso d’apertura il 13 aprile. “Le nostre vite, le nostre culture e la nostra economia sono intrinsecamente formate dall’oceano che ci protegge e ci nutre. È la nostra casa, è la nostra ancora di salvezza, è ciò che ci rende chi siamo.”
Whipps ha affermato che vedere i problemi dell’oceano al centro dell’attenzione delle negoziazioni per il clima a Glasgow l’anno scorso è stata una “grande vittoria”. Ha aggiunto anche che, a causa della forte connessione tra salute oceanica e salute climatica, gli interventi per proteggere gli oceani sono di vitale importanza per piccoli paesi insulari in via di sviluppo che stanno vivendo un innalzamento delle temperature, tifoni più forti, la perdita delle barriere coralline, l’innalzamento dei livelli del mare e inondazioni costiere. “Il Patto di Glasgow ha confermato l’amara realtà che le comunità oceaniche e costiere sono maggiormente colpite dal cambiamento climatico”, ha detto. Ma “non dobbiamo lasciarci paralizzare dall’enormità di questo problema”.
Dato che il 2021 è stato l’anno più caldo mai registrato per l’oceano, sorpassando anche i record del 2020, le soluzioni per la crisi climatica basate sull’oceano sono state al centro della discussione.
Nel suo discorso di apertura, Kerry ha affermato che l’oceano e il clima sono indissolubilmente legati: la protezione dell’oceano è fondamentale per affrontare il cambiamento climatico e ridurre le emissioni di gas serra è vitale per la futura salute degli oceani.
Kerry ha invitato i partecipanti ad affrontare le sfide della crisi globale climatica e oceanica con un rinnovato senso di urgenza. “Ognuno di noi sa che è molto più dispendioso affrontare i costi dei danni che investire adesso per prevenirli. E la scienza ci dice che ogni decimo di grado [di riscaldamento] avrà un’immensa importanza”.
Kerry ha citato l’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite, pubblicato all’inizio di questo mese, che suggerisce che produrre energia rinnovabile su larga scala e decarbonizzare il settore delle spedizioni, tra le altre cose, potrebbe abbassare le emissioni abbastanza da limitare il riscaldamento a meno di 1,5°C rispetto ai livelli pre-industriali. Ha detto anche di essere ottimista sul fatto che possiamo sviluppare e implementare le soluzioni per risolvere i nostri problemi, ma ha messo in guardia aggiungendo che “nessuno di noi si sta muovendo abbastanza in fretta al momento”.
Un tema centrale delle due giornate è stata la gestione sostenibile ed equa delle risorse oceaniche come parte di un’economia blu. Molti oratori hanno notato che se il settore delle spedizioni fosse un paese, sarebbe l’ottavo più grande produttore di gas serra del mondo. Sono in corso azioni ambiziose per rendere il settore delle spedizioni più ecologico e a zero emissioni, Sono anche stati presi impegni per aumentare drasticamente la produzione di energia rinnovabile offshore.
Un altro tema centrale della conferenza è stato come affrontare l’inquinamento causato dalla plastica. Senza contromisure, il flusso di plastica negli oceani sarà vicino a triplicare entro il 2040. A questo scopo, gli oratori hanno fatto riferimento alla risoluzione dell’ONU del mese scorso per sviluppare un trattato legalmente vincolante per combattere l’inquinamento della plastica entro i prossimi due anni. È stata riconosciuta anche l’importanza a livello globale dell’equipaggiamento da pesca abbandonato negli oceani e per questo sono stati presi numerosi impegni sulla raccolta, il riciclo e la riduzione di reti da pesca abbandonate. Queste reti, dette anche “fantasma”, sono una causa frequente di mortalità per la fauna marina che vi rimane impigliata.
Il ruolo cruciale della conoscenza tradizionale e indigena per la gestione degli oceani è stato un altro tema che è ritornato in molte discussioni e presentazioni. Una tavola rotonda sulla leadership indigena nella conservazione ha toccato diversi argomenti, dall’apprezzamento di pratiche tradizionali all’inclusione di voci diverse, dal bisogno di fondi costanti per aiutare progetti su larga scala alle difficoltà nel tramandare le conoscenze tradizionali da una generazione all’altra. Indah Rufiati, a capo dell’organizzazione senza fini di lucro Pesisir Lestari, basata in Indonesia, ha ripetuto l’appello a salvaguardare le pratiche tradizionali in una sessione plenaria sulla diffusione dell’industria ittica sostenibile. Ha affermato che garantire i diritti di pesca delle piccole imprese è di centrale importanza per raggiungere una gestione sostenibile delle risorse marine: “Io sono convinta che siano le comunità ad avere le soluzioni”.
Un’altra area che ha ricevuto particolare attenzione è stata quelle delle aree marine protette (AMP). Dato che l’evento si è tenuto a Palau, dove il 78% dell’area economica esclusiva del paese è sotto alta protezione come parte del Parco Nazionale Marino di Palau, i partecipanti sono stati incoraggiati ad ampliare la percentuale delle loro acque territoriali messe da parte come AMP.
Gli oratori hanno riconosciuto l’importanza delle negoziazioni ONU per un trattato per la protezione e la gestione dell’alto mare – le acque internazionali che ricoprono circa due terzi degli oceani. Anche se le discussioni non sono sfociate in un accordo su diversi punti, tra cui la creazione di AMP in mare aperto, i partecipanti hanno dichiarato di essere speranzosi di raggiungere un accordo entro la fine del 2022. I presentatori hanno anche fatto appello per la protezione delle acque intorno all’Andartide.
È stata annunciata la creazione di diverse nuove AMP, ed è stato supportato l’obiettivo di proteggere il 30% degli oceani entro il 2030. Tra gli impegni presi c’è stato anche quello del governo australiano di 700 milioni di dollari per tutelare la Grande Barriera Corallina e 25 milioni di dollari dallo Shark Conservation Fund per l’espansione delle AMP e il rafforzamento di regolamentazione della pesca e del commercio per la protezione di squali e razze.
Il bisogno di combattere la pesca illegale, non riportata e non regolamentata è stata un’altra area centrale di discussione, insieme al problema correlato dei dannosi sussidi alla pesca che incoraggiano l’eccessivo sfruttamento delle riserve ittiche e danneggiano le piccole imprese di pesca. Tra le nuove risorse a disposizione contro la pesca di frodo ci sono 250 milioni di dollari promessi sotto forma di politiche, governance, equipaggiamento sull’acqua, assistenza tecnica e forme innovative di monitoraggio e tracciabilità.
Al termine delle due giornate, Whipps ha constatato che la conferenza ha dimostrato “l’immenso valore, che non può essere ignorato, della conoscenza tradizionale e delle pratiche dei popoli indigeni come aggiunta cruciale alla scienza”. Ha anche espresso la sua gratitudine ai giovani partecipanti alla conferenza che andranno a formare la nuova generazione di protettori dell’oceano. “Vedendo la loro passione e il loro impegno intelligente”, ha dichiarato “sono certo che l’oceano sarà in buone mani”.
Immagine del banner: Pseudanthias squamipinnis nuotano sopra una barriera corallina in un parco marino del Mar Rosso, Egitto. Foto di Alex Mustard / Ocean Image Bank.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/04/oceans-conference-comes-up-with-16b-in-pledges-to-safeguard-marine-health/