- La diciannovesima riunione della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES), nota anche come CoP19, si è conclusa il 25 novembre a Panama, dopo due settimane di trattative.
- Gli Stati membri hanno approvato nuovi regolamenti commerciali per oltre 600 specie animali e vegetali, tra cui la protezione di squali, rane di vetro, tartarughe, uccelli canori e diverse specie di alberi tropicali.
- Gli esperti affermano che, per quanto questi nuovi regolamenti siano essenziali, l'impatto di conservazione più rilevante avverrà tramite la loro attuazione e applicazione.
Durante l’attuale crisi globale della biodiversità, i Paesi membri hanno accettato di proteggere alcune specie minacciate come squali, uccelli canori, rane di vetro e diverse specie di alberi tropicali, regolandone il commercio.
Nelle ultime due settimane, gli Stati membri della Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione, o CITES, si sono incontrati a Panama per la diciannovesima riunione, il CoP19, per discutere delle questioni relative alla protezione delle specie. Entro la fine della riunione, il 25 novembre, i membri hanno concordato di stabilire nuovi regolamenti commerciali oppure rivedere quelli già esistenti, relativi a più di 600 specie animali e vegetali. Hanno anche discusso come meglio affrontare il commercio illegale di specie già protette dalla CITES, come giaguari, pangolini ed elefanti.
Gli esperti sostengono che uno degli sviluppi più significativi di questa edizione sia stata la decisione di proteggere squali grigi, squali martello e pesci violino all’interno dell’Appendice II della CITES, che limita il commercio di alcune specie, richiedendo permessi di esportazione.
Susan Lieberman, vice presidente responsabile delle politiche internazionali presso la fondazione statunitense Wildlife Conservation Society (WCS), ha definito questa decisione una “vittoria”, dal momento che queste tre specie rappresentano circa il 95% del commercio globale delle pinne di squalo.
“Finalmente la stragrande maggioranza del commercio di pinne richiederà una regolamentazione legale e sostenibile”, ha dichiarato Lieberman in un’intervista con Mongabay. Prima di questa decisione, alcuni squali erano già inseriti negli elenchi nella CITES, ma rappresentavano “una percentuale relativamente piccola del commercio globale di pinne”, ha detto.
Altre decisioni fondamentali includono la protezione di tutte le 160 specie conosciute di rane di vetro (della famiglia delle Centrolenidae), pure nell’Appendice II della CITES.
“Queste specie sono in declino proprio perché i commercianti le prendono dal loro habitat per venderle illegalmente come animali domestici in Europa e negli Stati Uniti”, ha detto Lieberman. “Quindi ora che fanno parte della CITES, [i commercianti] dovranno almeno ottenere un permesso e i Paesi importatori dorvanno controllarlo.”
Le tartarughe d’acqua dolce sono anche regolarmente vendute come animali domestici e i membri della CITES hanno deciso di proteggerne 52 specie, tra cui entrambe le specie di tartarughe matamata (Chelus fimbriata e Orinocensis), apprezzate per i loro gusci ruvidi e nodosi e le teste triangolari appiattite.
È stato anche deciso di proteggere due specie uccelli canori comunemente venduti: lo shama groppabianca (Copsicho malabarico) nell’Appendice II della CITES e il bulbul dalla testa gialla (Pycnonotus zeylanicus) nell’Appendice I della CITES, che vieta quasi tutto il commercio di specie ad alto rischio di estinzione.
“Questi uccelli canori vengono presi dal loro habitat naturale in modo insostenibile, per farli partecipare a gare canore” ha spiegato Lieberman. “È un buon risultato, ma spero che non sia troppo poco e non arrivi troppo tardi.”
Tuttavia, il commercio di questi due uccelli canori è solo “la punta dell’iceberg”, ha aggiunto Lieberman, aggiungendo che più specie dovranno essere protette dalla CITES in futuro.
L’Asian Songbird Trade Specialist Group (ASTSG) dell’IUCN, l’autorità mondiale per la conservazione della fauna selvatica, ha identificato 43 specie che hanno urgente bisogno di protezione dal commercio.
Gli Stati membri della CITES hanno anche concordato di aggiungere più di 140 specie di alberi tropicali a rischio nell’Appendice II. La protezione di tre gruppi di specie africane (padpuk, Afzelia quanzensis e mogani africani) entrerà in vigore dopo 90 giorni, ma la protezione di due gruppi di specie latinoamericane (Dipteryx odorata e Cecropie) non entrerà in vigore prima di due anni.
“Siamo soddisfatti di questi sviluppi, ma al tempo stesso profondamente dispiaciuti per il ritardo di due anni per le specie latinoamericane”, ha scritto in un’email a Mongabay Colman O’Criodain, responsabile delle politiche e delle pratiche per la fauna selvatica del WWF International. “Queste specie a crescita lenta sono attualmente troppo sfruttate ed è urgente e necessario inserirle nell’elenco delle specie protette. Un periodo di ‘vacanza’ di due anni incoraggerà i Paesi a continuare lo sfruttamento eccessivo finché possibile.”
