- Siccome la tutela dei civili e della situazione politica costituisce la priorità assoluta del governo dell'Ucraina, i casi di distruzione ambientale sono stati ampiamente ignorati durante l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
- I civili e gli esperti hanno unito i loro sforzi e rilevato oltre 100 diverse segnalazioni di "reati contro l'ambiente" affinché, dopo la guerra, la Russia sia tenuta a rispondere del suo operato dinanzi ai tribunali internazionali.
- Gli ambientalisti avvertono che dalla distruzione dei depositi di gas e carburante alle conseguenze di lungo termine sui servizi ecosistemici in Ucraina, nota come il "granaio del mondo del mondo", le ripercussioni ambientali possono anche divenire crisi umanitarie.
Il 24 febbraio 2022, il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato l’inizio di un’invasione militare su vasta scala dell’Ucraina. L’attacco, da parte di ciò che da molti è considerato il secondo esercito del mondo sotto il profilo della potenza, si è svolto su sei fronti via aria, terra e mare lungo 3.000 chilometri della frontiera Ucraina.
L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (UNHCHR) ha dichiarato che dal 29 aprile sono stati uccisi circa 2.900 civili ma il numero reale è probabilmente molto più elevato. Sono fuggiti dal paese oltre 5,3 milioni di persone.
Tali violenze sono già di per sé sconcertanti ma i reati commessi contro l’ambiente sono stati ampiamente ignorati. Sebbene i danni ambientali possano sembrare superflui rispetto alla morte e alla fuga delle persone, un ambiente sano sarà fondamentale per tutelare la ripresa socioeconomica dell’Ucraina dopo la guerra.
Secondo la Convenzione di Ginevra, “è vietato l’impiego di metodi o mezzi di guerra concepiti con lo scopo di provocare, o dai quali ci si può attendere che provochino, danni estesi, durevoli e gravi all’ambiente naturale”.
Ciononostante le conseguenze ambientali del conflitto tra l’Ucraina e la Russia registrate finora sono gravi e di ampia portata e avranno probabilmente ripercussioni sulle future generazioni di ucraini, afferma Olena Maslyukivska, professoressa associata presso il dipartimento di Studi ambientali dell’università nazionale “Kyiv-Mohyla Academy”.
Maslyukivska, lei stessa rifugiata, dichiara che gli ambientalisti hanno dovuto tenere traccia di tali danni in modo segreto e che la guerra in corso ha ostacolato la raccolta e l’analisi dei dati.
“Ci è stato raccomandato di non segnalare al pubblico i danni ambientali durante la guerra affinché i nemici non possano conoscere l’efficacia dei loro bombardamenti”, dice, citando il caso di un TikToker ucraino che ha rivelato la posizione di alcuni civili all’interno di un supermercato con un video divenuto virale e che, il giorno seguente, avrebbe portato a bombardamenti russi e all’uccisione di otto civili.
Nonostante tali difficoltà, i civili e gli esperti hanno unito i loro sforzi dando vita a un registro in cui è riportato oltre un centinaio di diversi casi di danni ambientali provocati direttamente dalla guerra solo durante il primo mese dall’inizio delle ostilità ed elaborato dalla ONG ucraina Ecoaction. L’invito a raccogliere dati sui reati ambientali è stato formulato dal ministero ucraino dell’Ecologia e delle risorse naturali nonché prontamente sostenuto dalle ONG come Ecoaction e da altre organizzazioni della società civile.
Sebbene l’intera portata dei danni ambientali sarà calcolabile solo al termine della guerra, l’ispettorato ambientale statale dell’Ucraina ha fornito una stima preliminare di almeno 77 milioni di dollari solo per l’inquinamento delle risorse terrestri.
“Tutte queste prove sono raccolte per permetterci, in un secondo momento, di intentare causa dinanzi ai tribunali internazionali e ricevere risarcimenti per i danni causati all’ambiente”, ha dichiarato Maslyukivska.
Aggiunge che la maggior parte (dal 30% al 40%) delle ripercussioni ambientali è finora derivante dai bombardamenti che hanno colpito gli stabilimenti industriali, i depositi di petrolio, le centrali elettriche a carbone e i gasdotti.
Tali bombardamenti hanno provocato incendi che hanno generato enormi emissioni di gas a effetto serra e incrementato l’inquinamento atmosferico con conseguenti ripercussioni per le persone che vivono nelle zone di guerra. Ad esempio, il 27 febbraio, un missile ha colpito un deposito di petrolio a Vasylkiv dando alle fiamme 20.000 metri cubi di benzina e gasolio: una quantità di carburante corrispondente a circa 200-300 stazioni di rifornimento.
Una delle maggiori minacce ambientali è stata l’occupazione militare russa delle centrali nucleari ucraine. Nell’arco di due settimane (14-28 marzo), sono stati rilevati oltre 30 incendi nella zona di esclusione di Chernobyl causati dai bombardamenti. È stato comunicato che, nelle attività di scavo per la costruzione di trincee e bunker e nei tragitti a bordo dei veicoli corazzati attraverso la Foresta Rossa vicino a Chernobyl nella quale si registrano livelli di radioattività elevati, i soldati russi sono entrati in contatto con materiale radioattivo, la maggior parte del quale era presente nel suolo, che si è depositato sui loro vestiti e calzature. Sembra che tale polvere radioattiva sia uscita dalla zona di esclusione a causa delle attività militari.
Nonostante Chernobyl sia tornata sotto il controllo degli ucraini, Zaporizhzhia, la maggiore centrale nucleare del continente, rimane tuttora sotto il controllo degli occupanti russi. Con la Russia che tiene in ostaggio il personale ucraino nelle centrali nucleari, il controllo è interamente in mano ai militari russi e ciò è fonte di forte preoccupazione per quanto riguarda le radiazioni nucleari nella regione.
Gli effetti non rilevabili della guerra potrebbero però essere ancora più duraturi. Il 1º aprile, il ministero dell’Ecologia e delle risorse naturali ha calcolato in via preliminare che quasi un terzo (12.407 chilometri quadrati) delle aree protette dell’Ucraina sono attualmente occupate dalle truppe russe. Il governo è in particolare preoccupato per i siti Ramsar dell’Ucraina, zone umide d’importanza internazionale, lungo i fiumi e le coste del paese.
L’Ucraina occupa il 6% del territorio europeo ma ospita il 35% della biodiversità del continente. Alcune parti dell’Ucraina, quale la regione di Kharkiv, svolgono un ruolo di primaria importanza in quanto costituiscono una zona in cui possono riposarsi gli uccelli costieri e acquatici migratori e ospitano oltre 800 specie vegetali e 500 specie animali del biota ucraino composto di 70.000 specie.
I servizi ecosistemici, vale a dire i benefici offerti alla società umana dagli ecosistemi sani, hanno anch’essi subito pesanti ripercussioni. L’Ucraina dispone di un terzo del suolo nero più fertile del mondo e l’agricoltura costituisce il 45% delle esportazioni del paese. Dalla sola area del Mar Nero viene esportato oltre il 12% delle calorie alimentari commercializzate nel mondo, il che rende l’Ucraina il “granaio del mondo”.
Il 9 marzo, l’Ucraina ha tuttavia vietato l’esportazione di prodotti agricoli a causa della guerra e ciò ha colpito molti paesi del Medio Oriente e Nord Africa con impennate dei prezzi dei prodotti alimentari. Ad esempio, il Libano dipende dall’Ucraina per quasi l’80% delle sue forniture di grano. Gli esperti hanno avvertito che la guerra condotta dalla Russia contro l’Ucraina potrebbe portare a una crisi alimentare globale.
Strada a Makariv (Ucraina). Immagine di Yevhen Timofeev ottenuta tramite incendi boschivi, l’inquinamento di zone marine e terreni ucraini con prodotti chimici e petrolio nonché il riversamento di acque reflue nei fiumi. Gli impatti ambientali possono divenire anche crisi umanitarie: molte persone che si trovano in zone di guerra sono ora costrette a vivere in piani interrati senza l’accesso essenziale all’acqua o ai servizi igienici a causa della dilagante contaminazione delle risorse naturali, afferma Maslyukivska.
Nonostante la tragedia, Maslyukivska ritiene che vi siano barlumi di speranza. La guerra, afferma, ha unito la popolazione come mai era successo prima.
“La Federazione Russa si è sbagliata: credevano che la nostra gente avrebbe accolto i russi, pensavano di prendere Kiev in tre giorni. Ora però stanno fondamentalmente perdendo e la consapevolezza che stiamo battendo la Russia sta trasformando tutta la nostra società in un arco di tempo molto ridotto”, afferma. “Questa guerra non è un conflitto tra l’Ucraina e la Russia. È una guerra tra il passato e il futuro, tra la tirannia e il mondo libero”.
Immagine del banner: un auto brucia con all’interno due persone, a seguito del bombardamento russo a Kharkiv (Ucraina), giovedì 21 aprile 2022. Immagine di AP Photo/Felipe Dana ottenuta tramite Flickr.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/05/amid-war-ukrainians-are-tracking-russias-crimes-against-the-environment/