Altri sviluppi chiave hanno incluso l’elenco di tre specie di cetriolo di mare e 25 specie di lucertola nell’Appendice II, una diminuzione del numero consentito di trofei di caccia al leopardo esportati dai paesi africani e un accordo generale per monitorare meglio il commercio di specie già protette dalla CITES, tra cui rinoceronti, giaguari, ghepardi, pangolini e tartarughe marine. I membri votanti hanno anche rifiutato di approvare le proposte di alcune nazioni per legalizzare il commercio di avorio di elefanti e rinoceronti.
Anche se la CITES CoP19 si è conclusa con molte decisioni importanti, non tutte le proposte sono state adottate. Ad esempio, la proposta di inserire nell’Appendice II l’ippopotamo comune (Hippopotamus amphibius) per vietare tutte le esportazioni di esemplari selvatici è stata sconfitta, nonostante 56 voti a favore e 56 voti contro (una proposta ha bisogno di una maggioranza di due terzi per passare). Gli ippopotami comuni sono presi di mira dai commercianti per i loro denti d’avorio e per altre parti del corpo.
Stephen Carmody, direttore dei programmi della Wildlife Justice Commission, ha definito il fallimento nel proteggere gli ippopotami una “delusione”.
“Vietare la vendita di denti di ippopotamo sarebbe stato un passo nella giusta direzione perché [i trafficanti] stanno cercano alternative all’avorio, per esempio vongole giganti, avorio di mammut, denti di ippopotamo, prodotti simili che possono essere usati come sostituti”, ha detto Carmody a Mongabay.
Nonostante l’opportunità mancata di proteggere gli ippopotami, Carmody ha affermato che pensa che la conferenza sia stata un successo, a causa del numero di specie trafficate che hanno ricevuto nuove protezioni sotto la CITES. Tuttavia, ha detto che si aspetta che i crimini nei confronti della fauna selvatica continuino a essere un problema e che “robusti sistemi di controllo” debbano essere messi in atto per combattere il traffico illegale.
“Ci saranno sempre opportunità per il crimine di interagire con il commercio (anche il commercio legale) se questi sistemi non sono abbastanza robusti”, ha detto Carmody. “È anche necessario farli rispettare, c’è quindi bisogno di agenzie di regolamentazione dotate di sufficienti poteri”.
Ha anche aggiunto: “È necessario non mollare la presa e continuare ad andare avanti perché il crimine si rinnova, e senza tenere d’occhio l’innovazione e prevenirla, saremo costantemente in ritardo nel lottare con questi problemi”.
O’Criodain ha aggiunto che una sfida importante per il commercio internazionale delle specie si situa nell’attuazione dei regolamenti CITES.
“Nel caso degli squali e delle razze, stiamo ancora combattendo per implementare la protezione già in vigore per squali e razze in alcune regioni, specialmente per quanto riguarda le catture in alto mare”, ha affermato, “e ancora di più in termini di mancanza di misure adeguate da parte delle organizzazioni regionali di gestione della pesca del tonno”.
Alcuni progressi sono già stati fatti. All’inizio di questa settimana, la Commissione internazionale per la conservazione dei tonni dell’Atlantico (ICCAT) ha accettato di adottare una nuova quota di pesca per gli squali mako a rischio di estinzione (Isurus oxyrinchus), che sono stati aggiunti all’Appendice II CITES nel 2019. Questa quota include un limite di cattura per l’Atlantico meridionale che copre sia il pesce pescato che la mortalità per rigetto, in linea con gli attuali pareri scientifici. Si stima che questo provvedimento possa ridurre la pesca di squali mako del 40-60%.
“Le salvaguardie per i mako dell’ICCAT rappresentano un passo fondamentale per colmare il problematico divario tra gli obblighi dei Paesi ai sensi dei trattati internazionali sulla pesca e sulla fauna selvatica, e quindi eliminare un ostacolo importante per l’efficace conservazione degli squali”, ha dichiarato Sonja Fordham, presidente di Shark Advocates International. “Esortiamo tutti i paesi a prioritizzare la limitazione della pesca delle specie di squali elencate nella CITES”.
Lieberman ha dichiarato in chiusura che “le buone notizie della CITES sono buone notizie per la fauna selvatica”. Tuttavia, ha aggiunto che c’è urgenza di far rispettare le nuove regole e che il WCS lavorerà con i governi e gli altri partner per cercare di garantire il successo dell’implementazione di questi regolamenti.
“La biodiversità è al collasso”, ha detto a Mongabay. “Viviamo tre diverse crisi: il crollo della biodiversità, il cambiamento climatico e la pandemia, che è comunque legata al commercio e ai mercati della fauna selvatica. C’è ancora molto da fare. In particolare, molte specie sono così colpite dai cambiamenti climatici che la loro suscettibilità e vulnerabilità allo sfruttamento è ancora maggiore”.
Didascalia della foto del banner: Un banco di squali. Foto di Kimberly Jeffries/Ocean Image Bank.
Articolo originale: https://news-mongabay-com.mongabay.com/2022/11/new-protections-for-sharks-songbirds-frogs-and-more-at-cites-trade-summit/